Dedico questo capitolo alla mia stellina Sara che
ha compiuto da pochissimo gli anni!
E diventi sempre più vecchia, eh!
(Il capitolo doveva essere postato proprio sabato
ma è slittato tutto!)
Si perde colpi, la vecchiaia galoppa, mia cara!
Ti voglio bene.
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Allur.
Eccomi con l'ottavo capitolo.
Mi scuso per il ritardo e avverto che non è proprio
niente di eccezionale.
Avrei voluto scrivere qualcosa di meglio ma questo
è tutto quello che sono riuscita a fare.
Decisamente non all'altezza del precedente capitolo
di Fede, anzi.
Mi perdo molto meno in viaggi instrospettivi ed
emozioni, sono molto più superficiale nel raccontare le cose e me ne dispiaccio
;_;
Poi la fine della scuola che mi stressa a dir poco
e mille altri impegni mi rubano il tempo per scrivere.
Oggi tre orette libere le avevo ed eccomi qua.
Questo è il frutto della mia mente bacata^^
Spero vi piaccia, e state tranquilli che Federico
trova il modo di risollevare il tutto con il prossimo capitolo.
L'ispirazione e la voglia mi mancano, ho fatto quel
che ho potuto!
Scusate per il ritardo e l'obrobrio.
Un bacione
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Hermione Weasley
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SIAMO ANCORA NOI
Incompleta
Prego affinchè questo cuore non si spezzi.
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8° Capitolo
Incompleta
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[if !supportEmptyParas] [endif]
*** *** ***
Empty spaces fill me up with holes
Distant faces with no place left to go
Without you within me I can't find no rest
Where I'm going is anybody's guess
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I tried to go on like I never knew you
I'm awake but my world is half asleep
I pray for this heart to be unbroken
But without you all I'm going to be is
Incomplete
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Dentro di me, pieno di spazi vuoti
volti distanti che non hanno
nessun posto dove andare
senza di te accanto a me
non riesco a trovare pace
tutti si chiedono dove io stia andando
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Ho cercato di andare avanti
come se non avessi mai saputo
sono sveglio ma il mio mondo
è mezzo addormentato
prego affinchè questo cuore non si spezzi
ma senza di te tutto quello che sarò è
Incompleto
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(Incomplete - Back Street Boys)
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*** *** ***
[if !supportEmptyParas] [endif]
18 Febbraio, notte fonda. Ore 0:52
Rifugio oltre il confine.
[if !supportEmptyParas] [endif]
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La
cosa che mi più mi manca di una vita normale è il concetto di casa.
Quando
ritorno, dopo una notte passata in bianco, oppure a lavorare per conto del
Capo, non sento quella vampata di calore, di felicità, di sollievo varcando la
soglia.
Non
mi sento a mio agio, tutto mi è estraneo qua dentro, dai muri, fino alla
singola posata nel casetto della cucina.
Non
mi sento a casa.
Affatto.
Tutto
mi è avverso, lo sento, lo percepisco.
Non
amano la mia presenza.
L'aria
che respiro non sa di casa.
Non
riconosco questo posto come il mio rifugio, il mio angolo di mondo, il mio
pezzo di paradiso...
Ma
quale paradiso?
Qui
non c'è altro che Inferno.
Solo
quello.
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Quando
mi materializzo nel salone, non mi sento sollevata, rinfrancata, tranquillizzata.
No.
Solo
abbandonata, odiata, disprezzata.
E
questo è quanto.
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Lascio
cadere le pistole sul divano.
Mi
tolgo il cappotto, gli occhiali e mi rivelo per quella che sono.
Solo
una donna.
Una
donna che ha perso se stessa, che ha perso la voglia di vivere.
Perchè
vivo?
Forse
perchè sono troppo codarda per morire.
Anzi
no.
Non
è codardia la mia.
E'
più che altro un senso di incompletezza che mi lacera ogni giorno.
E'
come il pezzo mancante di un puzzle, non trovi pace fino a che non lo vedrai
completato in ogni sua parte.
