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Autore: terrastoria    16/10/2009    4 recensioni
- E’ l’alba – asserì Naruto dopo ore di assoluto silenzio, e Sakura sobbalzò gettando un’occhiata allarmata al giovane indiano che le sedeva accanto.
- E’ l’alba – ripetè meccanicamente questi. Nient’altro. Se non uno sguardo pieno di speranza lanciato ai suoi due migliori amici.
- E’ l’alba – sussurrò Sakura e continuò a sussurrarlo intonando un canto. Appoggiò la testa sulla spalla di Sasuke, Naruto dall’altra parte dell’Uchiha fece altrettanto.
- E’ l’alba e noi siamo con te – cantarono all’unisono.
(Team 7) (Sfondo un po' SasuSaku)
Fan fic in cinque capitoli in tutto (tutti già pronti), ambientata tra Riserve, Realtà e Orrore.
Spero vi abbia incuriosito ^^
Genere: Romantico, Triste, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Itachi, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Apparizione piuttosto breve, gente.

Fan fic in cinque capitoli in tutto (tutti già pronti), ambientata in America, tra Riserva, realtà e orrore.

 

Intanto Buona Lettura

 

Oh, la dedico a voi tutti. A Eep intero. Sono ormai più di due anni e mezzo che scrivo, leggo e recensisco su eep….

 

Buona Lettura

 

 

Conto alla rovescia

SasuSaku

Team 7

 

 

 

 

3

 

La bottiglia vuota passava da una mano all’altra, a ritmo di una musica invisibile.

Sasuke la osservava senza espressione, gli occhi cerchiati da profonde occhiaie.

La vodka finita sembrava sempre sul punto di cadere e frantumarsi a terra, ma sul più bello ecco che la mano sinistra la prendeva, le dita si stringevano sul dorso della bottiglia verde e niente andava a pezzi.

Se non la sua anima, ovvio.

La gola gli bruciava, secca chiedeva ancora liquidi.

Lo sguardo di Sasuke lampeggiò in direzione della cameriera dietro al banco, una ragazza bionda e bianca, stretta in un vestito viola. Questa battè ciglio e sbuffò.

- Ne vuoi ancora, ne? – disse e da una mensola dietro a sé afferrò mezzo litro di alcool quasi puro, presentandolo al cliente con un rumore sordo sul bancone ed un ulteriore sbuffo di disappunto.

- Cazzi miei – mormorò Sasuke, a voce bassissima, e velocemente fece cambio di bottiglia, sbattendo quella vuota sul banco.

- Siete tutti così, voi. Venite qui con una sete incontrollabile, implorate da bere e poi ve ne tornate fuori sbronzi, lasciando decine e decine di vuoti e puzzi di alcool di cui io, di cui noi dobbiamo sbarazzarcene. Bella merda di vita – asserì duramente la ragazza e con un gesto nervoso sfracellò l’ennesimo vuoto nel cestino sotto al lavandino.

Sasuke alzò un sopracciglio, le rivolse un’occhiata disgustata.

- Di che cazzo ti lamenti? Il locale è tuo o di chi cazzo ne so, tu e quegli stronzi la vendete la roba, se non ci fosse non la chiederemmo no? – disse e in un sorso trangugiò mezza vodka. La seconda.

- …mi fate schifo – bisbigliò la ragazza e facendo sbattere la coda sulla schiena semi nuda girò le spalle a Sasuke, dirigendosi istintivamente sensuale ai tavoli per le ordinazioni.

Sasuke la vide sorridere dolcemente ad un tipo bianco con la coda alta come lei, mezzo stravaccato sulla sedia. Sembravano conoscersi.

Loro, i bianchi, sembravano conoscersi tutti in quella cavolo di città.

Era solo lui che non conosceva nessuno; erano tre giorni che se ne era andato dalla riserva e ancora nessuna faccia conosciuta all’orizzonte, ma nemmeno lontanamente scura. Solo e soltanto bianchi.

Ne era stufo, lasciare la riserva si era rivelata una vera e propria cazzata.

