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Autore: beat    12/10/2009    5 recensioni
“Che odio! Che odio!!! Non ne posso più! Perché siamo solo in due per questo fottuto lavoro?!” gridò Death Mask, dopo un momento di apparente calma.
Nella foga aveva anche lanciato il martello che aveva in mano contro una colonna, con il solo risultato di provocare ulteriori danni.
Accorgendosene cominciò di nuovo con una lunga sequenza di imprecazioni, mentre furibondo andava a raccogliere martello e cocci.
Genere: Generale, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Cancer DeathMask, Gemini Saga
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: i personaggi non mi appartengono e questa fiction non è stata scritta a scopo di lucro.

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Autore: beat
Genere: Generale, Commedia
Personaggi Principali: Gemini Saga, Cancer Death Mask
Altri personaggi: Aries Mu, Virgo Shaka, Gemini Kanon
Rating: Verde/Giallo (ma è solo colpa di Death Mask)
Avvertimenti: Solito 'What if..?' perché i Golds sono vivi e vegeti.
Note varie ed eventuali: Solita situazione post-Hades. Soliti Goldini. Alla prese con degli insoliti lavori di cantiere!
Ma avete presente come sono state ridotte male le Dodici Case?!


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Ristrutturazioni




“Ahia! Maledizione! Maledizione a te a chi ti ha inventato! Fottutissimo chiodo!”

Saga, all'ennesima dimostrazione di insofferenza del suo compagno d'avventura, sospirò, cercando però di non attirare l'attenzione di Death Mask.
Il cavaliere del Cancro in quel momento era talmente nervoso che sarebbe stato capacissimo di spedirlo all'altro mondo anche per una sciocchezza come quella di essersi dato una martellata sul dito. Di nuovo.
Era una settimana che quella storia andava avanti e apparentemente non sembrava esserci modo per migliorare la situazione.
Saga ignorò diplomaticamente gli strepiti di Death Mask, facendo anche finta di non sentire le improbabili bestemmie che gli uscivano dalle labbra come un torrente impetuoso. In quella settimana di lavoro a stretto contatto con lui aveva sentito la più variegata gamma di maledizioni, improperi e insulti coloriti che avesse mai avuto il piacere di ascoltare in tutta la sua vita. Ormai aveva perso il conto di quanti santi erano stati tirati giù dal calendario, o di quanti parenti della loro amata dea fossero stati offesi.
E non aveva la minima intenzione di scoprire che cosa Cancer diceva quando, al colmo dell'irritazione, cominciava a starnazzare in siciliano strettissimo. In quei momenti Saga era abbastanza accorto da cercare quanto più possibile di mimetizzarsi con una delle colone diroccate della Casa del Grande Cancro, per non incappare nell'ira del loro proprietario.

“Che odio! Che odio!!! Non ne posso più! Perché siamo solo in due per questo fottuto lavoro?!” gridò Death Mask, dopo un momento di apparente calma.

Nella foga aveva anche lanciato il martello che aveva in mano contro una colonna, con il solo risultato di provocare ulteriori danni.
Accorgendosene cominciò di nuovo con una lunga sequenza di imprecazioni, mentre furibondo andava a raccogliere martello e cocci.

“Saga!”

A sentirsi richiamare in maniera così vigorosa, Gemini si voltò di scatto, pronto ad attaccarlo nel caso fosse stato necessario. Non si poteva mai sapere.

“Perché non c'è nessun altro a darci una mano?! Voglio quel maledetto bastardo di Shaka qui, subito! È colpa sua tutto questo macello!”

Saga scosse lentamente la testa.
Nonostante glielo avesse spiegato più volte, ancora Death Mask non si voleva mettere in testa che né Shaka si sarebbe presentato ad aiutarli, né tanto meno l'avrebbero fatto altri in tutto il Santuario.
Era passata poco più di una settimana dalla vittoria di Athena contro Hades, e tutti loro Gold Saint erano stati misericordiosamente riportati in vita.
La loro gioia era stata immensa. Tutti quanti poteva sinceramente affermare che quello era il momento più bello di tutta la loro esistenza. Il poter di nuovo muoversi, parlare, respirare. Il sole sul viso e il vento tra i capelli.
Più d'uno era scoppiato in lacrime, e tutti – nessuno escluso – si erano prostrati ai piedi della loro amata dea, per ringraziarla del suo infinito buon cuore.
Poi era venuto il momento di tornare ognuno alla propria casa. La discesa era stata lieve, visti i cuori traboccanti di gioia di ognuno.
Ma lì erano cominciati i problemi.

