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Autore: Ailis_    16/10/2009    2 recensioni
Hinata ha perso la memorie in seguito ad una caduta da cavallo, mesi prima. Con il tempo, le torna la memorie ma rimangono alcune cose che sono buchi neri nella sua mente. Tra questi, l'identità di Kiba. Quando lo incontra, dopo essersi persa, non sa chi possa essere, ma lui la accompagna a casa. Sarà allora che tra loro scatterà qualcosa. [IV° classificata al "Fairytail Contest" indetto da Lalani]
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hinata Hyuuga, Kiba Inuzuka
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Find

* Partecipante al "Fairytail Contest" indetto da Lalani**

**Vincitrice del Premio "And they lived happily ever after"**

A Ely,
anche se non la leggerà mai.
A lei che mi sta sempre accanto
alla donna con il pigiama blu
alla ragazza che aprrezza il mio lato bastard
A lei che di storie come queste ne meriterebbe un milione.

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Find



Si guardò intorno, spaesata.
La pioggia cadeva in piccole stille gelide: si infilava tra i suoi capelli, le scivolava sul viso appannandole gli occhi nivei. Hinata si guardò intorno senza riconoscere il luogo in cui si trovava, non sapendo nemmeno come vi fosse arrivata.
Alla sua destra, troneggiava un imponente edificio di mattoni a vista con intonachi bianchi.
Era un bel quartiere, pieno di alberi e aiuole coperte di fiori profumati: probabilmente in primavera doveva essere un luogo stupendo. Per un attimo, nella sua mente comparve l'immagine di tanti bambini ben vestiti che giocavano a palla e si rincorrevano per le strade, urlando e ridendo mentre le madri cucinavano torte di mele e i padri leggevano il giornale sulla veranda.
Sorrise a quell'immagine dolce, sentendo la malinconia farsi largo dentro di lei. Era una vita che avrebbe sempre voluto poter condurre, fin da bambina.
Lei, una Hyuga, era sempre stata trattata come una Principessa, servita e riverita fin dalla nascita. Apparentemente, tutti avrebbero voluto quella vita che invece lei disprezzava senza avere il coraggio di ammetterlo, nemmeno con sé stessa.
Chiuse gli occhi, scacciando quei pensieri completamente fuori luogo in quel frangente.
Si alzò, il cappotto sporco di fango e i vestiti completamente impregnati d'acqua.  Cominciò a camminare, senza sapere come arrivare alla sua destinazione. Non sapeva dov'era né tanto meno come trovare la strada di casa.
Quello doveva essere uno dei nuovi quartieri di Parigi che non aveva mai visitato; non aveva quindi idea della direzione da prendere per raggiungere villa Hyuga.
Si incamminò, stringendosi nel pesante cappotto invernale, sentendo le lacrime premere agli occhi, cercando, tuttavia, di non lasciarle scendere. Era così presa dai suoi pensieri che non si accorse della persona che camminava nella direzione opposta e con la quale si scontrò, barcollando, prossima a cadere di nuovo a terra.
Fortunatamente, lo sconosciuto la afferrò per un braccio, evitandole di rovinare a terra.
Quando fu sicura di reggersi saldamente sulle gambe, Hinata alzò lo sguardo sul suo salvatore e riuscì a stendere le labbra in un timido sorriso di ringraziamento, mentre le guance si tingevano di una delicata sfumatura di rosa.
Grazie mille!” Si scostò e piegò la testa in segno di saluto e ringraziamento, facendo poi per allontanarsi alla ricerca della strada giusta per tornare da dove era venuta.
L'altro le prese il polso, stringendolo in una morsa delicata.
Hinata si voltò, gli occhi sgranati dalla sorpresa e le gote ancora più arrossate dall'imbarazzo.
Hinata, non mi riconosci?”
La giovane non seppe cosa dire: pochi mesi prima era caduta da cavallo, sbattendo violentemente la testa. Nell'incidente aveva perso la memoria, che era andata via via ricomparendo con il tempo.
Tuttavia, c'erano ancora alcune cose che rimanevano grandi buchi neri e, evidentemente, l'identità e quello che la legava a quel ragazzo erano due in quelli.
Hinata...Hinata...sono Kiba! Ti ricordi: frequentavamo il liceo insieme!”
Un piccolo flashback partì nella mente di Hinata, scatenato dalle parole del ragazzo. Un grande edificio dipinto di bianco, sobrio ma elegante; tanti ragazzi, tutti con la stessa uniforme, che ridevano reggendo le eleganti cartelle in pelle.
Cercò di visualizzare, tra la massa di giovani, il viso del ragazzo che le stava dinanzi, ma nessuno parve avere qualche vaga somiglianza con lui.
N-no, mi dispiace molto”
Il ragazzo, Kiba aveva detto di chiamarsi, parve vagamente deluso, ma si riprese subito, sorridendole.
Che ci fai da queste parti?”
M-mi sono persa...e n-non so c-come tornare a casa” pronunciò quelle poche parole timidamente, quasi se ne vergognasse, abbassando lo sguardo.
Kiba la guardò bene, avvertendo che qualcosa non andava dietro l'apparente normalità della giovane.
Decise però di non fare domande: la piccola Hyuga sembrava già abbastanza imbarazzata e se davvero non si ricordava di lui sarebbe stato inopportuno fare troppe domande.
Se vuoi, ti posso accompagnare io” le sorrise, cercando di farle capire che non aveva nessuna cattiva intenzione, solo aiutare un' amica di vecchia data.
Non seppe perché, ma si ritrovò ad accettare l'offerta di quel ragazzo: c'era qualcosa, nel suo sorriso gentile e nei suoi occhi ambrati, che le rendeva facile fidarsi di lui.
Si incamminarono.
Subito il giovane Inuzuka iniziò a parlare di sé, dei suoi successi accademici a partire dal diploma per finire con la laurea e la specializzazione in veterinaria.
Hinata lo ascoltava, affascinata, notando quanto gli si illuminassero gli occhi quando parlava del suo lavoro: doveva amarlo davvero molto.
Sorrise. “D-Devi amare molto il t-tuo lavoro”
Kiba si grattò la testa con una mano, lievemente imbarazzato, chiedendosi se, per caso, non avesse parlato troppo.
Beh, si. Effettivamente è così. Fin da piccolo ho sempre amato gli animali. Il loro amore è sincero, senza riserve o secondi fini. Spesso però noi uomini ci dimentichiamo di questo;
non penso che ci sia cosa peggiore dell'abbandonare un cane perché tra cane e padrone esiste un tacito, atavico, accordo di fedeltà”
Hinata rimase esterrefatta dalle parole del ragazzo: era una persona incredibilmente sensibile.
Sai, Kiba, vorrei davvero ricordarmi di te” un secondo dopo averlo detto, Hinata si chiese cosa le fosse preso per pronunciare quelle parole e arrossì violentemente.
Sai, Hinata, lo vorrei anche io”
Calò il silenzio; ma, stranamente, non era fastidioso o imbarazzato, anzi. Era piacevole, forse perché sembrava che, in quella quiete, fossero nascoste tutte le parole non dette.