La
mia vita è un puzzle del quale ho perduto un pezzo.
Solo
se e quando lo ritroverò mi potrò dire completa, e quindi accettare le morte,
in ogni suo aspetto, quel dolce torpore che ti invade le membra, ti annebbia i
sensi, e rende ogni cosa meno dolorosa e terribile.
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Scuoto
la testa cercando di scacciare il pensiero.
Mi
dirigo in bagno.
La
doccia post-lavoro è sacra ormai.
Raccolgo
i capelli sopra la nuca, mi spoglio rapidamente e per quanto cerchi di non
guardare la mia immagine allo specchio è come se il mio riflesso mi chiamasse.
Alzo
lo sguardo verso la superficie speculare.
Riduco
gli occhi a fessure osservando pezzo per pezzo il mio corpo.
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-Bastardo-
[if !supportEmptyParas] [endif]
Mormoro
notando che vari lividi sono spuntati sulle braccia, sulle gambe, sicuramente
bei ricordi dello scontro che ho avuto poco fa.
E'
la prima volta che un Auror riesce ad avvicinarmi.
Sono
stati bravi stavolta, devo ammetterlo.
Ormai
la mia è una routine, i luoghi in cui si consumano i miei delitti sono più o
meno sempre gli stessi: luoghi malfamati dove pullula la feccia della società.
Sono
stata prevedibile stavolta, devo ammetterlo.
Ormai
le forze dell'ordine mi stanno alle calcagna non avranno pace fino a che non
risolveranno il caso dell'Angelo Nero.
E
adesso sanno che sono una donna.
Quell'Auror
sa che sono una donna. Chac.
E'
un pericolo.
[if !supportEmptyParas] [endif]
Apro
la cabina doccia, lasciando che il vapore creato dall'acqua bollente invada la
stanza.
Sono
intenta a prendere l'accappatoio appeso lungo la parete quando di nuovo la mia
immagine riflessa strepita per farsi notare.
E
poi me ne rendo conto.
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Una
sottile linea rossa mi cinge il collo.
Mi
porto una mano sulla pelle irritata.
Schiudo
le labbra in un'espressione di puro disgusto.
Non
c'è più.
La
mia collana non c'è più.
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-Merda-
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Ma
non mi sento incazzata o furiosa.
Solo
amareggiata.
Quello
era il mio appiglio alla ragione, al Mondo dei Vivi.
Persino
il mio angioletto d'argento se n'è andato.
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Anche
lui mi disprezza.
Anche
lui mi odia.
Anche
lui mi ha lasciata.
Anche
lui ha spiccato il volo.
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*
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Buio.
E'
tutto buio.
Cammino
lungo la navata centrale di una grande chiesa gotica.
Le
vetrate non lasciano trasparire nemmeno il più piccolo e indifeso raggio di
luna.
Passo
attraverso le panche di legno che accompagnano il mio passaggio, severe.
Tutto
qui dentro mi rimprovera.
Tutto
mi giudica.
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Mi
voglio fermare ma non riesco a farlo, cammino contro la mia volontà.
Le
gambe non accennano a fermarsi, continuano il loro cammino fino all'altare.
Mi
guardo intorno, e per la prima volta dopo tanto tempo, sento il fremito della
paura attraversarmi.
Un
brivido lungo la schiena.
Sento
il respiro farsi più pesante e veloce.
Mi
fermo.
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Alzo
gli occhi verso l'abside.
Un
grande Angelo mi fissa, dipinto sulla parete circolare.
E
per quanto voglia distogliere gli occhi da quelli di quell'entità, non ci
riesco.
Non
mi è possibile.
Sono
come incatenati ai miei.
E
vedo quegli occhi farsi di fuoco.
Faccio
per gridare ma dalle mie labbra non esce alcun suono.
[if !supportEmptyParas] [endif]
E
poi le sento.
Mani
che mi cingono le caviglie, che si arrampicano sulle mie gambe.
Abbasso
lo sguardo e quello che vedo mi gela il sangue nelle vene.
