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Autore: Sunshiner    12/10/2009    3 recensioni
House & Wilson, New Orleans. Molti anni fa.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Greg House, James Wilson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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AB ORIGINE


– Può uscire. – La guardia sbatté una pila di abiti legati con dello spago sulla branda. – Questa è la sua roba. –

– Che... che cosa? –

– Cos'è, vuole restare? Abbiamo delle suite nel braccio di isolamento. –

– No, è solo che... come...? –

– Hanno pagato la cauzione. Allora, se ne va o no? –

Il dottor James Wilson, oncologo, si avvicinò ai propri vestiti, come se fosse stupito di possederne ancora. Restò per un attimo a fissare la guardia, l'aria stupita, poi espresse, finalmente, il proprio sentire riguardo alla vicenda in cui era rimasto coinvolto.

– Pagherò tutto, fino all'ultimo centesimo... sono mortificato, davvero... io... –

La guardia pensò che qualcosa non andasse, in quel giovane dottore che pensava di meritare un'altra notte in cella.

– Senta, io non so cosa passi per la testa ai miei detenuti. Prenda la sua roba, si cambi e si levi di torno. Abbiamo una fila di veri delinquenti che aspettano la sua cella. –

Il poliziotto sparì lungo il corridoio, lasciando la porta socchiusa.

Poco più tardi, il dottor Wilson ritirava orologio e portafogli al bancone del commissariato della quinta circoscrizione di New Orleans, Louisiana. Camicia azzurro chiaro, cintura di pelle, scarpe eleganti e giacca di velluto, la valigetta a tracolla: vandalismo, distruzione di proprietà privata e aggressione, ora, gli sembravano uno strano incubo della notte precedente. Ma qualcos'altro lo tormentava.

La cauzione.


– Ehi! – La voce proveniva da un'auto grigia parcheggiata tra un paio di grossi tigli. Sembrava che il guidatore si fosse appoggiato al clacson con tutto il proprio peso. – Ehi, tu! –

E adesso che diavolo c'era? Wilson si fermò a metà della scalinata.

– Ehi, dico a te! – La voce misteriosa ora aveva un corpo. E finalmente il dannato clacson si era fermato. Un uomo era sceso dall'auto.

– Salve, posso aiutarla? – Wilson si avvicinò, chiedendosi cosa mai l'avesse portato a quel congresso che l'aveva cacciato in un sacco di guai. La fede nuziale gli faceva pulsare l'anulare, il pensiero della separazione lo tormentava. La canzone che l'aveva fatto dare di matto due sere prima gli riecheggiava nel cervello.

– Potresti dirmi come si sta là dentro, tanto per cominciare. –

– Piuttosto stretti. Ma lei chi è? –

– Gregory House: sono un cameriere dell'hotel. Ti ho visto lanciare la bottiglia nello specchio del bar, l'altra sera. Ho pensato volessi un passaggio per l'aeroporto, ora che ti hanno sbattuto fuori di galera. –

Fuori di galera. Espressione calzante, perfetta.

Wilson osservò lo strano individuo che gli stava di fronte. Converse blu scuro, piuttosto rovinate, jeans scoloriti, camicia bianca penzoloni fuori dalla cintura, mezza aperta su una T-short nera con il teschio dei pirati sul davanti e la scritta "I'm Toxic". Molto alto e piuttosto magro, la barba di almeno tre giorni, una specie luce negli occhi blu che lo penetravano come raggi X. Viso duro, espressione concentrata, zigomi alti, capelli corti, castano chiaro.

– Beh, se ha del tempo da perdere... –

– Ho la mattina libera. Possiamo anche fermarci a prendere una birra. –

Wilson tacque. Desiderava disperatamente dell'alcool.

– Forza, salta su. Conosco un posto che potrebbe piacerti. –


– ... E così mi ha lasciato, capisci? Due anni di matrimonio, tre di fidanzamento. Ci siamo sposati appena sono uscito dall'università, luna di miele in Europa... –

– Com'è lei? –

– E' carina. Ok, è bellissima... Dice che non posso passare la vita in ospedale, che lei ha diritto ad avere accanto qualcuno che non l'abbandoni nel mezzo di una cena perché il cercapersone suona all'impazzata. –

– Fate sesso? –

– Altroché! E' instancabile, è una dea. –

– Dannazione, me la devi presentare. –

– Peccato che se ne sia andata di casa. –

– Già. Peccato. E' andata dai suoi, probabilmente. –

– Cercala. Seguila. –

– E' canadese. –

Cadde il silenzio.

– E' canadese? Cos'hai, il complesso del Messia? –

L'aveva inquadrato in mezz'ora. Risero entrambi. Ordinarono dell'altra birra.

– E tu? Stai con qualcuno? –

I boccali finirono a terra in mille pezzi. La cameriera era riversa sul pavimento.

In un balzo, House era chinato alla donna. La scuoteva per le spalle.

– Ehi. Mi senti? –

La ragazza aprì gli occhi. House le vide le pupille dilatate.

– Come ti chiami? –

Silenzio.

– Sai dove ti trovi? – La donna non parlava. House le sollevò un braccio, poi lo lasciò ricadere. – Wilson, chiama un'ambulanza. E' sifilide meningo-vascolare. Sbrigati. –

Wilson aveva fatto appena in tempo a dare un'occhiata alla ragazza. I segni c'erano... ma come diavolo... Corse al telefono del bar.


– Ma come hai fatto? – Wilson fissava House, stupefatto.

– Ho seguito un corso di pronto soccorso. – House si voltò e prese le borse di Wilson. – Allora. Il tuo aereo è tra due ore. Dobbiamo sbrigarci. –

Wilson seguì il suo nuovo amico fuori dal locale.

Circa mezz'ora più tardi, i due erano di fronte al terminal dei voli interni.

– E' stato un piacere. Se passi dal New Jersey... – Wilson tese la mano. House la strinse forte.

– Passerò certamente. –

Poco dopo, l'aereo decollava verso Newark. Il dottor Wilson, sorseggiando un bicchiere di succo di mirtilli, aprì la valigetta. Un paio di fogli caddero fuori, sul tavolino estraibile. Uno era il depliant del convegno, l'altro il nulla obstat del commissariato di New Orleans. Curiosamente, il nome del relatore pomeridiano al congresso coincideva con quello del garante della cauzione: dottor Gregory House.


   
 
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