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Autore: stuck93    05/10/2009    2 recensioni
fict che ha partecipato al contest Tserith indetto da ValyChan fict che parla del rapporto complicato tra il freddo capo dei Turks e della bella fioraia dei bassifondi. Amore e odio, i pensieri, le parole mai dette, i ricordi indelebili e i sentimenti nascosti. I loro sentimenti introspettivi e i loro punti di vista di un amore silenzioso e passato senza lasciare traccie...
Genere: Triste, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Aeris Gainsborough, Tseng
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Prefazione

Una storia che scrissi per un contest indetto da ValyChan, ovvero colei che mi ha contagiato con lo Tserith e col porno! Adoro questa veramente questa ragazza lei adora lo Tserith almeno tanto quanto io adoro il Reffie, quindi è veramente tanto così *allarga le braccia finché può* anche io amo semplicemente questa coppia perciò ho messo tutta me stessa a scrivere questa storia ! Anima e copro, l'avrò riscritta centinaia di volte. Anche se purtroppo mi sapeva fiacca correggere la fict e nessuno mi ha fatto da Beta, e quindi ho fatto degli errori tremendi (che poi grazie a Valy sono riuscita a correggere!) che una seconda lettura avrebbe potuto evitare. Ma vabbè i risultati mi hanno veramente commossa! Insomma sì sono un idiota! Però ho messo tutta me stessa in questa fict e quello che mi premeva maggiormente non era il risultato ma l'opera in sé, che secondo me é una delle migliori che abbia fatto, e il fatto (oddio scusate la ripetizione) che a Valy sia piaciuta tantissimo! E complimenti alle/al podiste/a ^^


Reputo che sia meglio postare il commento di Valy, che dice tutto sulla storia anche molto meglio di me *si commuove*



Risultati e commento by ValyChan

SETTIMA CLASSIFICATA (PARI MERITO): Piece of memories ~ Perché tu mi hai sempre guardata da lontano, di Stuck93

8,2/10 sull'Originalità
8,8/10 sull'IC dei personaggi
7,55/10 sulla Correzione grammaticale, sintattica e stilistica
10/10 sulla Trattazione della coppia

Totale: 34,55

Tre atti, tre capitoli, che racchiudono tutta la storia del Turk e della fioraia, partendo dagli albori fino ad arrivare ai giorni dell'Advent Children. Questa è l'unica fanfiction con l'io narrante che ha come punti di vista sia quello di Aeris e quello di Tseng. Ho apprezzato molto questo stile narrativo, è originale e si sofferma molto sull'introspezione dei due personaggi. Infatti la fanfiction non va avanti a descrizioni, ma come seguendo un ipotetico dialogo tra i due, fatto di confidenze e ricordi, che alla fine scopriremo trarre origine da una situazione ben precisa.
Parlando singolarmente dei personaggi, c'è una frase detta da Aeris che descrive Tseng in modo favoloso: ti è stata privata l'infanzia, eri già uomo mentre tutti gli altri correvano a piangere dalla mamma perché si erano sbucciati un ginocchio. Oppure, un'altra, stavolta di lui: Se potessi farlo, ti farei scappare. Ma in tutta la mia vita non ho mai fatto quello che volevo. Costretto dalle catene della ShinRa, presto dovrò legare anche te.
C'è uno studio molto accurato sui due, però ho dovuto un po' abbassare l'IC perché certi dialoghi o reazioni li ho visti poco inerenti ai loro caratteri... ma come base sono loro. C'è stata solo una scena che ha stonato con la storia, che non ha a che fare coi due personaggi, ma in generale con le reazioni di chiunque: quella dell'elicottero, quando Tseng fa saltare in aria tutto, proprio come nel gioco. Poco dopo, in seguito ad una determinata situazione, Aeris sorride al Turk e lo ringrazia dicendo che ha un cuore d'oro. E' un po' strano, in fondo un intero settore è stato raso al suolo, gli amici di Aeris sono probabilmente morti e se mi trovassi al posto di quest'ultima avrei reagito in modo un po' diverso, magari con emozioni più contrastanti, non così bonariamente. Ma è solo questo, per il resto la storia si regge in piedi benissimo!
Originalità abbastanza alta. Ci sono dei punti, in special modo, che mi sono piaciuti moltissimo, per esempio il fatto che i due si sono sempre guardati da lontano e che non hanno mai parlato. E' qualcosa che contesta un po' la frase di Aeris del gioco secondo cui Tseng è uno dei pochi a conoscerla veramente, e credo che per diventare ciò il Turk abbia dovuto avere soprattutto molto dialogo con la ragazza, ma è una sottigliezza che viene di soverchiata da questa idea che io trovo unica e molto poetica sotto certi aspetti, soprattutto leggendo alcuni passaggi della storia. E' un amore fatto di sguardi, silenzioso, misterioso e segreto (questo è un punto a favore per l'originalità!).
Altra bellissima trovata è quella avvenuta nell'elicottero, non quella di cui ho parlato sopra, ma quella che segue, che voi cari lettori scoprirete da soli leggendo questa fanfiction. E' una bella pensata proprio perché è inaspettata e nonostante ciò costruita su fondamenta abbastanza solide.
Da rivedere un po' la grammatica: alcuni verbi in terza persona anziché in prima o in seconda e viceversa (rispondesti, non risposti; facesti, non feci; arrossii, non arrossì; chiedesti, non chiesi). In più, poiché si parlano tra loro, è sbagliato far dire a Tseng “infatuazione per lei”, ma “per te”. Qualche errore di battitura (ribeccò anziché rimbeccò, giudata anziché guidata,) qualche perché con l'accento verso il basso anziché verso l'alto e una frase che, sintatticamente, si capiva poco: “Aerith... non... è stata uccisa da Sephiroth...”. So che volevi intendere dell'indecisione nella frase di Reno, ma letta così sembrava che Aeris non fosse stata uccisa da Sephiroth xD. Se invece mettevi “è” maiuscolo, si capiva già che era finito un periodo e ne iniziava un altro, non collegato al primo. Infine, ma questa è una piccolezza che non ha a che vedere con la grammatica o la sintassi, Barret si scrive con una sola T. Per il resto, la punteggiatura è perfetta e la narrazione è lineare e scorrevole; leggendola sono andata avanti senza intoppi, grazie anche allo stile semplice ma allo stesso tempo raffinato di Stuck.
Una fanfiction che mi ha toccata e penso anche molto sentita dall'autrice. Brava!



