Storie originali > Generale
Ricorda la storia  |      
Autore: Miss Dangerous    13/10/2009    0 recensioni
Tutti vogliono cambiare qualcuno. Molti credono che siano destinati fin dalla nascita. Questa è una storia di due ragazzi. Diversi.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
,13/10/09 La casa vecchissima e trascurata era l’ultima della via nuova. Un tempo era immersa nella campagna, ma con gli anni era stata quasi raggiunta da due corsi di nuove confortevoli case, che scendevano dalla parte alta della via con distanze frazionate uguali e con stili molto simili. In quel fungo di casa abitava Santino; per lui era l’unico ricordo che lo legava a resistere, a sopravvivere. Dopo la morte dei suoi genitori era rimasto solo; l’unico amico che gli era rimasto in eredità era complesso e sofisticato, ma molto piccolo e fragile. Un amico comunque spietato perchè cadendo, senza pietà questo si sarebbe prima esteso ai suoi piedi e poi sperduto, lasciandogli ricordare chiaro i suoi infiniti problemi . Ma comunque niente paura, lui sapeva come prendere il vecchio amico di famiglia, era cresciuto con lui e insieme erano rimasti vicino ai suoi genitori fino alla loro morte. I suoi almeno avevano avuto la fortuna d’incontrarsi ed imbattersi in quel cammino che , almeno per un po’, li aveva fatti sentire una famiglia … Non era la prima volta che Salvatore copriva le spalle a Vito per i suoi piccoli furti. Stavolta però le cose non stavano andando proprio come al solito. Vito aveva esagerato: arrivare sotto la porta di casa dello squilibrato Santino per portargli via la bici. Erano passate da poco le sei del pomeriggio ma era già buio. Specialmente a quell’ora Santino sudava alcol da tutti i pori. -Corri,corri, Vito molla la bici o ci raggiungerà!!! Giuro!!! Che se riesco a passarla liscia anche stavolta non ti seguirò mai più! -Dietro quell’albero,dai Salvatore raggiungiamolo e forse non ci vedrà. - Vito, girati, vedi se è ancora dietro di noi. -Dietro non c’è, mi sembra di averlo visto lontano per terra, forse è caduto.- Pensarono che l’albero fosse la loro salvezza; appena lì dietro si lasciarono cadere seduti senza flettere le ginocchia, il respiro faticoso e rumoroso usciva dalla bocca, il cuore batteva così forte che spostava il corpicino avanti e dietro. -Se mio padre verrà a sapere che ti copro per i tuoi furti prima ne morirebbe e poi non mi farebbe più uscire di casa. -Il mio invece se non porto una cosa rubata ogni giorno non mi fa entrare più a casa. Quanto vorrei avere dei genitori che mi controllassero e si preoccupassero per me se tardo la sera per rientrare a casa! Guarda che non è bello dare sempre spiegazioni: dove vai, che fai; sentirsi chiedere cosa vorresti fare da grande,quale scuola frequentare! Che barba! Sono sicuro che un giorno diventerò quello che mia madre vuole ma non quello che io voglio. Forse sarà più facile per te decidere quello che vuoi fare, tu potrai ricominciare ogni momento, mentre io posso solo seguire un cammino già prestabilito,questa non è libertà. -Ma che cazzo dici,tu sarai qualcuno che conterà nella vita,devi solo… insomma rispettarle regole del gioco. -Cosa?Devo solo ubbidire per anni e anni, fino a quando avrò il coraggio di mandare a quel paese i miei, ma sarà troppo tardi perché io avrò l’età di avere dei figli e quindi di trasmettere loro quello che mi è stato insegnato. -E con questo cambieresti la tua vita con la mia? -Tu lo faresti? -Ma non ne sarei capace.. -Ah! Io invece? Tu dici a me che la mia vita è facile e allora?... Io! Vorrei essere come te, ma non ne