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Autore: Julien Bathory    05/10/2009    0 recensioni
Un futuro lontano, devastato dalla guerra. Una ragazza, rimasta sola, cerca di sfuggire alla presa della morte in tutti i modi, riuscirà nel suo intento?
Genere: Triste, Malinconico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Flash
Un lampo, un altro. Non si vedeva che lampi, prima delle esplosioni. Un leggero gemito, come un singhiozzo, si sentiva dopo di essi, dopo ogni fascio di luce.
In mezzo alla desolazione, ad un campo di maledetta terra rossiccia, polverosa, deserta come il destino di queste lande, in mezzo ai rottami ancora fumanti, in mezzo pure alle esplosioni di questa infinita guerra, di stupidi motivi, non conosciuti, c'è una ragazza. Una ragazza, che non ha la maggiore età, neppure lontanamente.
Fisico esile, una bocca rossa come la passione, gocciolante.
Ad ogni esplosione, la povera anima si mordeva le labbra, fino al sangue. Stringe le mani sui capelli, ebano, scompigliati, grande segno di stress, sempre per quelle maledette esplosioni.
La ragazza singhiozzava, ogni momento, ad ogni esplosione, vicina o lontana che sia, per colpa di quei suoni che lei odiava tanto.
Aveva perso tutto, nel giro di un anno, un interminabile anno: Famiglia, amici, tutti persi, tutti cancellati senza pietà dalla cruda vita di questa era, un era nera come il carbone. Ah, sì, aveva perso anche tutte le sue cose, apparte una bambola, che infantilmente stringeva come se le desse compagnia, tentando di addormentarsi dove le capitava.
Per mangiare, trovava l'indispensabile nei negozi abbandonati, c'erano molte scorte, ma la sua mente non ce l'avrebbe fatta per molto: era sola, totalmente sola, non c'era forma di vita che le potesse dire "ti voglio bene", non c'era forma di vita che la potesse abbracciare, o meglio ancora, dirle "svegliati!" per farla destare da quell'orribile incubo che stava vivendo.
Non sopportava più questa condizione, così, un giorno, chissà che periodo, era sempre freddo, la ragazza prese il coraggio a due mani ed abbandonò quella piccola landa in cerca di una benchè minima traccia vivente che non le scagliasse una bomba addosso.
Mentre camminava, timidamente, facendo attenzione a dove metteva i piedi, notò che la bruma era bassa, l'orizzonte, quindi, affogava nella foschia, lasciando nella ragazzina una sensazione opprimente, schiacciante, come se quella nebbia la volesse tener lì. Dopo ore di viaggio, lento, in un paesaggio monotono e sempre uguale, la ragazza scorse una collinetta, un rinnalzamento nel terreno non molto ampio, ma abbastanza per un rifugio.
si diresse lì, indecisa, se passare la notte su quel piccolo altopiano che non superava i centro metri di altezza,ma l'istinto le diceva che doveva, quindi, esplorò la zona e si sistemò fra due alberi secchi, che creavano un'"ideale" postazione per la notte.
Passarono le ore, ed un fruscio attirò l'attenzione della ragazza, svegliandola.
Sconcertata, spostò lo sguardo quà e là. Dopo varie ricerche uditive, si voltò verso un rumore più certo e notò, esterrefatta, che un gattino, grigio come il fumo negli occhi, stava cercando..qualcuno, qualcosa che lo tenesse in vita, era piccolissimo, troppo, per essere svezzato di già.
La ragazza capì che la madre lo aveva abbandonato od era morta, sicuramente era così.
I piccoli miagolii le sciolsero il cuore, aveva trovato qualcuno che condivideva le sue sofferenze.
Prese in braccio il gattino, e, sentendo scoppi sempre più vicini, strinse gli occhi, tese le braccia che tenevano il gatto sul suo petto ed iniziò a correre a perdifiato, tutto questo, per salvare le loro due esili vite, che pendevano, a quanto pare, da un sottile filo di spago, logoro e quasi tagliato…
In quella distesa di polvere, dove ormai la luce calava, si vedeva la piccola figura della giovane ragazza che correva..correva e non si fermava, mai…
Aveva trovato finalmente qualcuno a cui volere bene, da proteggere, dopo una lunga attesa nell’essere soli, facendosi compagnia con i cadaveri della gente...
non sentendo più nessuno..nemmeno le urla della gente colpita dalle esplosioni, e dai proiettili dei grossi fucili portati da quegli uomini, con quelle vesti stranissime, che lei non ne comprendeva l’utilità, non sapeva nemmeno perché uccidevano tutto ciò che vedevano, e non era vestito come loro, tutto, persino gli animali.
Una volta ne aveva visto uno essere fucilato per una ventina di volta, adesso poteva veder tutto senza provare più impressione, dopo tutti gli orrori che era stata obbligata a vedere, non si poteva dire che per una ragazza quelle cose non si potevano mostrare, perché la realtà, la cruda realtà non fa differenza fra uomini e donne, animali e bambini, qualsiasi sia la loro condizione, essa si abbatte sempre su di loro, e, la ragazza, che era sempre fuggita, aveva dimostrato di aver voglia di vivere, di essere come un fiore, un rosso fiore minuto che spunta dalla neve, e che vuole crescere, raggiungere il sole, raggiongere la libvertà..ma che può essere sempre sepolta con facilità.
E mentre detto questi pensieri, lei continua a fuggire con le sue magre gambe..
e con quella meravigliosa vita fra le braccia.
Il gatto miagolò, esilmente, capì che aveva una paura matta, ma forse, il micetto, si era accorto che dei soldati, quelli vestiti in quello strambo a lei modo, la stavano seguendo da una notevole distanza, ma avevano pur sempre le armi da fuoco…
Un lampo di profondo terrore attraversò gli occhi della ragazza, fulminandola in tutti i nervi del corpo, come in una convulsione..
Non voleva morire, non ora che aveva qualcuno da amare. Nella precipitosa foga della corsa, però, la ragazza non fece attenzione ad un cavo di ferro a terra. Cadde.
Il gattino emise un sussulto, come se si fosse spaventato.
La ragazza capì di avere il piede incastrato sotto il cavo, molto spesso, come lo era la paura che la paralizzava. Gli uomini la raggiunsero.
Puntarono i fucili contro di lei farfugliando delle parole in una lingua a lei sconosciuta.
Prese il gatto e lo spinse con forza, più lontano da lei possibile, per farlo vivere. Il gattino sembrò voler restare a guardare la padrona, Gli uomini spararono, per poi andarsene sdegnando il cadavere di una benchè minima attenzione.
Il micio si avvicinò alla ragazza, iniziò a leccarle il naso, mentre un rigolo rosso gli bagnava la zampetta. Voleva svegliarla, la sua “mamma”.No.
Non si sarebbe mai svegliata, e questo il gattino non lo avrebbe capito.
   
 
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