Il
peso dell’immortalità
C’era una storia, o forse è meglio dire una
leggenda, che
tutti gli abitanti del piccolo paesino di Gres conoscevano molto bene.
Era nata
quindici anni prima, quando Villa Namikaze era stata abbandonata ed era
stato
ritrovato il cadavere di una giovane donna, con il corpo nudo e
ricoperto da molte
ferite. La cosa più inquietante erano i due fori che
presentava sul collo.
<< Morsi e artigli di lupo >> erano state
queste le parole del medico legale che aveva effettuato
l’autopsia sul
cadavere. Eppure in quella zona, non c’era mai stato alcun
esemplare di lupo!
Gli abitanti di Gres avevano dimenticato molto presto la
vicenda, ma insistevano nel dire che Villa Namikaze fosse la dimora di
un
fantasma. Nessuno conosceva la verità. Certo, era che la
villa aveva un che di
sinistro, da cui tutti si tenevano alla larga.
Kushina era l’opposta di entrambi. Aveva un carattere
forte e deciso ed era estremamente curiosa. Non temeva particolarmente
il
pericolo e le piaceva l’ignoto.
I cittadini di Gres l’avevano soprannominata
“Demone Scarlatto”.
Demone perché Kushina era letteralmente una peste combina
guai, Scarlatto
perché la ragazza sedicenne aveva dei lunghi e magnifici
capelli rossi che le
arrivavano quasi alla vita.
Una volta aveva rubato delle fragole alla vecchia signora
Tsunade, che le coltivava amorevolmente nell’orto adiacente
alla casa, e questa
l’aveva rincorsa, furibonda, per tutto il paese. Kushina
s’era rinchiusa in camera
e quando i suoi genitori avevano saputo la notizia, lei aveva risposto
con una
scrollata di spalle.
Combinare guai, per lei, era un magnifico passatempo. Due
settimane prima, aveva imbrattato con barattoli di vernice le altalene
dei
giardini pubblici.
Nonostante questo, Kushina era una ragazza
particolarmente intelligente e sensibile ai problemi delle altre
persone. Molte
volte aiutava il signor Jiraya ad accudire i suoi rospi comprandogli il
cibo al
supermercato.
Come ogni giorno, Kushina era appena scesa dall’autobus
che l’aveva riportata da scuola e si stava dirigendo a casa.
Inspiegabilmente
decise di percorrere una via diversa dal solito, passando accanto a
Villa
Namikaze. Kushina era sempre rimasta affascinata da quella villa, di
cui si
sapeva poco o niente, e rimase ad osservarla per qualche istante.
Villa Namikaze era una costruzione
immensa, a due piani, delimitata da un’alta cancellata in
ferro e
circondata da un enorme giardino pieno di piante, le cui foglie gialle
e secche
ricoprivano la poca erba che era cresciuta. Un tempo la facciata
dell’edificio
doveva essere stata di un bianco accecante, ma ora era di un tetro
colorito
olivastro. Le finestre erano sprangate con delle assi di legno messe
alla
rinfusa. Quello che un tempo, era stato un edificio di straordinaria
bellezza,
ora stava lentamente cadendo a pezzi.
Era autunno e
la durata delle giornate
s’accorciava giorno dopo giorno. Erano solo le sei del
pomeriggio, eppure
sembrava che fosse già calata la notte. Un brivido gelido
attraversò la schiena
di Kushina, che ebbe la terribile sensazione che qualcuno la stesse
osservando.
Si guardò in giro, ma non vedendo nessuno decise
d’affrettarsi per tornare a
casa.
Eccolo:
Che tu ci
creda o
no mi è sembrato di stare al cinema per tutto il tempo. La
tua storia è
avvincente, ricca di suspance e lo stile pulito e corretto le
conferiscono una
linearità estremamente piacevole. Sarà che
è da quando ero bambina che ho una
passione sviscerata per i vampiri ma la tua fiction mi è
piaciuta davvero
molto. Ma sai che cosa è che mi ha completamente e
totalmente convinto? Il
finale. Davvero fantastico e bello proprio perchè
inaspettato. Quindi
complimenti cara, spero di poter vedere pubblicata presto la tua storia.