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Autore: yelle    02/06/2005    0 recensioni
Un giovane Harry in attesa di crescere.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L'orologio batteva le ore, i minuti, il tempo che inesorabile passava e che tutto stringeva nella sua inesorabile e crudele morsa, come il rigido inverno stringeva a sè i cuori più caldi, quelli di giovani spasimanti in attesa dell'amore. Il pendolo tichettava, perforava i suoi giovani timpani, lo perseguitava e lo torturava nel suo monotono movimento che non sembrava avere fine... e che forse non aveva avuto neanche un inizio.
Quel ragazzo mingherlino e moro teneva lo sguardo basso e la testa fra le mani, come rassegnato, in attesa di qualcosa che lo aiutasse a capire cosa lui avrebbe potuto fare, piccolo e segnato fin dalla nascita da un destino che non aveva cercato, una fama cui avrebbe volentieri fatto a meno.

Aveva ancora minuti, secondi, ore da vivere prima che il suo destino decidesse la sua fine e la attuasse, prima che ponesse fine ai suoi dubbi e alle sue incertezze.
Rimane alla fine sempre il tempo da ammazzare...

Harry si sentiva circondato da uno strato di nebbiolina leggera, ma che rendeva difficoltoso ogni suo minimo movimento, persino il respirare. Non credeva che il tempo potesse riuscirgli così crudele...
Stava collassando sotto il peso di quel qualcosa a cui non riusciva neppure a dare un nome, sebbene lo stesse aspettando con trepidazione... non gli restava altro da fare, aveva la mente troppo piena di idee, pensieri tristi e voglia di dimenticare tutto ciò che in quei 16 anni era stato. Ma il tempo, crudele, era venuto a prndere anche lui e ora, stretto nella sua morsa, gli era impossibile fuggire, come uno schavo prigioniero del suo padrone... aspettava solo un cenno per lasciarsi andare... perchè quell'attesa lo stava uccidendo e lo stava ferendo più di ogni ferita inflittagli fin dalla nascita... e indubbiamente erano molte. Con la faccia nella polvere, umiliato da quella fragilità e vulnerabilità di cui era preda, avrebbe voluto essere una semplice macchina priva di sentimenti. Un cuore d'acciaio e bulloni non avrebbe pulsato così dolorosamente nel suo petto.
Ma dopotutto era ben deciso. La sua volontà al tempo, ad un tempo vissuto degnamente... o quello o niente. Qualcosa che valesse la pena fare avrebbe dovuto impegnare le sue ore e i suoi giorni, e così sarebbe stato. Come non aveva buttato via quei 16 anni, così non avrebbe fatto con i futuri.

Però...

Però era rimasto così a lungo a compiangersi... a urlare il proprio rancore, a piangersi addosso, ad allontanarsi dalle uniche persone cui voleva veramente bene... aveva sprecato così tanto tempo che ora sarebbe potuto morire lì, in quell'istante e in quel luogo, pieno di rimorsi, sdraiato e poggiato su quei desideri che gli riempivano il cuore, cullato dalle note di una dolce ma amara morte.
Ma il tempo l'aveva braccato e non gli dava tregua. Gli ricordava che era giusto vivere degnamente. Solo lui ed il tempo inesorabile esistevano. Avrebbe voluto ucciderlo.
Sembrava in quel momenrto che ogni speranza fosse caduta, e allora in quel caso la sua anima sarebbe stata perduta verso un limbo che diffcilmente avrebbe potuto poi abbandonare.

Aveva bisogno, un bisogno disperato, di rivivere quei giorni, di ritrovarli nel suo futuro, quei giorni di beatitudine, felicità, pura gaiezza. Quei giorni in cui aveva pensato a quanto potesse essere bella la vita. Ma i problemi che lo angustiavano, che lo perseguitavano riuscivano a fargli dimenticare quelle ore, quei minuti...
Alzando gli occhi verso la finestra riuscì ad ammirare, anche se con un pò di fatica, quello splendido cielo blu notte, tappezzato di minuscoli punti dorati che, sparpagliati a caso per quel tappeto di poesia pura, brillavano felici e piene di speranza verso quel volto giovane che le osservava con tristezza. Fu forse quella luce lunare, delicata quanto fiduciosa, a spillargli quell'unica lacrima dolce dagli occhi?
Ma forse non era quello che gli serviva per riuscire a piangere... forse non gli serviva nulla...

Si accorse d'improvviso che era rimasto a lungo fermo in quel punto, appoggiato alla finestra, che forse avrebbe potuto addormentarcisi, sdraiarcisi e abbandonarsi al volere di Morfeo, sotto quel cielo che conservava le anime dei morti, volgendo il pensiero a Sirius e a tutte quelle persone che aveva perduto e che meritavano che qualcuno lì in Terra le ricordasse.

E lui era ancora lì, mentre i minuti passavano, a guardare e sperare.

E lui era ancora lì ad aspettare qualcosa che avrebbe riconosciuto solo quando l'avrebbe avuto.

Era lì ad aspettare, e intanto ammazzava il tempo con i suoi tristi pensieri. E con la sua stessa attesa.
   
 
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