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Autore: Gahan    02/10/2009    0 recensioni
Tutto è cominciato anni e anni fa. Quando un uomo assetato di potere ha conquistato il mondo. Nessuno sembrava essere in grado di batterlo. In un mondo diviso in sei Clan, con tre popoli diversi, e sei tipi di magie, nessuno finora era stato in grado di battere quel tiranno. Solo i Draghi, ovvero i dei di tutte le popolazioni del mondo, avevano il potere per sconfiggerlo. E hanno deciso di concederlo a cinque persone, tre ragazzi, una ragazza e un "vecchio". Una battaglia che inizia con una previsione sbagliata. Che farà correre al mondo il rischio di sottostare per sempre ad un sovrano senza cuore...
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo I
I Tre Amici
 
- Ehi Mark! La colazione è pronta! –
- Arrivo subito! –
- Bene ma sbrigati! –
- Eccomi! –
Un pezzo di pane nero e un po’ di latte tiepido, era questa la colazione di Mark Tarim. Un ragazzo di vent’anni con i capelli neri e gli occhi di un azzurro che sembravano essere fatti d’acqua attorno alla pupilla.
Non aveva ricordi della sua infanzia. Rammentava solo di un anziano signore, che lo trovò attaccato ad un ramoscello nel fiume. Passò fino agli otto anni con quel signore, di cui non conosceva neanche il nome. Poi un giorno il vecchio lo affidò a una famiglia che lo accettò volentieri perché desiderosi di un figlio maschio, dato che avevano solo una figlia. Quando il vecchio diede il figlio alla famiglia gli disse che Mark non ricordava nulla della sua vita fino ai cinque anni e che loro non dovevano sforzarsi a fargli ricordare, poiché era giusto così, gli disse solo che quando avrebbe avuto dieci anni gli avrebbero dovuto dire che i suoi veri genitori erano stati uccisi da Greis.
- Wow! Che colazione da re! – Disse in tono sarcastico.
- Questo non è sicuramente colpa mia. Mark. – Disse Eres Wine. Una mezza shin, una razza di assassini, da parte di padre, e una mezza umana da parte di madre, aveva sedici anni, con i capelli neri come una notte senza stelle, e lunghi fino a metà schiena, finendo in una punta. Gli occhi anch’essi due pozzi neri. Era un po’ meno alta di Mark, portava sempre un corsetto di cuoio color grigio scuro che lasciava visibile tutto il ventre e una gonna nera. Pur essendo la più piccola nella casa era lei che teneva tutti a bada, grazie alla sua “dote” di dare ordini come fa un capitano al suo esercito, che aveva ereditato anch’essa dal padre.
Mark fu affidato ai genitori di Eres dopo l’ottavo compleanno, e la madre lo tenne fino ai diciotto anni. Poiché il padre morì in una battaglia contro l’esercito di Greis quando lui aveva quattordici anni e Eres dodici. Da quel giorno Mark cominciò ad odiare Greis. Poi a diciotto anni lui si comprò una casa, e Eres implorò la madre di poter andare a vivere con lui e un altro loro amico. La madre all’inizio non acconsentiva mai, ma alla fine cedette a tutte le adulazioni di Eres e diede il suo permesso.
- Sì, ho capito, oggi andrò in giro a cercarmi un lavoro. – Disse Mark.
- Se solo prendessi esempio da Teren potrei risparmiarmi qualche minaccia. Lui stamattina si è svegliato presto ed è andato a cercare lavoro. –
- E tu questo come lo sai? –
- Mi ha svegliato e me lo ha detto. –
- Capisco… ho una domanda: se Teren trova lavoro, che bisogno c’è che lo trovi anch’io? –
Mark sentì un coltello vibrare accanto alla sua guancia sinistra, del sangue scivolare lentamente fino al mento e cadere sul pavimento di legno.
- Bastarda! Guarda cosa hai fatto! – Disse indicando la ferita.
- Oh! Quanto mi dispiace. – Disse lei con sarcasmo. – Se vieni qui te la fascio. –
Mark andò verso Eres che gli fece mettere la testa sul tavolo con la ferita verso l’alto.
