Durante la battaglia contro Voldemort ad Hogwarts, tra Ron ed Hermione sembrava essere stato fatto il primo passo... Ecco un missing moment che racconta cosa è accaduto dopo
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Grazie
1000 a tutte le persone che mi hanno recensito e che hanno letto le mi
storie. Ho una risposta
da dare ad act: non so se
riuscirò mai a pubblicare una long-fic sui famosi 19 anni
che intercorrono tra la battaglia contro Voldemort e la partenza di
Albus per Hogwarts, e per un semplice motivo... sono incostante... lo
so: gran brutta abitudine. Ma non abbandoniamo le speranze: in effetti
ne ho una già abbozzata (inizio e fine sono chiari....
è la strada da intraprendere che mi è ancora un
po' ignota...), ma non mi ci metto nemmeno a pubblicarne
l'inizio se non sono totalmente sicura che riuscirò a
completarla.
Un baciottone a tutti, sperando di non far morire nessuno di diabete....
I personaggi citati non mi appartengono, ma sono proprietà
della Sig.ra Rowling; questa storia è stata scritta senza
scopo di lucro alcuno.
Era stato
semplice "trovarsi" durante la battaglia... sì,
appunto: durante la battaglia... e poi?
Poi nulla.
Tutto come prima.
Miseriaccia!
Ma era mai possibile
che, dopo tutti quegli anni e tutti quei sacrifici,
si dovesse tornare al punto di partenza?
Ron Weasley
si crucciava per la sua sempre più complicata
vita amorosa, che, in realtà, non sapeva neppure se poteva
definirla così.
Durante l'ultima
battaglia della Guerra Magica più cruenta
della storia, dopo anni di litigi e riappacificazioni con la ragazza di
cui era segretamente innamorato, finalmente, l'atmosfera si era sciolta
in un bacio, il primo tra loro, storico e... naturalissimo... come se
fosse stata la cosa più normale che fosse potuta accadere,
come se fosse accaduto da sempre... ma alla fine di tutto: nada, rien,
nothing, ecc... nulla in nessun modo... non si era più
sbilanciata.
All'inizio era palese il
rossore che imporporava le gote della ragazza
quando i loro sguardi si incrociavano, poi, era diventata
più tranquilla e sicura, tanto da non mostrare imbarazzi di
sorta se si scambiavano un'occhiata.
A questo punto Ron era
sicuro che lei avrebbe voluto affrontare un
discorso sull'accaduto e così avrebbe fatto la sua ultima
mossa tipo spararle una frase da super-effetto come "era tanto che ti
aspettavo" o "è stato il tuo bacio a permettermi di
sopravvivere alla battaglia", così la ragazza sarebbe di
certo caduta ai suoi piedi, e "vissero felici e contenti" con tanti
saluti a tutti.
Sogni.
Solo sogni: in
realtà, dopo aver smesso di arrossire,
Hermione Granger non aveva richiesto nessun meeting chiarificatore
sugli avvenimenti sopracitati, lasciando il rosso con un pugno di
mosche.
Anzi, la giovin donzella
aveva ripreso la vecchia abitudine di fare la
"maestrina so tutto io" ad ogni secondo e la sua vittima preferita era,
guarda caso, un certo Weasley suo coetaneo... (le piaceva vincere
facile...)
Harry, da
parte sua, vedeva il guaio in cui si stavano cacciando i suoi
amici, o meglio, il pandemonio che si stava venendo ad abbattere su
tutti: ci era già passato e conosceva la calamità
"Ron e Hermione in conflitto tra loro" e la sua furia distruttiva.
Il "non più
tanto bambino" sopravvissuto, già
reduce da una vita difficilina, si trovo in coscienza di dover salvare
il mondo magico per una seconda volta: dai suoi amici.
Ron non
sapeva cosa Harry continuasse a chiedere a Hermione, vedeva
solo che tutte le volte lei girava gli occhi all'insù
sbuffando con l'aria di un bisonte incavolato e poi partiva a battere
un piede a terra, tenendo i pugni serrati e sbraitandogli in faccia
cose del genere "Harry, non provarci! Sai come la penso e quindi non
sta a me! Non posso essere sempre io!", non capiva cosa si intendesse
la ragazza con queste parole, certo era, invece, che tutte le volte il
suo amico se ne usciva dalla discussione sempre più
avvilito, ma non si rivolgeva mai a lui, forse erano cose che il suo
migliore amico riteneva non dovesse sapere? Cosa? Si trattava forse di
Ginny? Eppure gli sembrava che stesse andando alla grande tra
loro... non come per lui.
