Anime & Manga > Un fiocco per sognare, un fiocco...
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Autore: Himechan    11/10/2009    5 recensioni
Una ragazza misteriosa, Pokotà non parla più, il pericolo e l'amore... Himi e Dai Dai più uniti e distanti che mai
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ed eccoci qui, mie care lettrici, all’ultimo capitolo di questa fic. Innanzitutto mi scuso con voi per il ritardo, ma come sempre se l’ispirazione manca non c’è niente da fare. Questo capitoletto finale è nato di getto, istintivo, scritto con tutto l’affetto che ho per uno degli anime più belli della mia infanzia, e  tutto l’affetto che ho per voi, e per tutti i commenti che avete lasciato a questa storia.
Un ringraziamento particolare a tutti coloro che hanno inserito Siamo sempre noi, la mia prima fic e quella probabilmente a cui sono più affezionata, tra i preferiti e i seguiti, e un ringraziamento enorme alle mie recentrici adorate dalla mia gemellina Rei, alle carissime Shirin e Barbidoluzza (grazie per tutti i complimenti ^_^), a BabyDany94, alla grandiosa Ellephedre, e a tutti coloro che hanno lasciato un commentino alla mia storia.
Non sono brava a fare discorsi, per cui vi lascio alla lettura dell’ultimo capitolo, sperando vi piaccia, e vi lasci un pizzico di quella spensieratezza, se volete un po’ adorabilmente infantile, così caratteristica di questo splendido anime.

Arigatou!
Baci a tutti!
La vostra Hime





Una sensazione di benessere. Quiete. Calore, forse. Gli pareva di galleggiare, sospeso in un sonno senza fine, assieme alle sue sorelle. Minako e Hanae provavano la stessa meravigliosa sensazione, come se una forza piena di calore li avesse liberati da una schiavitù oscura. Per sempre. E in un certo senso era davvero così. Erika li aveva liberati dal Fantasma Oscuro che aveva ipnotizzato la loro mente, imprigionando in un sonno eterno la gente che si era ribellata al Regno. Aveva donato loro una nuova esistenza. Ricominciare daccapo: tre neonati, liberi finalmente dal potere malvagio, come tre boccioli rinati a nuova vita. Mai avrebbero ricordato quel passato tormentato, quel plagio delle loro menti, quell’appartenenza alle forze oscure, e finalmente avrebbero potuto condurre un’esistenza diversa, normale, quella normalità che avevano cercato, a loro modo, tentando di conquistare l’Universo intero. Nessuno avrebbe conosciuto la loro vera identità.
E con il potere restituito loro da Erika avrebbero condotto una vita molto diversa da quella a cui erano stati abituati. Avrebbero conosciuto cos’era Bene e avrebbero declinato l’esistenza al Male. Per Sempre. La loro anima era salva.
Poi grazie all’energia di Erika, Hime e Daichi riuscirono a teletrasportarsi sulla terra.
Hime si sentiva completamente stravolta dagli eventi, ma anche felice e consapevole che tutto fosse finito. Non riusciva ancora a credere che lei e Dai Dai fossero ancora vivi dopo quell’incredibile avventura nell’Altra Dimensione, ma ora l’unica cosa che le importava era che loro stessero bene… E se… Se non ci fosse stato Matsuyama a proteggerla…o meglio…il suo caro amico Pokotà… Erika dal suo sguardo lievemente corrucciato, nonostante la fine dell’incubo, capì immediatamente a cosa stava pensando. Hime sapeva perfettamente che ad attenderla, sul letto, ci sarebbe stato il suo adorato pupazzo di pezza. Ma stavolta non l’avrebbe salutata saltandole in braccio come faceva sempre. Lei non avrebbe potuto raccontargli quell’avventura incredibile: semplicemente perché Matsuyama, l’alter ego del suo piccolo amico si era sacrificato per la sua salvezza. E l’aveva fatto perché lei vivesse. Era stato un addio straziante il loro, ma forse anche giusto.
Perché in realtà Pokotà faceva parte della sua infanzia, della sua vita precedente, da ragazzina. Gli eventi l’avevano fatta maturare. Irrimediabilmente, e assieme a Pokotà finiva anche una parte fondamentale della propria esistenza.
Erika spiegò loro che cos’era successo alle anime dei tre principi delle Tenebre, ma di fatto quello più stupito sembrò proprio Dai Dai che pareva non ricordare assolutamente niente di tutto quello che era successo. Come se l’esistenza di Minako, e del suo sosia plagiato dal Male fossero un ricordo piuttosto vago perso in un angolo recondito della sua mente. Poi Hime si passò le dita tra i capelli e si rese conto che il Fiocco Magico era sparito. Dopo che Minako glielo aveva sottratto non le era più stato restituito, e anche questo era un fatto che la lasciò piuttosto rattristata.
