Salve a tutti!! rieccomi dinuovo tra voi! anche se non ho proseguito l'ff de "lo strano comportamento di Edward "(ormai mi aveva stufato scrivere quel''ff -.-) ho deciso comunque di scrivere una fanfiction che da tempo sognavo di pubblicare. Per migliorare la grammatica, ho letto moltissimi libri e scritto tante storie, solo per voi! ^^ spero che questa ff sia di vostro gradimento, e mi raccomando! recensite in tanti! un bacione e grazie infinite per l'appoggio della scorsa ff! non smetterò mai di ringraziarvi! (p.s. mi sto ammazzando per capire come mai i dialoghi non compaiono. Nell'anteprima ci sono, aggiungo il capitolo, e loro cosa fanno? scompaiono, mi sembra ovvio! cercherò di risolvere quest'arcano mistero, ve lo prometto! T.T )
Vampire93
Ero a letto da almeno 2 giorni.
Dopo il parto ero proprio
sfinita e i miei famigliari mi avevano lasciato riposare senza disturbarmi
troppo per farmi recuperare le forze. Ogni tanto veniva Edward a tenermi
compagnia e a coccolarmi, oppure mia sorella che mi portava qualcosa da
mangiare assieme a mia figlia la quale ne approfittava per accoccolarsi al mio
fianco in cerca di attenzioni.
Mi stavo annoiando a stare a letto a non fare niente, e poi
Carlisle mi aveva consigliato di non stare troppo a riposo e inoltre ero
tremendamente curiosa di vedere i miei bambini. Con estrema lentezza, scesi dal
letto e indossai la vestaglia di raso che Alice mi aveva comprato come regalo
di compleanno dell’anno scorso. Uscii dalla camera da letto e camminai
trascinando i piedi fino alle scale. All’improvviso sentii un fruscio alle mie
spalle e capii subito di chi si trattasse. Due forti braccia gelate mi cinsero
le spalle mentre un tenero bacio si posò sulla mia guancia e a quel gesto, non
potei fare a meno di arrossire.
"Come ti senti? ce la fai a scendere le scale senza
cadere?" ironizzò sorridendo sghembo come suo solito.
"Bhè, ora che non ho più il pancione a intralciare i
miei movimenti, forse potrei anche farcela a scendere le scale e arrivare al piano
di sotto indenne…" dissi abbassando lo sguardo, cercando di non fargli
intuire quanto le mie parole fossero false. Era vero il fatto che riuscivo a
muovermi meglio ora che non avevo più il pancione però adoravo quando mio
marito, per non farmi affaticare troppo durante la gravidanza dei gemelli, mi
portava a zonzo per la casa e non volevo che le cose cambiassero, almeno, non
così presto.
Edward dal mio sguardo, sembrò capire le mie reali
intenzioni allora si affrettò a dire "Vuoi che ti porti in braccio,
vero…?"
Riabbassai lo sguardo. Ero imbarazzata all’inverosimile per
essere stata scoperta… non gliel’avrei mai chiesto, a causa della mia infinita
timidezza. E lui questo lo sapeva.
"Mi conosci bene, eh?" "Certo,- rispose dopo avermi baciato
la fronte- vieni, ti porto in sala. Renesmee non fa
altro che piangere. Le sei mancata moltissimo" sorrisi tristemente a quella frase. Mancavo
molto a Renesmee, e lei mancava molto a me. Quando le avevo svelato che presto
avrebbe avuto dei fratellini, era molto felice. Ma con l’avanzare della
gravidanza, non riuscivo bene a muovermi, e stavo la maggior parte del tempo
sdraiata sul divano o sul letto. Inoltre, Carlisle non voleva stessi troppo
tempo con Renesmee, per paura che potesse fare un movimento brusco e urtare il
pancione e quindi stavo poco con mia figlia, e se stavamo insieme, c’era
comunque un’altra persona che teneva a bada la piccola cosicché da non far del
male ai bambini. Renesmee col passare del tempo iniziò a diventare sempre più
gelosa e irritabile dando la colpa a noi, perché davamo molte più attenzioni ai
gemelli piuttosto che a lei. Speravo solamente che ciò cambiasse soprattutto
adesso che i gemelli erano nati. "Edward, come stanno i piccoli?"
la mia ansia era palpabile ma Edward cercò di tranquillizzarmi donandomi un
caldo sorriso.
"Stanno benone, cara. Adesso stanno dormendo
profondamente. Sono bellissimi!" terminò con voce emozionata e i suoi
occhi parvero brillare. Arrivammo alla fine delle scale e scesi dalle braccia
di mio marito continuando però a sorreggermi a lui. Avanzammo fino ad arrivare
in sala e notai che tutti i Cullen erano seduti sui divani e parlottavano fra
loro. Non si accorsero della mia presenza fino a quando la mia primogenita si
fiondò fra le mie braccia urlando di gioia. Mi allontanai da mio marito e
cercai di prendere in braccio la bambina sforzandomi non poco. Premuroso come
sempre, Edward mi abbracciò da dietro facendo posare la mia schiena sul suo
petto così da riposarmi un po’, e soprattutto, per evitare di sbattere a terra.
Baciai la fronte di mia figlia respirando bene il suo
profumo, che tanto mi era mancato.
