Un
favore non voluto
Era
una mattina soleggiata a Forks e Jacob Black, fu felice di essere
svegliato da
uno dei suoi raggi. La sera prima, era tornato molto tardi dal suo giro
di
ronda e non vedeva l’ora di andare a casa sua per farsi una
lunga dormita. Ma
prima doveva passare a dare la buonanotte alla sua cara Nessie.
Anche
se erano passati anni dallo scontro con i Volturi, Bella e Edward non
si erano
ancora abituati all’idea del suo imprinting. Durante quel
periodo avevano
cercato in tutti i modi di trovare una soluzione, ma vedendo quanto
questo
facesse soffrire la loro figlia, avevano rinunciato. Almeno questo
valeva per
Bella.
Edward
gli sondava i pensieri ogni volta che lo incontrava e Jacob era
diventato un
asso a mascherarli, anche se capitava alle volte di non riuscirci del
tutto,
per via della stanchezza.
Naturalmente
il vampiro era supportato da Rosalie. Il suo odio nei confronti del
lupo, invece
di scemare con il passare degli anni, si rafforzava sempre di
più.
Così
quella notte dovette prestare più attenzione. Nessie
l’aveva avvertito che
Edward era ritornato dalla caccia e, per evitare che li vedesse, gli
disse che
si sarebbero incontrati in una radura vicino alla grande casa bianca.
Jacob
si era guardato attorno per cinque minuti buoni, prima di azzardarsi a
ritrasformarsi. Aveva appena finito di vestirsi quando Nessie
sbucò da dietro
un cespuglio.
“Jake!”
esclamò sollevata, togliendosi le foglie che erano rimaste
impigliate tra i
suoi lunghi capelli bronzei.
“Piccola
Nessie” la salutò Jacob con un gran sorriso
caloroso e vide la ragazza
accigliarsi.
“Non
sono piccola!” sbottò lei inarcando un sopraciglio.
“Tecnicamente
sei una bambina… Quanti anni hai? Cinque, sei?”
“Come
se tu non lo sapessi…” ridacchiò
Nessie, alzando gli occhi al cielo. Quella era
una delle tante cose che aveva preso da Edward.
“Ma
io non lo so… Davvero, quanti anni hai?”
“Jacob
Black!” gridò lei e Jacob scoppiò a
ridere di cuore.
Si
avvicinò a lei con movimenti fluidi e veloci e, prima di
darle il tempo di
scappare, la strinse tra le sue braccia forti e muscolose. Renesmee
tentò di
liberarsi, ma poi vedendo lo sguardo giocoso di Jacob, si arrese e
appoggiò la testa
sul suo petto, chiudendo gli occhi.
Rimasero
lì a cullarsi a vicenda, fino a quando un raggio di luna non
li illuminò e
Renesmee vide la stanchezza sul volto di Jacob.
“Jake,
da quanto tempo sei sveglio?”
“Un
paio di giorni…” borbottò Jacob non
guardandola negli occhi.
“Ieri
mi hai detto che hai dormito” disse a bassa voce Renesmee,
corrugando la
fronte.
Jacob
sospirò e le accarezzò la fronte per farla
rilassare. Ci riuscì, ma poteva
leggere sul suo volto un’espressione infastidita.
“Dai
Nessie! Sono rimasto sveglio più a lungo! Non ti
preoccupare, non ti crollerò
tra le braccia!” sussurrò Jacob sorridendole e
mascherando il desiderio di
poterlo fare realmente.
Non
aveva avuto ancora il coraggio di dirle che la amava profondamente.
Renesmee
conosceva la natura magica dell’imprinting ma Jacob non
voleva farle pressioni.
Voleva che fosse lei a sceglierlo, senza nessun obbligo.
Nessie
sbuffò e si allontanò da lui, per sedersi su un
masso posto tra due grandi
querce. Jacob mascherò subito il suo dispiacere e la
seguì, accomodandosi
vicino a lei. Le prese la mano e iniziò a giocherellare con
le sue dita. Sapeva
che l’aveva fatta arrabbiare, ma adorava stuzzicarla.
“Jake?”
lo chiamò osservando il suo volto ambrato.