La battaglia delle Dodici Case, come poi l'invasione degli Specter, erano stati degli eventi davvero tremendi e i segni erano ancora più che visibili in tutto il Santuario.
Le Case portavano i segni delle battaglie.
Alcune più di altre.
E, si sa, toccava ai proprietari sistemare i danni.
Per questo ora Death Mask era di un nervosismo indescrivibile.

Con la sua solita baldanza aveva sceso i gradini fino alla Quarta Casa, già pregustando un bagno caldo e una bella dormita.
Quando però si era reso conto che non solo la casa era per metà crollata, ma che anche tutte le sue adorate maschere erano sparite, aveva avuto un attacco isterico perfino peggiore di quello di Aphrodite quando aveva scoperto che il suo giardino di rose era stato letteralmente spazzato via.
Gridando con quanto fiato aveva in gola, aveva cominciato ad insultare tutto il mondo. Saga, che per sua sfortuna era con lui in quel momento visto che stava scendendo alla sua Casa, fu afferrato di malagrazia e scosso come una vecchia bambola.
In mezzo a tutti gli improperi peggiori che avessero mai sfiorato le sue orecchie, Cancer in realtà gli stava domandando chi diavolo era stato a ridurre in quel mondo la sua adorata casa, di dargli nome cognome e indirizzo, che sarebbe andato di corsa a prenderlo a calci in culo da lì fino al mondo dei morti.
E poco gli importava che il mondo dei morti non ci fosse più!

Con non pochi sforzi Saga riuscì a liberarsi dalla presa di Death Mask.
Il ragazzo era furibondo, e proprio non voleva essere nei panni del colpevole di quel terribile misfatto. Ovvero Shaka.
Saga non ebbe nemmeno il tempo di finire di nominare Virgo, che Death Mask era partito di corsa, a risalire i due piani che lo separavano dal biondo cavalieri, ben deciso a prenderlo a calci. E poi a costringerlo ad aiutarlo a sistemare casa sua.
Saga non voleva sapere che cosa sarebbe successo, per cui si affrettò a scendere verso casa sua. Ma non fece in tempo a mettervi un solo piede che, dal tetto già sfondato, gli piovve in salotto proprio Death Mask.
Questi si alzò strepitando, lanciano maledizioni a Shaka. Il quale evidentemente non aveva gradito l'intrusione di Cancer e lo aveva rispedito al mittente.
Ma non appena Death Mask vide dove era, e che Saga era lì, non perse un solo secondo e, preso sotto braccio Gemini, lo trascinò letteralmente per le scale, verso casa sua.

“Death Mask! Che diavolo stai facendo?! Lasciami subito!”

“Zitto tu! Mi dai una mano a sistemare!”

“Cosa?! Perché mai?!”

“Quel bastardo di Shaka mi ha detto che anche tu ci hai messo del tuo per demolirmi casa!”

“Si ma...”

“Ma staminchia! Tu ora mi aiuti!”

“E Shaka?!”

Death Mask rise istericamente.

“Ne avrà abbastanza con casa sua. È ridotta peggio della mia!”

La Sesta Casa, infatti, era totalmente distrutta. Rimanevano in piedi poche colonne e solo un lato del muro esterno. Il risultato dello scontro di due Athena Exclamation.
Ben peggio della Quarta Casa in effetti.

“Si, ma la mia?! Ha il tetto sfondato!” tentò infine Saga, quando ormai erano quasi sulla soglia della Quarta.

“C'è mica tuo fratello?! Farà lui!”

Saga sospirò mestamente.
Non aveva speranze di farlo ragionare!
E questo era il motivo per cui Saga si era trovato costretto a lavorare con Death Mask. E sebbene i primi giorni le cose non erano andate nemmeno tanto male, gli eventi successivi avevano portato di nuovo l'astio nella Quarta Casa.

