Serie TV > CSI - Las Vegas
Ricorda la storia  |      
Autore: Ribisse    11/10/2009    2 recensioni
Non sapevo bene cosa mi rendesse più nervosa, se la possibilità di essere incinta o quello di non esserlo...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sara Sidle
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A




Venni a sapere per la prima volta dell’esistenza di mia figlia una mattina di primavera, mi ricordo che i fiori stavano sbocciando sul ramo di ciliegio che si vedeva dalla finestra. Avevo 37 anni e vivevo a Las Vegas. Nemmeno un’ora prima mi ero fermata in un supermercato tornando da lavoro ed avevo acquistato un test di gravidanza da effettuare a casa. Durante i giorni precedenti avevo avuto il dubbio, avevo un ritardo, era solo di pochi giorni ma, conoscendo il mio corpo, sapevo che qualcosa era cambiato. Avevo aspettato un po’ di giorni ma poi l’ansia mi aveva spinto a fermarmi in quel supermercato dove avevo comprato il test ed ora mi ritrovavo nel mio bagno con il test in mano. Non sapevo bene cosa mi rendesse più nervosa, se la possibilità di essere incinta o quello di non esserlo. Desiderare un bambino era per me un’aspirazione inammissibile, come mangiare un frutto proibito. Non ero sposata e mai l’idea mi era passata per la mente.
Amavo un uomo ed avevo una relazione da circa due anni con lui, Gil Grissom il mio capo, relazione che era nata piano piano, dopo anni di solitudine. C’erano voluti anni prima che mi accorgessi che il  l’interesse verso di lui non era solo una venerazione per il mio professore ma che era qualcosa di più e c’era voluto altro tempo prima che lui si lasciasse andare, prima che lui decidesse di mettere il suo lavoro, tutta la sua vita, a rischio per me. Essere coinvolto emotivamente e personalmente con qualcuno non faceva parte del suo modo di esistere ed infatti agli inizi della nostra storia era stato molto nervoso e imbarazzato; una cosa che mi aveva fatto tenerezza, vedere un uomo che sul lavoro era così professionale e serio trasformarsi in un “bambinone” nella vita privata.
Col passare dei mesi il nostro legame si era fatto più forte, più stabile ma c’erano sempre aspetti della nostra vita che non avrebbero reso l’arrivo di un bambino una buona idea; prima di tutto noi stessi, i nostri passati anche se non si vedevano erano sempre lì che ci accompagnavano...e poi c’era il lavoro, Gil era pur sempre il mio supervisore e la nostra storia, in tutto quel tempo, era stata tenuta nascosta sul posto di lavoro, almeno alle persone che avrebbero potuto usarla come arma per distruggere le nostre carriere. Non erano in molti a conoscenza, se non la nostra squadra e Brass, ma ora se ci fosse stato veramente un bambino avremmo dovuto affrontare quella situazione che rimandavamo sempre.
In quel bagno,mentre l’ansia mi assaliva come non aveva mai fatto, aprii la scatola del test e lessi le istruzioni....consigliavano per una maggior precisione di farlo dopo aver dormito ma non ce l’avrei mai fatta a dormire prima qualche ora quindi con grande cura feci tutto quello che dicevano le istruzioni e lo posai delicatamente sul mobiletto e aspettai. In quei pochi minuti molti pensieri passarono dalla mia mente; non ero pronta per diventare madre...non ne ero degna o forse si?...erano tutte scuse che mi raccontavo?...guardai l’orologio, era il momento. ..panico... No, non ero proprio pronta... ciò nonostante decisi che, se era destino, mi sarei mostrata degna della situazione e avrei accettato quella nuova responsabilità, in caso contrario, tanto meglio, avrei inghiottito la “delusione” e sarei andata avanti con la mia vita.
Come una bambina, chiusi gli occhi e trassi un profondo respiro, riaprii gli occhi e si fermarono su quella linea blu...il bambino esisteva, dentro di me stava crescendo una creatura...mi passai una mano sulla pancia come per costatare che il bambino ci fosse veramente. Non ricordo quanto tempo passò fino all’arrivo di Gil. Lo sentii aprire la porta e camminare fino a che non lo vidi comparire sulla porta del bagno...mi guardò con lo sguardo curioso poi accortosi che ero strana spostò il suo sguardo su quello che tenevo in mano e realizzò quello che era successo...mi venne vicino, dopo avermi sfilato il test di mano e aver visto il risultato, mi prese e mi portò in camera. Senza dire una parola ci stendemmo e rimanemmo abbracciati. Ricordo che nessuno dei due dormì molto quella volta...ognuno perso nei suoi pensieri...dovevamo “digerire” la notizia prima di essere pronti a parlarne...un bambino era una grossa novità e per Gil, che non aveva mai pensato che nella sua vita potesse diventare padre, sarebbe stata difficile da accettare...