Pieces of Memories Perchè tu mi hai sempre guardata da lontano



Capitolo 1.



Ricordi la prima volta che ci siamo incontrati? Probabilmente no, eri solo una bambina. Una mocciosa viziata e petulante, minuta, solare e rinchiusa in un vestito rosso che ti faceva sembrare una bomboniera. Una bambina che si rifugiava sotto la sottana della donna che chiamava madre e si stringeva al suo grembiule per paura che l'uomo cattivo le potesse fare male. Forse non te lo ricorderai, ma io tengo nella mia memoria ogni singolo istante passato insieme a te. Eri così piccola, fragile che se non ci fosse stata quella donna forte a proteggerti, probabilmente ti avrei presa molto tempo fa. Con quegli occhi grandi simili a smeraldi inumidite da lacrime che non versasti mai, perché forse avevi paura che ti avrei portata via, ma eri forte nonostante l'età. In quel momento ti odiai. Perché eri una mocciosa viziata e petulante, protetta dall'abbraccio di tua madre, e ricevevi affetto. Una cosa che fino a quel momento ritenevo inutile.


Perchè non hai mai conosciuto l'amore materno, ti è stata privata l'infanzia, eri già uomo mentre tutti gli altri correvano a piangere dalla mamma perché si erano sbucciati un ginocchio. Tu non sei mai corso in lacrime da nessuno, non ti davano il permesso per farlo, anche se hai pianto sangue per raggiungere un posto migliore di quello in cui ti trovavi. Per diventare Turk hai sofferto come soldato, ma non mostravi mai il tuo dolore. Mi chiedo se hai mai pianto per me, per la mia morte.


Ti continuai ad osservare anche se ti detestavo. Ti guardavo da lontano giocare coi tuoi amici dei bassifondi e ti vedevo diventare grande sempre di più. Anche io crescevo, anche se i miei cambiamenti erano meno visibili dei tuoi. Un po' di peli sul mento, la voce diversa, i capelli più lunghi del solito, tanto che me li dovetti legare in un codino, forse un po' buffo. Tu sei diventata una ragazza bellissima, sempre sorridente. Col tuo viso solare illuminavi i bassifondi, non c'era mai un velo di tristezza sul tuo volto, non ricordo di averti mai vista piangere. Ti guardavo da lontano camminare spensieratamente nei quartieri in rovina, piena di immondizia che noi del piatto ci preoccupavamo di buttare al di sotto, da voi. Ti guardavo da lontano camminare fino alla chiesa abbandonata, distrutta, in rovina, come ogni altra cosa nei dintorni. Ma continuavi a sorridere, sempre. E più ridevi, più il mio astio per te si trasformava in qualcosa di più...


