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Autore: Kokky    15/10/2009    2 recensioni
(Piccola shot pucciosa e leggera)
«Nervosetta di mattina, eh? Non hai ancora preso il doppio caffè che ti tira fuori dal coma profondo?», ridacchiò Clark, lanciandole un’occhiatina.
«Allora sei proprio tonto. Smallville, qua non si scherza. Potresti finire schiacciato dal peso della tua missione, prendi con più serietà il tuo lavoro di fotocopiatore e non sprecare tempo nel cercare di essere divertente», borbottò Lois, tirando su col naso.
Genere: Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Clark Kent, Lois Lane
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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~ cup of coffee

(routine al Daily Planet)

 

Il freddo invernale stava intirizzendo tutto quanto, infiltrandosi nelle case nonostante i riscaldamenti accesi e i maglioni pesanti. Nelle strade di Metropolis, tra i grattacieli di vetro e le macchine scure, soffiava un vento gelido che faceva rabbrividire, mescolato a una sottile nebbiolina grigia.

Fu in uno di quei giorni invernali che Lois Lane, attiva reporter dallo charme elegante e dalle minacce convincenti, inveì contro l’inverno, ritrovandosi con le dita delle mani congelate, la gola arrochita, la testa dolente e il naso rosso e colante. Quello non poteva accadere a Lois Lane! Il raffreddore era una malattia da comuni mortali e lei  non accettava mai di buon grado quell’influenza tanto fastidiosa quanto banale.

Nonostante la leggera febbre portata dal raffreddore, Lois si era recata al Daily Planet con spirito combattivo: ogni occasione era buona per fare uno scoop e, conoscendo come girava il mondo, essa sarebbe arrivata proprio quel giorno, mentre lei tirava avanti con le aspirine nella borsa.

«Buongiorno», esclamò Clark con un sorriso, sedendosi nella sua postazione.

Lois lo guardò in cagnesco con gli occhi lucidi di malattia ed esordì, sprezzante: «Smallville! Voglio proprio vedere che bel giorno si prospetta. Fila a fotocopiare questi fascicoli e pinzali tutti, mi raccomando», gli disse, passandogli una catasta di fogli.

«Nervosetta di mattina, eh? Non hai ancora preso il doppio caffè che ti tira fuori dal coma profondo?», ridacchiò Clark, lanciandole un’occhiatina.

«Allora sei proprio tonto. Smallville, qua non si scherza. Potresti finire schiacciato dal peso della tua missione, prendi con più serietà il tuo lavoro di fotocopiatore e non sprecare tempo nel cercare di essere divertente», borbottò Lois, tirando su col naso. Quella giornata si prospettava nera, nemmeno una notizia interessante le avrebbe sollevato il morale.

L’unica cosa che rimaneva da fare era stuzzicare Clark, anche se non la soddisfaceva più di tanto, in quella situazione catatonica.

Lois sbuffò sonoramente, ticchettando con le dita sulla scrivania.

Apriti cielo! Manda l’Apocalisse, così che possa scrivere su di essa e pubblicare lo scoop del secolo.

«Detto fatto», annunciò Clark alle sue spalle, chinato verso di lei con in mano un enorme fascio di fogli pinzati.

Lois sobbalzò e lo guardò di traverso. «Più veloce di un bolide, Smallville», sbottò.

Lui sorrise soddisfatto e le mostrò l’altra mano. Tra le dita da uomo, possenti e grandi, teneva una tazza di caffè. Il calore che la bevanda emanava raggiunse il viso di Lois, che sogghignò sentendo l’odore amaro diffuso nell’aria.

«E questo è per il tuo stato comatoso avanzato», soggiunse Clark, con un sorrisetto sul volto.

Lois afferrò la tazza, prontamente. «Sai una cosa, ragazzo di campagna?», enunciò lei con solennità, bevendo il primo sorso di caffè «Forse, e dico forse, potresti passare di livello. Da fotocopiatore a personale segretario della famigerata Lois Lane».

«Che onere», rispose lui, sedendosi alla propria scrivania.

«Hai detto onore, non è vero?», ribatté Lois, immersa nel calore della bevanda.

«Umh, certo, certo», sussurrò lui.

Lois sorrise apertamente, prima di soffiarsi il naso. Ecco, si sentiva ancora intontita dalla malattia (stupido raffreddore!), e aveva le dita congelate, il naso colante e tutto il resto, ma... il suo cuore era al caldo, così riparato da non poter essere raggiunto dal soffio gelido che percorreva le strade di Metropolis.

Clark sapeva come risollevarle il morale, decisamente.

«Ehi!», sbottò lui.

«Sì, Smallville? Cosa c’è, ti è morta la mucca?», rispose lei, pur se con una dolcezza di fondo nel tono di voce.

«No», sorrise lui, con lo sguardo azzurro acceso, caldo «C’è stata una rapina in una gioielleria, con tanto di sparatoria».

Lois strabuzzò gli occhi. «Che stiamo aspettando?! Prendi la tua borsa», ordinò imperiosa, sollevandosi dalla sedia con un’energia encomiabile. Agguantati i cappotti e le borse, i due uscirono dal Daily Planet con rapidità.

Sulla scrivania, abbandonata, era rimasta la tazza di caffè. Lois, ore dopo, l’avrebbe guardata felicemente, stringendola al petto, osservandosi poi intorno per essere certa di essere sola, e, sicura della propria solitudine assoluta, l’avrebbe tenuta un altro po’ in mano, prima di buttarla nel cestino.

E avrebbe pensato a lui, al suo sorriso e al suo sguardo dolce, sospirando.

 

*

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Giornata qualunque ambientata nell’ottava serie.

Ma quanto è stupida questa? XD Tanto tanto tanto! Però boh, la noia porta a queste cose leggere, piene di routine, un po’ sciocche, ma molto carine e sincere <3

Perché Clois is love *__*

 

Ora fuggo via J

.

 

   
 
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