“Dimmi
piccola Nessie…”
“Perché
continuate a fare le ronde? Capisco che alcuni vampiri possono venire a
farci
visita, ma dopo quello che è successo otto anni fa, non
abbiamo più avuto
nessun problema” disse Renesmee osservando la sua mano
nascosta da quella di
Jacob.
“Non
si sa mai. Anche se i tre psicopatici…”
“I
Volturi?” lo interruppe Nessie ridendo.
“Sì,
quei tre. Anche se loro non ci infastidiscono più, possono
esserci altri che
sono interessati a te. Tu sei speciale!” affermò
Jacob fissando intensamente i
suoi occhi cioccolato. “ Non posso permettere che ti succeda
qualcosa. Lo
capisci?”
“So
difendermi da sola! Lo zio Jasper e lo zio Emmett mi stanno
insegnando!”.
“Sei
riuscita a batterli?”
“Oggi
per poco non mettevo al tappeto lo zio Emmett…”
rispose imbronciata Nessie.
“Solo che mi ha distratto…”
“Ti
ha distratto? E come?” volle sapere Jacob sorridendo.
“Non
posso dirtelo!” sbottò Nessie arrossendo come
faceva Bella quando era ancora
umana. Jacob si meravigliava sempre di quanto le assomigliasse.
“Riguarda
me?” indagò lui, insistendo.
“Non
sei il centro del mio universo, Jacob Black!”
“Bé,
tu lo sei per me” confessò Jacob con emozione.
Avvertì
il suo cuore accelerare il battito, ma non era l’unico. Il
cuore di Nessie
sembrava che stesse per prendere il volo.
“Scusa…”
si affrettò a dire Jacob, notando il silenzio imbarazzato di
Renesmee. “Non
avrei dovuto dirlo!”
“Mi
fa piacere quando lo fai… solo che…”
“Nessie…”
sospirò Jacob e, appoggiandole una mano sulla guancia, le
fece voltare la testa
verso di lui. “Non né parliamo anche stasera
d’accordo? Se no tuo padre si
fionda qui in un lampo, e sono troppo stanco per
affrontarlo…” tentò di
scherzare Jacob e, quando vide il sorriso sghembo di Nessie,
capì di esserci
riuscito.
“Alle
volte sarebbero bello che tu e lui andaste d’accordo come
facevate quando ero
piccola. Sembravate così uniti…”
“Ma
lo siamo!” si affrettò a dire Jacob.
“Jacob
Black non sai mentire… Almeno non a
me….”
“Mi
hai scoperto” mormorò lui atteggiando il suo viso
solare in un buffo broncio.
Un
ululato scosse l’aria intorno a loro e Nessie si
voltò preoccupata verso il
suono. Jacob si alzò e le fece cenno di seguirlo. Le
offrì la mano e Nessie la afferrò.
“è
meglio che ti riaccompagno a casa…” disse Jacob
inoltrandosi nel bosco.
“Jacob,
c’è mio padre a casa!”
“Non
è un problema, smetterò di
pensare…”
“Ah,
perché sai pensare?” le domandò lei
incuriosita.
“Te
l’ha suggerita la vampira bionda questa battuta?”
Renesmee
scoppiò a ridere e Jacob le rispose con il suo sorriso
solare. S’incamminarono
tra il fitto degli alberi, per poi sbucare vicino alla sua casetta. Le luci erano spente e
Jacob guardò
interrogativo Nessie in cerca di una spiegazione. La ragazza si strinse
nelle
spalle e lo trascinò verso la porta d’ingresso.
“Nessie,
forse sono dentro casa…”.
“No,
quando sono svegli, accendono le luci. È
un’abitudine umana che hanno
mantenuto…”.
Jacob
arrossì nel buio e Nessie se ne accorse.
“Non
stanno facendo quello che stai pensando!” esclamò
all’improvviso Renesmee,
avvampando di colpo.
“Io
non penso, ricordi?” ribatté Jacob divertito.
Nessie
sbuffò e alzò gli occhi al cielo. Aprì
la porta d’ingresso e invitò Jacob a
entrare, ma il lupo rimase sulla soglia.
“Meglio
non rischiare…”
“Jake!”
disse lei prendendolo per un braccio e spingendolo dentro. “
Non ci sono!
Saranno alla loro radura…”
Jacob
fiutò la stanza e, anche se quell’odore che gli
bruciava il naso aleggiava in
tutta la casa, non percepì la presenza di Bella e Edward.
