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Autore: Bec77    08/10/2009    2 recensioni
[Faster than a kiss] Tetsu annuì, e fu in quel momento che lo sguardo gli cadde su una scritta dietro alla foto: recava una data e, sempre in bella calligrafia, i nomi dei suoi genitori da sposati: “Ojiro Kazuma e Ojiro Fumino, oggi felicemente sposi (finalmente!)”. Sotto c'era una faccina sorridente che mostrava due dita in segno di vittoria, quindi quella foto, pensò, doveva essere un regalo da parte di uno degli invitati. Conoscendo la scrittura e l'ironia di Ryu, però, anche se era solo un bimbo di dieci anni non faticò a capire che doveva essere un suo regalo.
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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MATRIMONIO SUL PONTE

Il tempo passa, ma il ricordo resta


Il bambino scartabellava in una scatola alla ricerca di qualcosa. Era pomeriggio inoltrato, e lui aveva già finito i compiti che gli aveva dato la maestra; non erano tanto difficili si era detto, quindi li aveva finiti subito. Per non annoiarsi, quindi, si era messo a girovagare per casa: dato che la mamma, giorni prima, gli aveva detto che probabilmente avrebbero lasciato quella casa e si sarebbero trasferiti in un'altra più grande, voleva stamparsi nella mente più cose possibili, in modo da ricordarsene in futuro.
La casa in cui avevano vissuto finora – e in cui lui era nato - era piuttosto piccola, per nulla adatta a una famiglia composta da quattro persone. Aveva le stanze altrettanto piccole, anche se non esageratamente, ed era di tipo tradizionale: negli armadi c'erano tanti futon accatastati l'uno sull'altro, e fu proprio aprendo uno di essi, nella stanza degli ospiti, che aveva trovato la scatola in questione. Tutto esaltato, allora, si era messo a sorridere e, faticosamente, l'aveva tirata giù dal ripiano, facendola cadere con un botto sordo sui tatami della stanza. Quindi si era messo in ginocchio e aveva cominciato a tirare fuori quelle che lui aveva catalogato come cianfrusaglie.
Aveva subito notato che era piena di album di foto e oggetti particolari come una scatola vuota con due forellini e rivestita in seta (*). Appurò così che doveva trattarsi di una delle scatole dei ricordi della sua mamma: lei adorava chiamarle così perché raccoglievano in esse tutti i più bei ricordi che era riuscita a collezionare da quando aveva sposato il suo papà. Sorrideva sempre quando ne parlava, e sprizzava allegria da tutti i pori. Una volta era rimasta talmente imbambolata da non ricordarsi che aveva la carne sul fuoco, così, quando era tornato suo padre, li aveva trovati – lui, la mamma e lo zio – intenti a buttare fuori dalla piccola finestra del salotto tutto il fumo nero causato dalla carne bruciata. Ricordava ancora cosa aveva detto suo padre alla mamma, avvicinandosi a lei e baciandole dolcemente una guancia, mettendola in imbarazzo.
- Non sei cambiata in tutti questi anni – Poi era scoppiato a ridere, assieme a lui e allo zio. Sicuramente, però, era stato il solo a capirci metà di quello che avrebbe dovuto, ma allora era ancora più piccolo di adesso, e non ci aveva fatto caso. A lui importava solo che mamma, papà e lo zio ridessero.
Spostando un po' di roba, alla fine, aveva trovato un album fotografico dalla copertina beige, al cui centro esatto erano state scritte, in caratteri dorati e in bella calligrafia, due date: la data d'inizio dell'album e quella di completamento. Fino a qui non c'era nulla di nuovo, a parte la copertina più chiara, perché anche le altre recavano date incise sul dorso. Questa però aveva attratto la sua attenzione, portandolo ad aprire una pagina a caso da cui spuntava il bordo di una foto a colori.
Si trovò a spalancare occhi e bocca, tanto fu colpito. All'interno dell'album, infatti, c'erano le foto del matrimonio di sua madre e suo padre, che indossavano dei bellissimi abiti bianchi. La mamma era stupenda: l'abito bianco, vaporoso ma poco elaborato nei ricami, le cadeva addosso a pennello come fosse una seconda pelle, e il bellissimo velo era tirato all'indietro, tenuto dallo zio, che a quel tempo doveva avere la sua età attuale – circa dieci anni. Dietro di loro, però, e ai vari invitati, non c'era come si aspettava l'entrata della chiesa, ma un ponte.
Il bambino aggrottò la fronte, perplesso, e si grattò la testa. Di solito le foto non si facevano fuori dalla chiesa, finita la cerimonia? Era stata la sua stessa mamma a spiegarglielo, quindi perché dietro di loro c'era un ponte? E perché, poi, proprio un ponte?
Decise di mettere da parte la fotografia, sistemandola con cura affianco a lui sul tatami. Quando i suoi genitori sarebbero tornati gli avrebbe fatto vedere la foto e chiesto spiegazioni; era sicuro che loro sarebbero stati contenti di spiegargli il perché, lo erano sempre quando faceva una domanda – e ciò accadeva spesso data la sua curiosità.

