La porta dell’hangar si aprì cigolando. Fece qualche passo nel buio, incerta. Dov’era? Perché era lì? Lo spaesamento durò solo un attimo, il tempo di…un sogno. Tornò immediatamente alla realtà. Buio. Luce. Trovò l’interruttore, la luce era plastica e tremolante, rendeva l’interno della nave appena visibile. Ed era lì. La Silvana
Memorie… stavano tornando…
Ce l’aveva fatta. Finalmente, aveva trovato un lavoro, arruolata sulla
silvana. La silvana che uccide tutti, così dicevano. Ma non badava alle
superstizioni e alle dicerie del popolo stanco del potere, era una ragazza forte,
Wina. Così dicevano. È una nave crudele, Wina, non ha pietà
per nessuno, la silvana…la silvana ti prenderà, ti porterà
lontano, senza pietà, sorda ai tuoi desideri, Wina…Wina...
Ma chi la merita veramente, la pietà? Era cinica e decisa, Wina. Aveva
bisogno di un impiega, non avrebbe rinunciato proprio ora… sì,
le serviva un lavoro, lei, Wina dalle mani di vento, che scivolavano silenziose
sul pianoforte, l’unica cosa, un impiego, che gli spartiti non avevano
saputo dargli. Sei felice, Wina? Così le chiedevano. Felice, felice…cos’era
la felicità? Non aveva il tempo di pensarci, ascoltava i suoni, Wina,
attenta ad ogni vibrazione, ma tutto vorticava, gli avvenimenti la trascinavano
inaspettatamente, non aveva tempo di pensare, non aveva tempo, non l’aveva.
Ma adesso, pensa a cose concrete, Wina…! Sì, adesso…pensava
a cose serie, questioni importanti. Avrebbe mandato parte dei soldi ai genitori,
non li avrebbe rivisti per tanto tempo…ti sentirai sola, Wina…così
le chiedeva Campbell. Lei non rispondeva, no pensava, ascoltava e basta, la
modulazione dei suoni. Ma la silvana non suonava, la silvana non cantava. C’era
sempre una stonatura. Era lei. La silvana, solitaria e minacciosa, al suo passaggio,anche
le nuvole si smaterializzavano, e il vento si faceva più impetuoso, come
per far risuonare quel cuscio vuoto e silenzioso. Non veniva scalfita, la silvana,
e procedeva infelice e sola. Niente da fare, amico mio. La silvana, silenziosa
nel suo fragore di guerra, mai felice, rilassata, come una belva pronta a sferrare
un’attacco, tesa, pronta. Ma per cosa? Ti faceva paura, Wina? Cosa ci
faceva lei, lì? Perché non scappi, Wina? Il cielo è così
vasto, puoi nasconderti qui. Ma non poteva. Non avrebbe tradito nessuno. Nessuno?
Chi? Qualcuno…qualcuno la stava aspettando, e lei restava lì.
<< sei gentile, Wina. Riesci a trovare il lato positivo delle cose. Riesci
sempre a sorridere >> . Così le diceva Cambell. Le parlava spesso,
era premuroso. Si fidava di lei, diceva. E anche il comandante Sophia. Per tutti
gli altri, c’era una sorta di collaborazione segreta, una stima inconfessata.
Era bella e forte in quei momenti, la silvana, La Sylvana! Con quale orgoglio
finiva sempre per dichiarare la propria apparteneza! Tutti, c’era un filo
che li univa. La sensazione che tutto quel vagare tra le nuvole, la forza e
la potenza non ostentate rumorosamente, ma infiltrate negli animi, rendendoli
inquieti, avesse un senso, una meta finale, uno scopo. Un unico. Solo. Scopo.
La silvana, silenzioso gigante di orgoglio; la silvana simbolo di coraggio e
unione, la silvana che uccide tutti, terrore e dominio dei cieli, forza incontrastata
di Anatorey, temita anche da anatorey stesso. La Sylvana, sempre e comunque
contro La Gilda. Questa era la silvana.