Ovvero quando Mu passò da loro, spiegando che era diretto alla Sesta Casa. Visto che la sua non aveva subito danni consistenti, aveva già finito di sistemarla. Ma visto che si sentiva in colpa per come avevano conciato la dimora di Shaka, aveva deciso di andare a dare una mano a Virgo. E con lui anche Milo e Camus.
Death Mask aveva incenerito Mu con lo sguardo.
Mu aveva fatto finta di non notarlo e si era diretto, pacifico come solo lui sapeva essere, verso la Sesta Casa.
Death Mask era rimasto immobile per cinque minuti buoni, fissando le scale.
Poi, lanciando un terribile grido di guerra si era lanciato all'inseguimento di Mu. Nemmeno questa volta Saga voleva sapere che cosa sarebbe successo, per cui rimase dov'era, continuando con il lavoro. Si limitò solo a pregare Athena che Shaka avesse la buona creanza di non far precipitare di nuovo Death Mask sul proprio tetto.



Un paio di ore più tardi Cancer ritornò a casa. Stranamente non in volo ma sulle sue gambe. Anche se un po' ammaccato. E nero in volto.
Sul serio, Saga non l'aveva mai visto così arrabbiato. Rimase tutto il giorno con la testa incassata nelle spalle, la mascella serrata e gli occhi iniettati di sangue. Continuando a borbottare a mezza voce la solita sequela di insulti e maledizioni. Anche se questa volta erano più accorati del solito.
Saga, sebbene fosse curioso di sapere che cosa era successo, non si azzardò a chiedere nulla al diretto interessato. Aveva appena riavuto la vita, e non ci teneva a perderla così presto.
Fortunatamente la sua curiosità venne soddisfatta da Mu, quella sera stessa. Mentre Saga stava scendendo le scale venne raggiunto dall'Ariete, anch'egli in cammino verso la propria dimora.

“Allora? Che ha combinato Death Mask?!” chiese curioso, quando l'amico gli si affiancò.

Mu, con il suo solito sorriso, sereno e beffardo al tempo stesso, prese a raccontare.
Cancer era arrivato di corsa, furente. Era piombato davanti a Shaka e, con i suoi soliti modi gentili e cordiali, lo aveva accusato di plagiare le menti dei Gold Saint.
E di conseguente furto, visto che si era accalappiato tutti quelli disponibili per aiutare.
Shaka, la tranquillità in persona, aveva risposto che tutti i Gold Saint lì presenti per aiutarlo erano giunti di loro spontanea volontà. Li muoveva solo il desiderio di aiutare un amico.
E aveva sorriso.
Sottintendendo bastardamente che Cancer non aveva poi tanti amici, se nessuno si era offerto di aiutarlo.
Death Mask e Shaka si erano fronteggiati per lunghi minuti. Il primo tremante di rabbia, e con il peggior sguardo omicida negli occhi. Pareva pronto a saltare alla gola di Shaka. Gli si poteva leggere in faccia che non voleva altro che staccargli la testa a morsi.
Ma fortunatamente, e non si sapeva bene come, si era controllato.
Aveva lanciato un ghigno storto all'indirizzo di Shaka, proclamando un “Staremo a vedere!” pronunciato con un tono di voce degno di uno psicopatico.
E si era allontanato di corsa. Solo che invece di tornare a casa sua, aveva preso le scale che salivano.

Era ricomparso poco più tardi, ancor più incazzato di prima, e con dei boccioli di rosa conficcati un po' ovunque.
Non aveva rivolto la parola a nessuno, si era limitato a passare la Sesta Casa come se al suo interno non ci fosse stata anima viva.
Probabilmente – almeno questa era la teoria di Mu – Death Mask aveva provato a convincere Shura e Aphrodite a dargli una mano. E se il primo aveva educatamente declinato l'offerta, visto che aveva anche lui il suo bel daffare per sistemare la voragine che c'era appena dietro la sua Casa, Pisces doveva aver reagito in tutt'altra maniera.
Lo stesso Mu si era trovato costretto, un paio di giorni prima, a dover per forza passare per la Dodicesima Casa, diretto com'era dal Sacerdote. E solo per un soffio aveva schivato un paio di mortali boccioli – al momento Aphrodite disponeva solo di quelli.
Era facilmente irritabile in quei giorni Pisces. Doveva risanare tutto il suo giardino, e non era affare da poco. Per questo doveva aver reagito male all'intrusione decisamente inopportuna di Death Mask. Poteva anche essere il suo migliore amico, ma non si faceva certo scrupoli di trattarlo con un vaso da fiori se in ballo c'erano le sue amate rose.
Saga si trattenne dal ridere. Un po' compativa Death Mask.