“Nessie,
devo comunque andare… Era Quil, prima…”.
“Se
era qualcosa di grave, ti avrebbe già richiamato, no? Dai
Jake, per favore.
Rimani!”
Per
un momento Jacob rivide Renesmee da bambina, con quei lunghi boccoli
che lo
pregava di stare con lei. Non avrebbe mai potuto dire di no,
così annuì e si
accomodò sul divano ma Nessie lo fece alzare e lo
portò in camera sua.
Il
cuore di Jacob ringhiò nel suo petto e cercò di
tenerlo a freno, per evitare
che Renesmee se ne accorgesse.
La
camera era esattamente come se la ricordava. Era da tempo che non ci
entrava,
visto il divieto che Edward gli aveva imposto.
Il
letto a baldacchino troneggiava in mezzo alla stanza e le pareti erano
completamente ricoperte da poster e fotografie. Una più
grande delle altre
attirò la sua attenzione.
L’avevano
scattata anni prima sulla spiaggia di La Push.
Jacob si ricordava benissimo quel giorno. Erano andati
lì il giorno del
quarto compleanno di Nessie. Si erano divertiti tanto a giocare sulla
sabbia in
compagnia di Quil e Claire.
Nessie,
nel frattempo, lo stava spingendo verso il letto e Jacob
puntò i piedi.
“Dai,
Jake!” sbuffò affaticata Nessie.
“Che
cosa hai in mente?” chiese lui terrorizzato.
Non voleva essere lì quando Edward avrebbe
scoperto che era solo con lei
nella sua camera.
“Voglio
farti dormire un po’!”
“No!”
esclamò Jacob sgusciando via da Renesmee.
Renesmee
lo guardò, per poi rivolgergli il suo sorriso sghembo
più smagliante. Jacob
seppe che non avrebbe più potuto protestare, ogni volta che
la sua Nessie
sfoderava quel sorriso per lui, era la fine.
“Dai
Jake! Cinque minuti!”
In
effetti, l’idea si riposarsi non era così male,
Jacob scrollò le spalle e si
arrese. Renesmee ridacchiò, lo spinse sul letto e lo
coprì con una coperta.
Jacob scoppiò a ridere e indicò la coperta.
“Credi
che io ne abbia bisogno?” le domandò con tono
ironico.
“Tu
lo facevi sempre con me” rispose Renesmee arrossendo.
“ Volevo ricambiare il
favore!”
Jacob
vide la sua espressione dispiaciuta e riprese la coperta, sistemandola
sul suo
corpo.
“Scoppierò
di caldo, ma se per te è importante…”.
“Grazie,
Jacob…” sussurrò Nessie e gli diede un
bacio sulla fronte calda.
“E
questo?” chiese Jacob sentendo bruciare quel punto.
“Facevi
anche questo quando ero piccola…”
“Ti
leggevo anche le fiabe, anche se eri capace di farlo da
sola…” disse Jacob e il
ricordo di quelle notti riaffiorò nella sua mente.
“Ma
tu le rendevi uniche. Facevi passare il lupo cattivo per un innocente
agnellino…” ribatté lei sedendosi di
fianco a lui.
“Dovevo
difendere la categoria…” borbottò Jacob
e sentì il sonno avvolgerlo.
“Buonanotte,
mio Jacob…”
“Buonanotte,
piccola Nessie…” mormorò, prima di
riaddormentarsi.
Così
quando il raggio di sole lo svegliò, capì di
essere nei guai. Si guardò intorno
e notò Renesmee dormire sul suo petto.
S’incantò a guardarla e sistemò meglio
la coperta addosso a lei. Fece un respiro profondo e percepì
l’odore di Edward
varcare la soglia di casa.
Jacob
tremò, facendo svegliare Nessie, e guardò
impaurito la porta.
“Merda…”
mormorò.
“Cosa?”
fece la voce di Nessie ancora mezza addormentata. Poi sgranò
gli occhi stupita
quando vide Jacob nel suo letto.
“Jake,
scappa!” esclamò lei.
Jacob
si alzò di scatto, e stava per aprire la finestra per
scappar quando la porta
della camera fu spalancata con violenza.
Il
lupo si voltò e vide Edward e Bella sulla soglia, che lo
stavano fissando
furiosi.