Spettri,
spettri di altri tempi che fanno capolino dal pavimento di pietra come fosse
uno specchio d'acqua.
E
mi fissano con i loro sguardi vuoti, le facce scheletriche, i capelli bianchi e
radi.
E
tirano, strattonano i miei vestiti come a volermi trascinare giù con loro.
All'Inferno.
Dove
stanno i dannati.
E
iniziano il loro lugubre canto, mormorii, bisbigli, sussurri.
Mi
chiamano lo sento, mi chiamano.
Cerco
invano di liberarmi dalla loro presa.
Le
mie gambe sono incollate al pavimento, e cercare di afferare le loro mani è
come tentare di afferrare l'aria, perfettamente inutile.
[if !supportEmptyParas] [endif]
Voglio
urlare.
E
non ci riesco.
Alzo
gli occhi verso il dipinto dell'Angelo, ma quello non c'è più.
Se
n'è andato.
E'
sparito.
Mi
ha lasciata sola con i miei peccati, i miei delitti, le mie colpe.
La
paura mi scuote.
Mi
pervade.
Le
ombre mi inghiottono.
Mi
tolgono il respiro.
E
grido.
Nessuno
suono.
E
le loro voci farsi più alte ed insistenti.
E
ancora nuovi spettri.
E
sono perduta.
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Perduta.
[if !supportEmptyParas] [endif]
*
20 Febbraio, notte. Ore 03:41
Rifugio oltre il confine.
Mi
risveglio di botto.
Tremo.
Piccole
gocce di sudore ghiacciato mi imperlano la fronte.
Mi
guardo intorno.
Il
respiro è affannato, il battito cardiaco mostruosamente accellerato.
[if !supportEmptyParas] [endif]
Era
un incubo
mi dico tentando di calmarmi.
[if !supportEmptyParas] [endif]
Socchiudo
gli occhi passandomi una mano tra i capelli.
Raggiungo
a fatica l'interruttore, e pochi secondi dopo una tenue luce rossastra illumina
la stanza.
Mi
trattengo dal guardare negli angoli rimasti bui.
Mi
mordo con foga le labbra.
Ho
la gola arida.
Faccio
per scendere dal letto, intenzionata ad andare in cucina a bere un po' d'acqua,
quando una busta bianca rettangolare, posata sul comodino attira la mia
attenzione.
Sono
sicura che quando sono arrivata non c'era.
La
prendo esitante.
La
apro, le mani ancora mi tremano.
Srotolo
il foglio che c'è dentro.
Vi
è scritto solo un indirizzo.
[if !supportEmptyParas] [endif]
Riconosco
la calligrafia del Capo, e non stento a capire che quello non è altro che uno
straordinario.
Sicuramente
un'altra persona da eliminare.
O
come ama dirlo lui, soggetto da neutralizzare.
[if !supportEmptyParas] [endif]
Mi
trascino fuori dalle coperte e mi vesto velocemente.
Non
sarei comunque riuscita a riaddormentarmi.
Questo
è poco ma sicuro.
[if !supportEmptyParas] [endif]
Mi
infilo l'indirizzo nella tasca dei pantaloni.
Indosso
il giubbotto, fisso le pistole alle cosce.
Gli
occhiali, la bacchetta.
[if !supportEmptyParas] [endif]
Dieci
minuti dopo il mio risveglio sono già a lavoro.
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[if !supportEmptyParas] [endif]
20 Febbraio, notte. Ore 04:05
Complesso residenziale alla periferia di Londra.
[if !supportEmptyParas] [endif]
[if !supportEmptyParas] [endif]
Arrivo
davanti ad una piccola casetta, una delle tante a schiera che si trovano nelle
periferie londinesi.
Un
po' come Privet Drive dove abitava Harry.
Mi
avvicino alla finestra più bassa.
Le
luci sono tutte spente, la casa è silenziosa.
Come
tutto qui attorno.
Salgo
quei due o tre scalini che conducono alla porta d'ingresso.
Giro
la maniglia.
A
vuoto.
Ovviamente
è chiusa, non che mi aspettassi qualcosa di diverso.
