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Autore: gattoridens    11/10/2009    7 recensioni
Durante la battaglia contro Voldemort ad Hogwarts, tra Ron ed Hermione sembrava essere stato fatto il primo passo... Ecco un missing moment che racconta cosa è accaduto dopo
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Grazie 1000 a tutte le persone che mi hanno recensito e che hanno letto le mi storie.
Ho una risposta da dare ad act: non so se riuscirò mai a pubblicare una long-fic sui famosi 19 anni che intercorrono tra la battaglia contro Voldemort e la partenza di Albus per Hogwarts, e per un semplice motivo... sono incostante... lo so: gran brutta abitudine. Ma non abbandoniamo le speranze: in effetti ne ho una già abbozzata (inizio e fine sono chiari.... è la strada da intraprendere che mi è ancora un po'  ignota...), ma non mi ci metto nemmeno a pubblicarne l'inizio se non sono totalmente sicura che riuscirò a completarla.

Un baciottone a tutti, sperando di non far morire nessuno di diabete....




I personaggi citati non mi appartengono, ma sono proprietà della Sig.ra Rowling; questa storia è stata scritta senza scopo di lucro alcuno.




Era stato semplice "trovarsi" durante la battaglia... sì, appunto: durante la battaglia... e poi?
Poi nulla.
Tutto come prima.
Miseriaccia!
Ma era mai possibile che, dopo tutti quegli anni e tutti quei sacrifici, si dovesse tornare al punto di partenza?

Ron Weasley si crucciava per la sua sempre più complicata vita amorosa, che, in realtà, non sapeva neppure se poteva definirla così.
Durante l'ultima battaglia della Guerra Magica più cruenta della storia, dopo anni di litigi e riappacificazioni con la ragazza di cui era segretamente innamorato, finalmente, l'atmosfera si era sciolta in un bacio, il primo tra loro, storico e... naturalissimo... come se fosse stata la cosa più normale che fosse potuta accadere, come se fosse accaduto da sempre... ma alla fine di tutto: nada, rien, nothing, ecc... nulla in nessun modo... non si era più sbilanciata.
All'inizio era palese il rossore che imporporava le gote della ragazza quando i loro sguardi si incrociavano, poi, era diventata più tranquilla e sicura, tanto da non mostrare imbarazzi di sorta se  si scambiavano un'occhiata.
A questo punto Ron era sicuro che lei avrebbe voluto affrontare un discorso sull'accaduto e così avrebbe fatto la sua ultima mossa tipo spararle una frase da super-effetto come "era tanto che ti aspettavo" o "è stato il tuo bacio a permettermi di sopravvivere alla battaglia", così la ragazza sarebbe di certo caduta ai suoi piedi, e "vissero felici e contenti" con tanti saluti a tutti.
Sogni.
Solo sogni: in realtà, dopo aver smesso di arrossire, Hermione Granger non aveva richiesto nessun meeting chiarificatore sugli avvenimenti sopracitati, lasciando il rosso con un pugno di mosche.
Anzi, la giovin donzella aveva ripreso la vecchia abitudine di fare la "maestrina so tutto io" ad ogni secondo e la sua vittima preferita era, guarda caso, un certo Weasley suo coetaneo... (le piaceva vincere facile...)

Harry, da parte sua, vedeva il guaio in cui si stavano cacciando i suoi amici, o meglio, il pandemonio che si stava venendo ad abbattere su tutti: ci era già passato e conosceva la calamità "Ron e Hermione in conflitto tra loro" e la sua furia distruttiva.
Il "non più tanto bambino" sopravvissuto, già reduce da una vita difficilina, si trovo in coscienza di dover salvare il mondo magico per una seconda volta: dai suoi amici.