“Mamma,
papà ciao!” esclamò Renesmee
avvicinandosi ai due vampiri.
Bella
aveva la bocca spalancata, ma Jacob aveva più timore nei
confronti di Edward.
Il vampiro era mezzo acquattato e stava ringhiando con forza.
“Ciao
Renesmee, dormito bene?” le chiese Edward con tono gentile.
“Sì,
papà” disse Nessie sforzandosi di alleggerire la
situazione.
“Jacob,
che cosa accidenti ci fai in camera di mia figlia?”
domandò Bella riacquistando
la parola.
“Niente,
stavo andando…” borbottò Jacob,
mascherando il tremore che annunciava la sua
trasformazione. Il suo istinto di lupo stava prendendo il sopravvento.
“Fermo
lì!” tuonò Edward.
“No,
Edward. Mi dispiace ma ho un impegno!”
E
detto questo, Jacob saltò fuori dalla finestra e si
trasformò, facendo a
brandelli i suoi vestiti.
Sapeva
che Edward l’avrebbe rincorso, così
aumentò l’andatura e richiamò con la
mente
i suoi compagni.
L’unico
che trovò fu Seth e quando il lupo più giovane
lesse nella sua testa quello che
era successo, cominciò a ululare dal ridere.
Prima
o poi Edward ti farà fuori!
gli disse Seth raggiungendolo.
Mi
sono solo addormentato! Non
abbiamo fatto niente! Non voglio obbligare Nessie a fare niente che non
voglia
fare! sbraitò
Jacob aumentando la corsa.
Seth
rise ancora.
Che
cosa è successo ieri sera,
comunque? Ho sentito Quil.
Ha
avvertito uno strano odore, ma
quando siamo andati a controllare, quello era sparito rispose
Seth con tono più serio.
Strano.
Va a chiamare gli altri. Ci
troviamo a casa mia!
Agli
ordini, lupo alfa.
Jacob
ringhiò e si avviò verso casa sua.
Trovò suo padre Billy ad attenderlo vicino
alla porta d’ingresso con un gran sorriso sulle labbra.
Stupito, si ritrasformò
e si fiondò subito in camera sua per indossare qualcosa.
Quando uscì, suo padre
era nel corridoio sempre con quel sorriso divertito in volto.
“Allora?
Bella nottata?” domandò Billy.
Jacob
si fermò un istante per osservarlo e capì che
Billy era a conoscenza del fatto
che aveva trascorso la notte da Renesmee.
“Come
fai a saperlo?” domandò brusco.
“Ha
chiamato Bella. Era un po’ agitata… Allora, ti sei
dichiarato?”.
Jacob
lo oltrepassò e si diresse in cucina per pescare qualcosa
dal frigorifero.
Sentì il cigolio della sedia a rotelle di Billy che lo
seguiva e, sbuffando, si
sedette al piccolo tavolo.
“Allora?”
ripeté per la terza volta suo padre.
“Billy,
Nessie sa quello che provo…”
“No
che non lo sa” lo corresse suo padre.
“Come
sarebbe a dire? Ha capito fin da subito che cos’era
l’imprinting…”.
“Un
conto è capirlo, un conto è
dirglielo…”
Jacob
alzò gli occhi al cielo e strappò un morso dalla
mela.
“Quindi
stanotte non è successo nulla?”
“Niente”
rispose Jacob scocciato. Se fosse successo qualcosa, lo avrebbe gridato
al
mondo. “Mi sono solo addormentato. Nessie doveva svegliarmi,
ma la piccola è
crollata” e un sorriso dolce si disegnò sulle sue
labbra.
“Edward
lo sa?”
“A
quest’ora Nessie gliel’avrà
già spiegato…” mormorò Jacob
finendo la mela e
buttando il torsolo nel cestino.
“Giusto”
fece Billy. “ Ma vorrà lo stesso parlarti. Quando
ho beccato Rachel con Paul,
ho dovuto sopprimere il mio istinto omicida”.
“Se
è per quello, anch’io…”
aggiunse Jacob ridendo.
Billy
rise anche lui e spinse la sedia a rotelle in modo tale da portarsi
vicino a
suo figlio. Gli appoggiò una mano sul braccio e gli disse:
“Non smettere di
sperare Jacob!”