Ron si crucciava: il suo
migliore amico non si confidava con lui e la
ragazza di cui era innamorato non faceva altro che versargli addosso
ettolitri di veleno... si poteva stare peggio?
Da qualche giorno Ron
sembrava più sconfortato che mai:
evitava Harry e non rispondeva alle frecciatine di Hermione, non
dimostrava nemmeno risentimento o arrabbiatura, era solo molto, molto
demoralizzato.
La cicatrice non
bruciava più sulla fronte di Harry da
quando aveva distrutto Voldemort, ma sentiva lo stesso un senso di
pericolo: l'atteggiamento del rosso non prometteva nulla di buono.
Decise, o meglio, sperò, che fosse arrivato il momento per
parlargli.
Harry raggiunse l'amico
che dondolava svogliatamente le gambe seduto
sul parapetto della grande finestra gotica del corridoio del terzo
piano della scuola, i capelli cremisi si poggiavano scomposti alla
colonna, gli occhi erano fermi e persi nel vuoto; sembrava pallido e,
per un momento, Harry pensò che poteva essere un problema di
salute a pesargli, ma poi se lo ricordò durante tutti gli
anni trascorsi insieme e seppe di certo che non poteva essere questo:
per quanto fosse stato vicino alla morte e per quanto il suo viso
avesse potuto perdere colore, Ron Weasley era sempre stato l'anima del
gruppo, la forza e la volontà di andare avanti. Ora non era
così, ora era assolutamente peggio.
-Ciao Ronnino!
lo salutò
Harry con un tono volutamente scherzoso
-Oh, Harry...
Il rosso si
scostò lievemente dal suo appoggio e
cercò di riassettarsi poco convinto i capelli. A Harry
questa immagine fece crescere nel cuore un senso di tristezza profonda
e dolorosa: erano sempre stati amici, Ron non avrebbe mai ritenuto
necessario riassettarsi per rispondergli e poi... non aveva nemmeno
colto la provocazione del nomignolo. Ora era davvero preoccupato.
-Ehm... senti, potrei
parlarti un attimo?
-Certo...
In Ron si
risvegliò una flebile
-Vedi, è
qualche giorno che ti vedo particolarmente
giù... volevo dirti che se vuoi parlarmene... io ci sono...
Il rosso
corrugò la fronte: lui non si confidava ma si
offriva come spalla? No, il conto non era a pari.
-Oh, grazie mille,
mister Salvatore degli Oppressi e dei Depressi! Non
ti basta la gloria di avere salvato il mondo? Ora ti occorre salvare
anche me? No, grazie! Mi arrangerò: se tu puoi fare a meno
di
me, anche io posso provare a cavarmela da solo!
Infuriato, Ron scese dal
davanzale e fece per andarsene, ma il moro lo
bloccò trattenendolo per un braccio:
-Che hai, Ron? Non penso
di averti fatto qualcosa di strano, quindi
spiegami perché mi hai detto queste cose.
-Lasciami!
-No, prima ci chiariamo,
poi ti lascio andare
-Vorresti passare alle
maniere forti?
chiese il rosso in tono
di sfida, che Harry, naturalmente, accolse:
-Se necessario, non mi
tirerò indietro...
La stretta di Harry non
vacillò, i due ragazzi si scrutavano
in una silenziosa lotta di nervi, nessuno aveva intenzione di cedere e
la loro esperienza di lotta li poneva più o meno sullo
stesso livello, ma Harry
aveva un vantaggio: non aveva nulla da rimproverarsi e voleva riavere
il suo amico.
Solo dopo diversi
secondi lo sguardo di Ron vacillò, Harry
ne approfittò subito:
-Per favore Ron, dimmi
cos'hai...
-Che te ne importa?
la domanda del rosso era
carica di tristezza e velata di risentimento.
Harry cercò di scrutare il volto del suo amico, ma questo
teneva il capo chino. Ok, il "salvatore" del mondo magico avrebbe
dovuto armarsi di tanta pazienza e molta comprensione... o non ci
avrebbe cavato un ragno dal buco...
