[17 agosto 2009]
.notte.
Era l’umidità che ti impregnava i capelli del suo odore.
Era quel sapore di notte, già troppo buia per poter
essere estiva ma ancora vibrante di qualcosa che non era spensieratezza. Sapeva
di gas di scarico, sabbia e vento, sapeva di illecito e di desiderio, sapeva di
verità quanto la follia.
Allora veniva il fumo, quel tocco così fermo, veniva
quella richiesta che ti insuperbiva con la sua carezza all’orgoglio – veniva la
luce della luna riflessa sul bracciale.
Era quello stordimento che ti accompagnava ad un passo dal
baratro e poi si sottraeva alle tue dita.