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Autore: Bella_    16/10/2009    1 recensioni
Una storia d'amore. Edward tenebroso e insicuro. Bella insicura ma determinata. Il loro amore sarà per Edward un ancora di salvezza,ma il passato non si dimentica mai.
Genere: Romantico, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Forks. La cittadina dove stavo per trasferirmi. Dove ero stata portata via quando avevo solo qualche anno. La cittadina dove era cresciuto mio padre e dove aveva vissuto i periodi più dolorosi della sua vita. Amavo Charlie, anche se i momenti trascorsi insieme erano pochi. Con lui trascorrevo solo un paio di settimane all’anno.

Era un uomo fantastico,ma il suo essere chiuso in se stesso,come del resto lo ero anch’io, e la cittadina per niente illuminata dal sole,dove lui doveva vivere,lo avevano allontanato da mia madre. La donna che lui amava ancora tutt’ oggi, ma che non sarebbe mai potuta essere quella della sua vita. Questa situazione non era per me difficoltosa,ero abituata a vivere senza un padre,con una madre un po’ strana e con la consapevolezza di dover fare tutto da me. Mia madre non era assolutamente una madre che non amava la proprio figlia o che vivesse per se stessa e mai per gli altri, ma non sarebbe mai stata matura per poter accudire nessuno. Dimenticava di fare la spesa,non era in grado di cucinare,amava cambiare hobby(mai era riuscita a praticarne uno per più di due settimane),ma amava me,come io amavo pazzamente lei. Ama ancora, a suo modo, mio padre e ama Phil. L’uomo che le aveva preso il cuore e che aveva deciso di sposare. Era questo il motivo per cui avrei trascorso gli ultimi due anni di liceo con mio padre. Mia madre era appena sposata con l’uomo che amava. Volevo lasciarle la sua libertà,volevo non vederla più soffrire quando Phil partiva per motivi di lavoro e lei era obbligata a restare con me. E poi volevo vivere un po’ con mio padre. Odiavo la cittadina di Forks, odio trasmesso da mia madre e causato dalla pioggia che non abbandonava mai per più di mezza giornata le strade di quel luogo. Tutto era verde,il bosco era,ricordo,alle spalle della casa di mio padre,la costa,dove si trovava La Push,era uno spettacolo bellissimo. Ma anche questo era rovinato dalla costante pioggia che colpiva quella zona.

Tutti questi furono i pensieri che mi riempirono la testa mentre ero in viaggio da Phoenix fino a Seattle,dove avrei trovato mio padre ad aspettarmi.

Era uno uomo alto,aveva 38 anni ed era ancora,a suo modo,un uomo affascinante.

Lo trovai ad aspettarmi sorridente,evidentemente era al settimo cielo per il mio arrivo,ma non lo aveva mai confidato né a me né a mia madre durante le telefonate fatte per organizzare il mio trasferimento.

Mi accolse abbracciandomi. Questo mi lasciò senza parole,entrambi non eravamo per niente bravi ad esprimere i nostri sentimenti né con le parole e né con le azioni come questa.

Durante il viaggio in macchina parlammo poco. Mio padre però a metà strada prese la parola dicendo “Bella,tesoro,sai,so quanto tu soffra di questo cambiamento e che paura tu abbia per domani e per la scuola,sei come me del resto..” io lo guardavo senza capire. Era pieno di attenzioni nei miei confronti e questo mi colpì molto. Era riuscito a dimostrare,forse la prima volta,il suo affetto nei confronti di qualcuno,e quel qualcuno ero io. “..comunque tesoro devi preoccuparti di questo. Sarà solo per i primi giorni,non c’è niente da temere.” “Ehm.. grazie papà. Ma non devi preoccuparti,saprò cavarmela.” E gli sorrisi imbarazzata. Da quando mio padre era così? Forse la mia presenza lo aveva portato al settimo cielo che non si rendeva conto di ciò che diceva o del modo dolce che usava.

Arrivati a casa mi lasciò mettere in ordine le mie cose. La mia stanza era come sempre,come mia madre e lui l’avevano arredata. Era rosa. Il guardaroba era sul lato destro,il letto,dove prima c’era la mia culla,affiancava la porta. Le tende giallo chiaro ancora erano appese alla finestra che si trovava di fronte la porta. La scrivania,nuova,era situata sulla parte sinistra della stanza,con sopra un pc,di seconda mano,che mio padre aveva acquistato per me. Per ultimo,mi fermai a osservare la sedia a dondolo che amavo da piccola e che ancora tutt’ora adoravo. Mi piaceva farmi cullare da questa,era rilassante e rassicurante quando mi sentivo sola in quella cittadina vuota.

La sera trascorse lenta. Ero triste e preoccupata. Per la prima volta,senza sapere per quanto tempo, mi ero allontanata da quella donna che per me era come un’amica,una consigliera,una piccola bambina da accudire.

