Ed eccoci qui, mie care lettrici, all’ultimo capitolo di
questa fic. Innanzitutto mi scuso con voi per il ritardo, ma come
sempre se l’ispirazione manca non c’è
niente da fare. Questo capitoletto finale è nato di getto,
istintivo, scritto con tutto l’affetto che ho per uno degli
anime più belli della mia infanzia, e tutto
l’affetto che ho per voi, e per tutti i commenti che avete
lasciato a questa storia.
Un ringraziamento particolare a tutti coloro che hanno inserito Siamo sempre noi,
la mia prima fic e quella probabilmente a cui sono più
affezionata, tra i preferiti e i seguiti, e un ringraziamento enorme
alle mie recentrici adorate dalla mia gemellina Rei, alle carissime
Shirin e Barbidoluzza (grazie per tutti i complimenti ^_^), a
BabyDany94, alla grandiosa Ellephedre, e a tutti coloro che hanno
lasciato un commentino alla mia storia.
Non sono brava a fare discorsi, per cui vi lascio alla lettura
dell’ultimo capitolo, sperando vi piaccia, e vi lasci un
pizzico di quella spensieratezza, se volete un po’
adorabilmente infantile, così caratteristica di questo
splendido anime.
Arigatou!
Baci a tutti!
La vostra Hime
Una sensazione di benessere. Quiete. Calore, forse. Gli pareva di
galleggiare, sospeso in un sonno senza fine, assieme alle sue sorelle.
Minako e Hanae provavano la stessa meravigliosa sensazione, come se una
forza piena di calore li avesse liberati da una schiavitù
oscura. Per sempre. E in un certo senso era davvero così.
Erika li aveva liberati dal Fantasma Oscuro che aveva ipnotizzato la
loro mente, imprigionando in un sonno eterno la gente che si era
ribellata al Regno. Aveva donato loro una nuova esistenza. Ricominciare
daccapo: tre neonati, liberi finalmente dal potere malvagio, come tre
boccioli rinati a nuova vita. Mai avrebbero ricordato quel passato
tormentato, quel plagio delle loro menti, quell’appartenenza
alle forze oscure, e finalmente avrebbero potuto condurre
un’esistenza diversa, normale, quella normalità
che avevano cercato, a loro modo, tentando di conquistare
l’Universo intero. Nessuno avrebbe conosciuto la loro vera
identità.
E con il potere restituito loro da Erika avrebbero condotto una vita
molto diversa da quella a cui erano stati abituati. Avrebbero
conosciuto cos’era Bene e avrebbero declinato
l’esistenza al Male. Per Sempre. La loro anima era salva.
Poi grazie all’energia di Erika, Hime e Daichi riuscirono a
teletrasportarsi sulla terra.
Hime si sentiva completamente stravolta dagli eventi, ma anche felice e
consapevole che tutto fosse finito. Non riusciva ancora a credere che
lei e Dai Dai fossero ancora vivi dopo quell’incredibile
avventura nell’Altra Dimensione, ma ora l’unica
cosa che le importava era che loro stessero bene… E
se… Se non ci fosse stato Matsuyama a
proteggerla…o meglio…il suo caro amico
Pokotà… Erika dal suo sguardo lievemente
corrucciato, nonostante la fine dell’incubo, capì
immediatamente a cosa stava pensando. Hime sapeva perfettamente che ad
attenderla, sul letto, ci sarebbe stato il suo adorato pupazzo di
pezza. Ma stavolta non l’avrebbe salutata saltandole in
braccio come faceva sempre. Lei non avrebbe potuto raccontargli
quell’avventura incredibile: semplicemente perché
Matsuyama, l’alter ego del suo piccolo amico si era
sacrificato per la sua salvezza. E l’aveva fatto
perché lei vivesse. Era stato un addio straziante il loro,
ma forse anche giusto.
Perché in realtà Pokotà faceva parte
della sua infanzia, della sua vita precedente, da ragazzina. Gli eventi
l’avevano fatta maturare. Irrimediabilmente, e assieme a
Pokotà finiva anche una parte fondamentale della propria
esistenza.
Erika spiegò loro che cos’era successo alle anime
dei tre principi delle Tenebre, ma di fatto quello più
stupito sembrò proprio Dai Dai che pareva non ricordare
assolutamente niente di tutto quello che era successo. Come se
l’esistenza di Minako, e del suo sosia plagiato dal Male
fossero un ricordo piuttosto vago perso in un angolo recondito della
sua mente. Poi Hime si passò le dita tra i capelli e si rese
conto che il Fiocco Magico era sparito. Dopo che Minako glielo aveva
sottratto non le era più stato restituito, e anche questo
era un fatto che la lasciò piuttosto rattristata.