E questo era il motivo per cui Cancer ce l'aveva con il mondo.
Odiava Shaka, solo per il fatto di essere Shaka e di aver causato tutto quel casino.
Odiava Mu, Milo e Camus, solo per essere amici di Shaka.
Odiava tutto il resto della congrega dei Gold Saint a cui non era nemmeno passato per la testa di dargli una mano.
Odiava quel voltagabbana di Shura.
Odiava quell'isterico di Aphrodite e le sue cazzo di rose, che appena possibile averebbe bruciato in un falò epico.
E odiava fare il muratore: per ogni muro che riusciva a rimettere in piedi c'era una colonna che crollava malamente a terra.
E naturalmente odiava Athena per averlo riportato in quel mondo diroccato.
Probabilmente odiava anche Saga, ma il diretto interessato non aveva voglia di scoprirlo. Per questo ogni sera cercava di defilarsela facendosi notare il meno possibile: temeva sempre che Death Mask lo obbligasse a rimanere lì a lavorare anche di notte.
Non che ci sarebbero stati troppi problemi per lui a farlo gentilmente desistere scagliandogli addosso un Another Dimension. Perché ormai era una persona buona, e non avrebbe mai colpito un proprio compagno d'armi con un Galaxian Explosion. Ma in ogni caso Saga supponeva che la dea non sarebbe stata troppo d'accordo.
Per cui si limitava ad andarsene non appena il momento era opportuno.

Quella sera, mentre Saga varcava la soglia di casa sua, poteva senza dubbio alcuno dire di essere ben felice di potersi finalmente concedere un po' di riposo.
Nella sua vita aveva affrontato di tutto: dai malefici intrighi di corte alle peggiori battaglie mortali che la storia ricordasse. Ma niente era mai stato così massacrante come la ricostruzione della Casa del Cancro.

Saga non vedeva l'ora di mettersi a letto.
Cosa che fece subito dopo aver ingoiato un pezzo di pane che aveva trovato sul tavolo. Non aveva nemmeno le forze per prepararsi la cena, in fondo era troppo stanco anche per mangiare.
Con un lungo sospiro si buttò sfinito sul letto, occupandolo per tutta la larghezza. Rimase in quella posizione per qualche minuto, godendosi il torpore che cominciava ad invadergli le membra.
Ma evitò di lasciarsi andare completamente: prima aveva bisogno di un bagno.
Riaprì gli occhi e per un momento rimase perplesso.
Molto perplesso.
Che si fosse già addormentato senza rendersene conto?
Si strofinò gli occhi, ma quello che vedeva non sparì.
Tirandosi in piedi di scatto, chiamò a gran voce il fratello.
Kanon arrivò di corsa, allarmato dal tono di voce del fratello.

“Che succede Saga?!”

“Che cavolo è successo qui?!”

“Prego?”

Saga indicò il soffitto.
Kanon seguì con lo sguardo quello che il fratello gli stava indicando, poi ritornò a puntare gli occhi su di lui.

“Beh? C'è qualche problema?!” domandò, come se non vedesse nulla di strano.

“Come sarebbe a dire?! Chi è che ha dipinto il soffitto in quel modo?!”

Sul soffitto era stato riprodotto un motivo che ricordava in maniera straordinariamente verosimile il mare. Era come se l'acqua marina si fosse appiccicata sul loro soffitto.

“L'ho dipinto io!” esclamò felice come un bambino Kanon “Bello, vero? Non pensavo di essere così portato per l'arte!”

“Perché l'hai fatto?! Dovevi solo riparare il tetto, non darti all'arredo d'interni!”

“Oh, via, non fare il noioso. E poi, questa è anche casa mia. E, sai, mi fa strano non avere più il mare sulla testa. Ho pensato che questo poteva essere un buon compromesso!”

“Ma mi sembra di essere in un acquario!”

“Ti ci abituerai.”

“Kanon!”

Ma quello si era già allontanato ridendo come un matto.
Saga sospirò.
Quella nuova vita era davvero molto più impegnativa del previsto.





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Angolo dell'Autrice:

Sta cosa non pretende di essere nulla di serio.
Solo che sono partita ad immaginarmi i lavori di ricostruzione del Santuario e ho dovuto metterli per iscritto. XD
E Kanon che dipinge il mare sul soffitto mi piace tantissimo! <3


Fatemi sapere i vostri commenti, pareri o critiche!

Grazie a chi vorrà lasciare una recensione e a quanti leggeranno e basta.

Beat




   
 
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