Tiro
fuori la bacchetta.
[if !supportEmptyParas] [endif]
-Alohomora-
[if !supportEmptyParas] [endif]
Mormoro.
Riprovo
ad aprirla, ma ancora niente.
Deve
essere un mago, o una strega, nessun babbano sarebbe in grado di impedire
l'efficacia di un incantesimo di apertura.
Avvicino
la punta della bacchetta alla serratura.
[if !supportEmptyParas] [endif]
-Stupeficium-
[if !supportEmptyParas] [endif]
L'incantesimo
ha perforato la porta.
La
serratura si è staccata e adesso posso vedere l'interno.
Stavolta
la maniglia non oppone alcuna resistenza.
Entro
senza problemi.
[if !supportEmptyParas] [endif]
Una
strana sensazione mi invade non appena varco la soglia.
Faccio
una smorfia scrutando ogni angolo della casa.
C'è
un caos incredibile.
Salgo
al piano superiore.
Mi
ritrovo in un piccolo corridoio costellato di stanze.
Apro
la prima che altro non si rivela se non uno sgabuzzino per le scope.
Faccio
schioccare la lingua, seccata.
Passo
alla seconda.
Spalanco
lentamente l'uscio.
La
riconosco come la camera da letto.
Ma
non c'è nessuno.
Ci
sono vari vestiti ammonticchiati qua e là e il letto è disfatto.
[if !supportEmptyParas] [endif]
Richiudo
la porta tornando al piano inferiore.
Chiunque
abiti qui dentro adesso è fuori.
A
fare la bella vita immagino, data l'ora.
Osservo
una grande pendola che si trova nel piccolo salottino.
Sono
le quattro di notte.
Non
resta che aspettare.
[if !supportEmptyParas] [endif]
Mi
avvicino ad una delle due poltrone al centro della stanza.
Afferro
la pila di riviste di Quidditch che vi sono posate sopra e le getto senza
troppi complimenti per terra.
Tutto
è buio intorno a me.
Mi
siedo sbuffando irritata.
[if !supportEmptyParas] [endif]
Odio
il disordine.
[if !supportEmptyParas] [endif]
[if !supportEmptyParas] [endif]
20 Febbraio. Ore 4:07
Compleasso residenziale alla periferia di Londra.
[if !supportEmptyParas] [endif]
[if !supportEmptyParas] [endif]
Due
figure si materializzano sul vialetto antecedente la casetta che appartiene ad
uno dei due.
Si
stringono le mani, un paio di pacche sulla schiena.
Si
augurano la buona notte.
Dopodichè
uno dei due, zoppicando, si dirige verso l'entrata dell'abitazione, scomparendo
dietro la porta, dopo aver salutato ancora con un cenno del capo l'amico.
[if !supportEmptyParas] [endif]
Questo,
ormai rimasto solo, si smaterializza con uno schiocco che rimbomba in tutta la
strada deserta.
Tornano
a casa dopo una serata passata in un pub.
Donne
semi-nude, birra a fiumi, ore piccole.
[if !supportEmptyParas] [endif]
L'uomo
si passa una mano sul viso.
E'
assonato e stanco.
Si
materializza anche lui davanti alla sua casa, il suo rifugio.
Non
vede l'ora di stendersi nel suo letto e dormire fino al pomeriggio del giorno
dopo.
Ma
quando arriva all'entrata, trova la porta socchiusa.
Rimane
per un minuto buono a fissare la serratura distrutta.
Tira
fuori la bacchetta, all'erta.
Dopo
un attimo di silenzio, varca la soglia assicurandosi che la porta non cigoli
sui cardini, rivelando così la sua presenza ad un possibile ladro.
La
riaccosta alle sue spalle, gli stivali però scricchiolano sul pavimento.
Maledice
mentalmente le calzature mentre si assicura che non ci sia nessuno in cucina.
Torna
nell'ingresso.
[if !supportEmptyParas] [endif]
Il
buio inghiotte la casa.
L'uomo
distingue a malapena i mobili.
