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Autore: Freaking Out    06/10/2009    2 recensioni
sulle note della canzone più dolce di Jovanotti, vi presentiamo un'altra ff riguardante una delle coppie da noi preferite...aspettiamo commenti!! ^.-
Genere: Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A te...

Un’altra giornata è finita. Entro silenziosamente nel nostro Quartier Generale, nonché casa in cui Sirius ha trascorso la sua infanzia non propriamente felice: Grimmould Place n°12.

Scivolo senza fare rumore lungo il corridoio d’ingresso, attento a non svegliare la “cara” Walburga, che sonnecchia beatamente nella sua ricca e pregiata cornice. Un volta raggiunto il salone, mi lascio cadere stancamente su una comoda poltrona. Per oggi, non ne posso davvero più!

Da quando sono iniziate queste missioni per convincere gli altri mannari a schierarsi dalla nostra parte, sono sempre più stanco. Il mio aspetto esteriore riflette il mio stato d’animo come mai prima d’ora: capelli ingrigiti anzi-tempo, rughe ed occhiaie marcate, fisico smunto…guardandomi adesso, chi potrebbe pensare che fino ad una ventina d’anni fa facevo parte del gruppo più popolare della scuola a qui tempi, i mitici Malandrini?

Bei tempi, quelli: scherzi e risate senza paura delle conseguenze, riuscire sempre a cavarsela con il sorriso sulle labbra ed un altro bel ricordo da portare nel cuore…stavo così bene da essermi illuso, per qualche tempo, di essere normale, di potermi divertire come facevano tutti gli altri…di poter vivere come gli atri…

Ma la realtà non ha aspettato a darmi una botta in testa: la guerra. Il tradimento di Peter. La morte di James e di Lily. La prigionia di Sirius, che anche adesso, nonostante sia evaso, passa più tempo con un Ippogrifo che con un essere umano. La vita non è stata giusta con nessuno di noi: abbiamo tutti le nostre cicatrici e, anche se le mie sono le più evidenti ad occhio nudo, sono tutte altrettanto dolorose…

Quanto silenzio; e non intendo quello in cui è avvolta l’intera casa (Sirius deve essersi addormentato un’altra volta dopo aver dato da mangiare a Fierobecco), ma a quella presente dentro di me, nella mia anima. Credo di non essermi mai sentito così solo. I ragazzi sono ad Hogwarts e gli altri membri dell’Ordine ancora in missione.

E io sono qui da solo, senza nessun rimedio per scacciare la depressione che si impossessa di me sempre più spesso, ultimamente. Temo che di star diventando nostalgico…cioè, più del solito, intendo; e questa volta non posso neanche dare la colpa al mio “piccolo problema peloso”, visto che la luna piena è ancora lontana.

Con gli occhi scansiono attentamente la stanza nella speranza di trovare un libro (illuso, come se non sapessi che Sirius è allergico anche solo alle copertine), una rivista, una foto, un quadro, insomma, qualunque cosa che possa farmi fuggire (ancora una volta) dai miei ricordi. D’un tratto lo vedo: appoggiato sopra ad un tavolino a meno di un passo da me, c’è uno di quegli aggeggi on le cuffie  che i babbani utilizzano per isolarsi dal resto del mondo con la loro musica. I-Pod credo che li chiamino. Li fanno anche di diversi colori; questo è fuxia. L’avrà dimenticato qui Hermione, o magari Ginny… o forse l’ha portato Arthur dall’ufficio con la scusa di doverlo controllare perché potenzialmente pericoloso. Guardo dubbioso l’aggeggio per un attimo, poi lo prendo e infilo le cuffiette, sentendomi un po’ stupido: non è che abbia niente di meglio da fare, dopotutto. Lo accendo e selezioni l’opzione “brani casuali”. Le note cominciano a riempirmi la mente, liberandola, miracolosamente, dall’angoscia e dalle preoccupazioni che la permeavano fino a poco tempo fa.