ho il coraggio, tu mi devi aiutare ad essere più,come posso dire… -Te lo dico io :vuoi essere più sfortunato!!! -Pensala come ti pare! -Allora facciamo così: da oggi in avanti tu ruberai per me, così almeno non ti sentirai più una vittima. -Ok! Però anche tu devi dare prova che posso cambiare. -Non capisco! -Tu farai quello che ordinano a me. Tu pensi sia più difficile fare quello che faccio io? -Ma sei pazzo? Stavo scherzando,non potremmo cambiare la nostra identità nemmeno se ci scambiassimo famiglia per il resto della nostra vita. -Io da questo momento sono entrato nel gioco. Non mi interessa, te lo dico per l’ultima volta facciamo quello che si è detto o io non ti rivedrò più. -Ma tu vuoi dire che io dovrò fare tutti i compiti e quindi rispondere alle interrogazioni senza mandare a quel paese i professori? No! Guarda non m’interessa. -Hai visto che la tua vita è più comoda della mia? Allora non resta che dirci addio,non ho motivo di essere amico di qualcuno a cui non importa niente di me. -Aspetta,facciamo finta che non abbiamo parlato di niente; ora controlliamo dov’è Santino e poi scappiamo. -Quindi il mio problema per te è niente? No grazie troverò qualcun altro che potrà aiutarmi. -Ma tu chiedi aiuto a me? Tu! Ti rendi conto? Se un giorno scoprirò che ti stai prendendo gioco di me… Io!!! Allora cominciamo, tu ora vai e prendi la bici che ho mollato per scappare. -Ma! Ma che dici? -Paura eh?Andiamo, dai ,Salvino o finirai per piangere. -No!Io tornerò a prendere quella bici! Volevo solo dire che devo tornare da solo, tu vai a casa,domani mattina la troverai di fronte alla tua finestra. Te lo prometto. -Ehm! Questa si che è bella .Notte.- Vito con delusione e rammarico si alzò per andare via senza voltarsi. -Signore! Signore,ma che cosa le è successo? Si alzi, dai che l’aiuto,non sente freddo? -Lasciami,lasciami! Se! Se vi prendo! Mi sentite? Se vi prendo stavolta io.... Ma tu chi sei? Cosa vuoi da me ?Anche tu vuoi la mia bici? -No! Voglio solo aiutarla,la sua bici è lì davanti a lei, è solo a pochi passi. Però cadendo si è rotto il manubrio, se vuole io conosco un amico che può sistemala come nuova. -D’avvero? Tu faresti que-questo per me? Tu vuoi ridere di me? Pensi che io sia ubriaco?- Non finì la frase che cadde di nuovo per terra. -Dai, si appoggi a me ,ancora qualche passo e poi è a casa, penserò io alla sua bici, domani la farò sistemare.- Salvatore ormai non poteva più tirarsi indietro, sembrava che qualcun altro avesse parlato al suo posto. Prese la bici e come promesso la portò di fronte alla finestra del suo amico,adagiandola come in una vetrina d’esposizione di un negozio. Tornò a casa molto tardi meritandosi la predica di suo padre. Al mattino niente era cambiato. -Allora Salvatore sai che ora era ieri? -Papà devo chiederti una cosa. -Io ti rimprovero e tu mi chiedi...... -Non dirmi di no, ti prego,c’è la bici in garage che non usiamo più, tante volte mi hai detto che appena possiamo fare qualcosa per gli altri. Io vorrei dare la bici ad una persona ,che insomma... -Certe volte sei strano figlio mio. -Papà ,posso? -Va bene,cerca solo di non cacciarti nei guai. -Grazie papà. Papà ,sono il figlio più fortunato al mondo, a pomeriggio la tirerò fuori. Ora scappo, altrimenti farò tardi. -Salvatore !Salvatore! sono qua aspettami. -Ciao Vito. -Ma chi l’avrebbe detto? Quando ho visto la bici non credevo ai miei occhi, ma-ma come hai potuto farlo? Dico! insomma tu non puoi farlo.