Non
ha paura.
E'
tranquillo, sa quello che fa, e dopotutto è il suo lavoro.
Ma
sa di non essere solo.
[if !supportEmptyParas] [endif]
E
anche l'altra presenza ha capito, si è resa conto che non è più la sola in
quell'edificio.
La
sua attesa è terminata.
E'
convinta che tra non molto potrà già essere sulla strada di ritorno per la sua
di casa.
Lei
incrocia le gambe, lasciando che un sorrisetto sadico le si dipinga sulle
labbra.
Ha
sentito i suoi passi.
Di
sicuro non è una donna, sono passi di una persona alta, come minimo un 40 di
piede.
[if !supportEmptyParas] [endif]
Lui
decide di ispezionare il salotto.
Ed
è come se avvertisse il respiro di qualcuno.
Costringendosi
a stare calmo, punta la bacchetta contro il nulla, davanti a sé.
Distingue
una delle due poltrone proprio davanti ai suoi occhi.
Un
tenero fascio di luce lunare la illumina.
E'
vuota.
Ma
adesso lo schienale dell'altra si è fatto più vicino.
E
quel respiro è sempre più forte, il suono moltiplicato e ingrandito nel
silenzio della stanza.
[if !supportEmptyParas] [endif]
Lei
sorride.
Lo
sente avvicinarsi.
Sa
che gli è alle spalle.
E
già pregusta il sapore della vendetta.
Sceglie
il modo in cui lo ucciderà.
Il
più veloce o il più doloroso?
Si
sforza sempre di deciderlo prima, ma finisce che la decisione è presa sul
momento, quello clou di tutta l'azione.
[if !supportEmptyParas] [endif]
-Ti
aspettavo-
[if !supportEmptyParas] [endif]
Lei
parla, sorprendendolo.
E
lui ancora alle sue spalle, sente il cuore perdere un battito.
Crede
di aver capito con chi ha a che fare.
Sicuramente
non un'ammiratrice segreta, una fanatica della sua persona che si è introdotta
in casa sua per fargli una sopresa.
No.
Lei
è l'Angelo Nero.
E
lui lo sa.
[if !supportEmptyParas] [endif]
-Anch'io-
[if !supportEmptyParas] [endif]
Riesce
a rispondere lui.
Lei
fa una smorfia di apprezzamento, non sono molte le sue vittime che hanno avuto
il coraggio di risponderle.
Di
solito aprono bocca solo per chiedere pietà e quindi salva la vita.
Cosa
che lei non concede mai.
[if !supportEmptyParas] [endif]
-Sai
perchè sono qui?-
[if !supportEmptyParas] [endif]
Chiede
ancora lei con voce ferma e pacata.
[if !supportEmptyParas] [endif]
-Per
ammazzarmi immagino-
-Uuuh
sei perspicace. Mi piace la perspicacia in un uomo-
-Stronza-
-Ehi
moderiamo i termini. Ti ho forse offeso?-
-Mi
offendi esistendo-
-Andiamo
sul personale quindi. Ci siamo già incontrati?-
-Per
mia e tua fortuna no-
[if !supportEmptyParas] [endif]
Lei
estrae lentamente una delle due pistole, cercando di non farsi sentire.
[if !supportEmptyParas] [endif]
-Allora
cos'è quest'odio represso nei miei confronti?-
-Un
amico-
-Aaaah
capisco. L'ho ammazzato ed era tuo amico. Se ci tieni così tanto ti mando da
lui in meno di un secondo-
[if !supportEmptyParas] [endif]
La
donna si alza di scatto, voltandosi nella direzione dell'uomo.
Non
lo vede in volto.
Fa
fuoco.
Ma
lui non c'è più.
Sgrana
gli occhi sorpesa.
Lo
sparo si perde nel vuoto.
-Giochiamo
a nascondino?-
[if !supportEmptyParas] [endif]
Non
fa a tempo a ricevere risposta che due braccia le cingono le gambe facendole
perdere l'equilibrio.
Cade
a terra.