Ron non sapeva cosa Harry continuasse a chiedere a Hermione, vedeva solo che tutte le volte lei girava gli occhi all'insù sbuffando con l'aria di un bisonte incavolato e poi partiva a battere un piede a terra, tenendo i pugni serrati e sbraitandogli in faccia cose del genere "Harry, non provarci! Sai come la penso e quindi non sta a me! Non posso essere sempre io!", non capiva cosa si intendesse la ragazza con queste parole, certo era, invece, che tutte le volte il suo amico se ne usciva dalla discussione sempre più avvilito, ma non si rivolgeva mai a lui, forse erano cose che il suo migliore amico riteneva non dovesse sapere? Cosa? Si trattava forse di Ginny? Eppure gli sembrava che stesse andando alla grande tra loro... non come per lui.
Ron si crucciava: il suo migliore amico non si confidava con lui e la ragazza di cui era innamorato non faceva altro che versargli addosso ettolitri di veleno... si poteva stare peggio?

Da qualche giorno Ron sembrava più sconfortato che mai: evitava Harry e non rispondeva alle frecciatine di Hermione, non dimostrava nemmeno risentimento o arrabbiatura, era solo molto, molto demoralizzato.
La cicatrice non bruciava più sulla fronte di Harry da quando aveva distrutto Voldemort, ma sentiva lo stesso un senso di pericolo: l'atteggiamento del rosso non prometteva nulla di buono. Decise, o meglio, sperò, che fosse arrivato il momento per parlargli.
Harry raggiunse l'amico che dondolava svogliatamente le gambe seduto sul parapetto della grande finestra gotica del corridoio del terzo piano della scuola, i capelli cremisi si poggiavano scomposti alla colonna, gli occhi erano fermi e persi nel vuoto; sembrava pallido e, per un momento, Harry pensò che poteva essere un problema di salute a pesargli, ma poi se lo ricordò durante tutti gli anni trascorsi insieme e seppe di certo che non poteva essere questo: per quanto fosse stato vicino alla morte e per quanto il suo viso avesse potuto perdere colore, Ron Weasley era sempre stato l'anima del gruppo, la forza e la volontà di andare avanti. Ora non era così, ora era assolutamente peggio.
-Ciao Ronnino!
lo salutò Harry con un tono volutamente scherzoso
-Oh, Harry...
Il rosso si scostò lievemente dal suo appoggio e cercò di riassettarsi poco convinto i capelli. A Harry questa immagine fece crescere nel cuore un senso di tristezza profonda e dolorosa: erano sempre stati amici, Ron non avrebbe mai ritenuto necessario riassettarsi per rispondergli e poi... non aveva nemmeno colto la provocazione del nomignolo. Ora era davvero preoccupato.
-Ehm... senti, potrei parlarti un attimo?
-Certo...
In Ron si risvegliò una flebile
-Vedi, è qualche giorno che ti vedo particolarmente giù... volevo dirti che se vuoi parlarmene... io ci sono...
Il rosso corrugò la fronte: lui non si confidava ma si offriva come spalla? No, il conto non era a pari.
-Oh, grazie mille, mister Salvatore degli Oppressi e dei Depressi! Non ti basta la gloria di avere salvato il mondo? Ora ti occorre salvare anche me? No, grazie! Mi arrangerò: se tu puoi fare a meno di me, anche io posso provare a cavarmela da solo!
Infuriato, Ron scese dal davanzale e fece per andarsene, ma il moro lo bloccò trattenendolo per un braccio:
-Che hai, Ron? Non penso di averti fatto qualcosa di strano, quindi spiegami perché mi hai detto queste cose.
-Lasciami!
-No, prima ci chiariamo, poi ti lascio andare
-Vorresti passare alle maniere forti?
chiese il rosso in tono di sfida, che Harry, naturalmente, accolse:
-Se necessario, non mi tirerò indietro...
