The Vision of Escaflowne
«Il Richiamo della Terra»
18
Il corso del Destino
« Questa notte alla luce della Luna dell’Illusione
splendente sulle montagne dell’Ovest, per me
sarebbe giunto l’uomo del destino. »
Van stringeva il corpo di Hitomi senza vita.
La luce dorata era esplosa per tutta la Valle dell’Illusione, una luce calda,
dorata ed accogliente. Quando aveva riacquistato la vista, Hitomi era accanto a
lui, avvolta dalla luce che la faceva librare in aria, affinché non
precipitasse. Van l’accolse fra le sue braccia mentre la luce svaniva e lei
ritornava a subire la forza di gravità.
La gioia dell’averla salvata si fece spazio alla consapevolezza di non essere
arrivato in tempo, di non essere riuscito ad evitare che perdesse comunque la
vita.
« Hitomi, apri gli occhi.. » riuscì a mormorare il Re di Fanelia, con lo sguardo
sbarrato e la voce spezzata. Le lacrime che era riuscito a versare prima, adesso
erano impigliate da qualche parte e non volevano più uscire dai suoi occhi.
Hitomi aveva gli occhi chiusi, le labbra ancora dischiuse nell’ultima parola che
aveva pronunciato, non rispondeva ai richiami né alle carezze di Van sul suo
viso.
Allen e Merle, seguiti dall’equipaggio della Crusade, si avvicinarono correndo
al Re di Fanelia, inginocchiato al suolo dove prima vi erano i resti dell’albero
che aveva imprigionato Hitomi, solo arbusti rinsecchiti.
« Signorino Van, state bene..e Hitomi?! » la voce di Merle si spezzò quando si
accorse che Van non si muoveva dalla sua posizione.
Allen chinò il capo e strinse i pugni, soffocando fra i denti un’imprecazione.
Merle cominciò a singhiozzare.
L’equipaggio della Crusade s’irrigidì in un profondo silenzio.
Poi Allen mosse un passo, raggiungendo Van.
« Non devi rimproverarti di nulla, lo sai. » la sua voce era comprensiva
« Ha pronunciato il mio nome, il mio nome è stata l’ultima cosa che ha
detto. »
Allen trasalì, il Re di Fanelia era irriconoscibile, la sua voce era priva di
qualsiasi tonalità.
Non riuscì a replicare alle sue parole, si soffermò a guardare il viso di Hitomi
che lentamente cominciava a perdere il suo colorito naturale.
Qualcosa attirò l’attenzione di tutti. Una piccola luce, grande quanto un seme,
si librò da un ramo rinsecchito. Un residuo della grande luce che prima aveva
pervaso l’intera Valle.
Pulsava dolcemente e librandosi in aria si avvicinò come se fosse portato dal
vento al Re di Fanelia che finalmente sollevò il capo, sorpreso.
« Ho cercato a lungo qualcuno che potesse accogliere un simile potere. »
La voce, proveniva direttamente dal piccolo globo di luce, una voce femminile,
amorevole.
« Chi sei tu? » domandò Van, trasalendo.
« Io sono Gaea, l’intera forza che ha creato questo mondo dai desideri del
popolo di Atlantide. Sono la luce della speranza. La forza che governa e da vita
a questo mondo. Ho atteso a lungo che qualcuno potesse accogliermi perché i
desideri degli uomini che vivevano su questo mondo si nutrivano dell’odio e del
rancore, mentre io, avevo solo bisogno di speranza e Amore. »
Merle aveva smesso di piangere e osservava la scena sorpresa e atterrita,
insieme al Cavaliere Celeste e all’intero equipaggio della Crusade.
« Fino a quando non è giunta questa fanciulla, lei possedeva un residuo di
quel potere andato perduto per sempre e fino ad ora è stata la sua forza a
mantenere in vita il pianeta. Sono io la causa delle sue sofferenze e adesso
della sua morte. »
Van strinse il corpo di Hitomi a se, sentendo l’inevitabile condanna, le sue
mani tremarono.
« Tuttavia, voglio donare la mia luce scintillante, questo seme di speranza a
questa fanciulla, per favore. Illumina ancora questo mondo con la luce della tua
speranza. »
E la luce si spostò fino a raggiungere il corpo di Hitomi e lì si fermò
all’altezza del cuore, Van lo vide chiaramente: la luce oltrepassò i vestiti di
Hitomi, sparendo all’interno del suo corpo.
Proprio in quel momento il viso di Hitomi riassunse un nuovo colorito, le sue
guance passarono dal pallido chiarore al rosa delicato.
