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Autore: RBlaine    08/10/2009    5 recensioni
I will wherever you will go...
Quattro momenti diversi, quattro luoghi diversi, stessi protagonisti.
Ma niente è per sempre, vero?
- Facciamo così, allora, - lo sfidò - Io scommetto che tu morirai prima di me. D'accordo? - Gli tese la mano, con aria di superiorità.
Lui la fissò sopreso. - Com'è che tutto d'un tratto vuoi che mi tolga di torno? -
Lei serrò la mascella nel tentativo di controllarsi. - Stupido, non lo sai che io perdo sempre le scommesse? Così sarai al sicuro finchè non morirò io. -
[quarta classificata al contest "amazing music wants an amazing writer" indetto da I Walk With Shadows e Lovy chan]
Introduzione modificata per aver creato un doppio spazio tramite l'uso di simboli (...).
Charlie_2702, assistente admin
Genere: Romantico, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jiraya, Tsunade
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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...
Non ci credo. Quarta. IO. In classifica.
Ve lo giuro, sono... sconvolta. Quando ho visto il titolo della mia fic sotto il quarto posto ho inspirato talmente forte che mi sono messa a tossire come una matta. E per giunta, anche un premio speciale... Al mio primo contest! *Le brillano gli occhi*
Il contest consisteva nello scrivere una fic attinente dalla canzone estratta a caso dai, pardon, dalle giudici. I partecipanti dovevano scegliere un numero e a quel numero era collegata una song. Tutto claro? Io ebbi scelto il 9 *sisi* Che bella canzone "Wherever you will go". Vi consiglio di ascoltarla!
Un grosso, grossissimo, enorme abraccio alle altre partcipanti e un infinito grazie ai giudici - oggi non mi risparmio xD -
Vi lascio alla lettura

Nick Autore:
Hanil        
Canzone Sorteggiata: Wherever you will go dei The Calling
Titolo: You were the last
Genere: Drammatico, Romantico, Introspettivo
Rating: Giallo (ma solo per sicurezza)
Personaggi: Tsunade, Jiraya [minori: Orochimaru, Nagato/ Pain]
Avvertimenti: AU
Note dell'Autore : Allora, come potete vedere ho fatto vari spezzoni ambientati sia in luoghi sia in momenti diversi. Nei primi due i protagonisti sono entrambi adulti (l'età che hanno nel manga), nel terzo sono bambini, nel quarto nuovamente adulti e nel quinto sono... beh, diciamo giovani adulti. L'ultimo è una robaccia misteriosa, perciò non ve lo dico. ù.ù E' una AU - la mia prima AU, oddio - ma riprende abbastanza gli aventi narratati da Kishi, modificandoli un po'. Ah, Tsunade, Jiraya e Orochimaru vivono in un orfanotrofio, e sono i più piccoli dell'intero istituto, perciò frequentano le lezioni dei bambini più grandi (di un anno o due, eh). So che è un po' strano, ma facciamo finta che l'orfanotrofio accolga bambini dai sei anni in su. Dopo tutto in una fic non c'è niente di impossibile.xD Diciamo che la canzone l'ho interpretata un po' troppo liberamente, forse...




Jiraya chiuse gli occhi, oziosamente, lasciandosi cullare dal lento movimento dell'acqua che lo spingeva dolcemente verso il fondo.
Chissà se mi perdonerai mai, Tsunade? Avrei voluto tanto rivedere le tue guance rese rosse dall'alcol. Ma non importa, tanto in un modo o nell'altro troverò il modo per starti accanto. Ti lascio tutto. La mia speranza, il mio cuore, il mio amore... Tutto ciò che ho. So che loro non moriranno, se saranno con te. Addio, allora.
Ah, è ora che mi metta comodo e mi addormenti. Ci vuole un po' si sano riposo, ogni tanto...

