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Autore: seventhe    01/10/2009    4 recensioni
Vincent Valentine non crede in molte cose, ma ce n’è una per cui sarebbe disposto perfino a morire.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Vincent Valentine
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Note dell’autrice: Per Darknitedestiny, che ha ideato il prompt (“Five things Vincent Valentine doesn't believe in, and one that he does.”) che ho usato per riassunto.
Perdonate la mia totale ignoranza sul resto della compilation, conosco solo il gioco originale e AC! So qualcosina troppo ina di DoC e perciò questa fanfiction non conterrà ASSOLUTAMENTE NIENTE di quel particolare Vincent.
Ho inoltre quasi paura che questa fic contenga troppi personaggi. Non ho potuto farci niente, spuntavano ad ogni occasione contro la mia volontà. Mi sa proprio che devo scrivere più storie su FFVII.
NdT (youffie): … Anche secondo me dovrebbe scrivere di più su FFVII. Comunque. Storia piccola, carina e senza pretesa alcuna che non ho potuto non tradurre X3 Grazie a Frannie per aver beta-letto :*



“Non credi ai fantasmi?” Yuffie lo guarda incredula per un istante mentre si versa quantità di zucchero dal peso complessivo di Wutai nella tazza di caffè. “Ma davvero davvero?”

Vincent risponde con un semplice “No.” Lei gira il cucchiaino.

“Neanche un pochino?” incalza, spruzzandoci ora della panna. Per essere stata tanto generosa con lo zucchero, è nettamente tirata con la panna: quasi conta le gocce che si posano sul liquido marrone. La mente ben allenata di Vincent ricorda che molti wutaiani sono intolleranti al lattosio, e si chiede se anche lei sia allergica o semplicemente schizzinosa.

“No.” ripete, quando capisce che la ragazza sta aspettando una risposta.

“Io sì,” annuncia lei. “Infestano Da-Chao, ma sul serio. Però per la maggior parte sono… spiriti.” Trema d’entusiasmo. “Ogni tanto si possono vedere. E danno sempre i brividi.”

Lui annuisce. “Non ti ho convinto, eh,” dice Yuffie, e non si tratta di una domanda. “Ma perché non credi ai fantasmi?”

Perché ne ho uno in testa.

Perché ho visto Lucrecia.

Perché io sono un fantasma.


“Perché so quanto sono reali.” ribatte invece, e a Yuffie va di traverso il caffè per la sorpresa di aver ricevuto una risposta vera.




“Vincent,” dice Nanaki, “ti servirà della magia. Posso prestarti un po’ delle mie Materia.”

Lui scuote la testa. “Senza offesa, ma non credo alla magia.”

Nanaki emette uno strano rumore, a metà tra una risata e un ringhio, che Vincent riconosce come amichevole. “Che significa che non credi alla magia? La Materia non c’entra nulla con le favole, Vincent. È proprio qui.” Agita la criniera, e Vincent individua subito le sfere verde brillante incastonate sul suo copricapo.

“Lo so,” assicura. “Semplicemente non credo… sia giusto dipendere dal suo utilizzo.”

“La Materia non fallisce.” osserva Nanaki.

“Non…” indugia nel finire la frase. Non mi piace. Non è mia. Non è un proiettile, non è una cosa concreta e stabile.

“Non è il modo che preferisco per combattere.” conclude.



“I sogni, Vincent,” sussurra Aeris, in un tono titubante diverso da quello che usa alla luce del sole. “Tu credi nei sogni che fai?”

Vincent non sa se ridere o sbuffare. Opta per non fare nessuna delle due cose, e attizza il fuoco per distrarsi.

Lei però ride. “Suppongo sia un no,” lo canzona un po’. La sua voce ha perso quell’alone profetico, e si sta riavvicinando a quella dell’Aeris di tutti i giorni. “O semplicemente ti vergogni troppo per ammetterlo?”

La bocca di Vincent si muove in quello che, se lui lo permettesse, dovrebbe essere un sorriso. “No,” risponde. “Non ci credo.”