- Vito era nervoso e deluso,mai avrebbe pensato che il suo idolo, l’unico orgoglio della sua meschina vita poteva fare una cosa simile. -Perché ? Allora tu sai quello che si può fare e quello che non si deve fare! - Ammetto che non è stato facile,ma alla fine ce l’ho fatta, io ho mantenuto la mia promessa, ora tocca a te. Entriamo in classe che se fatto tardi. -Salvatore? Salvatore,ma che stai facendo?- Entrati in classe, Vito teneva il muso. Il prof. piegava ,ma non era solo Vito ad essere distratto;anche Salvatore fissava il suo amico fino a infastidirlo specialmente per la sua disattenzione alla lezione. Alla ricreazione Vito si avvicinò subito a Salvatore. -Allora hai deciso di aumentare i miei problemi? Vuoi farmi sentire la causa della tua distruzione? -Se sai già che ,seguendo te , sarò distrutto tu perché lo fai? -Io sono nato dentro questo! Ormai è! E’ come un odore personale che mi appartiene, capisci? -No! Mi dispiace, ma non capisco. -Ascolta io no, non potrò mai cambiare il mio modo di fare! nessuno crederebbe in me, come non crederebbero mai se entrassi in classe e direi che tu ieri sera hai rubato la bici .- Il battito di mani del prof li fece rientrare in classe. -Ragazzi, la ricreazione è finita,fate silenzio. Allora, continuiamo...... -Mi scusi prof posso continuare io? - Vito è un modo nuovo per interrompere la lezione? Non disturbare altrimenti.....- Vito si girò verso il suo amico e facendo cenno con gli occhi... -No, prof ,volevo dire solo che Salvatore ieri sera ha rubato la bici del povero... -Basta! Vai fuori,fuori! Tu non puoi nemmeno alludere a Salvatore......! -Certo prof,comunque ha i pantaloni bagnati proprio lì!- Subito il prof si guardò per vedere se fosse vero. Mentre Vito usciva dalla stanza, fissava Salvatore. -Vedi? Dubita se si è pisciato addosso senza accorgersene , ma non dubita di te! Come potrei pretendere io un giorno di dire che ho imparato la lezione! By-by.- E con atteggiamenti fanatici Vito andò fuori dalla classe. Era arrivato il momento di portare la bici a Santino. Conquistò il suo silenzio con quello scambio per lui fortuito. Si ,perché la bici che Salvatore gli aveva sostituito era di gran lunga migliore di quella di Santino. Nel pomeriggio tardi Vito e Salvatore si trovarono al solito angolo che , strategicamente, divideva a metà la strada che li portava alle loro case. E da lì potevano controllare se arrivasse qualcuno senza essere visti. Felici di essere stati fedeli e andati al solito appuntamento non si scambiarono neanche una parola, entrambi aspettavano che l’altro parlasse per primo. gli occhi spesso s’incrociavano, Salvatore, seduto sui gradini di una casa, infilava la testa in mezzo alle sue ginocchia quadrate; Vito era in piedi e ogni tanto prendeva una piccola pietra per tirarla contro i vetri di una finestra di un vecchio capannone ormai fuori uso. Che cosa avevano in comune questi due amici? Niente. l’unica cosa era quella che a ognuno per sistemi logici veniva proibito di stare insieme. Più delle altre sere rimasero insieme sperando che uno dei due cedesse a parlare. Da lontano videro il fratellino di Vito correre gridando. -Salvatore! Salvatore! Ho visto tuo padre che ti stava cercando.- -Oh! ma è tardi.- Subito Salvatore cominciò a correre verso casa. L’indomani s’incontrarono sulla strada per andare a scuola , ma non si rivolsero la parola; entrarono in classe, andarono a sedersi ognuno al proprio posto. Entrò in classe il prof. con aria nervosa per quello che era successo il giorno prima. Salvatore si alzò in piedi. -Professore posso dirle una cosa? -Se è proprio urgente dì pure. -Riguardo a ieri,io vole….. -Ah! non ti preoccupare ho dato disposizioni per far intervenire chi di dovere,cose del genere non possono passare come niente. -Veramente io volevo dire che Vito ha detto la verità, si! Ho rubato la bici a…. -Salvatore! Ti ha ricattato non è vero? Ma non devi preoccuparti tra pochi giorni non avremo più problemi. -No prof. io ho rubato quella bici e Vito ha detto la verità. -Ma che dici? Prof non gli dia ascolto io ho montato questa storia e come dice lei l’ho ricattato.