- Aspetta così, vedo a prendere le bende. –
- Ok, ma sbrigati! –
- Non ti preoccupare, so dove sono. –
Quando Eres tornò in cucina Mark la sentì stappare qualcosa, ma non riuscì a capire cosa. Poi sentì qualcosa colargli sulla guancia, per un secondo pensò che fosse sangue, poi però si accorse che questo era meno denso, e un bruciore terribile gli fece capire cos’era.
- Ahia! Questo è vino, bastarda! –
Eres scoppiò a ridere. – Oh, fai l’uomo, per un po’ di bruciore, e poi la ferita andava disinfettata. –
Proprio in quel momento Teren Malva, un ragazzo di vent’anni, alto poco più di Mark, con i capelli biondi e gli occhi azzurri, varcò la soglia della casa. Lui e Mark si erano conosciuti in una taverna quando aveva sedici anni, e da lì in poi la loro amicizia era andata sempre migliorando, si erano ubriacati insieme per la prima volta alle loro feste di diciotto anni e poi a diciotto anni si era trasferito insieme a lui ed Eres.
- Eres, cosa stai facendo a Mark? –
- Te lo dico io cosa sta facendo: la bastarda prima mi ha quasi tagliato in due la testa, ed ora mi sta torturando versando mici dentro litri e litri di vino. –
- Non fare l’esagerato Mark. Per un graffietto e una goccia di vino. – Ribatté Eres.
Teren fece un sospiro. – Comunque io un lavoro l’ho  trovato. – Disse guardando in direzione di Mark.
- Uffa! Ma cosa avete stamattina, per caso questo giorno si chiama “Il giorno del fai la predica a Mark”? –
- No Mark, - cominciò Teren – semplicemente abbiamo i soldi che ci bastano a malapena per i pasti. E sicuramente il fatto che io abbia trovato un lavoro non migliorerà di molto la situazione, ma se siamo in due a lavorare sono sicuro che le cose andranno meglio. –
- Ho capito, quando persino Teren comincia a dar segni di rabbia significa che è meglio che mi cominci a sbrigare. –                      
Mark uscì dalla propria casa, faceva caldo. A lui non piaceva il calore, preferiva di gran lunga la pioggia e il freddo.
La giornata non poteva cominciare peggio. Pensò, poi vide una donna anziana venire verso di lui.
La donna lo bloccò: - Vuoi sapere cosa nasconde il tuo    futuro? – Gli chiese.
- Scusi non ho soldi. – Rispose in fretta Mark.
- Oh… ma io non voglio soldi mio caro. –
- E cosa vuole in cambio? –
- Voglio solo sapere il tuo nome. –
Mark si stupì di quella risposta. – Mark Tarim. –
- Bene, allora vediamo, ragazzo ti dispiacerebbe mettere una mano sulla mia fronte? –
Mark mise la mano sulla fronte della signora, lei sussurrò delle strane parole incomprensibili e ad un certo punto Mark cominciò a vedere qualcosa di sfocato. Lui che si allenava. Poi un’altra scena, questa si capiva benissimo, Greis agonizzante che supplicava pietà e una figura, alta, nera a causa della luce intensa alle sue spalle con una spada in mano che gli dava il colpo di grazia mentre rideva sadicamente. Poi divenne tutto nero.
 
***
 
Mark si svegliò a casa, era sdraiato a letto, era mattina presto, si guardò attorno e vide Eres su una sedia che lo guardava.
- Come sono arrivato qui? – Chiese lui.
Nessuna risposta.
Allora Mark provò a mettersi seduto, ma un giramento di testa lo fece sdraiare di nuovo.
Sentì qualcuno che andava verso la sua stanza, e vide la figura di Teren sulla porta.
- Eres, vai pure a preparare la colazione, con lui rimango io. –
Eres si alzò, e sempre senza parlare uscì dalla stanza. Teren si sedette sulla stessa sedia dove prima c’era Eres, Mark notò che in quella casa ora c’era un’atmosfera diversa dal solito, quasi inquietante.
- Sei svenuto per strada, un’anziana signora ti ha riportato a casa. – Disse Teren.
Si, ora Mark ricordava, la predizione, doveva subito raccontarla a Teren e a Eres.