La stretta di Harry non vacillò, i due ragazzi si scrutavano in una silenziosa lotta di nervi, nessuno aveva intenzione di cedere e la loro esperienza di lotta li poneva più o meno sullo stesso livello, ma Harry aveva un vantaggio: non aveva nulla da rimproverarsi e voleva riavere il suo amico.
Solo dopo diversi secondi lo sguardo di Ron vacillò, Harry ne approfittò subito:
-Per favore Ron, dimmi cos'hai...
-Che te ne importa?
la domanda del rosso era carica di tristezza e velata di risentimento. Harry cercò di scrutare il volto del suo amico, ma questo teneva il capo chino. Ok, il "salvatore" del mondo magico avrebbe dovuto armarsi di tanta pazienza e molta comprensione... o non ci avrebbe cavato un ragno dal buco...
-Ma, Ron, sei il mio migliore amico, come potrebbe non importarmi se tu stai male?
-Sì... il migliore amico... certo... peccato che tu non riesca a fidarti del tuo "migliore amico" tanto da confidarti con lui e invece corri sempre dalla tua amichetta So-Tutto-Io...
rispose Ron sarcastico.
Harry iniziava a capire: gelosia!
Doveva correre ai ripari subito: si ricordava ancora quando per gelosia Ron non gli aveva più parlato durante il Torneo Tremaghi o quando, addirittura, aveva spezzato il cuore di Hermione mettendosi con Lavanda e distruggendo le prime possibilità che la sua amica aveva iniziato a dargli per non essere più solo amici... se non chiariva subito avrebbe rischiato molto. Molto...
Optò per la verità:
-Non mi sono confidato con Hermione... in realtà sono andato a parlarle di te.
Le parole del moro erano calme e decise. Ron sembrava non afferrare qualcosa, ma almeno aveva alzato lo sguardo e i suoi muscoli, sotto la presa dell'amico, non davano più la sensazione di resistenza. Sbatté un paio di volte le palpebre, fece come per iniziare una frase ma tornò subito sui suoi passi, infine scrutò dietro le lenti di Harry come per saggiare la veridicità ci ciò che aveva sentito, per poi porre all'amico una muta domanda. Harry la sentì come solo i veri amici riescono a cogliere e gli rispose:
-Dopo la battaglia tra di voi è andato tutto regredendo, vi sto osservando distruggervi a vicenda piano piano, nel più doloroso dei modi, ormai tu sembri il fantasma dell'uomo che sei veramente e lei si sta nascondendo dietro alla sua maschera preferita, quella dell'algida caposcuola, ma sento il suo dolore, anche se non lo dimostra.
Ormai libero dalla stretta di Harry, Ron aveva appoggiato un pugno al muro e aveva lasciato cadere il capo su questo. Lacrime, che non tentò nemmeno di trattenere, rigavano il volto del giovane dai capelli rossi; Harry prese un profondo respiro e ricominciò: dopotutto la reazione gli faceva pensare che, forse, le sue parole non sarebbero cadute nel vuoto.
-Ho pensato di parlarne prima con lei perché, siamo franchi, di solito è più disposta ad accogliere consigli e, nonostante sia molto orgogliosa, si è spinta un po' meno di te verso gesti folli...- Gli balenò subito in mente l'immagine dell'amica che si presentava ala festa di Lumacorno al sesto anno accompagnata da McLaggen, ma cercò di scacciarla: doveva essere più che convinto delle sue parole per centrare il suo obiettivo.-...così pensavo che si sarebbe convinta a chiarire le cose che avete ancora in sospeso, però... vedi, forse la capisco anche, non vuole più essere lei a fare il primo il passo, pensa che, forse, per te lei non sia così importante...-
-Ma le si è fuso il cervello?
Ron, allarmato, interruppe le parole dell'amico, sembrava che una scarica elettrica lo avesse travolto: il viso da terreo aveva preso un brillante color rosa, stile evidenziatore, le orecchie, invece, arrivavano a sfiorare tonalità proibitive di rosso, anche i capelli sembravano più sconvolti, e gli occhi blu, sgranati, rischiavano di schizzare via dalla loro sede abituale. Tutto in lui gridava incredulità.