“Credo che ora non ne avrai più bisogno” mormorò Erika con un sorriso lievemente malinconico. “Però potremo tenerci sempre in contatto con il Diario e la Penna Magica!”. Una minima consolazione visto che aveva perso i suoi poteri assieme al suo piccolo amico parlante.
Che fosse davvero questo il prezzo da pagare per una crescita improvvisa?
Quell’avventura l’aveva cambiata,inevitabilmente: aveva imparato a sue spese cos’è spirito di sacrificio, cosa è Male, e quanto il Male può essere più vicino di quanto tu non creda. Hanae aveva rappresentato la parte malvagia di se stessa, ed entrambe, ora, in un certo senso, rinascevano a una vita nuova.
Hanae, e assieme a lei Minako e il loro fratello Axios, come una piccola infante senza più memoria del passato, e lei stessa come una giovane adolescente senza più i “giocattoli” della sua stupenda infanzia.
“Non rattristarti… Prometto che tornerò presto a trovarti” le sorrise Erika e poi le si avvicinò e le sussurrò all’orecchio “E ora penso sia proprio arrivato il momento di dirgli cosa provi per lui non ti pare?!” Le fece l’occhiolino “Qui la mia magia non potrà di certo aiutarti!”
Hime arrossì fino alla radice dei capelli mentre Erika si accingeva a tornare nel suo Mondo, avvolta da una nube dorata dalla luce accecante. “Mi mancherete!” esclamò ad entrambi “Hime sono sicura che te la caverai benissimo anche senza il Fiocco Magico… E tu Dai Dai non fare arrabbiare troppo la mia amica! Lo sai che morde!” Risero mentre con un ultimo cenno della mano, la Principessa si dissolveva per incanto.
Rimasero per un po’ in silenzio, senza sapere bene cosa dire, guardandosi con reciproco, stranissimo imbarazzo. Poi Dai Dai come se niente fosse si grattò la testa, e con tono vagamente imbarazzato le girò le spalle “Bhè a questo punto… può sembrare banale dirlo, ma tutto è bene quel che finisce bene…Ora ti riaccompagno a casa… Non vorrei facessi altri brutti incontri!”
Hime sorrise, guardandolo di sottecchi, camminare al suo fianco con le mani incrociate dietro la testa, e la sua solita andatura dinoccolata.
“Possibile che non ti ricordi niente?” gli fece lei dopo un po’.
“Assolutamente niente” ribattè lui.
“Neanche di Minako?!”
“Chi?!”
Lei ghignò trionfante. La smorfiosa dagli occhi viola.
“E di Axios? Proprio nulla, eh?!”
“Ancora?? Ti ho già detto di no!” sbuffò “Anzi mi sembra incredibile e assurdo che non ricordi nulla di un altro pasticcio in cui mi sono ficcato per causa tua!” sogghignò. Per poco lei non gli mollò un pugno nel fianco. Ma poi ci ripensò, e il suo sguardo divenne più dolce.
“E non ricordi neanche…” Quando mi hai sfiorato le labbra con le tue? Ma non disse nulla. Di certo non poteva ricordare quel loro lievissimo bacio, dato che era sotto l’influenza oscura, come tutto il resto che era successo.
“Ricordo solo di aver una gran fame!” esclamò all’improvviso sentendo il suo stomaco brontolare.
Hime alzò gli occhi al cielo. Al diavolo le smancerie. Con lui era impossibile avere un attimo di serietà. Ma a lei piaceva anche così. Con le sue follie, e perché c’era sempre. Come in qualsiasi momento. La sua sicurezza.
Prima di tornare a casa, dunque, si misero alla ricerca di una paninoteca, o roba simile, per mettere qualcosa sotto ai denti, poi però sembrò che a lui fosse venuto in mente qualcosa che sembrava davvero importantissimo “Aspettami lì” disse improvvisamente indicandole una panchina nel parco lì vicino. Hime lo fissò con espressione incuriosita “Che hai in mente?”
Lui si portò l’indice alle labbra e le strizzò l’occhio, poi senza dire una parola si allontanò rapidamente, così lei gli ubbidì, e andò a sedersi su una panchina dove poco distante dei bambini giocavano a pallone. Li fissò con un sorriso, mentre un tiepido sole le riscaldava il viso. Socchiuse gli occhi, assaporando di nuovo la normalità, la tranquillità di una giornata di primavera, le voci dei bambini, il rumore di una fontanella, il tepore di una giornata di sole, e distese le gambe davanti a sé, fissandosi i piedi, ancora incredula di tutto quello che era capitato. Sembrava passato davvero un battito di ciglia, e all’improvviso le parve che tutto ciò che di pazzesco era accaduto non fosse mai esistito.