- Disse Vito. -Lo so ,lo so. Salvatore esci un attimo che dobbiamo parlare e voi restate in silenzio e che nessuno si muova.- Passando davanti a Vito si fermò a guardarlo. -Se dirai la verità io non solo continuerò a fare quello che so fare bene ma farò di tutto per farmi rinchiudere, stai attento a quello che racconti.- Salvatore ormai confuso ricominciò a camminare verso il suo insegnante che lo aspettava fuori la classe. -Dai Salvatore ,andiamo dal preside, deve sapere che la situazione non è più sotto controllo. -Si! Si!- Bussarono alla porta del preside. -Avanti. -Buon giorno preside ho portato il ragazzo a raccontare personalmente quello che è successo ieri e ancora oggi quella specie di! Di….. non so come definirlo ,ha addirittura minacciato il ragazzo qui presente, che tra l’altro è figlio di un mio carissimo amico. -Allora come ti chiami? -Salvatore Bianchi sig. preside, Salvatore. -Allora ti va di raccontare quello che è successo? -Si! Quello che ha detto il mio compagno è la verità. -Ma che stai dicendo! Non ti ho portato qui per…… -Professore Marzo lo lasci parlare. Vito non ha rubato quella bici,io l’ho presa e se farete qualcosa a lui andrò a raccontarlo ai carabinieri, dirò che non gli avete creduto. -Professor la scuola ha già di suo tanti problemi! Se a questi aggiungiamo gli scherzi che avvengono fuori da qui siamo proprio a posto, credo che possiamo terminare qui la nostra chiacchierata. Se lei vuole andare a trovare il suo amico nessuno avrà niente in contrario è vero Salvatore? -Noi allora andiamo,buongiorno preside.- Ormai fuori dalla vista del preside il prof.con aria disturbata disse. -Mi hai fatto fare la figura dello!…….. capisci? Io andrò da tuo padre… -Per dire cosa? Che a quelli che non sono figli dei suoi amici non dà la possibilità di parlare? -Vattene in classe. -Si prof.- Finita la lezione,i ragazzi si corteggiarono per tutta la via del ritorno, ma non parlarono. Nel pomeriggio Salvatore andò sotto casa di Vito, una volta lì si avvicinò alla bici. -Ehi! Bhe! Che fai ? Rubi la mia bici?- La voce di Vito era l’unico rumore nel silenzio del caldo pomeriggio dei primi di giugno. -Ah! questa è tua? E che hai fatto per farla diventare tua? Hai mantenuto la tua promessa? Io ho rispettato il patto ma tu non ci hai nemmeno provato anzi!- Subito Vito uscì da casa raggiungendo Salvatore. -Ma tu chi pensi di essere per cambiare me? Per quattordici anni mi sono sentito dire “quando vuoi una cosa devi prenderla senza chiedere permesso”; mi fanno andare a scuola per non avere rogne con gli assistenti sociali e adesso ti ci metti tu a complicare la mia vita di merda, questo è l’ultimo anno di scuola obbligatorio, vuoi lasciarmi perdere? -Tu mi hai fatto capire che la mia vita era più!..... Insomma io ti ho dimostrato che se uno vuole può almeno provare a cambiare. -Io la mia dimostrazione dovrei darla in mezzo ai compagni di scuola ,curiosi ogni giorno di sentirmi prendere in giro i nostri professori. E’ questo che mi stai chiedendo? -Tu prova a non perderti,poi si vedrà. -Allora per incominciare restituiremo la bici a Santino. -Cosa? -Ehi! Adesso sono io a dire a te che è giusto tornare indietro una cosa che hai rubato? -No !E’ solo che non sappiamo come la prenderà, magari non capirà il nostro gesto eh!.. -Il mio eroe ha paura di un ubriaco?