Van trasalì ed i suoi occhi si spalancarono quando sentì il corpo di Hitomi
pulsare a nuova vita.
« Hitomi! » la voce squillante di Merle ruppe quell’innaturale silenzio generato
dalla tensione e dallo stupore.
La mano di Hitomi si mosse appena stretta da quella di Van.
I suoi occhi lentamente si mossero da sotto le palpebre, schiudendosi lentamente
quest’ultime si sollevarono.
Quando Hitomi riuscì a mettere a fuoco vide gli occhi di Van e con estrema
lentezza riuscì ad incurvare le labbra in un sorriso.
« Van.. allora avevo udito veramente la tua voce.. » sussurrò appena,
ricambiando la stretta della mano che stringeva la sua.
« Hitomi!! » esclamò Merle, avvicinandosi fino a leccare amorevolmente per
intero la guancia di Hitomi che ridacchiò.
Van, con le lacrime agli occhi si chinò per abbracciarla e stringerla, mentre
l’equipaggio della Crusade scoppiò in acclamazione e urla di gioia.
Anche Allen stava per cedere alla commozione, ma si limitò semplicemente ad
inchinarsi e a baciarle la mano.
« Hitomi, hai salvato tutti noi. » parlò semplicemente, sorridendo grato.
Hitomi sorrise, grata della presenza di tutti.
« No, Allen.. Tutti voi, avete salvato Gaea. » rispose lei, guardando Van.
« Ehi! Guardate! » esclamò Merle, indicando il cielo.
Così presi dal risveglio di Hitomi non si erano accorti che il sole splendeva
radioso sulla città una volta capitale di Atlantide, completamente intatta.
« La Valle dell’Illusione è.. »
« E’ tornata al suo antico splendore, Allen. Questa città è il fulcro stesso di
Gaea, il luogo dove tutto ha avuto inizio. » rispose Van, mentre aiutava Hitomi
ad alzarsi.
Hitomi si sollevò in piedi, ed ancora aggrappata a Van annuì.
« Si, questa terra risplende del raggio della speranza. »
Il vento si sollevò ed i prati ricolmi di fiori si mossero provocando un fruscio
che si unì allo scuotersi delle fronde degli alti alberi, rinati dalla luce.
Il profumo arrivò fino a dove si trovavano loro.
« E’ meraviglioso. »
« Sergente, entro quando arriveremo nel regno di Asturia? » domandò Allen
visibilmente impaziente, nei suoi occhi si leggeva il desiderio di far ritorno
in patria e di narrare ciò che era successo, la Principessa Millerna sarebbe stata
felice.
« Entro il tramonto, Comandante se proseguiamo a questa velocità. » rispose
Gadeth controllando dal suo cannocchiale.
Allen Schezar annuì soddisfatto.
Erano passati solo due giorni da quando avevano lasciato la Valle dell’Illusione
ritornata al suo antico splendore e già Allen sembrava impaziente di ritornare
nel suo regno. Gli eventi in rapida successione avevano fatto dimenticare al
Cavaliere Celeste quanto fosse bello trascorrere le sue giornate al Palazzo,
dopo la guerra contro l’Impero di Zaibach. Poi c’era stata la colonna di luce
che non aveva mai raggiunto la Luna dell’Illusione.. Allen scosse il capo,
cercando di dimenticare quello che era appena stato.
Gaea sembrava risplendere di luce nuova quella mattina, persino il cielo
sembrava benevolo nei confronti di quella terra che aveva sofferto. Se non ci
fosse stata Hitomi, probabilmente Gaea sarebbe infine andata al collasso e tutti
i suoi abitanti sarebbero morti. Meglio non pensare ad un’eventualità del
genere. Hitomi aveva salvato, ancora una volta, quel mondo, dapprima da un
destino di guerra e poi, da un destino di distruzione completa. Da quando erano
risaliti a bordo della Crusade, Van non aveva lasciato Hitomi un solo istante e
lei era sprofondata in un sonno pacifico e sereno. Si chiese dunque se la cara
fanciulla della quale si era per un breve periodo innamorato, sarebbe cambiata.
Se quella luce che era entrata nel suo corpo corrispondeva alla forza di Gaea
che aveva deciso di abitare nel suo cuore e nutrirsi del suo amore per il Re di
Fanelia, allora quella ragazza sarebbe stata gravata da un peso enorme e per
tutta la vita. Tuttavia, i cupi pensieri del Cavaliere Celeste durarono poco:
fino a quando sarebbe stata affiancata da Van, Hitomi era al sicuro, da ogni
pericolo.