Sorridevo perché non avevo nulla per cui essere triste. Avevo una bellissima casa lontano dal resto dei bassifondi, un ultimo ricordo del marito della mia madre adottiva. Avevo amici, avevo la salute, e mi é stata anche donata la bellezza, anche se mi vedevo sempre allo specchio brutta e grassa. Non importava se il tenore di vita non era alto come sul piatto, se la spazzatura inondava le strade o se gli edifici non erano niente di lussuoso. Non mi importava niente di come fosse migliore il mondo si sopra, la felicità era ciò di cui avevo bisogno, e me la donavano le persone attorno a me. E poi arrivo lui...


E poi arrivò lui. Come se ce lo avessi portato io da te. Un SOLDIER di bell'aspetto precipitò nella chiesa, sui fiori che tu stavi amabilmente coltivando sul terreno. Li avevi trovati poco tempo prima, e ti eri sorpresa. Ricordo come se fosse ieri l'espressione meravigliata che avevi sul tuo volto. Credevo che, come una normale bambina viziata, avresti strappato quei gigli dorati e li avresti portati in dono a tua madre. Ma superai tutte le mie aspettative, e fui io quello sorpreso.

I fiori che tanto amavi e di cui ti prendevi cura come se fossero tue creature vennero brutalmente schiacciati dal corpo del SOLDIER. Ma tu non ti arrabbiasti, anche se sono sicuro, se fosse stata un altra persona al suo posto, l'avresti riempita di calci. Tu ti preoccupasti subito per la salute di quello sconosciuto, e lo chiamasti per farlo rinvenire. Non conoscevo a fondo quel sentimento chiamato amore, ma dal rossore che le tue guance presero quando lui ti parlò, intuii che forse, anzi molto probabilmente eri innamorata di lui. E per un attimo il mio stomaco si strinse e si contorse. Ti guardai da lontano, ti guardavo sempre da lontano, perché se mi fossi avvicinato tu saresti scappata via. Avrei voluto essere io il destinatario di tutte quelle attenzioni, di quelle parole affettuose, ma soprattutto dei tuoi sorrisi. Perché non te lo dissi mai, ma la tua felicità non illuminava solo i bassifondi, ma anche il mio cuore e la mia anima nera di assassino.


Mi innamorai a prima vista di Zack, e penso sia stato lui il mio primo amore. Primo ma non unico. Ero felice ogni volta che mi veniva a trovare, anche se non mi accorsi mai che c'eri tu prima che arrivasse lui. Ero troppo impegnata ad occuparmi dei fiori prima che arrivasse lui, troppo concentrata per distogliere lo sguardo. Poi mi misi a fantasticare, a sognare ad occhi aperti e ad osservare ogni minimo dettaglio di quella chiesa che mi faceva da casa. Fu allora che ti vidi. Mi ricordai di te, anche se facevi solamente parte delle memorie della mia infanzia. Eri l'uomo cattivo che mi voleva portare via. Appoggiato a quella colonna seminascosta dalla mia vista, non ti accorgesti che ti guardavo. Non mi sembravi neanche tu. Eri cresciuto, in quel momento mi sembravi veramente un vero uomo, non un ragazzino che fingeva di esserlo. Alto nella tua figura statuaria e rigida, gli occhi a mandorla marroni, tristi e malinconici fissavano un punto perso nel pavimento malridotto della chiesa. I capelli corvini, legati un uno strano codino. Un fisico bilanciato, forse troppo magro, in quel momento arrossì di nuovo, lievemente, e mi girai di scatto appena vidi il tuo volto girarsi lentamente verso di me. A braccia incrociate, sembrava che stessi aspettando qualcuno, aspettavi me? Perché non mi hai mai presa con te, non mi hai mai portata alla ShinRa nonostante fossi sola ed indifesa?