“Non
lo farò mai…” disse Jacob sorridendogli.
Billy
annuì e si portò lontano da lui, per poi
dirigersi in camera sua.
Appena
la porta della camera di Billy fu chiusa, Jacob avvertì il
suo branco
aspettarlo fuori nel garage.
Uscì
di casa e fece una breve corsa.
Quil
ed Embry erano spaparanzati sul piccolo divano che Jacob aveva messo
poco tempo
prima, mentre i due fratelli Clearweater erano appoggiati sulla sua
Golf.
Seth
gli rivolse un gran sorriso, al contrario della sorella che aveva
assunto
un’espressione infastidita.
“Sei
vivo” gli disse a mo’ di saluto.
“Spero
che non te né dispiaccia…”
ribatté Jacob.
“Ah,
amico. Hai rischiato molto per niente!” esclamò
Embry facendogli l’occhiolino.
“
Non si fa così, Jacob…” aggiunse Quil
sorridendo.
“Quil
aspetta ancora qualche anno, poi mi dirai…” lo
rimbeccò Jacob dandogli una
pacca sulla testa.
“Dai
Jake! Stiamo scherzando…” si affrettò a
dire Embry.
“Sì,
e poi io non avrò questo problema. I genitori di Claire non
sono vampiri…”
affermò Quil divertito.
“Ma
ha un cugino acquisto che ha la tendenza, a trasformarsi in un lupo
gigante”
gli ricordò Seth, e Quil si rabbuiò.
“Già…”
“Vogliamo
arrivare al dunque!” sbottò Leah incrociando le
braccia.
“Per
una volta sono d’accordo con te” disse Jacob.
“Forza, Quil. Parlami di
quell’odore che hai trovato…”.
“è
strano, Jake. È la prima volta che lo sento…
è dolce come quello dei vampiri,
ma non mi brucia il naso.”.
“Dove
l’ha sentito?”
“A
ovest, vicino alla scogliera di Bella!”
“Scogliera
di Bella?” chiese Seth curioso.
“Sì,
è dove si è gettata” rispose Embry al
posto di Quil.
“Piantatela!”
gli sgridò Jacob furioso. Anche se era passato del tempo,
ogni volta che ci
ripensava, provava una sofferenza assoluta.
“Scusa,
capo…” mormorarono Quil ed Embry
all’unisono.
“Bene,
c’è dell’altro?”
domandò il lupo alfa.
“No,
che cosa proponi di fare?”
Jacob
si perse a guardare un momento fuori. Non percepiva del pericolo, ma
aveva come
la strana sensazione che quella presenza dall’odore dolce
fosse ancora lì. Si
voltò e osservò i suoi lupi, in trepida attesa
degli ordini.
“Continueremo
a fare i turni di ronda. Se dovesse capitare di nuovo, avvertiremo
anche Sam.
Non mi va di dirglielo subito, visto le condizioni di
Emily…”.
Con
la coda dell’occhio vide Leah irrigidirsi e abbassare la
testa. Si diede dello
stupido, ma non poteva cambiare il loro modo di affrontare queste
situazioni
per un amore non più corrisposto.
“Va
bene!” disse Embry scattando in piedi. “Andiamo
nanetto, tocca a noi…”
“Ehi!”
esclamò Quil arrabbiandosi."Non sono un nanetto, sei tu che
hai problemi
di crescita!”
I
presenti si guardarono per un secondo e poi scoppiarono a ridere di
gusto.
Anche Leah si lasciò sfuggire un sorriso, ma riassunse
subito la sua maschera.
“Forza
Seth! Andiamo. Mamma si starò chiedendo che fine abbiamo
fatto!” disse lei a
suo fratello.
“Non
credo. Da quando si è sposata con Charlie, è
più tranquilla” fece Seth, ma si
alzò per raggiungere sua sorella fuori dal garage.
“A
dopo, Jacob. E non litigare con Edward quando verrà a
parlarti!”.
“Secondo
te verrà qui?” chiese incredulo Jacob, osservando
Seth.
“Ci
puoi scommettere che verrà. Stiamo parlando di sua figlia
alla fine!”
Jacob
uscì dal garage e vide i suoi fratelli entrare nel bosco.
Sentì l’aria
incresparsi e capì che si erano già trasformarti.