« Gadeth, aumenta la velocità. Cerchiamo di arrivare in tempo per i
festeggiamenti in nostro onore a Palazzo! »
Hitomi si mosse fra le coperte, oramai in procinto di svegliarsi.
Sentiva il suo corpo inspiegabilmente leggero e riposato, sentiva di aver
dormito per molto tempo.
« Van.. » mormorò, allungando una mano verso l’esterno del letto,
immediatamente sentì quelle di lui circondare le proprie.
« Hitomi, sono qui. » rispose lui ed Hitomi si accorse immediatamente che nel
suo tono vi era più sollievo di quanto avesse potuto mai udirne.
Hitomi finalmente aprì gli occhi, i raggi del sole filtravano oltre le tendine
della finestra-oblò che era posizionata di fronte al letto.
« Oh, no. Ho di nuovo dormito troppo. » esclamò lei, guardando fuori dalla
finestra le prime luci del pomeriggio.
« Evidentemente ne avevi bisogno. Adesso avrai fame.. » e Van fece per alzarsi
dalla sedia accanto al letto.
Hitomi si sollevò appena.
« No, aspetta. »
Van sollevò un sopracciglio, perplesso.
« E’ tutto a posto? » domandò lui, con una punta di preoccupazione.
Hitomi scosse il capo e lo guardò negli occhi. Li vide profondamente cambiati,
riuscì a scorgere in lui un ombra di ansia. Doveva aver sofferto molto a causa
sua.
« Van io.. mi dispiace tanto! » esclamò d’un tratto, spiazzando il giovane
sovrano di Fanelia.
« Hitomi, ma cosa..? »
« Perdonami se sono stata solo una preoccupazione in questo ultimo periodo.
Adesso.. vedo le cose con più chiarezza. Sono stata impulsiva, ho agito senza
pensare ai vostri sentimenti, voi che eravate tutti preoccupati per me. »
Van l’osservò, le mani che prima aveva stretto con tanta rassicurazione, adesso
stringevano, contrite, le lenzuola dove aveva riposato dopo quegli orribili
momenti.
Inspiegabilmente, Van scoppiò a ridere.
« Eh..? » Hitomi chinò appena il capo verso destra, visibilmente perplessa.
Van si portò le mani all’altezza dello stomaco, e si sedette sulla sedia.
« Si può sapere che cos’hai da ridere? » esclamò lei, con tono stizzito.
« E’ solo che.. tu, salvi l’intero pianeta di Gaea dalla distruzione e poi.. »
non riuscì a continuare, le risate uscivano radiose senza dar spazio alle
parole.
Hitomi si sollevò avvicinandosi a lui.
« Insomma la vuoi smettere?! Le mie scuse erano sincere! » riprese,
indispettita.
Van continuò a ridere ed Hitomi pensò di non averlo mai visto in quello stato.
Era passato molto tempo da quando aveva visto Van realmente felice,
probabilmente una simile gioia non appariva nei suoi occhi, da quando Fanelia
non era ancora stata distrutta.
La risata di Van contagiò in breve anche Hitomi, che incominciò a ridere, forse
più per la contentezza sul volto dell’uomo che amava che per qualche motivo
specifico.
Dopo qualche secondo, le risa si quietarono e calò il silenzio. I loro respiri
erano accelerati ed ancora, un leggero sorriso incurvava le loro labbra.
Sembrava come se non fosse accaduto nulla.
Senza nemmeno accorgersene, Hitomi finì fra le braccia di Van. Non capì mai se a
dar origine al movimento fosse stato solo lui, oppure entrambi, ma adesso le
braccia che circondavano il suo corpo, erano un buon pretesto per stringere a
sua volta quello di lui, in un contatto che per troppo tempo avevano desiderato
e che avevano temuto di non poter più avere.
Hitomi cominciò a tremare, cercando di celare i singhiozzi.
« Non voglio vedere più sofferenza sul tuo volto.. » sussurrò Van, direttamente
al suo orecchio. Hitomi trasalì e sorrise.
« Se adesso piango, è solo perché sono felice, Van. » rispose lei, con voce
calma.
« E allora sorridi, perché quando lo fai, sembra brillare tutto intorno a te. »
Hitomi arrossì, non abituata a simili complimenti. Riusciva ancora ad
emozionarsi per parole così sincere e dolci.
Il contatto richiamò i due a staccarsi reciprocamente per potersi unire in un
bacio.
Contrariamente ai precedenti, fu estremamente lento.
Hitomi sfiorò lentamente le labbra di Van prima che facesse scivolare la mano
all’altezza del suo collo. Lui rispose a quel movimento, stringendola
delicatamente a se, come se non volesse più lasciarla andare.