-Ma, Ron, sei il mio
migliore amico, come potrebbe non importarmi se tu
stai male?
-Sì... il
migliore amico... certo... peccato che tu non
riesca a fidarti del tuo "migliore amico" tanto da confidarti con lui e
invece corri sempre dalla tua amichetta So-Tutto-Io...
rispose Ron sarcastico.
Harry iniziava a capire:
gelosia!
Doveva correre ai ripari
subito: si ricordava ancora quando per gelosia
Ron non gli aveva più parlato durante il Torneo Tremaghi o
quando, addirittura, aveva spezzato il cuore di Hermione mettendosi con
Lavanda e distruggendo le prime possibilità che la sua amica
aveva iniziato a dargli per non essere più solo amici... se
non chiariva subito avrebbe rischiato molto. Molto...
Optò per
la verità:
-Non mi sono confidato
con Hermione... in realtà sono andato
a parlarle di te.
Le parole del moro erano
calme e decise. Ron sembrava non afferrare
qualcosa, ma almeno aveva alzato lo sguardo e i suoi muscoli, sotto la
presa dell'amico, non davano più la sensazione di
resistenza.
Sbatté un paio di volte le palpebre, fece come per iniziare
una frase
ma tornò subito sui suoi passi, infine scrutò
dietro le lenti di Harry come per saggiare la veridicità ci
ciò che aveva sentito, per poi porre all'amico una muta
domanda. Harry la sentì come solo i veri amici riescono a
cogliere e gli rispose:
-Dopo la battaglia tra
di voi è andato tutto regredendo, vi
sto osservando distruggervi a vicenda piano piano, nel più
doloroso dei modi, ormai tu sembri il fantasma dell'uomo che sei
veramente e lei si sta nascondendo dietro alla sua maschera preferita,
quella dell'algida caposcuola, ma sento il suo dolore, anche se non lo
dimostra.
Ormai libero dalla
stretta di Harry, Ron aveva appoggiato un pugno al
muro e aveva lasciato cadere il capo su questo. Lacrime, che non
tentò nemmeno di trattenere, rigavano il volto del giovane
dai capelli rossi; Harry prese un profondo respiro e
ricominciò: dopotutto la reazione gli faceva pensare che,
forse, le sue parole non sarebbero cadute nel vuoto.
-Ho pensato di parlarne
prima con lei perché, siamo franchi,
di solito è più disposta ad accogliere consigli
e, nonostante sia molto orgogliosa, si è spinta un po' meno
di te verso gesti folli...- Gli balenò subito in mente
l'immagine dell'amica che si presentava ala festa di Lumacorno al sesto
anno accompagnata da McLaggen, ma cercò di scacciarla:
doveva essere più che convinto delle sue parole per centrare
il suo obiettivo.-...così pensavo che si sarebbe convinta a
chiarire le cose che avete ancora in sospeso, però... vedi,
forse la capisco anche, non vuole più essere lei a fare il
primo il passo, pensa che, forse, per te lei non sia così
importante...-
-Ma le si è
fuso il cervello?
Ron, allarmato,
interruppe le parole dell'amico, sembrava che una
scarica elettrica lo avesse travolto: il viso da terreo aveva preso un
brillante color rosa, stile evidenziatore, le orecchie, invece,
arrivavano a sfiorare tonalità proibitive di rosso, anche i
capelli sembravano più sconvolti, e gli occhi blu, sgranati,
rischiavano di schizzare via dalla loro sede abituale. Tutto in lui
gridava incredulità.
-Come può
pensare una cosa del genere? Io... io...
cioè... io...
-Ecco il
perché, Ron!- Interruppe Harry -Perché
non le hai mai detto quello che provi! Guarda: anche adesso che non
è qui non riesci a dirlo!
-Sì, ma noi,
sì, insomma, noi... noi ci siamo
baciati!
-Lo so, c'ero, ma alla
fin fine è stata lei a baciarti per
prima, tu l'hai solo assecondata!
-No! Io l'ho baciata
seriamente!
-Io lo so, tu lo sai, ma
lei? A lei l'hai mai detto?
-Io..., veramente...,
vedi..., avevo paura che..., insomma...,
è successo durante la battaglia, magari pensa sia stato un
errore!
-Secondo te una come
Hermione, per errore, si metterebbe a baciare uno dei suoi
migliori amici? Non farmi ridere, Ron, se ti bacia lei, lo fa solo
perché è quello che vuole fare.