Passammo così quasi tutto i pomeriggio poi verso sera cominciammo a parlare, non sarebbe stato semplice e la nostra vita sarebbe cambiata ma ce l’avremmo messa tutta. Da quel momento in poi tutto prese a svolgersi con rapidità. Un ginecologo ci confermò la gravidanza e ci comunicò che il bambino sarebbe nato verso la fine di Novembre. Demmo la notizia ai nostri colleghi e poco dopo si sparse a macchia d’olio, la notizia che Gil Grissom sarebbe diventato padre rimase una notizia appetibile per diverso tempo e la cosa che ci sorprese fu che non ci furono conseguenze per nessuno dei due.
Ci mettemmo alla ricerca di una casa più grande e ci preparammo all’arrivo della bambina...bambina si perché il dottore ci aveva rivelato che sarebbe stata una bambina.
Comprammo tutto l’occorrente per l’arrivo di un neonato e negli ultimi mesi di gravidanza, mentre Gil era a lavoro, passavo molte ore nella stanzetta immaginandomi già con la piccola. Progettavo che avrei allattato la piccola e poi sarei tornata a lavoro, ma non avevo nessuna fretta, superate le prime settimane essere incinta aveva cominciato a piacermi, per la prima volta in vita mia mi sentivo appagata e in pace. Tutto trascorse tranquillo fino alla mattina del 23 Novembre, prima che Gil tornasse dal lavoro, fui svegliata da una contrazione violenta e dolorosa. Il dottore mi aveva detto che essendo la prima gravidanza dovevo aspettarmi un lungo travaglio e quindi non mi allarmai più di tanto e non lo dissi nemmeno a Gil quando tornò sennò si sarebbe allarmato inutilmente. Però per tutta la mattinata le contrazioni durarono in modo irregolare e diventavano sempre più forti. Proprio mentre ne avevo una si svegliò Gil ,che nel frattempo era andato a riposarsi, e senza ascoltare le mie lamentele mi portò all’ospedale dandomi dell’incosciente per aver aspettato tanto. Arrivammo in un lampo, Gil che era sempre stato un guidatore fin troppo prudente guidò come un pazzo per arrivare in tempo e quando arrivammo mi visitarono e mi dissero che il travaglio sarebbe stato lungo. Le ore passavano e io mi sentivo ansiosa...le contrazioni si facevano sempre più forti e più frequenti fino a quando non decisero di portarmi in sala parto dove in poco tempo nacque Hanna Grissom, nostra figlia, un batuffolino di tre kili e cento, una bambina bellissima e sana. Aveva i capelli corti e neri che le ricoprivano il suo minuscolo capo. Dopo averla lavata me la portarono e me l’appoggiarono sul petto e io la tenni stretta a me, guardai Gil che per tutto il tempo era stato accanto a me e mi sorrise. Lessi nei suoi occhi i miei stessi pensieri. Come avevamo potuto creare noi quella creatura bellissima?... proprio in quel momento compresi in pieno il potere dell’amore... compresi che sarei potuta morire per lei in quello stesso istante.
Pochi minuti e lei fu portata via e io fui riportata nella mia stanza dove fummo lasciati soli. Guardai Gil e nei suoi occhi si leggeva ancora l’emozione... anche lui come me si era innamorato all’istante di nostra figlia. Dopo un paio di ore ci fu riportata e li per la prima volta la prese in braccio... vederlo con in braccio nostra figlia me lo fece amare ancora di più e in un certo modo mi sentii orgogliosa...era anche un po’ merito mio se lui ora si sentiva così felice....quando poi me la passò vederla dormire mi fece sentire la donna più felice del mondo.
Passò una settimana e molte persone vennero a trovarci, i nostri colleghi non si fecero attendere molto, venuti a sapere della nascita vennero tutti alla fine del turno...Nick, Greg, Warrick, Brass, Cath e perfino Sofia che non avrei mai immagino sarebbe mai venuta venne...arrivò un pomeriggio accompagnata da Brass, guardò la piccola, mi fece i complimenti e poi se ne andò...una cosa semplice ma che mi fece piacere.
Poi dopo una settimana la portammo a casa, durante i primi giorni Hanna passò molto del suo tempo dormendo e io e Gil lo passammo chinandoci ammirati su di lei, su quella piccola incantatrice. Come ogni nuovo genitore la toccavamo come se si potesse rompere al minimo urto ed eravamo anche impacciati ma non ci mettemmo molto ad avere l’impressione che quella bambina si fosse trovata sempre in mezzo a noi, una parte inscindibile delle nostre vite.
Da allora il tempo è passato e oggi la nostra piccolina è cresciuta, ha attraversato tutte le tappe della sua vita, le prime parole, i primi dentini, i primi passi, i primi sorrisi, le prime delusioni, il primo giorno di scuola, il primo batticuore...in tutte queste cose io e Gil abbiamo cercato di esserci, di essere presente nella sua vita nel bene e nel male cercando di non commettere gli errori che i nostri genitori avevano fatto con noi. Ora lei è una donna serena ed è il mio orgoglio e del suo papà con cui ha sempre avuto un legame speciale, un legame che in questo giorno di festa lo fa commuovere come il primo giorno che l’ha vista. Mentre camminano l’una accanto all’altro vedo i loro sguardi raggianti...lui perché la sua bambina è diventata grande e lei perché sta per sposare l’uomo che ama.

  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > CSI - Las Vegas / Vai alla pagina dell'autore: Ribisse