“E perché?” La fioraia si china verso di lui, le labbra curvate. Chissà, forse pensa che un sorriso lo toccherà come tocca Cloud.

“Io non sogno.” È una bugia: ogni tanto capita, ma si tratta sempre di ricordi. Cose già accadute.

“Mi dispiace,” commenta lei sinceramente. “I miei sogni sono sempre… belli.”

“E tu ci credi?”

Aeris si volta a guardarlo, sorpresa dalla domanda. Chiude gli occhi e sorride in risposta.

“Sempre.”



“E allora?” La voce di Elena è stizzita e brusca. La divisa che indossa è stirata in maniera troppo precisa. “Non ci aiuterai neanche un po’?”

Vincent fa segno di diniego col capo e ripone la pistola sul tavolo, facendola scivolare verso di lei in un unico movimento fluido.

“Cosa c’è,” continua, “non credi nell’amicizia? Nel cameratismo?” Sbatte le mani sui tavolo e i clienti seduti al bancone si girano a guardarli. “Cazzo, non credi nei Turk?”

“Non credo nel vivere nel passato,” spiega Vincent delicatamente.

Gli occhi di Elena incontrano austeramente i suoi sopra la pistola sul tavolo. Lei gli ricorda una dozzina di Turk che ha conosciuto. Potenzialmente, può diventare più forte di tutti loro. Potenzialmente, può diventare umana.

“Non si tratta di vivere nel passato, Vincent Valentine.” Pronuncia il suo nome con fare derisorio, come se fosse una maledizione. “Si tratta di essere leale alle tue radici.”

“Allora non credo nelle radici.”



“Vincent?” Tifa sta per piangere. “Pensi che potrò farlo stare bene?”

Vincent scuote la testa, impotente. “Cosa vuoi sapere, Tifa?”

“Posso…” Distoglie lo sguardo, voltando il capo verso la porta. Guarda sempre in direzione della porta, Tifa – si chiede dove sia lui, quando tornerà.

“Le persone possono essere riparate?” Lei si irrigidisce un poco, sollevando la testa malgrado le lacrime. “Credi che Cloud potrà trovare davvero il perdono che cerca?”

“Come ho detto a lui,” la informa Vincent. “non ho mai provato.”

“Ma tu credi nel perdono?”

“Perché me lo chiedi, Tifa?” Ormai anche se volesse non potrebbe più guardarla.

Quando poco dopo riapre bocca, la sua voce si è addolcita. “Sai già la mia risposta, e non è questo che vuoi sentire.”



“Vin,” sbotta Cid, e la sua voce normalmente burbera è ancora più burbera del solito. “Tu ci credi nell’amore?”

Vincent non può farne a meno; sgrana appena gli occhi per lo stupore. “Prego?”

“Senti, sono ubriaco.” ridacchia l’ingegnere. “Ma voglio saperlo. Credi nell’amore, sì o no. Trovami una cazzo di domanda più facile di questa.”

Lui non può non essere sorpreso. “Cid Highwind, spero sinceramente che questa non sia una proposta di matrimonio.”

Cid ride ancora, e lancia una lattina verso di lui. Mancandolo terribilmente. “Tu non c’entri un cazzo, Valentine, stronzissimo deficiente. Riguarda… riguarda Shera.” La luce del fuoco guizza sul suo viso, apparentemente sovrappensiero. E inebriato. “Pensi che da qualche parte esista l’amore?”

Vincent fissa anche lui il fuoco. Vede Lucrecia. Vede Hojo. Li vede insieme. Vede una famiglia di Turks che ha perduto e amato, qualcuno più degli altri, anche se in fondo era affezionato a tutti. Li vede spararsi a vicenda, uccidersi, ammazzare le proprie famiglie – tutto in nome dell’amore.

Ogni cosa che ha fatto, l’ha fatta per amore.

“Sì, Cid.” Annuisce quasi impercettibilmente. “Se esiste qualcosa in cui credere, è l’amore.”

“Strano,” borbotta Cid, buttando con un calcio un’altra lattina tra le fiamme. “Non ti facevo il tipo.”
   
 
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