L'uomo
ha aggirato la poltrona e l'ha colta alle spalle.
E
adesso lei è distesa per terra, divertita, mentre lui le punta la bacchetta
contro, in piedi.
[if !supportEmptyParas] [endif]
-Chi
cazzo sei?-
[if !supportEmptyParas] [endif]
Chiede
lui con disprezzo.
Lei
ride.
[if !supportEmptyParas] [endif]
-Chi
sono? L'inizio della tua fine-
[if !supportEmptyParas] [endif]
Si
smaterializza per poi rimaterializzarsi alle spalle del uomo.
Gli
tira un calcio sulla schiena facendolo vacillare.
Ma
senza perdere un colpo, questo si volta e le assesta un calcio dritto sulla
mano che impugna la pistola.
Quella
cade lontano dalla proprietaria.
Lui
le immobilizza i polsi, lasciando però cadere la bacchetta.
[if !supportEmptyParas] [endif]
-Chi
sei?-
-Cazzi
miei, bastardo-
[if !supportEmptyParas] [endif]
Impossibilitata
all'uso delle mani, gli tira una ginocchiata nella pancia.
L'uomo
si piega in due, gemendo di dolore, e mollando la presa sui polsi di lei.
La
donna scatta all'indietro, intenzionata a recuperare la sua pistola.
Ma
quello è più veloce, afferra la bacchetta e con uno schiantesimo, distrugge
l'arma babbana.
Uno
scaffale pieno zeppo di libri, viene colpito di striscio dalla fattura.
Lei
scivola a terra, proprio sotto quello scaffale che oscilla pericolosamente.
[if !supportEmptyParas] [endif]
-Merda-
[if !supportEmptyParas] [endif]
Si
alza di scatto poco prima che tutto il mobile cada fragorosamente a terra
portandosi con se tutti i vari volumi che vi erano sistemati.
[if !supportEmptyParas] [endif]
-Il
peso della conoscenza-
[if !supportEmptyParas] [endif]
Commenta
sarcastico lui, mentre lei si rialza in piedi.
La
donna inclina la testa di lato, si mette le mani sui fianchi.
[if !supportEmptyParas] [endif]
-Abbiamo
appena cominciato-
[if !supportEmptyParas] [endif]
Gli
si scaglia contro prima che possa scagliarle qualsiasi incantesimo.
Lo
afferra per un polso, quello della mano che stringe la bacchetta.
Gli
assesta una violenta gomitata sul petto prima di farlo sbilanciare a terra,
strattonandolo per il braccio.
Lo
osserva dall'alto.
I
loro volti ancora in penombra.
[if !supportEmptyParas] [endif]
-Allora,
chi è in difficoltà?-
[if !supportEmptyParas] [endif]
Chiede
lei estraendo l'altra pistola.
La
carica, con un clic.
[if !supportEmptyParas] [endif]
-Tu,
puttana-
[if !supportEmptyParas] [endif]
Prima
che possa fare fuoco le imprigiona le gambe con le proprie, la strattona a
terra, e cade al suo fianco.
Lei
sbuffa, visibilmente irritata.
Lui
si rialza di scatto, lasciandosi cadere su una delle poltrone.
Lei
non perde tempo, sebben distesa a terra, i capelli che le impediscono la
visuale, gli punta la bacchetta contro.
Lancia
uno schiantesimo.
La
poltrona si ribalta all'indietro, e lui con quella.
Lei
lascia cadere la bacchetta a terra, esausta, fin troppo.
Sente
il respiro venirle a mancare.
[if !supportEmptyParas] [endif]
Lui
fa capolino da dietro la poltrona.
Un
rigolo di sangue gli scorre giù dal labbro.
Lei
si volta a pancia in giù nascondendo il viso tra i capelli.
Respira
affannosamente, una fitta lancinante al petto.
Rilascia
un gemito.
[if !supportEmptyParas] [endif]
-Che
cazzo fai?-
[if !supportEmptyParas] [endif]
Le
si avvicina raccogliendo la bacchetta che lei aveva lasciato cadere.