- Salvatore era in un bel guaio,come poteva tornare da Santino, dopo averlo convinto che la cosa migliore era scambiare la bici. -Che pensi Vito se vado da solo? Tanto io l’ho presa…..insomma tocca a me sistemare. -Presa?Mah! Ho- Detto! Che! andiamo insieme, dopo di che io farò quello che tu mi hai chiesto solo per un mese. -Vuoi dire che studierai? -No!Voglio dire che non farò casino in classe. -Va bene ,ci sto.- Si avviarono verso la casa di Santino. Salvatore cercava una soluzione per quando sarebbero arrivati, ma! Nonostante il silenzio che li divideva, non riusciva a concentrarsi,gli passavano per la mente tanti pensieri. -E ,se quando arriviamo, Santino non è in casa, oppure è così ubriaco che non si ricorderà di noi,della bici che gli ho scambiato. Se Vito mi scopre non solo precipiterà nella confusione , ma non avrà più la possibilità di credere nell’unica persona che pensava di poter credere. - Vito volevo chiederti una cosa. -Sii? -Se ,ad esempio, questa strada che stiamo percorrendo non avesse una destinazione e potevamo essere noi a decidere come percorrerla e dove fermarci,tu! Come vorresti e quando decideresti di fermarti? -Sai che certe volte non capisco che cosa ti passa per la mente. Comunque se avessi un dito magico lo userei solo per i miei genitori!,si, perché, se loro fossero stati diversi, anch’io sarei un altro. -Ma tu in fondo sei buono e poi… -Ah! Ah! Secondo me, tuo padre se ti sentisse dire che sono buono penso che non ti farebbe più uscire di casa. -Allora non hai ancora risposto. -Intanto non vorrei nascondere la nostra amicizia; sarebbe bello se i nostri genitori fossero felici per il tempo che trascorriamo insieme. Poi mi piacerebbe fermarmi ed entrare in un negozio per comprarmi una moto senza che mio padre mi dicesse:” volevi la moto? Eccola è tua, per poco non mi scoprivano, ma anche questa volta è fatta”. Capisci quello che voglio dire? Per tanto tempo ho pensato che quello che faceva mio padre era un modo come un altro per guadagnarsi da vivere. Ma! Col passare del tempo!!! Tutto questo non mi sta rendendo forte ,ma al contrario. – Guardando dall’alto del paese ,ad un certo punto una lieve curva aveva fatto scomparire i due amici e la bici. Dopo più o meno dieci anni il piano edificatorio non era cambiato, sempre dall’alto della strada si vedevano tornare verso il paese due uomini molto più alti di quelli che erano scomparsi dietro quella lieve curva. Certo è che non ci avevano messo tutti quegli anni per tornare da casa di Santino! Erano sempre loro, certo con particolari molto cambiati, di bici stavolta ne avevano una ciascuno, ma sempre camminavano a piedi, tenendo tra le mani i manubri. A Salvatore mancava poco per diventare notaio, come suo padre d’altronde!!! Mentre Vito aveva seguito quel destino, che,secondo lui, aveva ereditato nascendo. -Allora Vito, la storia con quella ragazza perché è finita? sembrava tanto brava. -Cosa vuoi che ti risponda? La verità giusto? Non è difficile capire che appena hanno saputo chi ero,i suoi le hanno proibito di vedermi. Allora uno pensa perché non ti trovi una che non vede chi cazzo sei! Sai perché? Perché in quel caso sarei io a chiedermi ma che cazzo di ragazza è questa che non si chiede con chi esce. -Vito non sei cambiato per niente in tutti questi anni, perché ogni volta che ti chiedo una cosa rispondi coinvolgendo tutti quelli che hai attorno. -Neanche tu sei cambiato,sei sempre