-Sì, forse
è così, ma anch'io ho le
mie paure, e poi io ho risposto chiaramente al bacio... anche se non le
ho detto...
-Ron! Mettiti nei suoi
panni: tu non sei mai chiaro! Prova a pensarci.
Vuoi che ti aiuti? Vediamo... spero di non dimenticare nulla... e parto
solo dagli ultimi avvenimenti, ce ne sarebbero altri, ma evito di
essere troppo lungo. Iniziamo. Quarto anno: le dici che non l'avevi mai
considerata una ragazza, che non credi che qualcuno, a parte noi,
potrebbe invitarla al ballo e poi le fai delle scenate di gelosia senza
pari, che deve pensare lei? Sei geloso: ti piace! No, perché
tu mi ci metti sempre in mezzo, avevi litigato con me tempo prima e
adesso la accusi di essere poco attenta alla mia incolumità,
quindi, altro punto di vista per cui la disprezzi e vuoi far vedere a
me che tu sei più mio amico di lei: non ti piace! Quinto
anno: più o meno la stessa storia. Sesto anno: l'apoteosi
dell'apoteosi! Lei fa di tutto per aiutarti ad entrare in squadra,
confondendo anche il tuo rivale, e tu la accusi di sottostimarti; lei
sta per invitarti alla festa dove desideravi tanto andare e tu ti metti
con una piovra a caso... è stato un anno terribile per lei,
forse più che per tutti noi, forse più che per
me, visto che anche per lei la morte di Silente è stato un
duro colpo... e, a proposito, è a te che si è
appoggiata nello sconforto...non so se te la ricordi al funerale..., e
dopo, anche alla tana, al matrimonio, tu l'hai tenuta possessivamente
con te perché si era presentato Viktor, avete
ballato, per non parlare di tutto il corteggiamento che hai
messo in opera grazie a quel libro che ti hanno regalato i gemelli: la
coccolavi, la adulavi, le stavi vicino, e lei era sempre più
convinta di piacerti, ma poi, dannato Weasley, hai iniziato a ferirla
mentre cercavano gli Horcrux perché il cibo era quello che
era, fino al momento in cui te ne sei andato... lì l'hai
uccisa. Non era più lei. Pensava a te, piangeva per te,
soffriva per te e continuava solo per te, per poterti dare la sicurezza
di un mondo in cui il male non potesse toccare né te
né la tua famiglia. Sei un uomo fortunato, Ron, ma anche
tremendamente stupido e, devo dirtelo, crudele: non puoi lasciarla
soffrire ancora, e non puoi nemmeno tu continuare ad andare avanti
così. Lei non farà un'altra volta il primo passo,
sappilo, quindi sta tutto a te, e ricordati: Hermione è come
se fosse mia sorella, quindi dovrai vedertela con me se la tua
decisione sarà quella sbagliata.
La ramanzina di Harry
era finita, quindi il moro si concesse di
lasciare solo l'amico e andare a cercare la sua amata Ginny per trovare
un po' di ristoro.
Ron era
senza parole, e anche i pensieri faticavano ad arrivare: era
molto confuso, in fin dei conti era convinto di essere lui la vittima
della situazione, l'incompreso, e invece... Hermione... lei soffriva,
ed era solo colpa sua... ma perché non le aveva mai detto
quello che provava? Eppure si era anche sbilanciato in un
corteggiamento non proprio celato, dopo aver letto il libro dei
gemelli, ma in effetti, se ne rendeva conto solo ora, non aveva mai
osato rivelare quali fossero i suoi veri sentimenti... per paura?
Bhè sì...per la paura di essere rifiutato... ma
perché? In fin dei conti anche lei si era "sbilanciata"
parecchio... bhè... però... non era sicuro di
quello che aveva capito, forse aveva frainteso, dopotutto
perché lei avrebbe dovuto desiderare di stare con uno come
lui? Insomma: lei era eccezionale, avrebbe potuto avere ben di
più che uno dei tanti rossi Weasley senza soldi e senza
particolari capacità... Ron era convinto che questi suoi
pensieri rispecchiassero la realtà, ma, a quanto aveva detto
Harry, la sua Hermione stava aspettando solo lui, non un famoso
giocatore di Quidditch bulgaro o un rinomato mago ricco e
intelligente... sorrise all'immagine che gli si formò in
mente dei capelli Hermione che, scomposti, svolazzavano in una brezza
leggera, per essere poi portati dietro l'orecchio con un gesto gentile
della meno delicata di lei... sorrise e cancellò ogni
esitazione: avrebbe dato la vita per poter continuare a guardare il suo
sorriso, i suoi occhi, i suoi capelli ribelli, le sue piccole mani
curate, la sua calligrafia sulle pergamene...