E quando li rialzò incrociò due occhi color nocciola, sorridenti, e un volto allegro. Il suo volto allegro.
Daichi.
“Buon compleanno, Hime-chan!” le sorrise porgendole gentilmente un dorayaki: sopra ci aveva messo una candelina.
Che testa matta! Con tutto quello che era successo se ne era davvero dimenticata!
Il suo compleanno!
Il suo quattordicesimo compleanno! Le era completamente passato di mente mentre lui... lui se ne era ricordato!
“Ma come hai fatto…?” Himeko era totalmente spiazzata dalla sorpresa inaspettata.
“Semplice, perché ti cacci sempre nei pasticci!” Rise lui, accendendo lo stoppino con un fiammifero. Hime alzò un sopracciglio a fissarlo interdetta “Cosa c’entra scusa che io mi caccio sempre nei pasticci, con il mio compleanno?” ribattè acida.
Ecco qui. Le pareva strano che avesse avuto un pensiero fin troppo romantico per più di cinque minuti. Tornava ad essere sempre il solito villano.
Adorabile villano.
“Rompiscatole acida! E’ semplice. Me lo ricordo perché è passato esattamente un anno da quando credevamo che la tua trasformazione in Hikaru fosse irreversibile. Era la festa del tuo compleanno ti ricordi? Ed Erika si era sostituita a te” Ma lui l’aveva riconosciuta fin dal primo istante. Quei suoi occhi pieni di allegria, vitalità, gioia e brio non si dimenticavano facilmente. Non li aveva mai dimenticati. Rimanevano impressi nel cuore per sempre. E lui li amava ogni giorno di più. Quella sera, di un anno prima, quando aveva visto la sua Hime nel corpo di Hikaru, aveva capito di essersi innamorato di lei. Perché nonostante la trasformazione irreversibile, a lui non era importato poi molto che Hime non avesse più i suoi capelli biondi da maschiaccio, o il suo visetto da ragazzina dispettosa. La sua anima rimaneva sempre la stessa, ed era quella ciò che lui amava di più. Il suo spirito, la sua passione, la sua voglia di vivere, la sua energia.
Ed era passato un anno. Piccola, adorabile combina guai.
Gli piaceva festeggiare in quel modo così strambo, eppure significativo , con lei. E lei sola.
Hime lo fissò a bocca aperta “Caspita è vero!” Ricordava ancora quel giorno in cui si era sentita completamente perduta con una faccia e un corpo che non erano più i suoi, e se non fosse stato per il sostegno dei suoi amici, si sarebbe abbandonata alla disperazione.
“Un compleanno normale, no eh?! “ sghignazzò lui mettendole davanti al naso il dolcetto di marmellata.
“Coraggio esprimi un desiderio” le sorrise Dai Dai inclinando leggermente la testa con espressione stranamente tenera e gentile.
Hime lo guardò senza dire una parola, poi fece finta di pensarci un po’ su, perché in  realtà già sapeva cosa pensare. Lo aveva sempre saputo. Fin dal principio. Fin da quando lo aveva conosciuto.
E ora il suo desiderio più grande le stava proprio seduto accanto. Suo amico, suo pari, suo confidente, sua roccia. Senza di lui era perduta. E non solo perché fosse il suo migliore amico.
O almeno non più solo per quello.
Quattordici anni. Il tempo delle scelte e dell’adolescenza.
Era come se un periodo fosse finito per sempre: il tempo della spensieratezza, dei giochi, dell’infanzia fosse terminato per aprirsi a qualcosa di nuovo, magico, e incredibilmente affascinante. Il tempo del Fiocco Magico si era concluso. Adesso c’era qualcosa di diverso ad aspettarla… Forse con lui? Chissà… Gli sorrise con aria misteriosa. Lei lo sperava davvero, mentre si accingeva con un soffio energico a spegnere la sua candelina e a pensare che in fondo, nonostante gli eventi burrascosi, il trascorrere del tempo, anche quando sarebbero stati adulti, una parte del loro cuore sarebbe rimasta intatta a quei giorni meravigliosi, pieni di magici ricordi, e lei, magari un giorno, avrebbe potuto sorridere a quel pensiero, pensando che in fondo in una parte nascosta del nostro cuore niente cambia… Le circostanze cambiano. Le cose cambiano. Forse anche le persone cambiano. Apparentemente. Ma la parte bella, innocente e pulita no. Quella rimane. E nel suo cuore, per lei e Dai Dai, era più che convinta che avrebbe sempre potuto dire, nonostante tutto…Siamo sempre noi.



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