 

A te che sei l’unica al mondo
L’unica ragione
Per arrivare fino in fondo
Ad ogni mio respiro
Quando ti guardo
Dopo un giorno pieno di parole
Senza che tu mi dica niente
Tutto si fa chiaro

 

Un’immagine ben precisa inizia a formarsi davanti ai miei occhi: capelli rosa shocking. È un pensiero che ho da un po’ di tempo ha cominciato a farsi largo nella mia mente, ma non ho mai avuto il coraggio di ammetterlo nemmeno a me stesso, nell’oscurità e nella solitudine della mia stanza. Il fatto, però, esiste: lei sta diventando la cosa più importante nella mia vita; anche dopo le missioni più dire e faticose, tornato al Quartier Generale, mi basta incrociare il suo sguardo, cogliere un guizzo dei suoi capelli multicolor in mezzo alla stanza, o sentire per un momento la sua risata giovane, allegra e priva di preoccupazioni, per sentirmi felice, riposato e sì, perché no, anche più giovane.

 

A te che mi hai trovato
All’angolo coi pugni chiusi
Con le mie spalle contro il muro
Pronto a difendermi
Con gli occhi bassi
Stavo in fila
Con i disillusi
Tu mi hai raccolto
Come un gatto
E mi hai portato con te

 

Poco dopo essere diventato membro dell’Ordine a tutti gli effetti, era inevitabile che Dora scoprisse la natura del mio “piccolo problema peloso”. Quando è successo, ho cominciato a stare sempre sulla difensiva quando parlavo con lei, a risponderle senza guardarla negli occhi e con il tono freddo e monotono che riservo a quelli dai quali so che non potrò ottenere altro che pietà per la mia condizione. Dopo che questo mio atteggiamento nei suoi confronti era durato per un po’ di tempo, lei ha aspettato che io uscissi da Grimmould Place, mi ha raggiunto e mi ha affrontato dicendomi:

«Smettila di comportarti come se il mondo intero ti avesse voltato le spalle! Se non vuoi avere la pietà degli altri, devi essere il primo a non compiacerti. Non andare in giro curvo e con gli occhi bassi, come se non meritassi neanche di camminare in mezzo a persone che tu consideri “normali”: alza la testa, guarda negli occhi la vita e vivila al meglio delle tue capacità! Non sottovalutarti, Remus: sei una persona eccezionale, migliore della maggior parte dei maghi e delle streghe “normali” che conosco… siamo noi ad essere fortunati ad avere la tua amicizia, non viceversa… Ricordalo!»

Detto questo si è allontanata, ha svoltato in un vicolo e si è smaterializzato verso il Ministero… ma non prima di aver rovesciato un paio di bidoni dell’immondizia, inciampandoci contro.

 

A te io canto una canzone
Perchè non ho altro
Niente di meglio da offrirti
Di tutto quello che ho
Prendi il mio tempo
E la magìa
Che con un solo salto
Ci fa volare dentro l’aria
Come bollicine

 

Vorrei davvero darle qualcosa di speciale, in cambio a tutto ciò che lei ha fatto di buono per me. Se la situazione fosse diversa… se non ci fosse la guerra, se non ci fossero tanti anni di differenza tra di noi, se non fossi così povero da andare in giro sempre con abiti logori e strappati, se la mia condizione non fosse così pericolosa, allora, forse… No. Meglio non farmi venire in mente questi pensieri. Mi farei solo del male. Per ora mi basta che lei faccia parte della mia vita in questo modo. Uno sguardo rubato, due chiacchiere casuali, qualche occasionale risata… Mi basta. Davvero. Anzi, a volte mi sembra anche troppo per un essere come me…

 

A te che sei
Semplicemente sei
Sostanza dei giorni miei
Sostanza dei giorni miei

 

Già. Non c’è modo migliore per descrivere ciò che rappresenta per me. Ogni volta che esco spero di incontrarla. Ogni missione, anche la più lunga e faticosa, la sopporto con gioia all’idea di rivedere Dora una volta che avrò terminato il mio lavoro. In ogni cosa che faccio, lei c’è.

 

A te che sei il mio grande amore
Ed il mio amore grande
A te che hai preso la mia vita
E ne hai fatto molto di più
A te che hai dato senso al tempo
Senza misurarlo
A te che sei il mio amore grande
Ed il mio grande amore

 

Ecco. Amore, finalmente ho il coraggio di usare questa parola. Prima di incontrarla pensavo di non esserne degno…credevo che ad esseri come me non fosse minimamente permesso provare un sentimento così puro e nobile. La mia vita si trascinava miseramente, un giorno grigio dopo l’altro..per non parlare dell’oscurità, in quelle dannate notti in cui incontravo la mia unica amante nonché aguzzina: la luna.