Come in un sogno, Ron si
ritrovò a correre per i corridoi di
Hogwarts senza aver pensato di farlo, sapeva dove stava andando,
sperava fosse la meta giusta. Non sentiva lo sforzo della corsa,
l'impatto dei piedi con la pietra o il respiro che iniziava a farsi
affannoso e irregolare: tutta la sua coscienza era rivolta solo al
pensiero di Hermione. Così, continuando a correre,
cercò per lungo e per largo, non riusciva a trovarla,
nonostante fosse già una mezzoretta che vagava, era stato in
biblioteca, in sala comune, nella Sala Grande, sulla torre di
Astronomia, su quella del dormitorio, al lago, da Hagrid, aveva
controllato su tutto il limitare della Foresta proibita... avrebbe
dovuto sentirsi scoraggiato, ma non ci riusciva: una forte
determinazione lo spronava a continuare nella ricerca.
Controllò alle serre, ma nulla nemmeno lì, stava
per sorpassare l'unico luogo in cui non l'avrebbe mai cercata, ma le
sue gambe non glielo concessero e lo portarono direttamente al campo di
Quidditch. A Hermione il Quidditch non era mai interessato, andava a
vedere le partite della sua casa solo per cameratismo coi sui compagni
e per vedere lui ed Harry giocare; scuotendo la testa Ron stava per
andarsene dal luogo che riteneva il posto più assurdo da
visitare nel tentativo di trovare Hermione, ma, voltandosi per uscire
dal manto erboso, fu bloccato da uno sguardo che lo fissava dagli
spalti. Era lontana, eppure riusciva a distinguere perfettamente gli
occhi della ragazza che erano puntati in modo decisamente preciso nei
suoi. Colto da un momento di fibrillazione si rese conto che l'impresa
altamente atletica che aveva compiuto per cercarla lo aveva
completamente spompato e che non sarebbe riuscito a scavalcare gli
spalti al naturale: doveva raggiungerla in un altro modo, ma non voleva
rompere il filo invisibile che univa i loro sguardi, sempre
più fissi, sempre più intensi, sembrava perfino
che la distanza che li divideva andasse di momento in momento
accorciandosi... era un idillio tutto loro e non avrebbe voluto
mettergli fine, ma la nuova consapevolezza che aveva in lui, che lo
aveva mosso automaticamente fino al campo, ancora una volta
guidò le sue parole e i suoi gesti:
-Accio scopa!
Dagli spogliatoi una
scopa volò nella mano del rosso che,
senza interrompere il contatto con gli occhi della ragazza, ci
salì e prese quota al di sopra del parapetto della scalinata
della tifoseria, con un balzo atterrò dal manico qualche
gradone sotto rispetto alla posizione di Hermione, le sue iridi sempre
fisse in quelle di lei.
Hermione si alzò, ma non fece un
passo, né per avvicinarsi, né per andarsene. Le
sue gote erano leggermente arrossate, i suoi occhi legati in quelle
pozze d'oceano che erano quelli di Ron. Era consapevole di quanto
significasse il magnetismo che la teneva unita quegli occhi, ma aveva
deciso: non voleva illudersi ancora, doveva avere delle certezze e non
sarebbe stata lei a cedere, almeno non questa volta.