Sbuffando, ritornò dentro e
decise di dare un’occhiata alla sua macchina. Era troppo
presto per chiamare la
sua Nessie, sicuramente stava ancora parlando con Edward e Bella ed era
meglio
non rischiare. Si tolse la maglietta e aprì il cofano
dell’auto.
Stava
per controllare il motore, quando sentì l’odore
bruciante e dolce del vampiro. Non
diede segno di accorgersene e continuò a trafficare, ma
quando lo avvertì sulla
soglia del garage, sospirò e alzò lo sguardo.
Edward
era appoggiato al muro e lo fissava con fredda tranquillità.
“Jacob…”
“Edward.
A cosa devo l’onore?”
“Lo
sai il motivo della mia visita….”
“Sì.
Ma credo che tu sappia che la situazione tra me e Nessie non
è cambiata”.
“Renesmee
mi ha spiegato tutto, ma non si può andare avanti
così! Sono venuto a chiederti
le tue intenzioni nei suoi confronti”.
Jacob
alzò nuovamente lo sguardo e vide il vampiro avvicinarsi a
lui. Dovette
reprimere la sua natura da lupo, ma un ringhio salì dalla
sua gola.
“Vuoi
attaccarmi?” chiese Edward gentilmente.
“No,
ma non capisco cosa vuoi dirmi Edward”.
“Voglio
sapere che cosa vuoi fare con mia figlia. Ormai Renesmee è
cresciuta. Non ha
più bisogno della tua protezione. Io e la mia famiglia siamo
più che in grado
di prenderci cura di lei.”.
Jacob
strinse le mani a pugno e, guardandole, domandò:
“Vuoi
che mi faccia da parte?”
“Fino
a quando non prenderai una decisone, sì Jacob. È
esattamente quello che voglio”
rispose il vampiro.
“Non
posso farlo!” gridò Jacob furioso.
“Prova a metterti nei miei panni? Io non
voglio che Nessie decida di stare con me solo perché io ho
avuto l’imprinting
con lei… non sarebbe giusto. E poi solo il pensiero di non
vederla…”
“Jacob,
io sono suo padre. Prova tu a metterti nei miei panni”
ringhiò Edward perdendo
la calma.
Il
lupo e il vampiro si squadrarono a lungo. Jacob tentò di
tenere a freno i suoi
pensieri, ma vide lo stesso Edward impietrirsi. Non poteva
permetterglielo,
sarebbe morto dal dolore se gli avesse impedito di vedere Nessie.
A
un tratto un odore dolce e fresco li fece voltare verso
l’ingresso del garage. Un
ragazzo sui vent’anni stava varcando la soglia. I capelli
erano lunghi e biondi
e gli occhi di un azzurro glaciale. Sul suo volto delicato
c’era un bellissimo
sorriso e si muoveva con una grazia che neanche un vampiro poteva avere.
Jacob
e Edward si scambiarono una breve occhiata, mentre il ragazzo si
avvicinava a
loro.
“Salve
Jacob. Salve Edward!”
“Chi
sei?” chiese Jacob.
“Sono
colui che vi aiuterà…”
“Aiuterà?”
ripeté Edward confuso.
“Sì,
non è vostro desiderio provare a stare nei panni
dell’altro?”
Jacob
si lasciò sfuggire una risata vuota e Edward fece il suo
sorriso sghembo, ma
poi il suo viso s’irrigidì.
“Che
cosa c’è?” gli chiese Jacob notando il
suo cambiamento.
“Non
riesco a leggergli nella mente…”
sussurrò il vampiro.
“Che
cosa?”
Il
ragazzo si era fermato davanti a loro e alzò le mani, le
quali emanavano uno
strano bagliore dorato.
“Siete
pronti?” domandò educato.
“Aspetta,
pronti a cosa?” fece Edward cauto.
Il
ragazzo rise e batté le mani. La luce dorata li avvolse,
accecandoli, mentre la
risata del ragazzo aleggiava intorno a loro. Jacob si portò
una mano davanti
agli occhi, ma non servì a niente.
Quando
riacquistò la vista, il ragazzo era sparito. Si
voltò verso Edward e rimase
impietrito.
Non
era Edward che stava guardando, ma il suo corpo che lo stava osservando
nello
stesso modo allarmato.