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Autore: Niere    07/10/2009    1 recensioni
Sofia scopre che il destino ha riservato per lei qualcosa di inaspettato: deve abbandonare la sua vita, il suo amore per proseguire il compito di sua madre, una delle streghe più potenti. Riuscirà ad accettare tutti questi cambiamenti? Forse con l'aiuto di Kevin...
Genere: Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Erano passati dieci giorni da quando avevo aperto lo scrigno di mia madre e avevo deciso che avrei provato ad accettare la realtà. Non sapevo se sarei riuscita a stare per un po’ di tempo a Londra, ma dovevo tentare perché altrimenti i suoi sacrifici sarebbero stati vani. Mio padre e i miei amici sapevano che mia madre mi aveva assicurato un posto in una della università inglesi, dove avrei potuto continuare gli studi.  Mio padre era contento per me, anche se mi confessò che si sarebbe sentito troppo solo nella nostra casa enorme, mentre Christian era furioso, aveva paura che tra noi sarebbe finita. Poche ore prima della mia partenza litigammo pesantemente e lui mi disse che non pensavo a lui, che la lontananza ci avrebbe fatto del male. Gli dissi che avrei fatto il possibile per mantenere vivo il nostro rapporto e che sarei tornata spesso in Italia, ma non sapevo se avrei potuto mantenere quelle promesse.

Il viaggio fu molto rapido e quando presi un taxi a Londra, gli chiesi di portarmi all’indirizzo che mia madre aveva segnato dietro alla sua foto. Dopo mezz’ora di viaggio, arrivammo ad una specie di castello sperduto tra la campagna. Era un edificio imponente, elegante e mi intimoriva. Suonai al cancello e mi aprirono, così varcai timorosamente la soglia e entrai nel giardino. C’erano tantissimi cespugli e alberi, tutto era curato nei minimi particolari, sembrava una rappresentazione di un quadro. C’era fin troppo silenzio, si sentivano solamente i miei passi sul sentiero. Improvvisamente comparve di fronte a me una donna bionda, con i capelli sistemati in una lunga treccia. Era molto chiara e magra, ma era bellissima. Mi sorrise e mi strinse la mano: “Piacere, sono Marie Florance. Tu sei senza ombra di dubbio Sofia, la figlia di Lara Tiziani. Sei uguale a lei, non c’è che dire.”.

“Lei conosceva mia madre?”. Sembrava una donna simpatica e gentile, mi sentivo meno preoccupata. Forse lei e mia madre erano amiche. Doveva avere tra i trenta e i quarant’anni, i suoi lineamenti erano delicati e aveva degli enormi occhi viola.

“Erano in molti a conoscerla qui dentro, ma questo lo scoprirai tu stessa. Vieni, sarai stanca. Ti accompagno subito alla tua stanza. Sei arrivata in un giorno triste, oggi è morta un’altra ragazza, aveva venticinque anni. Povera Sarah…”. Entrammo nella casa, non c’era nessuno per i corridoi che stavamo attraversando. Mentre mi guardavo intorno, Marie continuava a parlare: “Le altre sono tutte nelle segrete, le conoscerai più tardi o forse domani mattina. Appena ti sentirai pronta inizieremo ad ascoltare tutte le tue domande e a darti tutte le risposte che vuoi. Non deve essere facile per te scoprire dopo vent’anni la tua vera identità. Io l’ho sempre saputo e ne sono sempre stata felice. Mia madre mi ha insegnato quasi tutto quello che so, quindi per me è stato più facile accettare di vivere qui, al palazzo di Ermen.”.

“Il palazzo di Ermen? Si chiama così questo castello?”.

Marie sorrise e mi disse: “Si, in onore del  marito della donna che lo ha fondato. Da seicento anni noi streghe dimoriamo qui e tramandiamo il nostro sapere e le nostre tradizioni alle generazioni future.”.

Ci fermammo davanti ad una porta, estrasse un enorme mazzo di chiavi dalla tasca ed entrammo. Mi guardò attentamente, aspettando che finissi di guardarmi intorno e disse: “Pensavamo che ti avrebbe fatto piacere alloggiare nella camera di Lara. Ora ti lascio sistemare le tue cose. Oh, un’altra cosa, i tuoi jeans e la tua maglietta sono molto carini, ma non sono molto adatti al nostro ambiente. Tra un paio d’ore ti farò portare dei nuovi indumenti e spero non ti rechi troppo fastidio indossarli.”

Arrossii, non pensavo che il mio modo di presentarmi potesse essere sbagliato. Marie sembrò capire il mio imbarazzo, così si affrettò ad aggiungere: “Non è colpa tua, non potevi saperlo. Sappi che qui nessuno ti costringerà a indossare abiti che non sono di tuo gradimento, perciò se vuoi puoi continuare a indossare le tue cose, ma con il tempo imparerai ad apprezzare il guardaroba che ti forniremo.”. Con queste parole si congedò e rimasi per la prima volta da sola in quel posto sconosciuto.

  
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