A stento riusciva a ricordare il perché l’avesse fatto.

Cercò in un altro po’ di liquido la risposta.

 

***

 

Sakura si torturava una ciocca di capelli rosa – tinti da poco – mentre appariva nella visuale dei suoi due migliori amici, le persone con le quali era cresciuta.

- Hey ha – salutò Naruto, il biondo – tinto- dei due e sfoderò il suo solito affettuoso sorriso di sempre.

- Hey ha – ricambiò al saluto lei e salutò pure l’altro, il moro, che quel giorno aveva l’aria più tetra e scazzata di sempre.

- E così l’hai fatto anche tu? – le disse Naruto e le scompigliò i capelli, spargendo nell’aria profumo di shampoo.

- Oh sì, era da un secolo che li volevo così…ma ehy! Perché mi guardate così? Sto male? – Sakura storse le labbra e riprese a torturarsi una ciocca rosa.

Sasuke la fissava dritta negli occhi, un’espressione indecifrabile sul volto pallido.

Era l’unico indiano pallido che Sakura conoscesse.

- No no! E’ solo…strano, ecco. Tanto lo sai, no, che a me piaci comunque – disse Naruto e fece l’occhiolino. Al che Sakura finse di essere nauseata ed entrambi poi scoppiarono a ridere.

Era sempre stato innamorato di lei, il biondo.

Una causa persa.

- Così sembri una di loro – asserì Sasuke tutto a un tratto, ponendo fine alle loro risate.

Sakura fece finta di non capire e gli chiese di ripetere.

- Così sembri una di loro, Sakura – ripetè Sasuke e per un attimo chiuse gli occhi, come per non voler vedere qualcosa di fastidioso.

- Cosa cazzo dici? Non sembrerà mai una di loro! – esclamò Naruto, scaldandosi leggermente, e andò a dare una pacca sulla spalla del moro.

Sasuke era sempre stato quello con più problemi, fra i giovani della riserva.

E sì che tutti, lì, avevano a che fare con storie bruttissime alle spalle.

- Lo sai benissimo che non volevo imitarle – disse quasi in un sussurro Sakura e lanciò al moro uno sguardo supplichevole.

Non voleva intavolare una discussione, ultimamente ne avevano fin troppe.

Sasuke era convinto che Sakura si stesse “Bianchizzando” o quanto meno che lei cominciasse a ripudiare quel sangue che l’aveva fatta nascere in una squallida miseria.

Ma Sakura era fiera di essere indiana; e non per questo tingersi i capelli voleva dire l’incontrario. Era una semplice sciocchezza, un passatempo, uno…stupido atto di indipendenza.

- Comincio a dubitarne – rispose Sasuke e di distanziò da lei e Naruto, prendendo a camminare in direzione del bosco.

- E adesso dove cazzo vai? Avanti, essere velenoso che non sei altro, aspettaci! – gli urlò dietro Naruto, e presa Sakura per mano, corse alla volta del suo migliore amico. L’unico.

 - …non mi lascerete mai solo, una buona volta? – domandò stancamente Sasuke una volta che l’ebbero raggiunto, e rassegnato si lasciò affiancare. Lei alla sua sinistra, Naruto alla destra.

Lui in mezzo, come sempre. Sembrava sempre che dovessero proteggerlo, quei due. O non permettergli di fare una qualsiasi cazzata. Come un bambino, come uno psicopatico.

E solamente perché lui, là dentro, era quello che aveva gli occhi più aperti di tutti. Vedeva bene il veleno che attorniava la riserva, lo schifo in cui erano ridotti; ma vedeva bene anche ciò che erano stati e ciò che erano ancora, conosceva le tradizioni e cercava di applicarle. Non ammetteva cose da bianchi, non le tollerava.

I bianchi li tollerava fino a un certo punto, ma la voglia di prenderli tutti a botte era tanta.

Grazie ai bianchi aveva perso sua madre, suo padre. Suo fratello invece se ne era andato da un pezzo nel mondo dei bianchi, lasciandolo solo come un cane all’età di dodici anni.

