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Autore: act of blood    12/10/2009    0 recensioni
Il vento soffia forte sui prati irlandesi. Sovrasta i canti di guerra dei Freddi e dei Lupi senza curarsi della battaglia che sta per avere luogo. E tra i due gruppi c'è lei. Il Destino.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo Uno - Zombie


Gli occhi vitrei del lupo si rivolsero al cielo. Sopra la sua testa veleggiavano cumuli di nuvole nere, e presto sarebbe arrivata la tempesta.
Inclinò la testa all'indietro, ululando; il vento che dominava quei paesi mescolava cielo e nuvole dipingendo il presagio del temporale, ed era suo compito avvisare il villaggio di cui era protettore.
Mancava poco più di un'ora al crepuscolo; l'ombra aveva già inondato la valle, gli uccelli avevano smesso di cantare. Restava un silenzio pesante, religioso, un respiro trattenuto, in attesa.
Di cosa?
Il lupo abbassò lo sguardo sulle proprie zampe. Con una disegnava cerchi sulla terra nuda, l'altra era zuppa di sangue cremisi, ma lui non sembrava badarvi. Piuttosto era concentrato su una decisione da prendere; le zampe erano pronte a scattare in avanti, ma lui era ancora indeciso.
Poi, d'improvviso, i muscoli si contrassero e l'animale si librò alto nel cielo, scintillando dei cristalli delle mille nevi della Siberia, mentre correva rapido nel vento. Squarciava la terra con artigli possenti, scivolando giù per le montagne come una scintilla, mentre attorno a lui il paesaggio cambiava, scandito dal ritmo incostante del vento.
Continuò a correre per ore, fino a fermarsi di fronte a un cubo di cemento, una piccola casa di pietra malandata con una porta di legno rosso. Con una zampa spinse la porta, e a testa alta entrò nella casa. Deciso, si diresse verso l'angolo più remoto e lì vi sedette, gli occhi bianchi fissi su un punto non bene specificato, e attese.
Passarono non pochi secondi prima che accadesse qualcosa, poi uno scricchiolio, un
crack indistinto. Cominciarono a susseguirsi l'un l'altro, mentre il lupo abbassava il proprio volto, contrito dal dolore. Il pelo sulla schiena cominciava a diradarsi, a prendere tonalità più rosee, così come il muso si restringeva prendendo sembianze umane. Il lupo guaì; ma il suo non era più un verso animale. Prendeva le sembianze di un grido, così come il corpo cominciava a rivelare le forme morbide di una donna.
Alla folta chioma grigia del lupo si contrappose una cascata di capelli talmente chiari da sembrare bianchi, ma gli occhi rimasero gli stessi, profondi pozzi di malinconia. Quando la metamorfosi fu completa, del lupo non c'era più alcuna traccia.
Al suo posto c'era il respiro freddo e affannoso di una ragazza stesa sul pavimento, gli occhi sbarrati.
La trasformazione era sempre un processo doloroso e interminabile, e ancora, a distanza di anni, era per lei straziante. Sentiva le proprie ossa muoversi e riassemblarsi, trovare il proprio ruolo nel corpo, il cuore che alterava il proprio battito in un crescendo di ansia ed emozioni.
E ogni volta era come la prima; ringraziava di essere ancora viva, e catturava a pieni polmoni l'aria che la circondava.
Kayla Longwood aveva trascorso la sua vita alla ricerca di un ideale che non le era mai stato utile. Almeno fino a quel momento.
Gli occhi grigi da lupa riflettevano la sua anima in ogni occasione, ma nessuno mai era riuscito a comprenderla a pieno.
Lei era il leader, la ribelle. Era quella che avrebbe risolto ogni problema, e questo ruolo le stava decisamente stretto. Non aveva casa, nè famiglia, nè amicizie che potessero costringerla nello stesso posto per più di un anno. Eppure considerava quel villaggio la sua patria, e ora era pronta a dare la sua vita per difenderlo.
I Freddi erano arrivati dodici giorni prima, senza alcun bagaglio, se non la dose di terrore che quotidianamente somministravano agli abitanti di Dubh. Avevano rovesciato il paese in meno di una settimana, ucciso gli uomini, stuprato le donne, rapito i bambini.
Avevano instaurato un regime del terrore in cui la mera aria era divisa tra chi se ne serviva per vivere e chi ne privava gli altri.
La rassegnazione del popolo era stata dettata dalla paura. Contestare sarebbe stato un suicidio, figuriamoci ribellarsi. O almeno, lo era per le persone comuni,
Kayla non era una di quelle. Kayla aveva quello che molti avrebbero definito un dono, mentre per lei non era altro che una condanna. Per questo aveva riunito ogni uomo nel giro di cento chilometri che avesse capacità quanto meno simili alla sua, e i Lupi erano diventati l'unica fonte di salvezza per Dubh.
In un paese piccolo come quello, le tradizioni e le credenze popolari assumono sempre un significato troppo grande. Ma le leggende sui Venti, sulle segrete entità metà uomo-metà lupo che proteggevano il paese, alla fine, si erano rivelate vere.
Kayla era una mezzosangue per gli abitanti di Dubh; madre russa, della Siberia, ma padre irlandese fino alla punta dei capelli.
Lei non li aveva mai biasimati per ciò che era diventata; in parte, forse, avrebbe anche dovuto ringraziarli, per le tante volte in cui quella sua particolarità l'aveva salvata da morte certa.
Un discendente dei Venti, a Dubh, subisce la prima metamorfosi intorno ai quindici, sedici anni. Da lì in poi la tua vita si muoveva in funzione della creatura che eri diventato; potevi non mangiare per mesi, ma quando tornavi lupo, la caccia diventava il tuo unico scopo.
Ogni novizio aveva un mentore, e un antenato da prendere come esempio. Nessuno accettava di buon grado la novità, nè tantomeno conosceva il suo futuro prima della metamorfosi. E' sempre un colpo al cuore, scoprire una realtà distorta.
Quando la situazione era degenerata, nell'ombra del paese si era formato un nuovo schieramento, l'unica opposizione possibile a terrore e paura.
Camminavano sotto forma di lupi, per non essere riconosciuti, e già qualche vampiro era morto per mano loro.
Perchè potevano avere mille nomi, ma vampiri era l'unico adatto.
Statue che camminavano, maschere di cera dal volto triste, eroi di romanzi usciti allo scoperto in un mondo analfabeta.
O, come Kayla preferiva chiamarli, gli Zombie. Erano morti, dopotutto. E non sarebbero tornati a nuova vita come l'Araba Fenice, quindi erano quel che erano: Zombie.
Nel freddo della capanna, i pensieri volavano talmente vorticosamente che la ragazza non si era ancora ripresa dal dolore.
Lentamente, si girò su un fianco, e si trovò ancora nuda. Si alzò di malavoglia, ancora indecisa sul da farsi, e indossò la tuta nera che aveva preparato la notte prima, appesa al muro. Sbuffando, si appoggiò alla parete, guardinga.
La capanna non era altro che una stanza; completamente vuota, se non per un armadio in cui riponeva i suoi vestiti.
Non era casa sua, ma la definiva tale. Era l'unico accesso alla base dei Venti, e l'unico posto inaccessibile ai Freddi.
Con due passi decisi si ritrovò di fronte alla parete. Senza esitare, spinse con una mano sul muro, che lasciò scorrere un pannello sottile all'indietro.
Una botola aperta si mostrò ai piedi di Kayla, che la fissò con un sospiro.
Se davvero esisti, dammi una mano.
E saltò giù, nel vuoto.

  
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