Preferì trascorrerla però con mio padre,non volevo che soffrisse capendo che il legame con mia madre mi allontanava da lui. Mangiammo una pizza comprata mentre io ordinavo le mie cose e chiacchierammo della scuola. Mi spiegò dove si trovasse,come raggiungerla e delle lezioni che avrei frequentato. Sembrava preoccupato molto per l’approccio che avrei avuto con la nuova scuola,del resto era come me e sapeva cosa mi avrebbe creato dei disagi,così cercò di tranquillizzarmi. Ma io non ero per niente tranquilla. Ero terrorizzata. Non mi piacevano le attenzioni,mi rendevano ancora più goffa di come già ero. Non era molto estroversa,quindi per me era difficile fare amicizia dove non conoscevo nessuno. Quando vivevo con mia madre e frequentavo la scuola di Phoenix non avevo molto amiche. E le poche che avevo erano semplici compagne di scuola. Mia madre era la mia migliore amica. Sapeva tutto di me,ogni piccolo particolare. Ero io a dirle sempre tutto,ma comunque non sarei riuscita a nasconderle nulla. Diceva che il mio volto,la mia espressione fosse un libro aperto. Che prima che le raccontassi qualcosa,lei già sapeva che qualcosa mi turbava o che mi rendeva felice. La chiacchierata con mio padre finì subito,come immaginavo. Decisi di andare a dormire sapendo che mi sarei lasciata cullare dalle lacrime. Avevo bisogno di scaricare la tensione,la paura e liberarmi della sofferenza che mi opprimeva per il distacco da quella città che amavo. Andai a dormire e lentamente,tra le lacrime e i singhiozzi mi abbandonai alle braccia di Morfeo.

 

 

La mattina mi svegliai stanca e ancora più nervosa. Mi lavai e vestii lentamente e scesi a fare colazione. Trovai mio padre seduto al tavolo che mangiava ciò che restava della sua colazione. Trovai sullo scaffale dei cereale e del latte. Mi meravigliai di come potessero trovarsi in quella casa. Mio padre non mangiava mai cereali e tanto meno bevevo latte. Notò il mio sguado sorpreso e disse “Ho pensato di comprarli,sapendo che fai così colazione,ma se non vanno bene basta che lo dici,prendi i soldi e vai a comprare quello che desideri.” “papà non preoccuparti sono perfetti” e feci il mio miglior sorriso. Ero contenta di avere un padre così,ma la mamma continuava a mancarmi tantissimo. Fatta colazione,presi la borsa e mi incamminai verso la scuola. Avrei dovuto comprarmi un auto. Faceva freddo quel lunedì,11gennaio, e poi l’umidità mi infastidiva. La scuola distanziava da casa di Charlie circa 500metri,ciò significò circa 20minuti di cammino. La scuola era abbastanza piccola,erano iscritti in pochi,circa 400. Le lezioni mattutine passarono lentamente. i professori furono molto gentili evitando presentazioni ufficiali alla classe,così potei evitare cadute e rossore per l’imbarazzo. Durante le lezioni conobbi alcune ragazze. Ma quelle che attirarono la mia attenzione furono due bellissime ragazze notate mentre andavo sola alla lezione di trigonometria. Una era alta,bionda,occhi azzurri,con un fisico bellissimo,ma ciò che mi colpì fu il suo volto. Aveva uno sguardo da mozzare il fiato. I suoi atteggiamenti non nascondevano la sua vanità,la sua conoscenza dell’essere eccessivamente bella,ma mi piaceva. L’altra era bassa,con corti capelli sbarazzini,occhi color nocciola e un viso da folletto. Era anche lei molto bella e attraente ma ciò che traspariva da lei era gentilezza e simpatia. Mi guardò,passandomi di fianco,e mi sorrise come un angelo birbante.

L’ora del pranzo arrivò e io mi ritrovai a cercare un posto in quella sala piena di ragazzi che mi fissavano, cercando qualcosa in me da giudicare. Subito la trovarono,perché iniziarono a parlottare tra loro,sorridendo. Mentre cercavo un posto mi si presentò davanti gli occhi quella ragazza che mi aveva sorriso qualche ora prima.

“ciao. Io sono Alice Cullen. Tu sarai Isabella,piacere! Sai ti ho vista sola e smarrita e ho pensato di farti sedere con me e mia cugina,ti va?”

