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Autore: Sad Angel    02/10/2009    0 recensioni
ATTENZIONE!!! CAPITOLO CONCLUSIVO DI "TEUFEL" E "HELL" Plick. Plick. Il rumore di gocce che cadevano, a poco a poco, si era fatto largo nei miei sogni. Inconsapevole del mondo esterno, aprii lentamente gli occhi, notando le mie braccia tese fuori dal letto. Le fissai, un paio di secondi, cercando di mettere a fuoco, nell’oscurità, poi spostai la mia attenzione altrove. La stanza, nella quale mi trovavo, era completamente immersa nel buio e nel silenzio, eccezion fatta per il rumore costante delle gocce che cadevano dal rubinetto di un lavandino. Un secondo. Una folata di aria gelida mi avvolse ed io alzai lo sguardo sul soffitto. Niente.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Capitolo undicesimo

Capitolo undicesimo

 

…Te…o…me…

 

 

Una mano, il tocco leggero, sfiorò la mia guancia destra. Rimasi immobile, nel letto, perfettamente a mio agio. Sapevo che non poteva essere che Stefan.

Un secondo.

Un lieve spostamento d’aria poi sentii la sua voce, vicino a me. Anche ad occhi chiusi, potevo vederlo, chino su di me, mentre parlava. Mi sarebbe bastato voltarmi e avrei potuto baciarlo, facilmente, tanto era vicino.

Rory…” chiamò ancora la voce dolce, la sua mano che scendeva dalla guancia, scostandomi i capelli, dietro l’orecchio. Mi sollevò piano il volto.

“Uhm…” mugugnai io, sorridendo, nel dormiveglia.

“Svegliati, tesoro…devo parlarti…” continuò lui, la voce calma.

Espirai, poi lentamente, aprii gli occhi. Incontrai immediatamente quelli scuri di lui. Stefan mi sorrise, la sua mano sinistra tornò a accarezzarmi la guancia. “Ben svegliata…” disse, chinandosi su di me, iniziando a baciarmi. Lo lasciai fare, sorridendo contro le sue labbra.

Un istante. Si staccò, riprendendo ad osservarmi ed a sorridermi.

“Come ti senti, ora?” domandò.

Sorrisi “Meglio…”

Anche lui sorrise, tornando a baciarmi, ora più intensamente. Mi sfiorò le labbra, a lungo, poi si spostò, baciandomi la guancia destra, scivolando sul mio collo. Sentii le sue labbra che indugiavano là dove c’era ancora la cicatrice dei suoi denti quando, per la prima volta, lui mi aveva morso, bevendo il mio sangue. Rimasi immobile, tutt’altro che preoccupata, mentre mi baciava lì, per poi risalire, raggiungendo il mio orecchio “Vorresti…?!?” mormorò, allusivo, nel mio orecchio.

Io sogghignai piano mentre lui si tirava indietro, sogghignando a sua volta, prima di tornare a baciarmi. Sentii le sue mani scivolare piano, su di me, mentre mi baciava più intensamente. Lo ricambiai, perdendo completamente la concezione del mondo finché, all’improvviso, non gemetti, staccandomi.

“Mi hai morso!” esclamai, sconvolta, fissandolo ad occhi sgranati, il sapore di sangue in bocca.

Stefan iniziò subito a sogghignare, avvicinandosi ancora, scostandomi velocemente le mani dalle labbra. Tornò a baciarmi, leccando via il sangue che usciva dal mio labbro. Si scostò, un secondo. “Mi hai fatto venire fame…” mormorò, prima di sogghignare e ricominciare a baciarmi.

Lo lasciai fare, incapace di controbattere, finché lui mi baciava. Quando si scostò, per scendere di nuovo verso il punto dove mi aveva morso in passato, mi irrigidii. Lui si fermò un istante, sogghignando. “Lo spuntino mi è bastato…” esclamò, la voce allegra, tirandosi di nuovo indietro, per poi strapparmi un altro bacio “E il graffietto si è già quasi richiuso…” continuò, leccandomi ancora quel determinato punto del labbro.

Sorrisi, mentre lui ora abbassava il volto, baciandomi la fine del collo. “Chiudi gli occhi…” disse lui, un istante dopo. Ubbidii, senza pensarci, mentre lui mi baciava ancora “Dimmi che lo vuoi…” continuò. Deglutii, senza rispondere, pensando intensamente si. Le sue mani strinsero le mie poi, all’improvviso, percepii qualcosa di metallico.

Un fruscio.

Stefan gemette per il dolore. Sgranai immediatamente gli occhi, un brivido che mi attraversava la schiena. Lui, gli occhi chiusi, fu più rapido di me, dandomi le spalle.

Cosa accidenti è successo?” domandai, sconvolta, non riuscendo a capire.

Lui, dandomi ancora le spalle, non rispose. Fissai per alcuni secondi il suo capo, poi notai le gocce di sudore sul suo collo.

Stefan, accidenti!” imprecai, mettendomi a sedere, spingendolo.

Lui gemette ancora, accasciandosi contro il materasso.

Lo fissai, sconvolta, i brividi che mi attraversavano la schiena “Pazzo! Che diavolo hai fatto?!? Idiota!” lo insultai, comprendendo finalmente quello che lui mi aveva portato a fare. Il suo ventre, ferito, sanguinava copiosamente. A terra, notai il pugnale che aveva usato con Andreas, insanguinato. “Stupido Idiota!” lo insultai ancora, osservando il suo viso, sempre più pallido e pieno di sudore, afferrando le lenzuola rosse, strappandole, cercando di tamponargli la ferita. Di fermare il sangue.

Lui sogghignò, vedendomi.