“Credo che ora non ne avrai più bisogno”
mormorò Erika con un sorriso lievemente malinconico.
“Però potremo tenerci sempre in contatto con il
Diario e la Penna Magica!”. Una minima consolazione visto che
aveva perso i suoi poteri assieme al suo piccolo amico parlante.
Che fosse davvero questo il prezzo da pagare per una crescita
improvvisa?
Quell’avventura l’aveva cambiata,inevitabilmente:
aveva imparato a sue spese cos’è spirito di
sacrificio, cosa è Male, e quanto il Male può
essere più vicino di quanto tu non creda. Hanae aveva
rappresentato la parte malvagia di se stessa, ed entrambe, ora, in un
certo senso, rinascevano a una vita nuova.
Hanae, e assieme a lei Minako e il loro fratello Axios, come una
piccola infante senza più memoria del passato, e lei stessa
come una giovane adolescente senza più i
“giocattoli” della sua stupenda infanzia.
“Non rattristarti… Prometto che tornerò
presto a trovarti” le sorrise Erika e poi le si
avvicinò e le sussurrò all’orecchio
“E ora penso sia proprio arrivato il momento di dirgli cosa
provi per lui non ti pare?!” Le fece l’occhiolino
“Qui la mia magia non potrà di certo
aiutarti!”
Hime arrossì fino alla radice dei capelli mentre Erika si
accingeva a tornare nel suo Mondo, avvolta da una nube dorata dalla
luce accecante. “Mi mancherete!” esclamò
ad entrambi “Hime sono sicura che te la caverai benissimo
anche senza il Fiocco Magico… E tu Dai Dai non fare
arrabbiare troppo la mia amica! Lo sai che morde!” Risero
mentre con un ultimo cenno della mano, la Principessa si dissolveva per
incanto.
Rimasero per un po’ in silenzio, senza sapere bene cosa dire,
guardandosi con reciproco, stranissimo imbarazzo. Poi Dai Dai come se
niente fosse si grattò la testa, e con tono vagamente
imbarazzato le girò le spalle “Bhè a
questo punto… può sembrare banale dirlo, ma tutto
è bene quel che finisce bene…Ora ti riaccompagno
a casa… Non vorrei facessi altri brutti incontri!”
Hime sorrise, guardandolo di sottecchi, camminare al suo fianco con le
mani incrociate dietro la testa, e la sua solita andatura dinoccolata.
“Possibile che non ti ricordi niente?” gli fece lei
dopo un po’.
“Assolutamente niente” ribattè lui.
“Neanche di Minako?!”
“Chi?!”
Lei ghignò trionfante. La smorfiosa dagli occhi viola.
“E di Axios? Proprio nulla, eh?!”
“Ancora?? Ti ho già detto di no!”
sbuffò “Anzi mi sembra incredibile e assurdo che
non ricordi nulla di un altro pasticcio in cui mi sono ficcato per
causa tua!” sogghignò. Per poco lei non gli
mollò un pugno nel fianco. Ma poi ci ripensò, e
il suo sguardo divenne più dolce.
“E non ricordi neanche…” Quando mi hai sfiorato le labbra
con le tue? Ma non disse nulla. Di certo non poteva
ricordare quel loro lievissimo bacio, dato che era sotto
l’influenza oscura, come tutto il resto che era successo.
“Ricordo solo di aver una gran fame!”
esclamò all’improvviso sentendo il suo stomaco
brontolare.
Hime alzò gli occhi al cielo. Al diavolo le smancerie. Con
lui era impossibile avere un attimo di serietà. Ma a lei
piaceva anche così. Con le sue follie, e perché
c’era sempre. Come in qualsiasi momento. La sua sicurezza.
Prima di tornare a casa, dunque, si misero alla ricerca di una
paninoteca, o roba simile, per mettere qualcosa sotto ai denti, poi
però sembrò che a lui fosse venuto in mente
qualcosa che sembrava davvero importantissimo “Aspettami
lì” disse improvvisamente indicandole una panchina
nel parco lì vicino. Hime lo fissò con
espressione incuriosita “Che hai in mente?”
Lui si portò l’indice alle labbra e le
strizzò l’occhio, poi senza dire una parola si
allontanò rapidamente, così lei gli
ubbidì, e andò a sedersi su una panchina dove
poco distante dei bambini giocavano a pallone. Li fissò con
un sorriso, mentre un tiepido sole le riscaldava il viso. Socchiuse gli
occhi, assaporando di nuovo la normalità, la
tranquillità di una giornata di primavera, le voci dei
bambini, il rumore di una fontanella, il tepore di una giornata di
sole, e distese le gambe davanti a sé, fissandosi i piedi,
ancora incredula di tutto quello che era capitato. Sembrava passato
davvero un battito di ciglia, e all’improvviso le parve che
tutto ciò che di pazzesco era accaduto non fosse mai
esistito.