Fece appena in tempo a mettere a posto la scatola, sollevandola e posandola vicino ai futon dove l'aveva trovata, che la porta di casa si aprì con uno scatto. La voce dolce di sua madre fu la prima che sentì, seguita da quella del suo papà e dello zio; dovevano aver portato ospiti, però, perché sentiva anche un'altra voce maschile, la più allegra del gruppo. Interruppe la loro chiacchierata fiondandosi di corsa verso le gambe di sua madre e suo padre, che erano appena riusciti a togliersi le scarpe ed entrare in casa.
- Tetsu! - urlò sorpresa sua madre. Si abbassò verso di lui e lo abbracciò. - Cosa ci fai a casa? Non dovresti essere a scuola? - gli chiese preoccupata. Anche suo padre era preoccupato, aveva lo stesso sguardo della mamma. Tetsu li guardò innocentemente.
- A me e alla mia classe ci hanno mandati a casa un'ora prima ma non sono riusciti a rintracciarvi per dirvelo, quindi sono tornato a casa da solo... - disse semplicemente.
- E come hai fatto a entrare? - chiese un altro uomo. Era Ryu, il loro vicino di casa. Gli sorrideva, ma si notava che era preoccupato, così come suo zio, che gli stava a fianco.
- Con le chiavi – rispose stupito Tetsu. - Le nascondiamo per le emergenze nella cassetta delle lettere, e io ho sempre la chiave per aprirla... - aggiunse con un sorriso, mostrando la piccola chiave metallica che teneva sempre in tasca.
Sua madre sospirò, angosciata, poi lo abbracciò. Suo padre invece si precipitò direttamente al telefono e compose un numero, probabilmente quello della scuola. Dal suo sguardo si capiva che non era per nulla contento della cosa, e fu davvero scioccante vederlo con quell'espressione: lui era sempre sorridente, oltre che divertente, era raro che si arrabbiasse... ma quando lo faceva, era davvero terribile.