Gli gettai un’occhiataccia “Non ridere, stupido idiota! Ti sei forse bevuto il cervello? Ferirti in questo modo! Ho capito che non puoi morire perché essendo un vampiro si rimarginerà presto, ma dovresti pensare a me, accidenti!” conclusi, continuando a tamponargli il ventre.

Stefan smise di ridere “Non sprecare energie…” mormorò, la voce stanca “…Non si rimarginerà…Ho usato apposta un pugnale benedetto, per impedirle di richiudersi…”

Lo fissai di nuovo gli occhi sgranati “Non prendermi in giro! Idiota!” lo insultai ancora,senza smettere di tamponare, realizzando un istante dopo che purtroppo era stato sincero. A quel punto, una normale ferita, si sarebbe già rimarginata.

Mi morsi le labbra, facendole sanguinare, cercando di trattenere le lacrime. Il mio vampiro, disteso immobile, aveva chiuso gli occhi.

Stefan!” urlai, scuotendolo, temendo che fosse morto.

Lui aprì di nuovo gli occhi, abbozzando un lieve sorriso “Quando un vampiro come me muore, non chiude solo gli occhi…” scherzò lui, nonostante il suo volto fosse contratto per il dolore.

Perché accidenti lo hai fatto?” urlai ancora io, questa volta scoppiando a piangere.

Lui allungò una mano sporca di sangue, accarezzandomi la guancia “O io o te…” mormorò “Non potevo permettermi che tu morissi…” si fermò un istante, vedendomi tremare, mentre stringevo la sua mano “Quando tutto sarà finito, dì a mio padre di riportarti a casa…” concluse.

“No!” urlai io, stringendo di più la sua mano, mentre le lacrime mi annebbiavano la vista “Io non tornerò a casa, perché tu non morirai!” Presi un bel respiro, poi urlai ancora, chiamandolo “JOSEPH! JOSEPH! VIENI QUI, TI PREGO!”

Un secondo.

Stefan sogghignò “Mi sono preoccupato di allontanarlo, amore…è inutile che sprechi il tuo fiato…non può sentirti…”

Tornai a fissarlo, la rabbia che aumentava “Tu, stupido idiota!” lo insultai nuovamente, colpendolo ad un braccio. Per il movimento, lui gemette, mordendosi le labbra un istante. “Così acceleri la mia dipartita…” ricominciò, sogghignando.

Lo fissai, allibita “Ti sembra questo il momento di scherzare?!?” lo ribeccai, acida “Dimmi che accidenti devo fare!”

Lui sollevò le sopracciglia “Pensi davvero che te lo dirò?!?” domandò, la voce sarcastica “Tanto valeva non ferirmi ed evitarmi questo dolore…”

Gli gettai un’altra occhiataccia “E’ esattamente quello che pensavo io! Ora dimmelo! Idiota!”

Lui mi ignorò, chiudendo di nuovo gli occhi.

Stef!” lo chiamai.

Lui continuò ad ignorarmi.

Rimasi qualche istante a fissarlo, tra le lacrime. Scostai un secondo il lenzuolo, lui si morse le labbra. Il sangue mi sporcò le mani e gran parte del vestito. Continuava ad uscire, senza sosta. A breve non ne sarebbe più rimasta nemmeno una goccia, nel suo corpo. Imprecai mentalmente, mordendomi le labbra. Oltre all’odore del sangue, tutto intorno, ora ne sentii anche il sapore, nella mia bocca. Espirai.

Un secondo. Sgranai gli occhi.

Il mio sangue aveva sempre avuto un effetto potente su di lui, perché eravamo legati, indissolubilmente quindi…

Espirai, osservandolo.

Stefan se ne stava immobile, il suo volto, sempre più pallido.

Mi piegai, sopra di lui, sdraiandomi. Quando il mio ventre toccò il suo, lui gemette per il dolore. Aprì gli occhi. Sogghignò “Vuoi farlo per l’ultima volta, tesoro?” mi sfotté, il volto duro.

Aggrottai le sopracciglia “Lo sai, vero, che dovrei lasciarti morire…” lo ribeccai.

Lui espirò “Fallo…è esattamente ciò che voglio…Io morirò e tu vivrai…”

“Ti odio…” mormorai, iniziando a baciarlo “…Tu ci hai portato a questo…”

Lui si staccò, appoggiò una mano sulla mia schiena, ricambiò il mio sguardo “Per questo, sarò io ad andare…non tu… Chi ama davvero, lascia andare chi ama…”

Strinsi gli occhi, con rabbia, scendendo ancora a baciarlo “Dimmi che non mi ami…allora…” esclamai, prima di mordermi volutamente le labbra, prima di tornare a baciarlo.

Un istante.

Il vampiro, si irrigidì.

Come avevo immaginato, era troppo debole ora, l’istinto avrebbe avuto la meglio.

Un secondo.

Aumentò la presa sulla mia schiena, ribaltandomi. Sentii i suoi canini, nel labbro, questa volta, duramente, perché aveva perso il controllo. Beveva, le sue labbra baciavano ancora lei.

Sentii la poca energia che avevo accumulato, scivolare a poco a poco piano, da me. Si scostò di botto ed io, prima di socchiudere gli occhi, ebbi il tempo di incontrare il suo sguardo. L’immagine degli occhi immobili di uno squalo apparve, come un fulmine nella mia mente.

Un istante poi lui scattò.

Affondai le unghie nella sua schiena, più che potevo, mentre lui beveva, ora dal mio collo. Strinsi gli occhi, per un secondo, poi mi sentii vuota. Abbandonai la testa, all’indietro.

Tac.

Percepii l’ultimo battito…

 

 

Se chi ama davvero lascia andare chi ama…Dimmi che non mi ami, Stefan  e tienimi con te per sempre…

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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