"Come ti senti, Bella?" mi chiese
Carlisle venendomi incontro per
controllarmi da più vicino
"Un po’ affaticata, ma non volevo stare ancora a
letto, mi annoiavo troppo…" Il
vampiro annuì
"è per questo che abbiamo cercato di lasciarti
riposare più tempo possibile. I piccoli li abbiamo nutriti con della glucosata
presa dall’ospedale per la prima poppata, e dopo con del latte in polvere ma forse
sarebbe meglio iniziare a dargli il tuo…" "Si, certo! anzi… posso
vederli?" chiesi con la speranza di ricevere una risposta positiva e di
aver finalmente l’occasione di poterli vedere e toccare. Mi rispose Alice la quale prese fra le
braccia Renesmee permettendomi così di poter sedere sul comodo divano della
sala.
"Ovvio! Esme, Rosalie potreste portare i gemelli in
sala?"
Le due vampire annuirono entusiaste e sparirono nella stanza
accanto per portarmi i miei figli. Ero emozionatissima all’idea di poterli
abbracciare e di questo pensai se ne fosse accorto anche Jasper perché mi
accarezzò la spalla, in segno di affetto. Lo ringraziai con lo sguardo mentre
il fratello maggiore si avvicinava alla sottoscritta con un sorriso che non
prometteva nulla di buono. Si sedette alla mia destra occupando buona parte del
divano. "Ehi, sorellina! guarda che io non ne voglio altri nipoti! vuoi
che questa casa diventi un asilo?" scherzò avvolgendomi fra le sue
braccia forti e robuste. Per fortuna, arrivò mio marito a salvarmi
dall’abbraccio stritolatore del fratello, sedendo alla mia sinistra,
sciogliendo l’abbraccio di questo. "Come se la cosa ti
dispiacesse…" lo riprendemmo io ed Edward osservando il
vampiro-armadio-a-due-ante, con sguardo severo. Emmet stava per rispondere ma
s’interruppe subito dopo l’arrivo della madre e della moglie le quali portavano
fra le braccia due fagotti, uno rosa e uno blu: Claire e Paul, i miei angeli.
Commossa come lo ero stata solo dopo la nascita di Renesmee,
presi in braccio Paul mentre la sorellina andò al padre il quale non poté fare
a meno di baciare la fronte della figlioletta. Dormivano profondamente: Claire
aveva i capelli castani- forse ereditati dai nonni- e Paul, invece, un
bellissimo rosso scuro simile al mio. Nonostante fossero di pochi giorni, la
loro natura per metà vampira, aveva contribuito-anche se ancora molto piccoli-
a renderli bellissimi e perfetti in ogni particolare. Presi a osservare
minuziosamente ogni dettaglio dei gemelli, come se volessi imprimere nella
memoria la loro immagine. Avrei chiesto a Alice di comprarmi un ciondolo ove
potessi mettervi all’interno delle foto: ne avrei messa una con i miei bambini
e un’altra con Edward così da averli sempre con me.
Ma dovetti riprendermi dai miei pensieri perché sentii un
singhiozzo provenire dalle spalle di Alice. Era Renesmee, aggrappata alla gonna
del vestito di mia sorella e non smetteva di piangere. capii subito il motivo
del pianto della piccola e tentai di rassicurarla come meglio potei . Non
volevo che tra i bambini ci fossero gelosie e avrei fatto di tutto perché ciò
non accadesse.
"Renesmee, amore… vieni dalla mamma?" le
domandai con tono carezzevole e colmo di amore, lo stesso che provavo per lei.
Vidi la sua testolina spuntare dalle gambe snelle della zia e tirando su col
naso, e scossa ancora dai singhiozzi, si avvicinò a me. Mi strinse il cuore
vederla in quello stato: non volevo affatto che soffrisse così tanto. Quando mi
venne vicino, passai il bambino a mio marito il quale riuscì benissimo a tenere entrambi i neonati fra le
braccia, e portai al collo Renesmee.
"Perché piangi tesoro?" le domandai
preoccupata, ma ella non rispose.
"Ti sei fatta male?" intervenì Edward con un
sopraciglio alzato –evidentemente non riusciva a capire cos’avesse la figlia.
Dopo la domanda del padre, la bambina dissentì col capo e mi rivolse
un’occhiata traboccante di tristezza.
"che cos’hai allora?" ritentai. "Tu e
papà non mi volete più bene … ora che sono nati i gemelli, non starete più con
me…" spiegò abbassando la testolina.
"Chi ti ha detto queste cose?" s’informò mio
marito. "Nessuno… è così e basta…" disse
Renesmee ricominciando a
singhiozzare. Non ce la facevo a vederla così triste e mi
affrettai a spiegare " Renesmee, non è affatto così. Io
papà e gli altri dovremo occuparci
dei gemelli perché sono molto piccoli, è vero, ma questo
non significa che non
ti vogliamo più bene. Lo capisci, vero?" La mia piccola
annuì più
tranquilla e finalmente i singhiozzi terminarono definitivamente.
"E poi, vedrai che staremo sempre insieme, non devi
allarmarti di questo" Renesmee annuì nuovamente ma con più sicurezza e
io in quel gesto, rividi Edward. Erano molto simili, e li amavo terribilmente.