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Autore: Melian    04/10/2009    2 recensioni
"Puff! Tutto ciò che era stata Naomi Misora fino a quel momento si disperse in un’acre e scura nuvola di fumo."
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Naomi Misora
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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ADDIO, NAOMI MISORA


«Qualcosa non va, agente?».
Light Yagami osservò compiaciuto il nome che aveva appena scritto su un frammento del suo Quaderno e occhieggiò il suo orologio da polso, in un macabro conto alla rovescia: “Trentotto, trentanove… quaranta!”
Erano bastati quaranta secondi e l’agente dell’FBI Naomi Misora era stata condannata a morte, finalmente. Certo, quella donna lo aveva fatto proprio sudare freddo… così vicina alla verità, così dannatamente vicina…
Ma adesso era tutto finito e Light esibiva un sorrisetto crudele sulle labbra sottili.
«Io…. Io devo andare.», balbettò la donna e sembrava ignorare tutto ad un tratto il suo interlocutore, tanto che si voltò e iniziò ad allontanarsi in una direzione apparentemente casuale.
«Dove sta andando?»
Light non ebbe risposta e, sia chiaro, la cosa nemmeno gli importava più di tanto. Era soltanto curioso di sapere che effetto aveva avuto la manipolazione del Quaderno su quella donna energica, intelligente, arguta e appassionata e si ritrovò a fissare il fantasma di quella stessa donna, un automa che camminava come immersa in un cupo incubo.
«Mpf! Addio, Naomi Misora.»

L’agente Misora aveva sempre posseduto un gran bel cervello e un’energia unica che sfruttava appieno nel lavoro che tanto aveva amato e che, solo per amore di Ray, aveva dovuto – con riluttanza – lasciare.
Ray Pember: usato e ucciso da Kira. Il suo Ray… e ora lei lo avrebbe raggiunto. Quello ero l’unico pensiero che la animasse e pulsasse vivido nella sua mente annebbiata.
Naomi non sapeva più chi fosse, né perché stava camminando nel bel mezzo di un incrocio rischiando di farsi investire (e lei, assurdo a dirsi, voleva farsi investire!), eppure sapeva con precisione cosa avrebbe fatto da quel momento in poi: avrebbe progettato il suo suicidio. Doveva farlo! Era l’unica soluzione. L’unica.
Quel pensiero la ossessionava, non lasciava respiro per nient’altro e prendeva forma in continuazione nelle sua testa nelle situazioni più bizzarre, più fosche, più sanguinolente e dolorose. Oppure la morte la accarezzava languidamente e le sussurrava di escogitare un piano per lasciarsi andare senza dolore e lontano da occhi indiscreti.
«Non mi troveranno mai, quando sarò morta.», si ripeteva e aveva l’impressione di ascoltarsi in differita proprio come se fosse qualcun altro a pronunciare quella frase attraverso la sua stessa voce.
Si fermò davanti ad una farmacia, proprio quello che faceva al caso suo. Un vero colpo di fortuna che fosse deserta e in un quartiere periferico dove nessuno la conosceva e le avrebbe fatto domande.
Già, proprio un vero colpo di fortuna. O forse no?
Lei non poteva certo sapere che il fato – anzi, Kira - le aveva posto una ghigliottina sulla testa, pronto a fargliela saltare con un semplice gesto. Naomi era condannata , che le piacesse o meno, e ubbidiva semplicemente alla volontà aliena che le si era installata dentro, senza far storie.
La farmacia dove entrò un poco barcollante era un locale angusto, poco illuminato, coi pavimenti di gomma appiccicosi, il bancone rivestito in formica e le vetrinette espositrici zigrinate. C’era odore di disinfettante. Penetrante. Fastidioso.
Naomi storse il naso, ma proseguì la sua peregrinazioni davanti agli espositori, alla ricerca di qualcosa che incontrasse il suo gusto – manco fosse in un’esclusiva profumeria.
«Le occorre aiuto?», esordì il farmacista, proveniente dal retrobottega. Fissò la ragazza coi suoi piccoli occhi porcini e aggiunse, sospettoso: «Si sente bene?». Forse aveva notato gli occhi vacui dell’agente, la sua aria distratta, quel suo aggirarsi spaesato, ma non fece commenti.
«Io… beh, avrei bisogno di barbiturici.», la voce di Naomi era fievole, aveva qualcosa di freddo, metallico. E che i barbiturici fossero sul serio ciò che volesse, non aveva la minima importanza, perché la sua volontà era schiacciata, annullata. 
«Ha la prescrizione medica? I barbiturici sono farmaci pericolosi, sa.», riprese il farmacista con la sua voce untuosa, sgradevole.
«N-no, ma ne ho bisogno. Posso pagare bene.», replicò Naomi aggrottando lievemente le sopracciglia.
In condizioni normali, quella era una frase che non avrebbe mai e poi mai pronunciato: era sempre stata un persona integra, con un forte senso di giustizia e la corruzione e le mazzette facevano parte di quei crimini che lei aveva costantemente combattuto. Tuttavia, adesso Naomi acciuffò alla cieca delle banconote – una somma notevole – e le ficcò nelle mani dell’ometto, che se le contò con avidità.
Pochi minuti più tardi, l’agente uscì come in trance dalla farmacia con un pacchetto tra le mani.

Nonostante l’addensarsi di nubi tempestose nella sua mente, c’era qualcosa di diabolicamente lucido in Naomi che la trascinò a costeggiare l’autostrada nottetempo, a piedi, col rischio che le auto la falciassero senza nemmeno notarla.  Però, la meta di Misora era la costa, la spiaggia fuori città, che raggiunse mentre il cielo si schiariva per accogliere l’alba infuocata.
Niente aveva senso, per lei, se non il pensiero di farla finita, di ammazzarsi; non voleva più saperne di contribuire alle indagini contro Kira, né di incontrare ancora una volta L o quel ragazzo, Light Yagami, che era stato tanto gentile con lei e che, in realtà, era proprio l’assassino dei criminali tanto ricercato.
A dispetto della stanchezza per un cammino verso il patibolo che pareva infinito e la notte passata in bianco, si spogliò e ammonticchiò gli abiti, la borsa coi documenti, tutto ciò che avrebbe potuto portare la polizia fino a lei e lo cosparse di benzina, appiccandogli il fuoco subito dopo.  Puff! Tutto ciò che era stata Naomi Misora fino a quel momento si disperse in un’acre e scura nuvola di fumo.  La donna non se ne curò affatto, bensì si limitò a stappare la boccetta di barbiturici ed ingollarsene il contenuto tutto d’un fiato. Gettò la bottiglietta tra le fiamme e si avviò verso la riva.
Guadò l’acqua fino a quando questa non le arrivò alla gola e si bloccò un momento;  forse ebbe un fremito, un barlume di disperata esitazione, ma non poté tornare indietro. Avanzò fino ad essere sommersa interamente e si lasciò andare in balia delle onde, mentre l’acqua le penetrava nel naso e nella gola per annegarla e la marea la trascinava a largo, dove non c’era alcun appiglio per potersi salvare.
Probabilmente, scambiò il senso di asfissia per un momento di pura pace e non lottò per la propria vita quando i fumi dei barbiturici le spensero di colpo ragione e cervello.






________________
Note dell’autrice:


Storia partecipante alla Criticombola di Criticoni. Prompt usato numero 45: “farmacia”, categoria “luoghi”.

Spero che questo missing moment risulti gradevole e ben inserito nella cornice di Death Note. Ho voluto immaginare la morte di Naomi così, anche se – in realtà - forse è un poco teatrale. Pazienza! XD

   
 
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