Tsunade teneva lo sguardo immobile sulle acque del lago, seduta sopra il bordo del gazzebo.
C'era calma, tanta calma, troppa calma.
Strinse le labbra.
Voleva partire, raggiungerlo, aiutarlo. Tutto, pur di non restare ferma ad aspettarlo, senza sapere come stava e se era...
Le si mozzò il fiato.
No, Tsunade, lui è vivo. E' vivo. E' vivo.
Davanti a Shizune aveva ostentato sicurezza, ma adesso, nella sua solitudine, il suo ottimismo posticcio aveva cessato di esistere.
Perchè lei non era una donna che mentiva a se stessa.
Stupido, stupido! Perchè non mi hai permesso di aiutarti? Non sono un soldato, è vero, ma sono un medico, avrei potuto...
Il riverbero del sole scintillò sulla superficie chiara, e Tsunade lo fissò, sforzandosi di non chiudere gli occhi.
Sarà la prima volta che verso una lacrima da molti anni. Me lo sento.

Una figurina piangeva sola in un angolo, nascosta nelle ombre che quel corridoio inutilizzato donava tanto generosamente. Teneva la fronte posata sulle ginocchia piegate, mentre il corpo era scosso da silenziosi singhiozzi.
Mamma, papà, Nawaki... Dove siete?
- Hey, Tsune, tutto bene? -
La bambina alzò gli occhi sul piccolo davanti a lei, che la guardava tra l'ansioso e il preoccupato.
Si asciugò rabbiosamente le lacrime, mettendosi in piedi tanto velocemente che le venne un capogiro.
- Si - borbottò, evitando il suo sguardo. Come aveva fatto Jiraya a trovarla? Eppure pensava che quello fosse un buon nascondiglio.
- Sicura? - insistette il bambino, scostandosi un ciuffo di inusuali capelli bianchi dal viso.
- Si! - sbuffò Tsunade, lanciandogli uno sguardo irritato. Le dava noia che qualcuno la vedesse mentre piangeva. Era forte, lei. Mica una deboluccia che stava sempre a farsi proteggere.
Il piccolo rise. - D'accordo, non ti arrabbiare. Sono venuto a cercarti perchè me l'ha ordinato il maestro, visto che non arrivavi in classe. E poi, ero preoccupato. Di solito non salti le lezioni. -
- Tu invece ti addormenti sempre sul banco - rispose la bambina, ancora seccata.
Jiraya scoppiò a ridere, senza il minimo imbarazzo al rimprovero di lei  - Le lezioni sono una noia mortale. Molto meglio spiare nei bagni delle ragazze - disse, allegro e assolutamente sfacciato.
Tsunade lo guardò con occhi fiammeggianti. Come si permetteva... - Che hai detto? - ruggì, stringendo la mano a pugno.
- Visto, che ti ho fatto passare la tristezza? - ribattè pronto il bambino, con un sorriso malandrino sul volto. - Non posso sopportare che il tuo viso tanto carino si oscuri con brutti pensieri. -
Tsunade esitò un attimo, indecisa se colpirlo o abbracciarlo. - Come fai a essere sempre così contento? - sbottò alla fine, optando per una terza strada.
Jiraya fece spallucce. - Ho te, ho Orochimaru, ho il maestro, non mi manca nulla -
- E i tuoi genitori? - domandò Tsunade, incapace di trattenersi. - A loro non pensi? -
Il sorriso luminoso di Jiraya non tentennò nemmeno per un attimo - Ci penso tutti i giorni - replicò infilando le mani nei pantoloni della divisa dell'orfanotrofio - ma non ci sono, giusto? E io non li ho nemmeno mai visti, perciò in realtà non è una gran perdita. Voi siete la mia famiglia, punto e basta. - Scoccò un'occhiata colpevole alla fine del corridoio. - Il maestro si arrabbierà se ci mettiamo ancora del tempo. Non che a me interessi, ma farti fare brutta figura, proprio no. Non posso prermettermi che la mia prossima fidanzata abbia una cattiva reputazione.  -