Mentre lei diceva ciò Mike,un dei pochi ragazzi che avevo conosciuto quella mattina mi fece la stessa proposta. “Mike,mi dispiace ma Alice mi ha chiesto la stessa cosa poco prima di te. Sembra scorretto se le dicessi di no. Semmai la prossima volta” Avevo capito che Mike era interessato a me,ma lui non era tra i miei interessi. Io non avevo mai avuto un ragazzo e in quel momento non mi ero trasferita con in testa quell’obbiettivo. Meglio mettere in chiaro le cose e non far intenderle male. Alice era contentissima che mi sarei seduta con loro. Era molto socievole e simpatica. Mentre chiacchieravamo di me e le raccontai del perchè ero lì a Forks,quando fu il suo turno decise di raccontarmi la loro storia. Erano in cinque. Suo padre adottivo,il dottor Carlisle Cullen,con sua moglie,Esme,non potevano avere figli a causa di un problema della signora Cullen e avevano deciso di prendere in affidamento dei bambini. Arrivati in orfanotrofio avevano conosciuto Edward ed Alice. Si erano dispiaciuto di quei due giovani ragazzi di 15 e 12 anni senza famiglia. Oramai erano troppo grandi,nessuno voleva dei figli adolescenti. La signora Cullen aveva così deciso di prenderli con sé. Diceva che l’importante era dare amore ai propri figli,che potevano diventare tali anche senza crescerli dalla nascita e che loro aveva più bisogno degli altri di amore. Era una donna molto buona. Alice era pazzamente innamorata di quei genitori che da cinque anni le avevano donato amore. Emmet,invece,l’altro fratello Cullen, era stato adottato subito dopo. Era più grande di Alice,e aveva l’età di Edward. Da allora erano diventati inseparabili. Solo un anno prima, i genitori di Rosalie e Jasper,i rispettivi partner di Emmet e Alice,nipoti della signora Cullen, avevano perso i genitori e si erano trasferiti a Forks con loro. Il dottor Cullen aveva 35anni,mentre sua moglie Esme 32. Il padre di Alice era un medico molto bravo e conosciuto in tutti gli States. Era un ottimo chirurgo e per tenere lontani i propri figli dal mondo di NY,dove erano cresciuti fin quando non sono andati a vivere con lui e sua moglie, aveva deciso di trasferirsi a Forks. Aveva rifiutato ottimi lavori per la pace della famiglia e la serenità dei suoi figli. Intanto Rosalie si manteneva a netta distanza da me. A malapena mi rivolse un semplice “Ciao” e seguì la conversazione con aria indifferente. Non le piacevo,ne ero certa!

Finito il pranzo ci alzammo.

“Bella dimmi, che lezione hai ora?”

“Bè, ho la lezione di biologia,voi?” Sembrava scortese non chiedere anche di Rosalie.

“Veramente io ho spagnolo e Rosalie trigonometria. Peccato!”

“Capisco. Allora ci vediamo”

“Ok. Ciao Bella!” e mi sorrise dolcemente

“Ciao Bella.” Rosalie.

“Ciao”

 

Le lezioni passarono velocemente e la curiosità di conoscere gli altri tre fratelli Cullen cresceva. Mi affascinava la loro storia. Jasper frequentava la nostra scuola,ma in quei giorni era con i suoi fratelli a NY. Era molto bello a detta di Alice,che era pazzamente innamorata di lui. Di Emmet riuscì a scoprire poco. Aveva deciso di non andare ancora all’università,voleva aspettare Rosalie ed andare con lei. Mentre di Edward seppi solo che era fratello naturale di Alice e che era un artista. Alice era pazza di suo fratello,quasi quanto di Jasper. Erano molto legati l’uno all’altro. “Sono pazzi l’uno dell’altro!Se fossi in Jasper sarei gelosa!” una della poche frasi di Rosalie che mi fece sorridere.

 

Tornai a casa molto più tranquilla. Avevo fatto amicizia con Alice e speravo di riuscire a piacere anche a Rosalie. Mio padre rientrò verso le 6 e io gli feci trovare la cena pronta. Volevo rendermi utile,i compiti li avevo subito terminati e non avendo niente da fare avevo deciso di dedicarmi alla cucina. Adoravo cucinare. Mia madre non sapeva farlo,o almeno era troppo fantasiosa per preparare piatti mangiabili,quindi ero io la cuoca di casa. Mio padre assaggiò e subito si complimentò per la mia dote. Dopo la cena,mentre mettevo in ordine mi chiese della scuola.

“Papà tutto bene. Ho conosciuto le figlie del dottor Cullen,molto simpatiche. Il ragazzo che frequenta la scuola, Jasper,non era presente perché in viaggio con i fratelli. Ho notato che però gli altri non danno molta retta ai Cullen,chi sa perché!?”

“Non ascoltare ciò che dico Bella. I ragazzi Cullen sono molto educati e socievoli. Sono le cattive lingue e le chiacchiere inutili sul loro passato che li allontanano dalla gente. I ragazzi di Forks non sanno cosa significa avere un passato come il loro alle spalle e invece di aiutarli li ignorano. Ho sempre dato la colpa alle famiglie. Dicono cose che non dovrebbero ai loro figli,come le cattiverie nei confronti di ragazzi sventurati.”

Mio padre si fermò,mi sorrise e continuò “Mi piacciono molto,cerca di essere loro amica,saranno sicuramente delle ottime amiche e ti faranno capire molte cose della vita.” E con queste parole si allontanò,rifugiandosi sul divano.

Quella seconda notte a Forks trascorse più serena. Sapevo cosa mi aspettava il giorno dopo.

 

  
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