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Autore: Il_Coso    07/10/2009    5 recensioni
Ecco la Parodia di "L'amica di nonna Speranza", del grande Guido Gozzano... era da un po' che mi ronzava in testa quando l'ho scritta. Spero che vi piaccia, buona lettura!
Genere: Parodia, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’amica di nonna Francesca

L’amica di nonna Francesca

 

Il Gatto impiccato e il busto d’Alfieri, di tutti i Pedoni,

i fiori in cornice (le buone cose di pessimo gusto!)

il caminetto un po’ tetro, le scatole senza confetti (e dove sono finiti?)

i frutti di marmo protetti dalle campane di vetro,

un qualche raro balocco, gli scrigni fatti di valve,

gli oggetti con monito, salve, ricordo, le noci di cocco,

 

Venezia ritratta a muscaici, gli acquerelli un po’ smorti,

le stampe, i cofani, gli orti dipinti su anemoni arcaici (com’è possibile?)

le tele di Massimo d’Azeglio, le miniature,

i dagherrotipi: figure sognanti in perplessità,

il gran lampadario vetusto che pende a mezzo il salone

e immilla (ma che vuol dire?) nel quarzo le buone cose di pessimo gusto,

 

il cucù dell’ore che canta, le sedie parate a Damasco

chermisi… rinasco, rinasco del mille ottocento cinquanta!

I mocciosetti alla sala quest’oggi non possono accedere

che cauti (hanno tolto le fodere ai mobili: è giorno di gala)

ma quelli rompono in frotta. È giunta è giunta ben fresca

la grande sorella Francesca con la compagna Lindotta.

 

Ha diciassette anni la Nonna! Linda quasi lo stesso:

da poco hanno avuto il permesso di togliere un centimetro alla gonna;

la gonna cortissima increspa la vista ai giovinetti carini:

da sopra ai lor cinturini emerge la vita di Vespa (che ci fa lui lì?)

Entrambe hanno uno scialle ad arance, fiori, animali, uccelli, ghirlande, ecc. ecc.,

divisi i capelli in due bande, scendenti a mezzo le guance.

 

Son giunte da Mantova con molta schifezza al Lago Maggiore,

infatti da dodici ore viaggiavano in diligenza.

Han fatto il profumo peggiore di tutta la classe. Che odore

passato terribile! Hanno lasciato la scuola con onore.

O Belgirate (ma cos’è?) tranquilla! La sala ha un grande camino:

fra i ceppi di legno bruciacchia la faccia di Lupo Lucino.

 

Urlate, bambini! Le amiche – bambini, urlate più forte! –

le amiche provano al pianoforte un fascio di musiche antiche:

motivi un pochetto fatti nel droghismo fronzuto

di Arcangelo del Leuto e Alessandro Scarlatti;

innamorati dispersi, gementi… il “core” e “l’augello”! (che pensavate, eh?)

Liquori del Giordanello in dolci ubriachissimi versi:

 

… caro mio ben credimi almen, senza di te languisce il cor! Il tuo fedel sospira ognor, cessa crudel tanto rigor!

Linda canta (orrore!), Francesca suona (raccapriccio!). Dolce e fiorita

si schiude alla breve romanza di mille promesse la vita.

 

O musica, lieve sussurro! E già nell’animo ascoso

d’ognuna sorride lo sposo promesso: il Principe Azzurro (ah ma che noia…),

lo sposo dei sogni sognati (e beh)… O margherite in collegio

sfogliate per sortilegio sui teneri versi del Prati!

Giungeva zio Alberto, signore noioso di molto risguardo,

ligio al Death Note, all’Anime e persino al suo Manga.

 

Giungeva zio Andrea, ben degno fratello, molto dabbene,

ligio al Death Note sebbene amante di Fullmetal Alchemist.

“Baciate la mano agli zii!” dicevano Rick e Rebecca (non sono sposati è ovvio!),

alzando i volti a bistecca dei piccolini restii (e sfido…).

“È questa l’amica ben fresca: madamigella Linda Goretto:

l’esserino più inetto, l’amica più cara (ehm) a Francesca.”

 

“Ma bene… ma bene… ma bene…”- diceva gesuitico e tardo

zio Alberto dal magno risguardo –“Ma bene… ma bene… ma bene…

Goretto? Conobbi un Livio Goretto… Goretto… Goretto…

Sicuro! Dormiva su un Letto! Sicuro… sicuro… sicuro…”

“Gradiscono un po’ di marsala?” “Signora Sorella: anche no.

