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Autore: Shuichi    06/06/2005    0 recensioni
Non vogliamo narrare una storia di un eroe o di un martire, ma semplicemente la storia di un qualsiasi essere umano, uno di quei puntini che non hanno significato per il mondo ma che continuano ad andare avanti.
Genere: Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Premessa: 1- chissà se qualcuno leggerà
2- chissà se qualcuno commenterà
(ma soprattutto)
3- chissà se a qualcuno piacerà questa schifezza!
Ps- sto preparando una storia su Harry Potter (non ho mai scritto una storia su questo) e una su Saiyuki un po’ particolare, che appena riempio 10 righe decenti posto…ok lasciamo perdere…una persona sta leggendo una mia storia dell’anno scorso e io sono nervosa e non so bene perchè…U.U ok lasciamo perdere anche questo (lasciamo perdere anche che tutti mi odiano perché dico sempre “lasciamo perdere”)e passiamo alle “nugae” che ho scritto…^_-
Shuichi
Maggio 2005



Non vogliamo narrare una storia di un eroe o di un martire, ma semplicemente la storia di un qualsiasi essere umano, uno di quei puntini che non hanno significato per il mondo ma che continuano ad andare avanti.





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NESSUNO

Capitolo 1

La mia vita...com’è strano parlarne adesso, proprio ora che sono stanco di viverla e che sto per lasciare questo mondo. Sono un semplice essere umano, questo lo so. Ma a quanto pare sono molto, molto malato. Non sono un eroe, non ho compiuto grandi gesta, né ho sopportato atroci sofferenze, ma, giorno dopo giorno io, ho affrontato tutte quelle piccole battaglie che rendono un semplice uomo un grande combattente coraggioso. Ricordo che quando ero piccolo vivevo con i miei genitori, i quali però non mi mandarono all’asilo, perché non avevamo abbastanza soldi, ma si prendevano amorevolmente cura di me, anche naturalmente quando cominciai ad andare a scuola. Ricordo ancora il primo giorno: avevo messo i miei vestiti migliori e avevo la cartella piena di quaderni bianchi e libri appena comprati. Appena arrivai, mi colpì subito un bambino che se ne stava con il broncio seduto da solo, mi sedetti proprio accanto a lui. Gli chiesi come si chiamava, Josh. Gli dissi il mio nome, e da quel giorno diventammo inseparabili, facevamo tutto insieme, giocavamo, studiavamo, ridevamo, piangevamo, e persino ci piacevano le stesse bambine. Era il migliore amico che potessi desiderare, ero geloso e possessivo di lui, finché un giorno non venni a sapere da un mio compagno che Josh andava in giro dicendo di me che ero insopportabile e appiccicoso…all’inizio naturalmente non ci credetti…come potevo conoscendolo pensare che l’avesse detto realmente? Ma quando gli chiesi spiegazioni mi disse che non voleva più essere mio amico…come era possibile? Abbassò il viso e mi disse senza alcun rimorso proprio quello che meno mi aspettavo, mi spezzò il cuore. Con grande pena, ricostruendo i pezzi del mio piccolo cuoricino ferito, cominciai le scuole medie; Josh non era capitato in classe con me. Ma c’era lei. Lei, la bella ragazza, gentile con tutti, perfetta Sarah, capelli color cioccolato lunghissimi e occhi verdi di foglia, le guance rosee e il sorriso di miele. Sarah. Il suo stesso nome era carico di dolcezza, sulle mie labbra diventava qualcosa di potentissimo, mi piaceva da impazzire, volevo parlarle e dirle che la trovavo stupenda, ma non ne avevo il coraggio. Purtroppo quando riuscii a parlarle eravamo già in terza media, e seppi che lei si sarebbe iscritta a un liceo classico, il meglio del meglio a sua detta. Le condizioni della mia famiglia erano diventate abbastanza buone grazie alla fatica dei miei genitori, con la conseguenza che ci eravamo trasferiti in un posto più grande qualche anno prima, e non dormivo più in stanza con loro, ma in una tutta mia, e non passavamo più tanto tempo insieme come succedeva prima. Così potei invitare almeno una volta Sarah a casa, quando naturalmente i miei genitori erano assenti. Cominciammo a parlare che il discorso filava a meraviglia, e avevamo in realtà molti interessi comuni, ma quello a cui realmente pensavo era al suo sorriso, e dovetti far forza su me stesso per non mettermi a piangere dalla gioia di averla lì con me. Ad un tratto presi coraggio, e di slancio le chiesi di diventare la mia ragazza. Ma subito dopo me ne pentii e le chiesi di dimenticare. Mi pentii un istante dopo anche di questo, e le chiesi che cosa avrebbe risposto. Non credevo di avere speranze, e invece lei mi disse semplicemente che andava