-Come può pensare una cosa del genere? Io... io... cioè... io...
-Ecco il perché, Ron!- Interruppe Harry -Perché non le hai mai detto quello che provi! Guarda: anche adesso che non è qui non riesci a dirlo!
-Sì, ma noi, sì, insomma, noi... noi ci siamo baciati!
-Lo so, c'ero, ma alla fin fine è stata lei a baciarti per prima, tu l'hai solo assecondata!
-No! Io l'ho baciata seriamente!
-Io lo so, tu lo sai, ma lei? A lei l'hai mai detto?
-Io..., veramente..., vedi..., avevo paura che..., insomma..., è successo durante la battaglia, magari pensa sia stato un errore!
-Secondo te una come Hermione, per errore, si metterebbe a baciare uno dei suoi migliori amici? Non farmi ridere, Ron, se ti bacia lei, lo fa solo perché è quello che vuole fare.
-Sì, forse è così, ma anch'io ho le mie paure, e poi io ho risposto chiaramente al bacio... anche se non le ho detto...
-Ron! Mettiti nei suoi panni: tu non sei mai chiaro! Prova a pensarci. Vuoi che ti aiuti? Vediamo... spero di non dimenticare nulla... e parto solo dagli ultimi avvenimenti, ce ne sarebbero altri, ma evito di essere troppo lungo. Iniziamo. Quarto anno: le dici che non l'avevi mai considerata una ragazza, che non credi che qualcuno, a parte noi, potrebbe invitarla al ballo e poi le fai delle scenate di gelosia senza pari, che deve pensare lei? Sei geloso: ti piace! No, perché tu mi ci metti sempre in mezzo, avevi litigato con me tempo prima e adesso la accusi di essere poco attenta alla mia incolumità, quindi, altro punto di vista per cui la disprezzi e vuoi far vedere a me che tu sei più mio amico di lei: non ti piace! Quinto anno: più o meno la stessa storia. Sesto anno: l'apoteosi dell'apoteosi! Lei fa di tutto per aiutarti ad entrare in squadra, confondendo anche il tuo rivale, e tu la accusi di sottostimarti; lei sta per invitarti alla festa dove desideravi tanto andare e tu ti metti con una piovra a caso... è stato un anno terribile per lei, forse più che per tutti noi, forse più che per me, visto che anche per lei la morte di Silente è stato un duro colpo... e, a proposito, è a te che si è appoggiata nello sconforto...non so se te la ricordi al funerale..., e dopo, anche alla tana, al matrimonio, tu l'hai tenuta possessivamente con te perché si era presentato Viktor, avete ballato, per non parlare di tutto il corteggiamento che hai messo in opera grazie a quel libro che ti hanno regalato i gemelli: la coccolavi, la adulavi, le stavi vicino, e lei era sempre più convinta di piacerti, ma poi, dannato Weasley, hai iniziato a ferirla mentre cercavano gli Horcrux perché il cibo era quello che era, fino al momento in cui te ne sei andato... lì l'hai uccisa. Non era più lei. Pensava a te, piangeva per te, soffriva per te e continuava solo per te, per poterti dare la sicurezza di un mondo in cui il male non potesse toccare né te né la tua famiglia. Sei un uomo fortunato, Ron, ma anche tremendamente stupido e, devo dirtelo, crudele: non puoi lasciarla soffrire ancora, e non puoi nemmeno tu continuare ad andare avanti così. Lei non farà un'altra volta il primo passo, sappilo, quindi sta tutto a te, e ricordati: Hermione è come se fosse mia sorella, quindi dovrai vedertela con me se la tua decisione sarà quella sbagliata.
La ramanzina di Harry era finita, quindi il moro si concesse di lasciare solo l'amico e andare a cercare la sua amata Ginny per trovare un po' di ristoro.