Ron cercava
nella sua testa le parole adatte, quelle che l'avrebbero
resa felice, quelle che l'avrebbero reso felice, ma i pensieri erano
sfuggenti, e quei pochi che era riuscito a formulare non gli davano
suggerimenti degni di nota, tutto gli sembrava banale, non all'altezza
della situazione. Intanto era giunto ad un gradino più in
basso rispetto a quello di Hermione, e, nonostante il dislivello che la
struttura offriva per essere un buon luogo di seduta, il viso di Ron
era quasi all'altezza di quello della ragazza, per non interrompere il
loro scambio di sguardi aveva solo dovuto inclinare leggermente il
volto verso l'alto. Si avvicinò lentamente a Hermione,
poteva sentire
distintamente il suo profumo, anche lei fece un breve passo
nella direzione del ragazzo, la gonna, leggermente mossa dalla brezza
che si stava alzando, sfiorava, avvolgendole delicatamente, le
ginocchia di Ron, che sempre più inebriato dal dolce aroma
della ragazza, non poté trattenersi dall'allungare una mano
per sistemarle un ricciolo ribelle smosso dal vento, ma il contatto con
quel groviglio di fili lucenti e morbidi fece cadere tutte le sue
barriere e tutte le sue paure, in quel momento seppe precisamente cosa
doveva fare e cosa doveva dire: affondò maggiormente la mano
nella chioma ribelle fino a sentirla combaciare esattamente con la nuca
di Hermione, allungò l'altro braccio fino a cingerle la
vita, si alzò leggermente sulle punte dei piedi e socchiuse
gli occhi mentre, con delicatezza e con tutto l'amore che sentiva, la
baciava.
Anche gli
occhi di Hermione erano socchiusi ed iniziavano ad
inumidirsi: aveva quasi perso ogni speranza, era anche andata al campo
per immaginarsi ancora quando andava a vederlo volare come portiere,
pur di sentirlo un po' più vicino era andata a meditare di
fronte a quel campo perché sapeva che lui lo amava; aveva
invidiato quell'arena e quei cerchi sospesi nel cielo,
perché era noto a tutti quanto gli fossero cari, ora,
invece, era lì solo per lei, non li aveva nemmeno guardati
gli anelli, ora sapeva che lei era più importante del
Quidditch, più di un'amica, non le occorreva nemmeno
più che lui le confessasse i suoi sentimenti,
perché ora che era stato lui a fare il primo passo, ne era
certa. Dalla sua posizione sopraelevata, Hermione pose le mani delicate
sulle spalle del ragazzo, poi, dolcemente, si avvicinò al
suo viso, segnato da una leggera barba appena accennata, le venne da
sorridere: era così chiara che non si notava neppure, ma
c'era, era un uomo ormai.
Ron si
beava del contatto delle mani di Hermione sul suo viso. Questo
era quello che voleva da una vita, per tutta la vita: lui ed Hermione,
insieme.
Era il momento di
rivelare alla ragazza quello provava per lei.
Un po' riluttante, Ron
si staccò dalle labbra morbide di
Hermione, riaprendo gli occhi la rivide più bella e felice
che mai, con una mano le accarezzò il volto accaldato e
screziato da un delicato rossore, poi l'abbraccio cingendole la vita
con entrambe le braccia e appoggiò il mento sulla spalla di
lei, inspirò ancora una volta il suo buon profumo, sorrise:
ora non aveva più paura.
-Tienimi con te, per
sempre... sai, ti amo.
Hermione, con le esili
braccia allacciate al collo rosso del ragazzo,
sorrise con dolcezza: era tutto ciò che di più
bello avrebbe potuto dirle, in nessuno dei suoi sogni ad occhi aperti
su un'ipotetica dichiarazione aveva formulato una frase così
vera e commovente, ed era anche per questo che lo amava ormai da tempo:
perché lui era tanto vero e sincero da riuscire a rendere
insignificante ogni altra cosa. Giocò con un paio di ciocche
rosse che le passavano tra le dita, fermò la corsa di una
lacrima poggiandosi al capo chino di Ron e sussurrò:
-Non lasciarmi sola mai,
mai più, senza te non vivo.
Ron distinse la dolce pressione delle labbra di Hermione sui suoi
capelli e la abbracciò ancora più forte.
Rimasero
così, in silenzio per molto tempo, assaporarono
ogni istante di quel contatto intimo e semplice, di quell'abbraccio che
si ripeté molte e molte volte per anni, tanti anni, anche
quando i capelli avevano iniziato a spruzzarsi d'argento,anche quando
la pelle non era più morbida, anche quando si preparavano a
salutarsi in questa vita: sempre insieme.
Brrrr....
un po' troppo zuccherna? Che ci si vuol fare... mi è venuta
così... continuando a scrivere sto scoprendo sempre
più un mio lato moooooooooooolto romanticoso che non so se
mi si addice più di tanto... forse è la fase
della vecchiaia.... mah, chiederò in giro...