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Autore: pink    04/06/2005    4 recensioni
Le hanno spezzato le ali della libertà.
Le hanno allontanato la sorella.
Le hanno sottratto il suo orgoglio.
Ma non le hanno portato via l’amore.
Una storia incentrata sulla rinascita…
Genere: Triste, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Narcissa Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Mi hai soltanto strappato un po’ di silenzio…

Mi hai soltanto strappato un po’ di silenzio…

 

Il nobile nome di un fiore.

Il Narciso.

Lei, una donna orgogliosa, in cuore l’alterigia dei Black.

La sua storia intensa, eppure così breve.

Si, perché aveva smesso di vivere da quando il matrimonio le aveva sottratto la libertà.

Le ali del falco, in un abisso di solitudine che a nessuno avrebbe mai permesso di varcare.

A nessuno.

Le sue sorelle: Bellatrix e Andromeda.

Era un gioco asimmetrico: la prima così folle ed egoista, la seconda onesta e satura di principi morali.

E Narcissa non era né l’una né l’altra.

 

Si lisciò i capelli dorati, separandone le ciocche con un pettine.

Era la bellezza aggressiva e imperiosa di una donna ancora troppo giovane, sebbene cresciuta in fretta, uno splendore non usurato dal tempo.

Lo specchio davanti a lei rifletteva le gote rosee imperlate da lacrime amare.

Ad un tratto, la porta della sua camera si spalancò, inondandola di luce.

Si asciugò il viso come meglio poté.

Le sue debolezze erano una cosa estremamente personale.

- Narcissa...tutto bene?-

La voce di sua madre risuonò flebile e impensierita.

Calpurnia, nonostante avesse passato da un pezzo gli anni verdi, conservava un non so che di giovanile nei lineamenti, e solo rade grinze sul volto e il suo portamento signorile lasciavano intravedere piccoli scorci della vecchiaia.

- Si, tutto a posto…-

L’arte del fingere era una caratteristica della famiglia Black, tanto che Calpurnia non dubitò minimamente dello stato d’animo della figlia.

- Allora sbrigati, sotto sta per iniziare la festa.- la avvertì, prima di richiudersi la porta alle spalle.

Tuttavia, appena fu di nuovo inghiottita nell’oscurità, Narcissa riprese a singhiozzare, più forte e veementemente di prima.

Nessuno doveva sapere…

Era stato l’avvertimento di sua sorella Bellatrix, e lei lo aveva rispettato.

- Sei contenta adesso?- pronunciò al nulla.

Nonostante fossero così diverse, si volevano un gran bene.

Il giorno prima, l’aveva presa in disparte e su due piedi le aveva detto che non si sarebbero riviste mai più.

Avrebbe fatto parte della schiera di mangiamorte di Voldemort.

Aveva sempre saputo che Bellatrix era tremendamente ambiziosa ed egocentrica, ma pensava che l’affetto fraterno sarebbe prevalso su tutto il resto.

Inutile dire che non era stato affatto così.

Questa era la sottile linea che le divideva, Narcissa era troppo unita a ciò che la circondava, Bellatrix no.

E non era nemmeno stata sincera.

Una volta, le aveva promesso che le sarebbe stata sempre accanto, che l’avrebbe protetta.

E aveva miseramente mentito.

Bellatrix sapeva di potersi fidare di lei, era l’unica che anche se contrariata dalla scelta della sorella, non avrebbe detto una sola parola.

Così era stato quando le aveva confidato il terribile segreto.

Narcissa si era sentita cadere il mondo addosso, tutte le certezze a cui si era sempre appoggiata, ma non aveva contestato.

- Se questo è quello che desideri…-

Aveva sussurrato, prima che la sorella la cingesse in un abbraccio di addio.

 

***

 

Gli occhi di molti erano puntati sulla ragazza che stava scendendo le scale con estrema lentezza, nel volto una velata tristezza.

Il lungo abito color crema fluttuava ad ogni suo passo, creando giochi di luce attraverso gli strass applicati sulla stoffa.

I capelli erano stati raccolti in un foulard di seta rosa, lasciando ricadere solo qualche ciuffo davanti al viso.

Posò lo sguardo sull’ampia sala da ballo, sulle persone così liete e spensierate che si accingevano a ballare un valzer o a spettegolare.

Com’era possibile che quelle mura, la sua casa, non rispecchiassero il suo stato d’animo?

Una voce lontana le giunse alle orecchie, ridestandola dai suoi pensieri.

Era la signorina Christopher, la donna più arcigna e deforme che avesse mai conosciuto.

Nonostante lei e le sue sorelle fossero abbastanza grandi da badare a se stesse, Fiona Christopher dettava leggi come se fosse stata ancora la loro bambinaia.

Ricordava ancora quando, da piccola, le leggevano le fiabe.

Si era sempre chiesta come mai descrivessero le tate come delle vere e proprie nonne, quando di materno la Christopher non aveva proprio niente.

Il suo aspetto, poi, contribuiva a renderla ancora più sgradevole di quanto già non fosse: di corporatura bassa, tozza e floscia, la forma del volto quadrata, le sopracciglia di un falco e un naso da far concorrenza al Cyranò di Bergerac.

- Ragazza mia, ma sono modi questi? Arrivare all’ora che più ti fa garbo?-

Narcissa, però, non era proprio dell’umore adatto per sentire le prediche di una vecchia zitella acida.

Le rivolse un cenno del capo e prese a camminare decisa verso il balcone.

La terrazza dei Black aveva le sembianze di un giardino principesco; gardenie e gerbere che s’intrecciavano in composizioni artistiche, l’edera che si diramava sulla balaustrata e sulle colonne in pietra calcarea che circondavano tutto il perimetro.

Poggiò i gomiti sulla ringhiera in ferro battuto, socchiudendo le palpebre.

Il silenzio della notte contrastava con la musica frastornante della sala, una leggera brezza le accarezzava il viso e un piacevole fresco la fece rabbrividire.

- Bella serata, vero?-

Narcissa dovette trattenersi per non sbraitare contro lo scocciatore di andarsene.

- Non credo proprio.- ribatté acidamente.

- Ma come, è il compleanno di sua sorella…anzi, non dovrebbe essere dentro a festeggiare con gli altri?-

- Non credo che le riguardi quello che voglio o non voglio fare.-

Dalla sala sopraggiunse un grido lacerante.

- Bellatrix è sparita, dov’è la mia Bellatrix? Dov’è?-

Calpurnia s’interruppe, scossa da una crisi di pianto.

Narcissa boccheggiò.

Sapeva che sarebbe arrivato quel momento, ma non pensava sarebbe stato tanto doloroso.

- Non la vedo molto sorpresa…-

- Lei è un impiccione!-

Si girò di scatto, incontrando lo sguardo metallico del giovane.

- Mi scusi se sono stato invadente…comunque, non ci siamo ancora presentati. Io sono Lucius Malfoy. E lei è?-

- Mi scusi se le sembrerò maleducata, ma non gradisco molto la sua compagnia…se non le dispiace…- proferì, con un tono così irritato che lasciava sottintendere che se avesse detto una sola parola, gli avrebbe lanciato una maledizione senza pensarci troppo.

- Si figuri.- le rispose il ragazzo, senza scomporsi minimamente.

Narcissa, ancora più indignata per quell’atteggiamento, gli voltò le spalle e prese a camminare in direzione della sala, facendo riecheggiare i tacchi nella semioscurità.

 

***

  
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