Poi lei è arrivata…ed il mio mondo si è capovolto, per fortuna. Non riesco a capire da quanto tempo la penso in questo modo, né da quando mi sento così: fatto sta che ormai sono in ballo.

E non sono mai stato meglio in vita mia.

 

A te che io
Ti ho visto piangere nella mia mano
Fragile che potevo ucciderti stringendoti un pò
E poi ti ho visto
Con la forza di un aeroplano
Prendere in mano la tua vita
E trascinarla in salvo

 

Sorrido ripensando alla volte che io, Sirius, James e Peter le abbiamo fatto da baby-sitter. Ogni pomeriggio andava tutto allo stesso modo: finché si trattava di divertirsi, guardando la piccola trasformare i tratti del suo visetto infantile o cambiare il colore dei suoi pochi capelli, James e Sirius erano i primi ad occuparsi di lei, facendola giocare e ridere. Ma poi, quando Dora iniziava a piangere per la fame o per la stanchezza, gli altri due Malandrini sparivano improvvisamente (probabilmente a giocare a Quidditch) trascinando Peter con loro…ed io restavo solo con lei. Questo, però, non mi ha mai fatto arrabbiare: mi piaceva farla smettere di piangere e calmarla…sembrava così indifesa e fragile in quei momenti, tra le mie braccia. Credevo che sarebbe rimasto sempre la bambina disordinata e confusionaria che era a quei tempi. Sono rimasto piacevolmente sconvolto, quindi, quando circa diciassette anni dopo sono venuto a sapere che stava studiando per diventare un Auror. Un paio di volte l’ho vista all’opera: quando combatte non è goffa né cade ad ogni passo. Fa dei movimenti agili e scattanti che spiazzano l’avversario, portandolo quasi sempre alla sconfitta. Sono contento, però, che per gli altri aspetti della sua vita sia rimasta la bambina allegramente impacciata che era in tenera età.

 

A te che mi hai insegnato i sogni
E l’arte dell’avventura
A te che credi nel coraggio
E anche nella paura
A te che sei la miglior cosa
Che mi sia successa
A te che cambi tutti i giorni
E resti sempre la stessa

 

La sua allegria e spensieratezza mi hanno fatto capire che vale la pena di sognare un mondo migliore, dove le persone speciali come lei possono vivere felici, e che non bisogna avere paura di lottare per conquistare ciò in cui si crede.

Molte volte ho visto la paura dipingersi nei suoi occhi, prima di uno scontro con i mangia morte (ovvero gran parte della sua famiglia), ma poi non si è mai tirata indietro di fronte ad una battaglia. Nonostante cambi il suo aspetto ogni giorno, non riesce a mascherarsi in modo da non farsi riconoscere da me: è, e sempre sarà, la migliore esperienza della mia vita.

 

A te che non ti piaci mai
E
sei una meraviglia
Le forze della natura si concentrano in te
Che sei una roccia sei una pianta sei un uragano
Sei l’orizzonte che mi accoglie quando mi allontano

 

Per quante cose non la soddisfino di sé stessa (e per quante lei ne modifichi ogni giorno grazie ai suoi poteri da Metamorfomagus), nel suo sguardo e nelle sue espressioni restano sempre quella gioia di vivere e quell’energia che la caratterizzano, rendendola sempre bellissima: forte come una roccia, costante come un albero alto e robusto, che, nonostante cambi il suo aspetto ogni stagione, resta sempre maestoso ed immutato nella sua grandiosità. Come un uragano, porta nella vita di chiunque le stia accanto, anche per poco tempo, quell’entusiasmo capace di rendere migliore la vita di tutti.

 

A te che sei l’unica amica
Che io posso avere
L’unico amore che vorrei
Se io non ti avessi con me
A te che hai reso la mia vita
Bella da morire
Che riesci a render la fatica
Un immenso piacere

 