Da quella volta aveva come amico Naruto, quest’ultimo pochi mesi dopo l’abbandono di Itachi Uchiha era venuto a vivere da lui. Entrambi soli, entrambi parte della riserva però. Sakura si era unita più avanti.

- Cazzo, no! Non ti lasceremo mai mai mai – fu l’urlo di Naruto che riecheggiò in quelle lande desolate; come una promessa. La solita in districabile promessa.

 

***

 

 

- Idioti –

Sasuke aprì gli occhi e si ritrovò a fissare il bancone nero.

Era finito con la testa tra le braccia, mezzo disteso sul bancone.

Il ricordo era stato così nitido che aveva creduto di viverci davvero dentro.

Fece fatica a consapevolizzarmi di essere in città, a un’ora e mezza dalla riserva, in uno dei tanti locali da bianchi che poi erano tali e quali a quelli alla riserva.

Alzò a fatica il capo e si ritrovò a fissare la tipa di prima. Ella ora lo osservava compassionevole, quasi. Il fastidio aveva lasciato un po’ di posto alla compassione.

Sasuke odiava essere guardato a quel modo.

- Ore – gracchiò e si alzò dalla sedia riuscendo egregiamente a mantenersi piuttosto dritto nonostante tutto quello che aveva ingurgitato.

- Le due e mezza passate – sibilò duramente la voce della ragazza e Sasuke sentì un tocco sul braccio.

Era lei; l’aveva tirato per la camicia. Quella donna bianca aveva il coraggio di puntare i suoi grandi occhi azzurri in quelli nerissimi di lui, di sostenere lo sguardo indiano senza apparentemente avere paura.

Quegli occhi azzurri…Sasuke pensò che li aveva già visti da qualche parte.

- Ti ho riconosciuto, sai – ri sibilò la voce, stavolta meno duramente.

Capelli biondi, occhi azzurri e fisico da modella. O da puttana bianca. Ma quella lì non sembrava proprio una puttana, quantunque indossasse vestiti striminziti e donasse occhiate maliziose. Era una donna bianca calata in un certo lavoro, in un certo ruolo.

Sasuke ebbe la nausea di tutto quel pensare.

Non si sopportava quando il perno della sua mente diventava una qualsiasi donna persona bianca.

Sapeva avere un carattere del cazzo, quando ci si metteva.

…azzera il cervello, Sas’ke. Gli diceva spesso Naruto, una volta che mezzi sbronzi varcavano la soglia di casa Uchiha e si dirigevano al divano.

…nemmeno una bella sbronza ti fa dimenticare. Sei troppo fissato.

La gola bruciò. Chiedeva ancora liquido. Sasuke emise un sibilo basso e roco.

- Sei un amico di Sakura – chiosò la vocina soleva della ragazza.

- E tu come cazzo conosci il suo nome? – domandò severamente Sasuke e le labbra gli si curvarono automaticamente all’ingiù nel realizzare che una perfetta sconosciuta aveva in ricordo il nome di Sakura. Della sua Sakura.

Tutto questo gli dava un fastidio enorme.

- Quest’inverno, come saprai, è venuta qui in città a frequentare un corso di primo soccorso – la donna gli lasciò andare il braccio, s’appoggiò coi gomiti al bancone.

Senza quella presa Sasuke per poco credette di piombare culo a terra. Dovette appoggiarsi con una mano al banco per non cadere.

- E con questo? Sakura non è tipa da aprirsi a chiunque – inveì Sasuke e nelle sue parole si sentì una sorta di rivendicazione. Come se Sakura fosse realmente sua, come se a Sakura avesse dato l’ordine di parlare unicamente con chi voleva lui.

Però era vero. Sakura era sempre stata un po’ sua; non in senso fisico, eh. Era una delle poche donne frequentate con la quale non ci mai fosse andato a letto. Mai.

Pensare a lei in quel modo era come un tabù; o meglio: lei era indiana, lei era come lui. Il che rendeva le cose diverse. Non si sarebbe mai permesso di violare la persona di Sakura se lei non voleva o se il momento stesso non era quello giusto. Non era mica come con le donne bianche, quelle che si faceva le notti rabbiose o ubriache, pieno di rabbia e risentimento.