Tsunade avrebbe voluto arrabbiarsi per quella presa di giro, ma, suo malgrado, gli era troppo grata per infuriarsi sul serio.
Non era una discussione nuova, la loro, anzi. A Tsunade pareva si sapere a memoria le parole di Jiraya, ma non si stancava mia di chiederglielo, di ascoltare quella risposta così semplice che riusciva a scalderle il cuore in un modo che ancora non capiva.
Gli si affiancò in silenzio e in silenzio si avviarono.
- Come hai fatto a trovarmi? - mormorò dopo un po', intravedendo la classe da lontano.
- Ci vai sempre, e così ho pensato... -
- Come fai a sapere che ci vado sempre? - lo interruppe, orripilata.
- Ti ho visto, no? -
Tsunade arrossì furiosamente e lo guardò arrabbiata, prendendo fiato per urlargli contro.
Brutto spione.
- Non ti ho mai disturbato perchè avevo capito che volevi stare da sola. - aggiunse lui, battendola sul tempo. - Però mi dispiaceva vederti piangere. -
Tsunade abbassò il capo, la furia svanita in un colpo e sostituita dalla vergogna. Lui l'aveva vista mentre si disperava come una stupida. Che cos'avrebbe pensato di lei?
Odiava vedere lo sguardo compassionevole che le persone le rivolgevano quando, composti e silenziosi, gli orfani sfilavano nel corridioio centrale della chiesa per sistemarsi sulle prime panche e ascoltare la lunga e difficile messa. Erano espressioni di circostanza, già morte appena gli occhi venivano distolti da quello spettacolo penoso.
Non avrebbe sopportato di vederle anche sul volto del suo migliore amico.
O peggio, di trovarsi a guardare un'espressione derisioria.
Si, perchè lui era il suo migliore amico, ma quando soltanto tre bambini hanno la stessa età in mezzo a centinaia di più grandi, non può finire che in così. Necessità, pura e semplice necessità.
Loro non si conoscevano davvero. E se le avesse voltato le spalle? E se avesse convinto anche Orochimaru a farlo? Sarebbe rimasta sola come un cane.
Sentì qualcosa di caldo avvolgerle le spalle. - Hei, Tsune, sicura di stare bene? - la voce del bambino lasciava passare ancora preoccupazione.
Lei alzò alzò di scatto la testa. - Certo che si - esclamò, scostandosi dal braccio che la circondava.
Jiraya rise, portando una mano dietro alla nuca. - Non ti vergognare di me - disse, allegro. - Siamo tutti nella stessa barca, sai? -
Prima che Tsunade potesse fare altro che fissarlo, sorpresa e colpita, lui aprì la porta dell'aula ed entrò nella stanza, annunciando soddisfatto di essere riuscito nell' impresa che gli era stata assegnata. Tsunade non potè fare altro che seguirlo.
Non si voltò verso il maestro, ma filò dritta al poprio banco, certa che l'uomo l'avrebbe richiamata.
- Riprendiamo la lezione. - disse lui, con voce pacata.
I bambini si mossero sulle sedie, sorpresi che il gesto di quella piccinaccola bionda non venisse nemmeno commentato, ma il maestro cominciò a scrivere alla lavagna e dovettero tornare a prendere appunti.
- Sei proprio fortunata, tu - ridacchiò in quel suo modo all'apparenza dolce e candido Orochimaru, di chi sa già tutto e guarda agli eventi come se fossero ovvi.
Tsunade lanciò un sguardo in tralice Jiraya, seduto alla sua destra.
Di sicuro non era la persona più felice sulla faccia della Terra, proprio no. Ma fortunata lo era, si.