Per un breve istante, condivisero le medesime paure e le medesime gioie, la
consapevolezza che se non si fossero amati, sarebbe finito tutto. La ragione per
cui Gaea sarebbe ancora esistita era per il loro amore. Se non si fossero amati
per tanto tempo, silenziosamente, inconsapevolmente, il destino di distruzione
avrebbe avuto luogo molto tempo prima.
« Se ti chiedessi di restare con te, me lo permetteresti..? » la voce di
Hitomi arrivò come un sussurro, le labbra che nel loro movimento sfioravano
quelle di Van, che non riuscivano del tutto a separarsi da quelle che amava.
Van, sorpreso, la guardò negli occhi, interrogativo.
« Perché mi fai questa domanda..? Sai già la mia risposta. » rispose lui,
sorridendo dolcemente.
« E’ solo che, sono stata sulla terra, credo. Quando ero ancora.. »
s’interruppe, sapendo che la sua morte apparente, non avrebbe reso felice l’uomo
che amava.
La mano di Van si posò sul suo volto, accarezzandole la gota destra.
« Ti prego, vai avanti. »
Hitomi annuì delicatamente e riprese a parlare.
« Credo di aver raggiunto la mia famiglia, ho parlato con loro, in sogno.
Sembrava tutto così reale. Ho detto loro la verità. »
Van sollevò un sopracciglio, perplesso.
« Hai detto la verità su Gaea e su di noi? »
Hitomi annuì.
« Si, e hanno compreso. Mi hanno augurato ogni bene e di non dimenticarli. »
Van la guardò, e con le dita della mano destra accolse una lacrima che stava per
scivolare dal suo viso.
« Ti mancheranno? » domandò lui, con tono gentile.
Hitomi annuì ancora una volta, sorridendo appena.
« Certo, però..»
« Se il tuo desiderio è quello di fare ritorno sul tuo pianeta troveremo un
modo. » rispose lui, abbassando gli occhi.
Hitomi scosse il capo, con veemenza.
« Van, quando sono tornata sulla terra, prima che cominciasse l’ultima
battaglia, non desideravo altro che fare ritorno su Gaea. Sentivo che mi
chiamavi, sentivo i tuoi sentimenti e ho capito che sarebbe stato inutile
mentire a me stessa. Io volevo rivederti. »
Van restò silenzioso, ascoltando le parole di Hitomi, il cuore che martellava
forte in petto.
Lei prese le sue mani, stringendole delicatamente.
« Van, quello che sto cercando di dirti è che si, la mia famiglia mi mancherà
tantissimo. Però.. non so se potrei allo stesso modo, resistere senza di
te. »
« Hitomi..»
« Quindi, se per te non è un problema, vorrei restare a Fanelia.. Potrei
dare una mano alla ricostruzione o semplicemente badare che Merle non faccia
danni e.. » ma la mano di Van si era poggiata delicatamente sulle sue labbra.
Il Re di Fanelia scosse lievemente il capo, sorridendo dolcemente facendo
scivolare le mani sulle sue.
« Se i tuoi sentimenti sono sinceri quanto lo sono i miei, io vorrei che
tu vivessi con me, al castello. Io.. ti chiedo di sposarmi, Hitomi. » la
sua voce rivelava perfettamente il suo imbarazzo e la sua tensione.
Hitomi arrossì fino alla punta dei capelli e restò senza fiato.
Van ebbe finalmente il coraggio di sollevare lo sguardo, per osservare la sua
reazione e cogliere una sua risposta.
Improvvisamente il volto di Hitomi si distese in un enorme sorriso.
Le sue braccia s’allargarono e con slanciò si gettò addosso al Re di Fanelia.
« Si, Van! Lo voglio!! » esclamò, con sincera gioia.
Un tonfo sordo fece capire ad entrambi che erano finiti sul pavimento.
***
Ehii! *O* Vi ho fatto penare per questo capitolo eh?!
Postato con quasi una settimana di ritardo! Eh si, lo ammetto, volevo farvi
attendere un poco!
Il prossimo sarà l'ultimo... mi commuovo! ç___ç
Rispondo al commento della mia carissima leidia:
Ciao tesorina! *_* Sono riuscita a farti arrivare alle lacrime?? Addirittura!?
Suvviaaa che adesso c'è la parte migliore no? :D
Spero che sarai contenta di questo capitolo :) aspetto con ansia una tua
recensione!
Arrivederci alla prossima settimana con l'Epilogo della storia! *__*