E poi c’’era Naruto.

Quel rompiballe innamorato perso di Sakura.

Come offenderlo ancor più?

Un giorno – forse – l’avrebbe fatto.

- Ehy, ma mi stai ascoltando? –

Sasuke rimise a fuoco la visuale e scrutò l’espressione infastidita della ragazza.

Si era perso nei propri pensieri, un’altra cazzo di volta. Era proprio vero che l’alcol non faceva per lui.

Si sentì enormemente sciocco ad aver pensato così tanto a Sakura. Quella ragazza noiosa e priva di carattere. Tingersi i capelli di rosa: che enorme cavolata.

- Quindi siete diventate amiche? – per poco non sputò nel pronunciare quell’ultima parola. Una bianca ed una indiana amiche? Una volta alla riserva erano arrivate per qualche mese dei bambini bianchi per qualche tempo; Naruto e Sakura si erano timidamente avvicinati, avevano cominciato a parlarci, ed ogni giorno si recavano alla bella casa dei bianchi per giocare con loro. Fino a che, un bel giorno, se ne erano tornati a casa con le lacrime, e i giorni a seguire pure. I bambini bianchi non li lasciavano giocare con i loro giochi, li usavano, gli facevano brutte cose.

Sasuke fu lì lì per vomitare.

- …bè, in un certo senso sì, se per amiche intendi lo stare vicino di banco, parlare un po’, scambiarsi qualche segreto e andarsi a trovare – asserì con enfasi quasi da bambina la donna e negli occhi le passò un ricordo.

Restò assente per qualche tempo, sotto lo sguardo incredulo e schifato di Sasuke.

- E che me ne importa? Senti, io devo andare, non ho né tempo né voglia di stare in compagnia di queste stronzate – disse Sasuke e annunciò qualche incerto passo verso l’uscita.

- Sei proprio uno stronzo. Uno stronzo – inveì la ragazza e tornò a farsi asettica, infastidita, fredda come la sua bellezza. – E poi dovrei anche chiudere. Sei fuori tempo massimo –

Sasuke mosse altri passi, barcollò, si portò le mani alla testa per l’improvvisa fitta.

- Ma come? Se è ancora pieno di gente – gracchiò guardandosi intorno.

Vedeva un sacco di individui bianchi, tantissimi.

- Cazzo spari? Sei rimasto solo tu – la voce della donna era sempre più esasperata.

Sasuke non voleva sentirla più.

Velocizzò il passo.

Per fortuna che non aveva finito la seconda votka. Era andata meglio del solito.

- …che merda di posto –

Mise una mano sulla maniglia e debolmente stava aprendo la porta del locale quando re udì quella voce tintinnante e quasi irreale.

- Salutamela, da parte di Ino. Ino Yamanaka, la barista insoddisfatta –

Sasuke si fermò un istante, stava quasi per girarsi. Non lo fece. Aprì la porta e uscì nella fredda aria di fine Marzo.

 

***

 

- Allora, che si fa? – proruppe Naruto, svegliandosi ben bene dal sonno in cui era piombato così ben steso su quel soffice prato.

Allungò un braccio e andò a prendere la mano di Sakura, lì affianco.

- Non è il compleanno della Saggia, oggi? – chiese Sakura pensando alla persona più anziana della riserva, colei che si diceva avesse conosciuto l’uomo bianco invasore prima di tutti.

Sakura per un po’ era stata allieva della Saggia, aveva imparato cose che non aveva mai detto a nessuno, nemmeno ai suoi due migliori amici. Cose magiche.

- Lo è, in effetti – concordò Sasuke, facendosi finalmente parte del gruppo. Se ne stava rannicchiato su sé stesso di fronte a loro, in un angolo di prato che s’era ritagliato solo e soltanto per lui. Ci aveva sempre tenuto a mantenere le adeguate distanze dal resto del mondo.