La donna si prese la testa fra le mani, incapace ormai anche di piangere. Avrebbe voluto sbattere la testa nel muro, fino a spaccarlo, fino a perdere i sensi. Ma aveva a mala pena la forza di respirare.
Il telefono giceva accanto a lei, dove lo aveva lasciato cadere, lo shock troppo forte e troppo improvviso.
Poteva sentire il tu-tu attuito di quell'inutile aggeggio.
Da cui aveva appreso la notizia.
Da cui aveva ricevuto il colpo più duro.
Perchè? L'unica cosa che nella sua mente continuava a ripetersi, come un mantra. Perchè?
Perchè anche tu?
Sulla televisione accesa si alternavano colori e musiche, in un falso teatrino d'allegria.
Perchè è successo?
La sigla del telegiornale giunse flebile alle sue orecchie, ma lei non ci fece caso.
La mia famiglia è morta. Dan è morto. Orochimaru ci ha abbandonato. E tu... tu sei morto.
Perchè?
Perchè dovete morire tutti?
Perchè l'unica che rimane sono io?
Le notizie di guerre, di tifoni, di matrimoni, di omicidi, le sfioravano le orecchie senza riuscire a oltrepassare il muro di silenzio che circondava la sua mente.
Sono l'ultima... Tra tutti voi, l'ultima che è rimasta... Essere soli, sopravvivere a tutti... Come posso andare ancora avanti?!  Mi avete lasciata qui, senza nessuno, nemmeno uno di voi che possa abbracciarmi! Io... VI ODIO!
Afferrò il telefono e lo scagliò contro il muro, superando il frastuono proviente dalla televisione.
Lo strumento sbattè contro al muro, rompendosi in più punti, scheggiando lo schermo, cadendo a terra lentamente, quasi a rallentatore.
Tsunade lo seguì con lo sguardo, ipnotizzata, finchè non toccò il pavimento con un suono secco.
Il rumore la fece riscuotere.
Ma... cosa sto facendo?
Scosse la testa come un cane bagnato che si scrolla l'acqua di dosso, cercando di ghermire le ultime tracce di lucidità che le erano rimaste.
Poggiò una mano sul muro, facendo leva per alzarsi, e faticosamente si rimise in piedi, restando però con la spalla contro il muro.
Ma che cosa stava facendo? Che cosa stava pensando? Si stava comportando come una pazza, ecco cosa.
E questo Jiraya non l'avrebbe approvato.
Si staccò dalla parete, chiudendo gli occhi e prendendo un respiro profondo.
Doveva calmarsi. Gettare oggetti qua e la per la stanza non l'avrebbe certo aiutata, perciò doveva riprendersi. E doveva farlo da sola.
Lentamente, a passi misurati, si avvicinò al tavolo, allungando una mano verso la foto che vi era posata.
La portò di fronte al viso, socchiudendo gli occhi nel tentativo di controllare l' inevitabile dolore che aveva percorso l'intero corpo come una scossa.
La foto aveva catturato l'immagine di tre ragazzi, il giorno della laurea. Lei rideva vivace davanti all'obbiettivo, Jiraya lanciava in alto il cappello e Orochimaru sorrideva con il capo chinato e gli occhi chiusi.
Tsunade frenò le lacrime che volevano ricominciare a scendere e posò la foto, dandosi della stupida. Se avesse continuato a cercare sue immagini, sarebbe sicuramente stata peggio.
Cambiò obbiettivo e si diresse verso l'appendiabiti, ancora tremando.
Il figlioccio di Jiraya non ne sapeva nulla. Sarebbe stato compito suo avvertirlo.
Come se ciò che stava passando non bastasse. Come se per scontare qualche colpa avrebbe dovuto sopportare anche il suo dolore.
Prese il cappotto e se lo infilò, mettendo in tasca le chiavi di casa.
Ci impegherò molto tempo per sorpassare questa sofferenza, ne sono sicura. Ma lui è morto, e devo imparare a convivere con questo. Proprio come dovrà farlo Naruto.
Per un attimo la disperazione fece per sopraffarla nuovamente, ma prima che potesse riuscirci la voce del giornalista che usciva dalla televisione le gelò ogni possibile pensiero.
- ... generale Goketsu Jiraya, morto solo qualche ora... -
No. Le si mozzò il fiato in gola.
-... scontro armato tra il leader dell'organizzazione criminale Fuuma Nagato... -
Non qui.
-... latitante, ma grazie alle informazioni ricevute dal generale... -
Non così.
La voce cambiò. Sembrava appartentere a qualche uomo politico, a qualche assurdo damerino capace solo di ringraziare quando ormai è troppo tardi.
-... Goketsu Jiraya è un eroe. La medaglia che gli verrà consegnata... -
 Una medaglia! Io... una medaglia! Che razza di...
Tsunade sentì le gambe cederle, e si dovette appoggiare ad un mobiletto per non cadere. Si fece forza e si gettò in avanti, barcollando furiosa, spegnendo la televisione nel momento in cui veniva mostrata a schermo intero una foto di Jiraya in uniforme.
Si accasciò contro l'apparecchio, senza riuscire a frenare le lacrime che scendevano inarrestabili sul suo viso.
No, no, devo smetterla! Devo farmi forza, devo trovare il giusto equilibrio! Non posso perdere così!
Il volto allegro di Jiraya le si parò davanti, prepotente. Sembrava quasi che la salutasse.
Come puoi essere morto se la mia mente e il mio cuore t'invocano così facilmente?
Accidenti a te, Jiraya, non riuscirò mai a dimenticarti!  
Era vero, doveva rialzarsi, non poteva piangersi addosso come faceva quand'era bambina.
Adesso nessun ragazzino l'avrebbe consolata. Sarebbe stata lei, a dover consolare.
Ma, per adesso, soltanto per quel giorno, si sarebbe concessa di essere debole. Anche perchè in quel momento non le veniva altro che piangere.