Camminarono per venti minuti fino a quando non raggiunsero villa Hyuga. Era una costruzione imponente e antica, risalente a circa tre secoli prima.
La facciata era sontuosa e severa al tempo stesso, quasi a voler simboleggiare l'opulenza e la rigidità dei suoi abitanti.
Hinata ne era sempre stata affascinata e, al tempo stesso, intimidita, proprio come lo era da coloro che risiedevano all'interno della costruzione. Varcarono l'ampio cancello scuro e percorsero il vialetto di ciottoli fino alla porta.
Grazie, K-Kiba. Se non ci fossi stato tu, non so cosa avrei fatto” arrossì, ma sorrise timidamente.
Figurati, Hinata. È stato davvero un piacere”
Si fissarono, imbarazzati, eppure, nonostante ciò, nessuno dei due riusciva a distogliere gli occhi da quelli dell'altro.
Entrambi sentivano di non poter abbandonare quel contatto, quasi temessero che, facendolo, l'altro sarebbe scomparso. Era un rincorrersi di sguardi pieno di emozioni che si agitavano sotto la superficie, profonde come il mare e intense come un temporale.
Intanto, intorno a loro la pioggia aveva smesso di cadere e l'arcobaleno aveva iniziato a fare capolino tra il manto grigio delle nuvole. Le gocce d'acqua scivolavano dalle foglie degli alberi, dai petali dei fiori e dai tetti con uno scintillante tintinnio.
L'aria era frizzante e un po' pungente, ma il profumo dell'erba bagnata che si librava in tutta l'atmosfera circostante era piacevole.
Attratto da una forza strana, sconosciuta e potente, quasi fosse quell'ambiente magico a spingerlo, Kiba si piegò sul viso della ragazza e posò delicatamente le labbra su quelle della giovane.
Erano calde e dolci, con un vago sentore di cannella.
Dal canto suo, la giovane Hyuga non seppe cosa dire ne cosa fare, se non rimanere lì, immobile.
Le piaceva, eccome. Riuscì ad ammetterlo, almeno con sé stessa e, incredibile anche per lei, a ricambiare il bacio, seppur timidamente.
Quel bacio...era così...né Hinata né Kiba avrebbe saputo come descriverlo. Le faceva girare la testa: sentiva come una specie di scossa attraversarla tutta, dalla punta dei capelli fino alle dita dei piedi. Era semplicemente emozionante.
Quando le loro labbra si divisero, erano entrambi imbarazzati.
Beh...Io vado, Hinata. Ci sentiamo, se ti va”
S-si, certo. Chiamami pure q-quando v-vuoi”
Kiba le sorrise e le sembro che, in quel sorriso, fosse nascosta la radiosa lucentezza del sole che ancora si nascondeva. Un ultimo bacio sulla guancia e Kiba si allontanò, scomparendo alla vista appena varcato il cancello.
Hinata rimase ancora un po' lì, imbambolata, mentre un sorrisetto le aleggiava sul viso.
Non ricordava ancora chi fosse e che ruolo avesse avuto nella sua vita passata, ma sentiva una stanza forza attrarla verso di lui.
Sempre sorridendo, varcò la soglia di casa.
Non si dette la pena di chiamare qualcuno: già sapeva che la casa sarebbe stata completamente vuota, se non per la servitù che vi lavorava.
Si diresse verso la sua camera, l'unico porto sicuro in quella costruzione tanto simili ad un mare pieno di squali pronti a colpire. E lei si sentiva decisamente come la loro preda.
Si richiuse la porta alle spalle e si gettò sul letto, senza preoccuparsi dei vestiti bagnati. Non sapeva perché, ma quel sorriso appena accennato continuava ad aleggiarle sulle labbra.
Ne era certa: niente avrebbe potuto cancellarlo.
Si girò verso il comodino, accomodandosi meglio e afferrando, con una mano, una cornice d'argento.
Se la portò davanti agli occhi, ammirando la foto contenuta al suo interno. Una donna, incredibilmente bella, con lunghi capelli scuri che abbracciava una bambina molto simile a lei. Un filo di malinconia si fece largo nei suoi occhi.
Ciao mamma. Come stai? Era tanto che non mi sentivo così bene. Sai, oggi mi sono persa in un nuovo quartiere e non sapevo più come tornare a casa. Ma all'improvviso un angelo è venuto a me; mi ha dato un bacio ed è fuggito via. Però, sono sicura che quell'angelo tornerà da me”
Ripose la foto e cominciò a fissare gli intricati disegni del pregiato tessuto dell'elegante baldacchino.
Si, sono sicura: quell'angelo tornerà presto”