- Non dava una festa? – chiese ancora Sakura, cercando di ricordare dove avesse sentito la storia del compleanno di Vecchia Saggia. Molto probabilmente al supermercato dove lavorava come cassiera visto che lì passavano un sacco di informazioni. Spesso inopportune.

- Se non ricordo male Kiba mi ha detto che la fanno nella sede del Consiglio – disse Naruto, riportando alla mente le parole del suo compagno di lavoro alle poste – un lavoraccio senza soddisfazioni alcune – ed un guizzò gli passò negli occhi più chiari degli altri due mentre pensava ad una festa.

Nonostante tutto il suo animo giocoso non riusciva mai a morire del tutto.

- Stasera – aggiunse Sakura, ormai certa della notizia.

Lo aveva sentito da un vecchio amico di Vecchia Saggia, una volta che era entrato in compagnia di uno sbronzo nel supermercato quasi ad ora di chiusura. I due avevano parlato appunto di Vecchia Saggia.

Jiraya l’eremita era un amico storico di Vecchia Saggia, ne avevano viste e passate di tutti i colori entrambi. Solo che l’una era riuscita a farsi forza e non crollare nella perdizione, l’altro invece aveva fatto dell’alcool la sua buona dose di dimenticanza.

A Sakura bruciavano sempre gli occhi a pensare a quanto la riserva, ogni riserva, fosse piena di indiani ubriaconi.

Anche suo padre lo era stato, poi quando sua madre se ne era andata  aveva smesso di punto in bianco. Uno dei pochi.

- Andiamo? Tu ci devi andare, Sakura, sei stata sua allieva! – disse con sana enfasi Naruto e subito fu in piedi, a stiracchiarsi per bene e a guardare l’orizzonte in tramonto di quell’ennesima domenica piatta dell’anno.

- Col cazzo – asserì Sasuke, scuotendo più volte il capo e ritirandosi di più in sé stesso, neanche fosse un bambino capriccioso o timoroso di chissà che.

Le feste gli piacevano fino a un certo punto; erano tradizione, certo, ma erano anche occasione per sbronzarsi.

E a lui quel giorno non andava di sbronzarsi.

- …guarda che la pepsi ce l’hanno, Sas’ke – gli corse in aiuto Sakura veggente come una vecchia indiana, e alzatasi corse da lui a tendergli una mano.

Sasuke sgranò gli occhi: quella ragazza lo conosceva troppo.

Le lanciò un’occhiata sospettosa mentre accettava la mano e si alzava.

- Andiamo, o faremo tardi. Volete che finiscano le scorte di cibo prima ancora che arriviamo? – detto questo Naruto si avviò lungo la strada polverosa del centro che si vedeva in lontananza, uscendo dal piccolo bosco.

Sakura ci mise un po’ prima di decidersi a lasciare la mano a Sasuke. A lungo lo aveva guardato negli occhi, alla ricerca di qualcosa. Era sempre alla ricerca di quel qualcosa che lo rendeva così, Sakura. Era sempre alla ricerca di quel qualcosa che lo avrebbe allontanato da lei.

Aveva paura di perderlo, una grande paura.

- Vieni – sussurrò piano e lo precedette, conscia di essere guardata alle spalle.

Sasuke sbuffò, rassegnato.

La mano che aveva stretto quella di Sakura bruciava ancora.

 

***

 

CONTINUA

 

 

 

Dopo aver letto certe cose non potevo proprio non scrivere qualcosa.

Era più forte di me.

E così è nata questa breve storia…

…che spero vi piaccia e vi faccia emozionare almeno un po’.

Ho cercato di rendere il tutto il più realistico possibile, senza per questo sforzare la mano.

 

Prossimo aggiornamento: 22/10/09 (salvo complicazioni). Lo dichiaro ora così avete la certezza (almeno stavolta!vista la mia pigrizia e compagnia bella xD) che posterò tutti i capitoli ^^”.

 

Grazie infinite a chi dedicherà una piccola parte del suo tempo a leggere e/o recensire <3

 

A presto

Terrastoria (influenzata)

   
 
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