- Sai, Tsunade, non mi piace l'idea di doverti abbandonare, prima o poi. - Jiraya aveva il suo solito sorriso sul volto, mentre, con i gomiti sulla balaustra, fissava mare al tramonto.
 - Abbandonarmi? -
Lei era appoggiata col fondoschiena alla ringhiera, a braccia conserte. Si voltò a guardarlo con un sopracciglio alzato.
Lui fece spallucce. - Ci sarà un momento in cui non ci potremmo vedere più. E devo ancora scegliere un candidato adatto a prendere il mio posto. -
Tsunade aggrottò le sopracciglia. - Cosa intendi ? -
- Qualcuno dovrà pure starti accanto. Non sopporto l'idea di lasciarti da sola. -
Tsunade arrossì di collera. - Credi che abbia bisogno di protezione?! Posso cavarmela benissimo anche senza nessuno ! - ruggì, chiudendo le dita a pugno. - E poi, cosa sono tutti questi discorsi? Non pensarci nemmeno a morire prima di me! -
Jiraya scoppiò ridere - Beh, io sono sempre stato una testa calda - ribattè ancora ridendo. - Non sono destinato a morire tranquillo nel sonno come un vecchietto. Mi sopravviverai di sicuro -
- Nemmeno io sono un angioletto - borbottò lei.
Non le piacevano questi discorsi. Le mettevano inquietudine.
La verità è che non voleva pensare a come sarebbe stato se Jiraya avesse avuto ragione. Ce l'avrebbe fatta a non deludere le sue aspettative e ad andare avanti?
Fra l'altro, affermare cose del genere portava sfortuna. Lei era una donna che giocava d'azzardo, a certe cose ci credeva.
Lanciò un'occhiataccia a Jiraya, po sbuffò e si mise le mani sui fianchi. - Facciamo così, allora, - lo sfidò - Io scommetto che tu morirai prima di me. D'accordo? - Gli tese la mano, con aria di superiorità.
Lui la fissò sopreso. - Com'è che tutto d'un tratto vuoi che mi tolga di torno? -
Tsunade serrò la mascella nel tentativo di controllarsi. - Stupido, non lo sai che perdo sempre le scommesse? Così sarai al sicuro finchè non morirò io. -
Jiraya scoppiò a ridere un'altra volta. - D'accordo, Tsunade. - Le fece un sorriso a trentadue denti. - Però se vuoi che accetti devi uscire con me -
Tsunade fece spallucce, con le guance rosse di rabbia che non promettevano nulla di buono. - Tanto io ho già scommesso. -
- Si può scommettere da soli? Questa mi è nuova. -
- Lo farò con Shizune -
- Ahhh, ma io sono decisamente meglio di Shizune! -
- Idiota! -
- Hey, ferma, che... Da dove hai tirato fuori quella bottiglia di sakè? No, no, quella fa male se mi finisce...! -
Tsunade alzò la bottiglia estratta dalla tasca interna del giaccone, pronta a colpire, ma poi abbassò la mano, sospirando. Gli avrebbe fatto male sul serio, questa volta, se avesse usato la bottiglia.
Decise di stapparla e bere un sorso.
- Vuoi? - domandò, porgendola a Jiraya.
- E me lo chiedi? - ribattè lui, allegramente.
Una volta finita la bottiglia, Tsunade rideva come una matta, reggendosi alla balaustra e con gli occhi strabici.
Jiraya scosse la testa. - Non reggi molto l'alcol, eh? -
La prese per la vita e se la mise in spalla.
- Che fai?! Mettemi giù, brutto pervertito! -
Lui rise. - Ti porto a casa. In queste condizioni non arriveresti nemmeno all'angolo. -
E ignorando i suoi strilli di protesta, si mise a canticchiare sottovoce.
La vita non era poi così male, dopotutto.