Hinata aveva ragione: il suo angelo sarebbe tornato da lei. Kiba e Hinata si incontrarono ancora: una, due, tre volte. E, proprio grazie a quegli appuntamenti, si innamorarono. Pazzamente, incredibilmente, perdutamente.
Kiba non era esattamente il partito che la famiglia di Hinata avrebbe voluto per lei: non era nobile e non aveva un cognome altisonante.
Era semplicemente un grande lavoratore, appartenente alla borghesia.
Ma, per la prima volta nella sua vita, Hinata si era opposta e, alla fine, aveva ottenuto ciò che voleva: forse perché, infondo, suo padre voleva davvero il suo bene e aveva accettato che solo con Kiba Hinata avrebbe potuto trovare la felicità.
E si erano sposati.
Era stata una cerimonia sontuosa, come avevano voluto gli Hyuga. C'erano stati molti invitati e il luogo era un trionfo di romanticismo e bellezza. Alla fine della cerimonia, entrambi gli sposi erano semplicemente radiosi, quasi il sole si fosse spostato nei loro sorrisi e nei loro sguardi reciproci.
Avevano ballato insieme, come era consuetudine, per aprire le danze. Le mani si erano sfiorate, si erano cercate, avevano vibrato nell'aria prima di trovarsi, allacciarsi e stringersi.
I loro visi si erano avvicinati, lentamente, mentre la melodia dei loro cuori palpitanti riempiva l'aria insieme ai sospiri sommessi e ai battiti accelerati, escludendo tutto ciò che non era l'altro.
Kiba la sollevò, facendola volteggiare in aria e Hinata rise, estasiata.
Si erano poi avvicinati, lentamente, assaporando quella sensazione di attesa, di dolce agonia, prima di congiungere le labbra in un bacio. Un gioco di labbra, di sospiri accennati, di piccoli morsi golosi del profumo dell'altro, di lingue che si cercavano.
Un bacio in cui c'era lo stesso entusiasmo, la stessa felice ebbrezza del primo che si erano scambiati, la stessa sensazioni di elettricità che vibrava e fendeva l'aria attorno a loro.
In quel attimo, mentre si baciavano, il tempo si fermò. Nient'altro importava, se non loro.
Il resto, poteva anche aspettare.