- Teren tu credi alla gente che predice il futuro? –
- Io cerco sempre di evitarla certa gente. Ma sì ci credo. –
- Perché cerchi di evitarle se ci credi? –
- Perché il futuro non è una cosa che si deve sapere. È una cosa che va scoperta con gli anni. –
Mark fece una smorfia confusa. – Comunque la vecchietta che mi ha riportato qui… –
- È una donna che sa predire il futuro. Lo sappiamo già, e ci ha raccontato anche la predizione. –
- Bene, allora ti posso dire che io credo che la figura nera potrei essere io. –
- E ne sei felice? –
- Certo. Perché non dovrei esserlo? Se questa predizione è vera, ucciderò Greis. Lo stesso uomo che uccise i miei genitori. –
- Mark. Quelle predizioni non sono un’immagine di come sarà all’incirca. No. Se quelle predizioni si avverano, si avverano nello stesso identico modo in cui le hai viste. –
- E allora? –
- La pietà è una virtù Mark. –
Mark capì subito a cosa si riferiva. – Non ti ho mai visto provar pietà per nessuno. –
- Mi hai mai visto uccidere qualcuno? – Gli urlò contro Teren.
- Scusa. Non intendevo urlare. Quello che ti volevo dire è che nelle risse di un bar, quando ci meniamo noi due. Lì non c’è bisogno di pietà. Insomma. Hai mai sentito parlare di qualcuno morto in una rissa in questo paese? –
- No. –
- Io non ho mai ucciso nessuno. Mark. Però mio padre ha combattuto Greis, prima che conquistasse l’intero mondo, e te lo posso assicurare. Quando è tornato a casa. Non era felice di aver ucciso cento o duecento soldati in cinque anni. –
- Hai ragione. Però io voglio uccidere Greis per dare un po’ di libertà al mondo. –
- E credi che finirà così? –
- No. Immagino che dopo dovrà esserci un nuovo imperatore. –
- No. Non intendevo questo. Credi che l’esercito di Greis si arrenderà dopo che avrai ucciso l’imperatore? Loro non lo sapranno se non dopo qualche giorno. E intanto la battaglia continuerà. Di morti ce ne saranno tantissimi. –
- Sì, però dopo non ci sarà più nessuna guerra. –
Teren fece un sorriso come per prenderlo in giro. – Questo lo credi tu. Ma dopotutto, è impossibile toglierti un’idea dalla testa. Cosa vorresti fare, non puoi pensare di entrare nel castello di Greis e ammazzarlo così facilmente. –
- Lo so, perciò volevo cercare di diventare allievo di un maestro d’armi, credo che oggi andrò in giro per cercare informazioni. –
- Bene. Almeno una scelta giusta l’hai fatta. –
- Teren, cos’hai? –
- Cosa ho? Tu mi chiedi cos’ho? Sei svenuto per strada. Ci hai fatto stare in pensiero, e quando ti svegli cominci a parlare di andartene via. –
- Anche Eres stava male per me? –
- Si, ma dopo un po’ il dolore si è trasformato in rabbia. Come è successo poco dopo a me dopotutto. E durante quei momenti, ha detto che finché non ti avrà perdonato non ti rivolgerà mai più parola, quindi ormai chiederle scusa è inutile, ma a me lo puoi chiedere se ti può aiutare a stare meglio. –
- Già, hai ragione, fate bene ad avercela con me, scusa. –
- Non ti preoccupare. – Disse con un sorriso. – Comunque se vuoi io ti posso dare una mano domani a cercare un maestro.
- Quindi a te sta bene? –
- Certo, mi dispiacerà vederti lasciare questa casa, ma a me sta bene. –
- Grazie. –
- Ma Eres non sarà certamente così semplice da convincere. –
- Si, lo so, ma tu non ti preoccupare, troverò il modo di convincerla. –
- Buona fortuna. Ora se non ti dispiace vado a prendere la colazione, tu riposa. –
- Si. –
Mark guardò l’amico uscire dalla stanza. Appena uscito dal suo campo visivo il silenzio inghiottì di nuovo la casa, e insieme ad esso tornò anche la sensazione inquietante che fino a poco prima Mark sentiva addosso. Ad un tratto vide Eres che lo guardava dall’ingresso. I loro sguardi si incrociarono, ma Mark non la chiamò. Comprendeva la rabbia che lei provava in quel momento, così si girò dall’altro lato del letto e si rimise a dormire.

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