Adesso che il mio sole si è spento, come faccio a strappare via dalla mia faccia queste ombre?
C'è qualcuno che può ancora farlo, al posto mio?
Il tuo sogno basterà a condurmi su sentieri senza tenebre?
Una mano si allungò nel buio, come per afferrare qualcosa. Ma da afferrare, c'era solo lo spettro di un ricordo che la seguiva, ovunque lei andasse.
Si, lui era rimasto con lei, era vero. Ma non era altro che un ricordo.


The Mendekouze  - detto anche Banco Informazioni ù.ù -

Ecco qua il... giudizio *parte la risata sinistra*

QUARTA CLASSIFICATA E VINCITRICE DEL PREMIO WALKS:

You were the last di Hanil


Grammatica: 9/10
Stile: 9/10
Originalità: 4/5
IC dei personaggi: 9.5/10
Attinenza alla canzone: 8/10
gradimento personale: 4.5/5


Totale: 44/50


La grammatica è buona. Tolto qualche errore che sicuramente è stato di distrazione, la struttura delle frasi era impeccabile e, il tutto, risulta molto leggibile e scorrevole.
Anche lo stile è buono, caratterizzato da frasi brevi e semplice che rendono la lettura piacevole e non l’appesantiscono con periodi troppo lunghi e ridondanti.
La descrizione dello stato d0’animo di Tsunade dopo la morte di Jiraiya non è, di per sé, originale come idea. Tuttavia, il contesto in cui hai inserito il tutto ti ha permesso d alzare il punteggio perché la situazione in cui hai fatto crescere i personaggi era “diversa” e ha tirato fuori la ff da quella banalità in cui rischiava di cadere.
Per l’IC, se abbiamo trovato Jiraiya e, soprattutto, Tsunade molto fedeli al carattere degli originali, Orochimaru ci è sembrato un po’ più docile e tranquillo dei come in effetti è.
Per l’attinenza alla canzone, il punteggio non è moto alto perché l’interpretazione chele ha dato – almeno secondo noi – non è molto fedele all’originale che parla di una storia d’amore ormai finita in cui, se lui potesse tornare indietro, darebbe più considerazione a lei e non l’abbandonerebbe. E questo non si è molto visto con la tua storia.
Tuttavia, la ff ci è piaciuta molto. Lo stato d’animo di Tsunade e ciò che Jiraiya rappresentava per lei sono descritti benissimo e rendono la ff interessante benché ricca di introspezione, cosa che rischiava di renderla pesante e noiosa.


Non so che altro dire se non "spero che vi sia piaciuta" e... commentate please - macchè please... E' un ordine - ^^
  
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