bene. In quel momento mi sembrò di toccare il cielo con un dito. Ma la mia felicità fu assai breve, infatti il giorno dopo arrivato a scuola Sarah mi disse subito che aveva sbagliato e che non voleva veramente stare con me. E così il mio cuore fu di nuovo spezzato. Perché aveva dovuto darmi quella speranza? Poteva dirmelo subito, e invece no, aveva voluto farmi male, o forse semplicemente non le importava. Annullai la mia iscrizione al classico, che avevo fatto apposta per lei, e mi iscrissi ad un liceo scientifico. Ma non frequentai quello della mia città poiché durante l’estate io e la mia famiglia ci trasferimmo in un’altra casa. Ancora un’altra. Questa era veramente molto più costosa delle altre, io avevo una grande stanza con un mucchio di oggetti dentro, che non sapevo se li avrei mai usati tutti, e mio padre e mia madre avevano ognuno una stanza per sé. Poi ritornò l’autunno, ancora una volta, e rividi cadere nuovamente le foglie dagli alberi, e volare al vento verso chissà quale meta... Cominciò la scuola. Come sempre, rimasi colpito da qualcuno. Ma stavolta da più di uno, erano infatti un trio di ragazzi, di cui una ragazza, che andavano molto d’accordo, e con molta probabilità si conoscevano già. Chiesi i loro nomi; sembravano contenti di far amicizia con me. Si chiamavano Mark, John e Ruby. Mark era veramente un tipo buffo, ispirava simpatia al solo guardarlo, era il tipico ragazzo dal cui viso potevi leggere tutto, la sincerità fatta persona, e infatti così si dimostrò più avanti. John era un ragazzo come tanti, e trovo difficile dare un'esauriente descrizione di lui. Un po’ sulle sue ma disposto a scherzare e a divertirsi con gli altri, senza però mai mostrare troppo di sé, alto, capelli neri e fisico da fargli correre dietro tutte le ragazzine di primo anno. Compresa Ruby ovviamente. Ruby...ah Ruby, cara Ruby. Veramente molto speciale, Ruby non assomigliava per niente a Sarah. Era sfacciata e ostinata, egoista e a volte opportunista, si riteneva sempre in diritto di aver lei l’ultima parola su tutto, anche su quello che proprio non aveva niente a che vedere con lei. I capelli di rame, li occhi neri, sguardo fiero e intelligente, alta ed esile allo stesso tempo. Bella, bellissima, stupenda. Ma all’inizio non ci feci attenzione, ero troppo impegnato nel riprendermi dal male che mi aveva causato Sarah per accorgermi quanto era bella. John giocava un po’ con lei, faceva finta di accettare i suoi corteggiamenti e insieme sembravano divertirsi molto, ma niente di più. Una volta gli chiesi perché lo faceva, e mi rispose che semplicemente non gli dispiaceva, ma che non provava niente di serio per lei. Mi disse anche di provarci con lei, se mi piaceva. Così cominciai a riflettere. Intanto che riflettevo cercando di capire che cosa provavo per Ruby, mi accorsi dei rapporti gelati dei miei genitori: non si parlavano quasi, non mangiavano insieme la sera, né dormivano insieme. Una sera mi feci coraggio e li costrinsi a mangiare insieme a me, tutti e due. Accettarono, e durante tutta la cena c’era nell’aria un’incredibile tensione, cosa che non mi impedì di chiedere a bruciapelo ai miei genitori se stavano ancora insieme. Insieme. Mi risposero di non preoccuparmi e che andava tutto bene, che era solo una mia impressione e che era solo e unicamente a causa del lavoro se le cose andavano a quel modo. Da quel giorno non domandai loro più nulla. Ripresi ad uscire; infatti in quei giorni mi ero rinchiuso in casa a riflettere e adesso avevo di nuovo voglia di divertirmi. Ruby non mi dispiaceva, ma non ne ero innamorato. Cosa che purtroppo sarebbe dovuta succedere, sì, io mi sarei dovuto innamorare di lei, e invece la vedevo solo come un’amica. Neanche a pensarlo, che pochi giorni dopo fu Ruby a venire da me per parlare. Come potevo immaginare che lei, proprio lei la grande Ruby fosse venuta a dichiararsi a me?

Continua…

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Note: Starete dicendo, che storia del cavolo è? Beh per una volta ho voluto scrivere di qualcuno che non è la solita vittima della società o delle ingiustizie, ma una persona qualunque, uno di quei tanti esseri umani che tutto sommato si direbbe non lascino un segno nella storia, ma di certo resteranno nel cuore delle persone che gli hanno voluto bene…spero di ricevere qualche commento (è da tanto che non ne ricevo visto che non ho scritto più quasi nulla da un bel po’ di tempo a questa parte…) comunque, fatemi sapere se vi fa schifo o se vi piace! ^_^

  
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