quello che fa le domande credendo di sistemare la mia vita solo cambiando le risposte. E’ tardi Salvatore , ho la barba dura ormai. -Se è per questo la barba non ci era ancora uscita quando parlavamo di cambiare le nostre vite. -Quando tu! Salvatore dicevi questo. Il perché di quella stupida domanda non l’ho mai capito e la conferma ce l’ho oggi. tu sei quello che i tuoi genitori avevano deciso che fossi fin da piccolo. Perché non parliamo d’altro,a proposito come ti è sembrato Santino? -Veramente l’ ho visto cambiato, non sembrava la stessa persona degli anni scorsi, come è potuto succedere? -Hai visto Salvatore, tu stesso non credi che da certe situazioni si possa migliorare. Eppure! Ti ho voluto fare vedere il Santino di oggi per dirti che io da anni vado tutti i giorni a dare una mano nella sua campagna. Ricordi che lui coltivava le verdure anche se spesso non le portava a buon fine, per non parlare di quelli che ne approfittavano di non pagare mentre lui era ubriaco. Dopo la scuola mio padre mi chiese di fare dei lavoretti, tu sai di che sto parlando,io ebbi il coraggio di rifiutare e lui mi cacciò da casa, dormii tre notti fuori, ricordi dove tu appoggiasti la bici che avevi rubato a Santino? Proprio lì di fronte alla finestra della mia stanza, avevo paura come un cane,mia madre di nascosto mi aveva dato delle coperte e almeno non morivo di freddo. Quando lui usciva mia madre mi faceva entrare per farmi mangiare. Dovevo fare una scelta, avevo paura di andare a rubare ma anche per andare via da casa e allora chiesi a mio padre “ se riuscirò a portare dei soldi a casa le cose si sistemeranno?” Lui mi rispose:” per me sistemare significa farsi sentire e giuro che, dopo aver sistemato qualche situazione, ci hanno messo molto tempo a risistemare……. Insomma sai cosa voglio dire no? Comunque tu fai accendere i fornelli a tua madre senza averti tra i piedi fuori da casa.” Allora pensai che se recuperavo un poco Santino, insomma facendolo bere di meno, potevo avere la possibilità di lavorare onestamente la sua terra insieme a lui e quindi guadagnarmi un po’ di tranquillità. Ma tu, dimmi, non è da vigliacchi tutto questo? Salvare Santino solo per darmi una possibilità? I primi mesi sono stati un inferno, lui non aveva la forza di restare in piedi un solo minuto e non ti nascondo che ho dovuto minacciarlo. Dovevo arrivare molto presto per non farlo bere e tenerlo sotto controllo, non sapevo da dove cominciare, avevo bisogno che lui mi dicesse come lavorare la terra. Spesso penso che, sono così,solo per contraddire mio padre e solo se lui fosse come il tuo io sarei diventato quello che lui si aspettava da me. - Perché dici questo? Sei sempre stato cattivo con te stesso. Onestamente devo dire che quello che hai fatto è straordinario. Tu puoi dire di aver cambiato una persona con uno stato disastroso. -Ah! ma sempre con questa storia! -Guarda che non è facile fare il contrario di quello che ti insegnano fin da piccoli, vivere con poco e allo stesso tempo riequilibrare la vita a Santino. Guarda me invece, dolcemente mi hanno sempre imposto quello che dovevo fare e come dovevo farlo per ogni minuto della mia giornata. Tanto per dirne una semplice!!! Fin da piccolo mi hanno proibito di mangiare le patatine solo perché ero leggermente intollerante. Una cosa che penso spesso è che, persino il giorno in cui sono venuto al mondo, non l’ho deciso io, ma il ginecologo! Decise lui quando fare il parto cesareo a mia madre!
  
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Generale / Vai alla pagina dell'autore: Miss Dangerous