Era mio compito tenerti d'occhio ed aspettare il momento opportuno per rapirti, e nonostante i momenti opportuni furono molteplici, li lasciai scorrere tutti davanti ai miei occhi. Perchè ritenni che la gelosia era una cosa futile, soprattutto verso di te, che eri solamente un obbiettivo, lo scopo della mia missione. Sapevo che comunque tra di noi le cose non sarebbero mai potute funzionare, eravamo troppo diversi, l'età poi non ci era favorevole, e nemmeno i nostri stati sociali. Io ero un Turks, un assassino, un ricattatore, dirigevo loschi traffici, mi occupavo di cose che tu non ti saresti mai nemmeno potuta immaginare. Tu eri un Antica, una Cetra, qualcosa di sacro, di magico e di puro. Il mio compito era di portarti via. Una missione banale rispetto a tutte quelle che ho svolto. Non potevo sognare nemmeno di amarti, perché con la mia anima nera tinta di questo colore dal peccato avrei macchiato indelebilmente la tua purezza che non avrei mai voluto toglierti. Avrei spento il tuo sorriso, e con esso anche la fonte della mia felicità. E poi il tuo cuore apparteneva a Zack, così simile a te, ingenuo e senza l'ombra dell'omicidio su di sé. Lo conoscevo, era un mio amico, è stato un mio compagno in battaglia, un collega. Una persona che dovetti imparare a proteggere. Era come se fosse diventato il mio protetto, anche se devo ammettere che quando lo vidi all'entrata della tua chiesa, ansimante preoccupato per te, la delusione, l'angoscia, l'invidia e la gelosia prevalsero su di me. Litigammo per la prima volta io e Zack, litigammo per te, lo ricordo come se fosse ieri, e come sempre, ero lontano da te, mentre lui era sempre più vicino.


Se avessi saputo che stavate litigando per me, forse vi avrei fermati, se avessi saputo che stavi soffrendo per me... avrei fatto qualcosa, non so cosa. Non mi importava quello che volevi farmi, avrei fatto di tutto per alleviarti il dolore. Penso che anche questo sia amore... non un amore platonico e reciproco come quello che esisteva tra Zack e me, un amore proibito, che non potrà mai essere corrisposto. E poi... tu mi amavi?


Sei l'unico di cui mi possa fidare!” mi disse Zack prima di partire, nonostante la precedente litigata. Ancora una volta, mentre voi eravate al parco giochi a vendere fiori, io ero lontano, nascosto, ad osservarti. Faceva parte del mio lavoro, ma se all'inizio era una noia, in quei momenti diventava un piacere vederti, sempre felice, anche se accanto a lui. Io sogghignai divertito alla sua frase. Perché lui non sapeva ciò che la ShinRa, che lui stesso rappresentava, cosa avrebbe fatto a te, quando ti avrei arrestata. Come poteva fidarsi di me. Fidarsi di un Turk era come consegnare la propria anima ad un diavolo. “Conto su di te” mi disse prima di correre al Quartier Generale. Mi aveva affidato la tua vita, gli sorrisi, stavolta senza malizia, ma poi mi soffermai a guardare il vuoto. Lui non conosceva i miei sentimenti verso di te, non sapeva che con quel gesto protettivo aveva messo ancora più a soqquadro la mia esistenza già contorta. Avrei voluto proteggerti, ma non per un suo ordine o consiglio. Perchè ogni volta che ti vedevo da lontano, mi batteva il cuore, perché ogni volta che sorridevi la mia anima si rasserenava. Ma Zack dopotutto era un mio amico, non gli avrei negato quest'ultimo favore. Non sapevo che non sarebbe più tornato.


Non lo rividi mai più. Col tempo smisi anche di aspettarlo. Il mio amore si spense. I Turks mi furono sempre più addosso, a casa, alla chiesa, in paese... ma fu in quel momento che mi accorsi che la persona più vicina a me eri tu. Mi guardavi da lontano, e mi sorridevi, consolatore e comprensivo. Tu sapevi cose che non immaginavo nemmeno, ma non ti chiesi mai nulla. Eri la mia unica compagnia alla chiesa, eri quasi una presenza che non doveva mai mancare, per risollevarmi l'animo. Mi sentivo coccolata, ma allo stesso tempo la tua distanza mi rattristava. Anche solo per una volta, mi sarebbe piaciuto poterti avere accanto e abbracciarti. Quei metri che ci separavano, come se tu fossi un mio nemico... non lo sei mai stato.


Non sono riuscito a salvare Zack, e il tuo destino era ormai prossimo alla conclusione. Ti avrebbero arrestata, e io non avrei fatto nulla per impedirlo, anzi... La mia mano, sporca di sangue, finalmente avrebbe potuto toccarti, ma non sarebbero state carezze quelle che avrebbero accarezzato il tuo viso . Se potessi farlo, ti farei scappare. Ma in tutta la mia vita non ho mai fatto quello che volevo. Costretto dalle catene della ShinRa, presto dovrò legare anche te.



  
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