Ron era senza parole, e anche i pensieri faticavano ad arrivare: era molto confuso, in fin dei conti era convinto di essere lui la vittima della situazione, l'incompreso, e invece... Hermione... lei soffriva, ed era solo colpa sua... ma perché non le aveva mai detto quello che provava? Eppure si era anche sbilanciato in un corteggiamento non proprio celato, dopo aver letto il libro dei gemelli, ma in effetti, se ne rendeva conto solo ora, non aveva mai osato rivelare quali fossero i suoi veri sentimenti... per paura? Bhè sì...per la paura di essere rifiutato... ma perché? In fin dei conti anche lei si era "sbilanciata" parecchio... bhè... però... non era sicuro di quello che aveva capito, forse aveva frainteso, dopotutto perché lei avrebbe dovuto desiderare di stare con uno come lui? Insomma: lei era eccezionale, avrebbe potuto avere ben di più che uno dei tanti rossi Weasley senza soldi e senza particolari capacità... Ron era convinto che questi suoi pensieri rispecchiassero la realtà, ma, a quanto aveva detto Harry, la sua Hermione stava aspettando solo lui, non un famoso giocatore di Quidditch bulgaro o un rinomato mago ricco e intelligente... sorrise all'immagine che gli si formò in mente dei capelli Hermione che, scomposti, svolazzavano in una brezza leggera, per essere poi portati dietro l'orecchio con un gesto gentile della meno delicata di lei... sorrise e cancellò ogni esitazione: avrebbe dato la vita per poter continuare a guardare il suo sorriso, i suoi occhi, i suoi capelli ribelli, le sue piccole mani curate, la sua calligrafia sulle pergamene...
Come in un sogno, Ron si ritrovò a correre per i corridoi di Hogwarts senza aver pensato di farlo, sapeva dove stava andando, sperava fosse la meta giusta. Non sentiva lo sforzo della corsa, l'impatto dei piedi con la pietra o il respiro che iniziava a farsi affannoso e irregolare: tutta la sua coscienza era rivolta solo al pensiero di Hermione. Così, continuando a correre, cercò per lungo e per largo, non riusciva a trovarla, nonostante fosse già una mezzoretta che vagava, era stato in biblioteca, in sala comune, nella Sala Grande, sulla torre di Astronomia, su quella del dormitorio, al lago, da Hagrid, aveva controllato su tutto il limitare della Foresta proibita... avrebbe dovuto sentirsi scoraggiato, ma non ci riusciva: una forte determinazione lo spronava a continuare nella ricerca. Controllò alle serre, ma nulla nemmeno lì, stava per sorpassare l'unico luogo in cui non l'avrebbe mai cercata, ma le sue gambe non glielo concessero e lo portarono direttamente al campo di Quidditch. A Hermione il Quidditch non era mai interessato, andava a vedere le partite della sua casa solo per cameratismo coi sui compagni e per vedere lui ed Harry giocare; scuotendo la testa Ron stava per andarsene dal luogo che riteneva il posto più assurdo da visitare nel tentativo di trovare Hermione, ma, voltandosi per uscire dal manto erboso, fu bloccato da uno sguardo che lo fissava dagli spalti. Era lontana, eppure riusciva a distinguere perfettamente gli occhi della ragazza che erano puntati in modo decisamente preciso nei suoi. Colto da un momento di fibrillazione si rese conto che l'impresa altamente atletica che aveva compiuto per cercarla lo aveva completamente spompato e che non sarebbe riuscito a scavalcare gli spalti al naturale: doveva raggiungerla in un altro modo, ma non voleva rompere il filo invisibile che univa i loro sguardi, sempre più fissi, sempre più intensi, sembrava perfino che la distanza che li divideva andasse di momento in momento accorciandosi... era un idillio tutto loro e non avrebbe voluto mettergli fine, ma la nuova consapevolezza che aveva in lui, che lo aveva mosso automaticamente fino al campo, ancora una volta guidò le sue parole e i suoi gesti:
-Accio scopa!
Dagli spogliatoi una scopa volò nella mano del rosso che, senza interrompere il contatto con gli occhi della ragazza, ci salì e prese quota al di sopra del parapetto della scalinata della tifoseria, con un balzo atterrò dal manico qualche gradone sotto rispetto alla posizione di Hermione, le sue iridi sempre fisse in quelle di lei.