Suo padre passò circa un'ora al telefono, chiedendo del “preside incompetente che ha fatto uscire mio figlio nonostante non siate riusciti a rintracciare me o mia moglie”. Intanto lui, mamma, zio e Ryu si erano spostati nella stanza che fungeva da salotto. Tetsu si era seduto sulle gambe della madre, che lo abbracciava e continuava a chiedergli se voleva qualcosa da mangiare.
- Avrai fame, no? Probabilmente non hai mangiato nulla da quando sei arrivato – Sembrava sentirsi in colpa, e lo guardava con occhi lucidi. La mamma era sempre stata molto emotiva, pensò sorridendo Tetsu.
- No, sto bene. Ho mangiato due biscotti, li ho trovati in un barattolo in cucina -
- Dovresti mangiare comunque, Tetsu-chan! Non fa bene rimanere a stomaco vuoto! - lo sgridò preoccupato Ryu, alzandosi e dirigendosi verso il cucinotto. Conosceva come le sue tasche quella casa, forse perché era stato amico prima del suo papà che della sua mamma, e quindi aveva frequentato molto di più la casa, pensò Tetsu.
- Cosa hai fatto tutto il giorno da solo in casa, Tecchan? - gli chiese suo zio. Tetsu si girò di lui con un sorriso luminoso, cosa che fece ridacchiare sua madre nonostante fosse ancora preoccupata: gli aveva sempre detto che quando faceva così assomigliava moltissimo proprio a suo zio Teppei – che non aveva perso il vizio di inventare nomignoli per ogni persona che incontrava nonostante avesse raggiunto ormai i vent'anni, e che all'età di quattro era un bimbo tutto sorrisi e fossette; l'ideale di bimbo da strapazzare di coccole, insomma.
- Dato che la mamma ha detto che ci trasferiremo, ho pensato di fare un giro per la casa. Mi sono divertito a guardare le foto che ho trovato in uno scatolone nell'armadio dei futon – rispose sorridendo. A quel punto sua madre si girò verso di lui e lo guardò stupita, oltre che imbarazzata.
- Che foto, tesoro? - chiese con voce tremante. Forse non avrebbe dovuto dirlo, pensò allora Tetsu: la mamma era sempre stata molto timida, quindi non mostrava spesso i suoi preziosi ricordi, soprattutto quelli dentro alle scatole. Si sentì improvvisamente in colpa.
- Le foto del matrimonio tuo e di papà, mamma – le disse però. Poi tirò fuori dalla tasca la foto che lo aveva incuriosito precedentemente e gliela mise in mano, con un sorrisetto di scuse. - Volevo chiederti perché tu e papà avete fatto una foto su un ponte al posto che davanti alla chiesa come mi hai sempre detto che si dovrebbe fare... - ammise.
Sua madre si rigirò sorridente lo scatto fra le mani. Era un sorriso dolce, sognante, di quelli che faceva solo quando parlava o pensava al papà, notò contento Tetsu: forse non aveva fatto una cosa cattiva, quindi. Intanto anche lo zio Teppei e Ryu si erano avvicinati, mettendosi alle sue spalle. La reazione dello zio fu una grande risata, divertita e allo stesso tempo intenerita; quella si Ryu invece fu un ridacchiare sotto i baffi, e si dovette tappare la bocca con la mano per non farsi sentire.
- Vuoi proprio sapere perché? - chiese allora sua madre, dopo un attimo. Tetsu annuì, e fu in quel momento che lo sguardo gli cadde su una scritta dietro alla foto: recava una data e, sempre in bella calligrafia, i nomi dei suoi genitori da sposati: “Ojiro Kazuma e Ojiro Fumino, oggi felicemente sposi (finalmente!)”. Sotto c'era una faccina sorridente che mostrava due dita in segno di vittoria, quindi quella foto, pensò, doveva essere un regalo da parte di uno degli invitati. Conoscendo la scrittura e l'ironia di Ryu, però, anche se era solo un bimbo di dieci anni non faticò a capire che doveva essere un suo regalo.
Sentì sua madre ridacchiare, quindi distolse lo sguardo dal retro della foto e lo puntò di nuovo su di lei, in attesa.
- Vedi, questo ponte è molto importante per me e per il tuo papà: quando la mamma era ancora troppo giovane per sposare il papà, durante una giornata soleggiata siamo andati all'acquario. Questo ponte si trova lì, sai? E' stato il posto in cui il tuo papà si è finalmente dichiarato – rise sua madre, tornando con la mente a quel momento. La vide arrossire e ridacchiare ancora, imbarazzata. - Lo ha fatto solo dopo tanti tentennamenti. Devi sapere che non si era mai dichiarato a nessuna ragazza, e questo mi ha molto lusingata. - Tetsu non capiva il significato della parola “lusingata”, ma doveva essere una parola bella dato che vide la mamma arrossire ancora e portarsi le mani alle guance per nascondere il rossore. Prima di continuare rivolse anche lo sguardo da un'altra parte. - E' stato il luogo che, in un certo senso, ha visto nascere il nostro amore. Quindi è una parte importante della nostra vita, e lo abbiamo voluto ricordare così – aggiunse poi.
- Di cosa state parlando di bello? Fumino, perché ti tieni le mani sul viso? - Suo padre aveva finalmente finito di telefonare. La collera era scomparsa dal suo volto, e guardava divertito la moglie. Avanzò nella stanza e le si sedette accanto, dando una pacca sulla schiena a Teppei, che rise e si andò a sedere da un'altra parte, e rivolgendo un'occhiata esasperata a Ryu, che stava ancora soffocando dalle risate.
- Cosa sta succedendo? - ripeté.
- Stavo raccontando perché questo ponte è così importante per noi, Kazuma – rispose sua madre, passandogli la fotografia. Papà Kazuma allungò la testa e prese in mano la foto... poi arrossì anche lui come un peperone, guardando alternativamente lui e la donna.
- Da dove è sbucata? – chiese con voce strozzata, ancora paonazzo.
- L'ha trovata Tetsu in una delle mie scatole dei ricordi... credevo di averla nascosta bene, ma a quanto pare non era così – si scusò con un sorriso imbarazzato la mamma. Allora Tetsu decise che era tornato il momento di intervenire, così balzò in braccio a suo padre e lo abbracciò con un sorriso felice.
- Sembrate proprio felici in questa foto! - esclamò. Poi, capendo che poteva essere frainteso, si scostò e guardò la sua mamma e il suo papà negli occhi, imbarazzato. - Anche ora lo sembrate! Lo siete, no? - chiese poi. Loro risero, seguiti a ruota da zio Teppei e Ryu.
- Certo che lo siamo, tesoro. Come potremmo non esserlo? Abbiamo coronato tutti i nostri sogni, e tu sei il più prezioso... Siamo felicissimi – gli assicurò sua madre, accarezzandogli il capo. Suo padre invece lo strinse forte, baciandolo sui capelli.
Mentalmente, Tetsu ringraziò quel ponte tanto importante per i suoi genitori: senza di esso, probabilmente, non sarebbe avvenuto tutto ciò che aveva portato a quel momento. Perciò sorrise e sussurrò: - Grazie, ponte – e si strinse ancora di più a suo padre, felice.