[if !supportEmptyParas] [endif]
-La
super donna è in difficoltà a quanto pare.
Che
c'è?
I
sensi di colpa si fanno sentire?-
[if !supportEmptyParas] [endif]
Non
riceva alcuna risposta.
Tira
su col naso passandosi il dorso della mano sul mento, portando via il sangue.
Lei
geme sul pavimento, mentre il dolore va via via scemando.
Lui
le tira un calcio nello stomaco costringendola a rotolare verso la zona
illuminata dalla luce della luna.
Lei
maledice il mondo, coprendosi con entrambe le braccia il viso.
[if !supportEmptyParas] [endif]
-Prima
ammazzi la gente e poi ti vergogni a farti vedere?-
[if !supportEmptyParas] [endif]
Le
chiede inginocchiandolesi a fianco.
[if !supportEmptyParas] [endif]
-Non
mi toccare-
[if !supportEmptyParas] [endif]
Gli
intima lei in tutta risposta.
[if !supportEmptyParas] [endif]
-Perchè
sennò? Hai perso Angelo Nero. E adesso prima di portarti in centrale sono
proprio curioso di sapere che cazzo di faccia hai!-
[if !supportEmptyParas] [endif]
Rilascia
una risata.
Appoggia
la bacchetta a terra e , ignorando il dimenarsi della donna, le afferra i polsi
e con tutta la forza che ha in corpo glieli immobilizza sul pavimento sopra la
testa.
Nel
farlo, a causa dei troppi e bruschi movimenti, la catenina che indossa esce da
sotto la maglietta.
Un
angioletto d'argento che oscilla sopra il viso di lei.
[if !supportEmptyParas] [endif]
Lei
apre sdegnosa gli occhi e riconosce quel ciondolo.
Sgrana
gli occhi, mentre il cuore accellera i suoi battiti.
Non
ha il coraggio di guardarlo in viso, mentre sa che lui l'ha già fatto.
E
la fissa, avidamente, puntando i suoi grandi occhi azzurri nei suoi color
nocciola.
Fa
una smorfia, mentre la presa sui polsi di lei diminuisce via via.
Si
allontana dalla donna, come scottato.
Seduto
sul pavimento, lo sguardo puntato su di lei.
[if !supportEmptyParas] [endif]
-Hermione?-
[if !supportEmptyParas] [endif]
Chiede
con un filo di voce.
E
lei che sente un enorme peso allo stomaco, e un nodo alla gola, le lacrime che
premono ai lati degli occhi per uscire, scorrere libere sul suo volto.
Lei
si mette a sedere.
Scuote
la testa, iniziando silenziosamente a piangere.
Piangere
per la prima volta dopo tanto tempo.
Quella
parola, quel nome, le rimbomba negli orecchi.
E
ancora quel dolore al petto, freddo lancinante, che la costringe a piegarsi in
due, una smorfia sofferente le si dipinge sul volto bagnato, mentre con un
gemito si accascia a terra.
Lui
senza esitare le va incontro, anche la sua voce spezzata dal pianto.
Le
parole gli muoiono in gola.
Le
alza il capo poggiandolo sulle sue gambe.
[if !supportEmptyParas] [endif]
-Sei
viva-
[if !supportEmptyParas] [endif]
Mormora
a fatica.
Lei
continua a piangere scuotendo la testa.
[if !supportEmptyParas] [endif]
-Ron-
[if !supportEmptyParas] [endif]
Riesce
a sussurrare prima di perdere i sensi.
[if !supportEmptyParas] [endif]
___________________________________________________________________________
[if !supportEmptyParas] [endif]
[if !supportEmptyParas] [endif]
Solo una cosa.
Un invito a leggere e seguire (se avete voglia e
tempo) un Gioco di Ruolo su Harry Potter!
Se volete darci un'occhiata Flagrate!
Per eventuali commenti Flagraters!
Per spiegazioni o domande scrivete a
hermione.weasley@email.it
serena.stagi@email.it
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Bacissimi!!!
Al prossimo capitolo!
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Hermione Weasley
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