Hermione si alzò, ma non fece un passo, né per avvicinarsi, né per andarsene. Le sue gote erano leggermente arrossate, i suoi occhi legati in quelle pozze d'oceano che erano quelli di Ron. Era consapevole di quanto significasse il magnetismo che la teneva unita quegli occhi, ma aveva deciso: non voleva illudersi ancora, doveva avere delle certezze e non sarebbe stata lei a cedere, almeno non questa volta.

Ron cercava nella sua testa le parole adatte, quelle che l'avrebbero resa felice, quelle che l'avrebbero reso felice, ma i pensieri erano sfuggenti, e quei pochi che era riuscito a formulare non gli davano suggerimenti degni di nota, tutto gli sembrava banale, non all'altezza della situazione. Intanto era giunto ad un gradino più in basso rispetto a quello di Hermione, e, nonostante il dislivello che la struttura offriva per essere un buon luogo di seduta, il viso di Ron era quasi all'altezza di quello della ragazza, per non interrompere il loro scambio di sguardi aveva solo dovuto inclinare leggermente il volto verso l'alto. Si avvicinò lentamente a Hermione, poteva sentire distintamente  il suo profumo, anche lei fece un breve passo nella direzione del ragazzo, la gonna, leggermente mossa dalla brezza che si stava alzando, sfiorava, avvolgendole delicatamente, le ginocchia di Ron, che sempre più inebriato dal dolce aroma della ragazza, non poté trattenersi dall'allungare una mano per sistemarle un ricciolo ribelle smosso dal vento, ma il contatto con quel groviglio di fili lucenti e morbidi fece cadere tutte le sue barriere e tutte le sue paure, in quel momento seppe precisamente cosa doveva fare e cosa doveva dire: affondò maggiormente la mano nella chioma ribelle fino a sentirla combaciare esattamente con la nuca di Hermione, allungò l'altro braccio fino a cingerle la vita, si alzò leggermente sulle punte dei piedi e socchiuse gli occhi mentre, con delicatezza e con tutto l'amore che sentiva, la baciava.

Anche gli occhi di Hermione erano socchiusi ed iniziavano ad inumidirsi: aveva quasi perso ogni speranza, era anche andata al campo per immaginarsi ancora quando andava a vederlo volare come portiere, pur di sentirlo un po' più vicino era andata a meditare di fronte a quel campo perché sapeva che lui lo amava; aveva invidiato quell'arena e quei cerchi sospesi nel cielo, perché era noto a tutti quanto gli fossero cari, ora, invece, era lì solo per lei, non li aveva nemmeno guardati gli anelli, ora sapeva che lei era più importante del Quidditch, più di un'amica, non le occorreva nemmeno più che lui le confessasse i suoi sentimenti, perché ora che era stato lui a fare il primo passo, ne era certa. Dalla sua posizione sopraelevata, Hermione pose le mani delicate sulle spalle del ragazzo, poi, dolcemente, si avvicinò al suo viso, segnato da una leggera barba appena accennata, le venne da sorridere: era così chiara che non si notava neppure, ma c'era, era un uomo ormai.

Ron si beava del contatto delle mani di Hermione sul suo viso. Questo era quello che voleva da una vita, per tutta la vita: lui ed Hermione, insieme.
Era il momento di rivelare alla ragazza quello provava per lei.
Un po' riluttante, Ron si staccò dalle labbra morbide di Hermione, riaprendo gli occhi la rivide più bella e felice che mai, con una mano le accarezzò il volto accaldato e screziato da un delicato rossore, poi l'abbraccio cingendole la vita con entrambe le braccia e appoggiò il mento sulla spalla di lei, inspirò ancora una volta il suo buon profumo, sorrise: ora non aveva più paura.
-Tienimi con te, per sempre... sai, ti amo.
Hermione, con le esili braccia allacciate al collo rosso del ragazzo, sorrise con dolcezza: era tutto ciò che di più bello avrebbe potuto dirle, in nessuno dei suoi sogni ad occhi aperti su un'ipotetica dichiarazione aveva formulato una frase così vera e commovente, ed era anche per questo che lo amava ormai da tempo: perché lui era tanto vero e sincero da riuscire a rendere insignificante ogni altra cosa. Giocò con un paio di ciocche rosse che le passavano tra le dita, fermò la corsa di una lacrima poggiandosi al capo chino di Ron e sussurrò:
-Non lasciarmi sola mai, mai più, senza te non vivo.

Ron distinse la dolce pressione delle labbra di Hermione sui suoi capelli e la abbracciò ancora più forte.
Rimasero così, in silenzio per molto tempo, assaporarono ogni istante di quel contatto intimo e semplice, di quell'abbraccio che si ripeté molte e molte volte per anni, tanti anni, anche quando i capelli avevano iniziato a spruzzarsi d'argento,anche quando la pelle non era più morbida, anche quando si preparavano a salutarsi in questa vita: sempre insieme.






Brrrr.... un po' troppo zuccherna? Che ci si vuol fare... mi è venuta così... continuando a scrivere sto scoprendo sempre più un mio lato moooooooooooolto romanticoso che non so se mi si addice più di tanto... forse è la fase della vecchiaia.... mah, chiederò in giro...
   
 
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