E ora, cos’era la sylvana?
“ Sophia non lo avrebbe mai permesso. Il comandante, non lo avrebbe permesso”
Ma il comandante non viveva più, se non nella mente, se non nella memoria
del popolo tradito, e di chi aveva visto anche solo una voltai suoi occhi…cosa
si poteva vedere, in quegli occhi…
E Sophia…la speranza ormai spenta di un futuro migliore. Come ha potuto
morire, sua altezza imperiale Sophia? Perché, Sophia?
Un attentato
Ex membri della gilda
Ormai, non c’è più speranza di pace
È tutto in mano ai nobili, che possiamo fare?
Gente avida e cattiva, bimbo mio, non penseranno a noi
Al popolo
Si avvicinano tempi duri, ragazzo mio
Le cose non possono andare avanti così
Le cose devono cambiare
Ribelliamoci!
Rivoluzione!
Così raccontavano le strade, così narravano le città
La silvana era stata resa inagibile, non avrebbe più tagliato le nuvole,
nessuno, con lo sguardo fisso all’orizzonte, avrebbe detto avvisandola
e percorso da un brivido di paura “è lei, la Sylvana!”
Era arrivato quel nobile. Fred Stainer. Perché?
Dopo la morte di sophia, che non aveva lasciato eredi, la persona più
vicina al trono era lui.
O Vincent Alzay.
In quale prigione si troverà, ora, Vincent? O forse era in esilio, da
qualche parte, nelle fredde pianure di Disith. Sperando per lui che facciano
un buon caffé…
La Sylvana, simbolo dell’antica lotta contro la gilda, simbolo di vittoria,
giustizia e uguaglianza, di guerra e di pacee. La sua unità claudia era
stata inizialmente disattivata. “ è solo un vecchio rottame, non
c’è bisogno di mantenerla…penserò a cosa farci”.
Adesso, sarebbe stata smantellata. Distrutta. Finita. Non sarebbe tornata, mai
più!
“ è un lavoro noioso, Wina, sicura di voler andare tu? Devi solo
scattare qualche foto e compilare quel modulo per l’archivio..”
– lavorava per il governo, ora.
E così la Silvana era ancora là. Per poco, ma era ancora là.
Non avrebbe più solcato i cieli, la silvana. Non avrebbe più colpito
qualche malcapitato avversario. Non sarebbe più stata, la silvana. Perché
ormai, per lei, non c’era più spazio in questo cielo. Vero Claus?
Non era quello che avresti voluto.Ormai avrai capito quanto è sporco
e corrotto questo cielo. Ancora una volta, hai dovuto abbandonare Lavie, Al
e i tuoicampi di grano, per combattere su una vanship. Per la pace, come i tuoi
padri, come loro, hai gli stessi sogni. Si sarà arrabbiata, Lavie, e
a te sarà dispiaciuto, ma sarai andato avanti, continuerai a combattere,
senza dimenticarti degli altri, come sempre, sei sempre lo stesso, Claus…
C’erano molte ragnatele. Anche dei topi, forse - “quando la
nave affonda, i topi sono i primi a scappare…” - e quel silenzio…quando,
quando mai c’è stato un silenzio del genere sulla silvana? Non
il silenzio carica di agitazione, attesa e nervosismo precedente agli attacchi,
ma un silenzio immobile e rassegnato. Era davvero la Silvana, quella là?
Non un rumore di passi affrettati per eseguire ordini, non il rombo delle vanship
pronte al decollo, o il cigolare della porta dell’hangar, non gli echi
degli spari, le grida di ammirazione per le manovre di Dio’ e “Immelman”,
non le benedizioni di Mullin, o le risa di Al…nessun eco, a rievocare
il rumore dei gloriosi giorni passati!
Continuo a camminare per l’hangar, sola, solo i suoi ricordi, i rimpianti
la accompagnavano ad ogni passo.