* * *
Note finali doverosamente lunghe, questa volta:
(*) - Ho voluto rimandare direttamente al manga, al capitolo in cui Kazuma compra degli anelli di fidanzamento/vere nuziali per lui e Fumino. Ho voluto pensare che Fumino abbia conservato per tutto questo tempo la scatoletta in questione ^^
Il ponte è presente davvero nel manga, ovviamente! E' nel capitolo della dichiarazione (il numero 12) :p

#1. Questa storia partecipa all'iniziativa di Criticoni, Criticombola. Il prompt utilizzato è il seguente: #47. Ponte (che doveva apparire come luogo).
#2. Finalmente sono riuscita a scrivere di nuovo su Faster than a kiss, di Meca Tanaka! *_* Mi sento davvero realizzata, sul serio. Questo manga mi piace molto, ed è finora pieno di temi perfettamente utilizzabili (naturalmente lo sono anche i personaggi!). Ho scelto di ambientare la storia dieci anni dopo un ipotetico matrimonio di Fumino e Kazuma, anche se non so ancora se verrà celebrato anche nel manga o meno: già adesso sono marito e moglie, ma trovo romantico che uno dei suoi proponga all'altro un vero matrimonio quando verrà il momento giusto – casualmente, il momento giusto nella mia storia arriva quando Fumino ha 22 anni e Kazuma 30, età che hanno nella foto ^^ Mi pare di ricordare che in Giappone si diventa ufficialmente adulti a 21 anni, ma è passato un po' di tempo da quando mi sono documentata. Comunque...
#3. Il bambino ovviamente è frutto della mia immaginazione (come tutta la fanfic, dopotutto XD). Ho una domanda da porre a chi segue il manga, a questo punto: chi di voi non ha mai, e dico MAI, pensato a Kazuma e Fumino nel ruolo di genitori? Ecco, bravi, non alzate le mani: sareste dei bugiardi, lo so. Hanno già un bimbo a cui pensare, dopotutto – ovvero Teppei XD Ed è proprio dal punto di vista del piccolo Tetsu Ojiro che ho deciso di narrare questa piccola storia *.* Mi era parso tenero sin dal momento in cui mi è balenato per la testa... awwww!
#4. VI GIURO CHE E' L'ULTIMO! XD Come potete notare ho messo un titolo e un sottotitolo: mi intrigavano entrambi, per questo ho deciso di tenerli tutti e due >.< E' la prima volta che lo faccio, mi sembravano adatti e non sono riuscita a decidermi!
Spero che la storia vi sia piaciuta tanto quanto è piaciuto a me scriverla! O anche solamente la metà! :p

GLOSSARIO:
Tatami: Il tatami è una tradizionale pavimentazione giapponese composta da pannelli rettangolari affiancati fatti con paglia di riso intrecciata e pressata.
Futon: tipico letto giapponese.
(fonte: Wikipedia)
   
 
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