 

The End

 

 

Quarta Classificata: Find di Bimba_Chic_Aiko
da 0 a 5 per la correttezza grammaticale e lessicale:3,5/5
Grammaticalmente la storia non presenta troppi errori, ma comunque ti segno qualche disattenzione, come “stanza” al posto di strana e “sembro” al posto di sembrò. A parte questi pochi errori, il livello grammaticale è buono, con un corretto uso dei termini e una buona concordanza fra i verbi. Il tuo stile, semplice, conciso e piacevole, è sufficientemente adatto, anche se non descrive appieno le emozioni dei protagonisti. Avrei preferito un maggior approfondimento sulle loro vicende e un ampliamento della storia.
da 0 a 5 per l'attinenza al modello: 4,5/5
Indubbiamente hai seguito con precisione le indicazioni del modello, che ti ha aiutato a creare una storia precisa e lineare. Inoltre mi sono piaciuti i particolari aggiuntivi, ovvero la totale perdita di memoria di Hinata e il fatto che conoscesse già Kiba, che hanno reso la fic più esaustiva ed intrigante, ma che soprattutto ti ha permesso di distanziarti dal cartone animato e di rendere la fic più personale e meno banale. Ti ho tolto mezzo punto perché, nonostante tu abbia seguito fedelmente il modello, il ritrovamento della casa o della città doveva essere il fulcro della storia, e tu risolvi questo punto in poche righe, mentre avresti potuto soffermarti sul viaggio e su ulteriori particolari che lo contraddistinguevano.
da 0 a 5 per la caratterizzazione personaggi: 5/5
La caratterizzazione dei personaggi è molto buona, fedele e ben analizzata. Hinata è timida, impacciata, impaurita, ma alla fine rimane un’inguaribile romantica, e hai fornito gli elementi che ci permettono di vedere nascere e crescere il suo tenero amore. Kiba è allegro, logorroico, sempre sorridente, eppure gli doni anche una buona dose sensibilità che, nel manga originale, riveliamo nel suo rapporto con Akamaru e con i suoi compagni di squadra, e per questo motivo ho deciso di non penalizzare.
da 0 a 5 per l'originalità:3/5
Nonostante i particolari aggiuntivi come la perdita della memoria di Hinata e i successi lavorativi di Kiba, la storia non è particolarmente originale: è quasi totalmente assente la tematica del ritorno, che di per sé sarebbe comunque da approfondire, e la mancanza di ulteriori particolari non rendono la fic particolarmente esaustiva sul piano dell’originalità.
Totale Punteggio:16
Vincitrice del premio “And They Lived Happily Ever After”





Note dell'Autrice
 
Che dire? Decisamente non mi aspettavo di riuscire a guadagnare il quarto posto con uno storia nata tra un'interrogazione di greco e una di latino.
Ammetto che mi piace, ma credevo di essere l'unica a ritenerla degna di esser letta e vagamente interessante.
Comunque, colgo l'occasione per fare i miei complimenti alle podiste e alla giudicia che, oltre ad essere stata velocissima con i giudizi, ha creato per noi dei banner a dir poco meravigliosi.
Sperando di leggere tanti commenti, vi lascio.
Alla prossima^.^
 
 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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