A volte sento che è unica che possa capirmi veramente. Nonostante gli anni di scorribande con i Malandrini, nonostante il profondo legame che avevo allacciato con Lily, nonostante la grande intesa che ancora mi lega a Sirius, sento che Dora è l’unica persona che possa comprendermi a fondo: sebbene caratterialmente siamo completamente opposti, in un certo qual modo ci completiamo a vicenda, e spesso anche lei è stata ingiustamente discriminata a causa della sua diversità, dovuta alle sue qualità di Metamorfomagus. È l’unica che quando mi dice «Capisco cosa provi», lo fa perché è vero, non perché le circostanze lo impongono. Se non ci fosse un essere così speciale, forse potrei anche accarezzare l’ipotesi di passare con lei il resto della mia vita… Ma non posso costringerla a questo: non posso farla diventare un rifiuto della società, non posso portarla a fondo con me, proprio perché con la sua luce inonda la mia esistenza, altrimenti buia. D’altro canto, se lei non fosse tale, probabilmente neanche l’amerei fino a questo punto. È incredibile quanto l’appostamento più noioso possa diventare fantastico e divertente, se lei è assegnata al mio stesso incarico…

 

«Feccia! Luridi traditori di sangue! Sporchi filobabbani!»

Il mio ascolto viene improvvisamente interrotto dalle urla disumane del quadro all’ingresso. Qualcuno deve aver urtato l’orribile porta ombrelli… e c’è una sola persona che ormai lo fa quotidianamente. Improvvisamente mi ricordo di quanto sono ridicolo con quell’aggeggio babbano nelle orecchie. Mi affretto, quindi, a spegnere l’ I-Pod ed a togliermi le cuffie. Mentre mi alzo dalla poltrona, cerco di domare le farfalle che sembrano essere nate ed impazzite nel mio stomaco (neanche fossi un adolescente in piena crisi ormonale) e, quando mi sento abbastanza pronto, esco dalla sala.

Eccola. Mi si fa accanto assieme a Sirius, che deve essersi svegliato a causa del baccano provocato da sua madre, suppongo.

«Remus!» mi dice Dora, i corti capelli scompigliati oggi di un bell’azzurro brillante «Grande, l’hai trovato tu il mio I-Pod! Credevo di averlo perso chi sa dove…»

Indica l’aggeggio che ho ancora in mano, sorridendomi. È il momento migliore della mia giornata.

«Ah, è tuo? Credevo fosse di Hermione o di Ginny» neanche provo a dirle l’ipotesi “Arthur”…non voglio che pensi che io sia così diffidente ed infantile, da dubitare del signor Weasley «l’ho ascoltato un po’, spero che non ti dispiaccia»

Con un po’ d’imbarazzo, mi accorgo che mi sta fissando con i suoi grandi occhi, castani e luminosi, sta volta.

«No, no, figurati, anzi…» mi dice con le cuffiette già nelle orecchie.

Mentre accende il marchingegno, però, aggrotta le sopracciglia in un’espressione sorpresa.

«Qualcosa non va? Ho fatto qualche danno? Se l’ho rotto te lo ricompro, scusa…» mormoro sulla difensiva, pensando al peggio ed ignorando quella fastidiosa vocina che mi ricorda che non ho comunque i soldi per comprarle un altro I-Pod.

«No, no, è tutto a posto, non preoccuparti… È  solo che ero curiosa di vedere qual è l’ultima canzone che hai sentito…ed è una strana coincidenza, ecco, perché ultimamente anche io ascolto spessissimo  “A te”… » mi risponde, lanciandomi un’occhiata allo stesso tempo timida e dolce.

Le farfalle nel mio stomaco sembrano agitarsi ancora più di prima, incontrollabili.

«Ma davvero? Io ti facevo più un tipo da Sorelle Stravagarie..»ironizzo cercando di nascondere la mia agitazione.

Lei non ribatte, ma si limita a dedicarmi il più bel sorriso che io abbia mai ricevuto, accompagnato da quello sguardo che mi sta facendo letteralmente impazzire.

Mi correggo. È questo il momento più bello della mia giornata.

 

 

 

 

 

 

*** Spazio Autrici***

Ed eccoci qui, alla fine di questa ff..beh, che dire? Che anche se il romantico non è proprio il nostro genere (ndC: comico e demenziale 4e!) (ndD: Smettila!!), ancora una volta lo utilizziamo per raccontare a proposito della coppia Remus/Ninfadora (ndC:sarà colpa dell’mp3, visto che è sempre lui ad ispirarci??)(ndD: dettagli!)(ndC: non rubarmi le battute!)(ndD: se no?) (*Chiara tira fuori la bacchetta con aria minacciosa*)(ndC: dicevamo?)

..naturalmente aspettiamo di sapere cosa ne pensate! Commentate, commentate, commentatete!! XD ^.-

  
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