E sulle poltrone di gala parlavano della Prejanò.

 

“… quella befana non prese salamoia… - È pingue già per l’Erlioli;

la Scala non ha più pioli… - Che pirla quel re… di Savoia!...

“… nel marzo avremo un manovale – alla Fenice, mi dicon le sarte –

nuovissimo: la CatturaCarte; si parla di un fiasco totale. –

“… azzurre si mangiano o grigie? – E queste orecchiette! Che belle

polpette! E queste tartine?... la gran novità di Parigi…

 

“… Radetzki? Ma che! L’armistizio… no, non si discute…

Quel Re dalle molte valute è proprio un grande pirlizio! –

È certo uno spirito insonne… - è brutto, orribile, lo so.

“È bello? – Pirla ti ho detto di no… - Gli piacciono i caffè delle donne…

“Francesca!” – chinavansi piano in tono un po’ sibillino –

“Linda! Scendete in giardino: andate a giuocare al volano!”

 

Allora le amiche serene lasciavano con un beffo

inchino di molto sberleffo gli Zii molto dabbene.

Ohimè! Ché giocando, un volano, troppo respinto all’assalto (cos’è, una guerra?)

non più ridiscese dall’alto dei rami d’un ippocastano!

S’inchinano sui balaustri le amiche e guardano il lago,

sognando di buttarvi l’amore presago dei loro bei sogni trilustri.

 

“… se tu vedessi che tirata mancina! – Quant’anni? – Vent’otto. (Ma si scrive così?!?!?! Che vergogna!)

- Poeta? Sa a memoria la Commedia Divina!”

Non vuole morire (direi!), non langue il giorno. Si accende più ancora

di porpora, come un’aurora stigmatizzata di sangue (affascinante…);

si spegne infine, ma lento (vuole proprio soffrire?). I monti s’abbrunano in coro:

il Sole si sveste dell’oro (non guardate!), la Luna si veste d’argento (scostumata…).

 

Romantica Luna fra un nimbo leggero, che baci le chiome

dei pioppi arcata siccome un sopracciglio di bimbo,

il sogno di tutto un passato nelle tua curva s’accampa:

non sorta sei da una stampa del Novelliere Illustrato?

Vedesti le case deserte di Parisina la bella

non forse? Non forse sei quella amata dal giovane Werther?

 

“… Mah!... Sogni di là da venire. – Il Lago s’è fatto più denso

di stelle. – … tu pensi?... – Non penso… - Ti piacerebbe morire?

Ma sei dolce in un modo… - Pare che il cielo riveli più stelle nell’acqua e più lustri.

Inchinati sui balaustri: sognano così fra due cieli…

“Son come sospesa: mi libro nell’alto!... – Potresti cadere…

“Sei sempre simpatica! – Non me ne importa!... Lui mi donò quel libro,

 

ricordi? che racconta siccome covato senza fortuna

un uovo fece nascere una: una che porta il mio nome.”

Linda! Nome non fine, né dolce! Che come le sue essenze

ammazza le diligenze, gli scialli, le cinturine

O amica di Nonna, ecco l’aiuola rachitica per ove leggesti

i casi dell’eroina Linda mesti nella mitologia finnica.

 

Ti fisso nell’albo con molta letizia, ov’è di tuo pugno

la data: vent’otto (sempre sbagliato!) di Giugno del mille ottocento cinquanta.

Stai come immersa in un pensiero; lo sguardo nel vuoto,

e l’indice verso il remoto, secondo il tuo atteggiamento più austero.

Quel giorno – stranezza! – vestivi un abito rosa

Per farti –curiosissima cosa! – fotografare con la schifezza…

 

Ma te non rivedo nell’orafiore, o amica di Nonna! Ove sei

o sola che – forse – potrei odiare, odiar per l’odore?

 

 

Salve a tutti! Questa è una delle prime ff che scrivo, e la prima in assoluto che pubblico…. Se vi piace, che ne dite di lasciare un piccolo commento? E se non vi piace… che ne dite di farlo lo stesso? Così la prossima volta farò meglio! Grazie, ciao a tutti!!!

(Comunque, quanto descritto nella terzultima strofa è una leggenda finnica che ho trovato su wikipedia…)

  
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