E quando li rialzò incrociò due occhi color
nocciola, sorridenti, e un volto allegro. Il suo volto allegro.
Daichi.
“Buon compleanno, Hime-chan!”
le sorrise porgendole gentilmente un dorayaki: sopra ci
aveva messo una candelina.
Che testa matta! Con tutto quello che era successo se ne era davvero
dimenticata!
Il suo compleanno!
Il suo quattordicesimo compleanno! Le era completamente passato di
mente mentre lui... lui se ne era ricordato!
“Ma come hai fatto…?” Himeko era
totalmente spiazzata dalla sorpresa inaspettata.
“Semplice, perché ti cacci sempre nei
pasticci!” Rise lui, accendendo lo stoppino con un
fiammifero. Hime alzò un sopracciglio a fissarlo interdetta
“Cosa c’entra scusa che io mi caccio sempre nei
pasticci, con il mio compleanno?” ribattè acida.
Ecco qui. Le pareva strano che avesse avuto un pensiero fin troppo
romantico per più di cinque minuti. Tornava ad essere sempre
il solito villano.
Adorabile villano.
“Rompiscatole acida! E’ semplice. Me lo ricordo
perché è passato esattamente un anno da quando
credevamo che la tua trasformazione in Hikaru fosse irreversibile. Era
la festa del tuo compleanno ti ricordi? Ed Erika si era sostituita a
te” Ma lui l’aveva riconosciuta fin dal primo
istante. Quei suoi occhi pieni di allegria, vitalità, gioia
e brio non si dimenticavano facilmente. Non li aveva mai dimenticati.
Rimanevano impressi nel cuore per sempre. E lui li amava ogni giorno di
più. Quella sera, di un anno prima, quando aveva visto la
sua Hime nel corpo di Hikaru, aveva capito di essersi innamorato di
lei. Perché nonostante la trasformazione irreversibile, a
lui non era importato poi molto che Hime non avesse più i
suoi capelli biondi da maschiaccio, o il suo visetto da ragazzina
dispettosa. La sua anima rimaneva sempre la stessa, ed era quella
ciò che lui amava di più. Il suo spirito, la sua
passione, la sua voglia di vivere, la sua energia.
Ed era passato un anno. Piccola, adorabile combina guai.
Gli piaceva festeggiare in quel modo così strambo, eppure
significativo , con lei. E lei sola.
Hime lo fissò a bocca aperta “Caspita è
vero!” Ricordava ancora quel giorno in cui si era sentita
completamente perduta con una faccia e un corpo che non erano
più i suoi, e se non fosse stato per il sostegno dei suoi
amici, si sarebbe abbandonata alla disperazione.
“Un compleanno normale, no eh?! “
sghignazzò lui mettendole davanti al naso il dolcetto di
marmellata.
“Coraggio esprimi un desiderio” le sorrise Dai Dai
inclinando leggermente la testa con espressione stranamente tenera e
gentile.
Hime lo guardò senza dire una parola, poi fece finta di
pensarci un po’ su, perché in
realtà già sapeva cosa pensare. Lo aveva sempre
saputo. Fin dal principio. Fin da quando lo aveva conosciuto.
E ora il suo desiderio più grande le stava proprio seduto
accanto. Suo amico, suo pari, suo confidente, sua roccia. Senza di lui
era perduta. E non solo perché fosse il suo migliore amico.
O almeno non più solo per quello.
Quattordici anni. Il tempo delle scelte e dell’adolescenza.
Era come se un periodo fosse finito per sempre: il tempo della
spensieratezza, dei giochi, dell’infanzia fosse terminato per
aprirsi a qualcosa di nuovo, magico, e incredibilmente affascinante. Il
tempo del Fiocco Magico si era concluso. Adesso c’era
qualcosa di diverso ad aspettarla… Forse con lui?
Chissà… Gli sorrise con aria misteriosa. Lei lo
sperava davvero, mentre si accingeva con un soffio energico a spegnere
la sua candelina e a pensare che in fondo, nonostante gli eventi
burrascosi, il trascorrere del tempo, anche quando sarebbero stati
adulti, una parte del loro cuore sarebbe rimasta intatta a quei giorni
meravigliosi, pieni di magici ricordi, e lei, magari un giorno, avrebbe
potuto sorridere a quel pensiero, pensando che in fondo in una parte
nascosta del nostro cuore niente cambia… Le circostanze
cambiano. Le cose cambiano. Forse anche le persone cambiano.
Apparentemente. Ma la parte bella, innocente e pulita no. Quella
rimane. E nel suo cuore, per lei e Dai Dai, era più che
convinta che avrebbe sempre potuto dire, nonostante tutto…Siamo sempre noi.