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Autore: Sognatricecoipiediperterra    17/10/2009    5 recensioni
E' la prima volta che faccio leggere qualcosa di mio.
Ho iniziato a scrivere questa storia nel febbraio 2009. La prima parte del primo capitolo si è praticamente scritta da sola, la settimana prima che le mie amiche ed io partissimo per il nostro viaggio a Volterra. Appena sono tornata ho deciso che volevo sapere che cosa sarebbe successo dopo e piano piano, capitolo dopo capitolo, pagina per pagina, la storia, I personaggi e gli eventi si sono creati da soli.Ma questa non è una storia come le altre. E' una storia magica, almeno per me e per quelle persone che mi sono vicine. Man mano che scrivevo, inventando le cose, esse si verificavano. Non è mai successo che io abbia scritto qualcosa dopo averlo vissuto. Ogni volta io scrivevo un piccolo fatto e questo come per magia, dopo poco tempo, diventava reale.Quando ancora non si sapeva se il cast di New Moon sarebbe giunto in Italia io l'ho ipotizzato e poco dopo è stato annunciato. L'unica differenza è che io ho descritto Volterra,ma in realtà è stato scelto Montepulciano. Ho scritto che un personaggio avrebbe avuto l'occasione di fare la comparsa ed è successo a me. Ho scritto di un altro personaggio che riusciva a realizzare il suo sogno e qualche settimana dopo la sua occasione è arrivata. Tante altre piccole, innocenti, private cose, che nessuno riconoscerà, ma che dentro di me so essersi avverate. La magia è ovunque, se ci si crede, anche nella storia che noi stessi scriviamo, anche in quella fontana a cui abbiamo affidato I nostri desideri. Ci tengo a precisare che niente di questa storia è stato premeditato. L'idea è nata dall'immaginare una svolta incredibile dalla vacanza che avrebbero fatto delle amiche appassionate di Twilight. Da lì è nato tutto. Mentre scrivevo non avevo assolutamente idea di cosa sarebbe accaduto nel capitolo seguente, anzi nemmeno la frase seguente. Mi scuso per eventuali inesattezze. Ho inventato I fatti così come I personaggi anche se per qualcosa o qualcuno ho preso spunti dalla vita reale. Per I personaggi “veri” - e qui mi riferisco a Kristen,Robert, Ashley e Chris – ho cercato di farli agire, parlare ed essere come trapelano dalle interviste. Sono mesi che seguo ogni singola notizia che esce a proposito di Twilight e a furia di leggerle ho finito col rappresentarli così come li ho immaginati. I più attenti lettori troveranno molte frasi nei dialoghi che hanno realmente pronunciato gli attori nel corso di interviste o servizi. Ovviamente escludendo piccoli appigli alla realtà il resto l'ho completamente inventato."
Ancora una cosa! Mi sono resa conto di un elemento positivo del mettere la storia qui: non solo ci sono le frasi che compongono la storia, ma posso suggerire una colonna sonora per i vari pezzi e aggiungere immagini. Queste ultime rigorosamente scattate da me!
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kristen Stewart, Robert Pattinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ecco il primo pezzo della mia storia! Seguite i consigli per il sottofondo musicale, aprendo i link che troverete in un'altra finestra e leggete ascoltando la musica. Se ne trovate uno nuovo interrompete il vecchio e andate avanti con quello. Se potete lasciate un commento!

Finalmente! Stavo partendo con le mie amiche per il primo viaggio da sole e ancora non mi sembrava vero. Eppure oggi era martedì 17 febbraio e noi stavamo caricando i bagagli in macchina. Come primo viaggio avevamo scelto di trascorrere tre giorni in Toscana. Due giorni a Volterra e di ritorno un veloce giro a Firenze. Certo se lo avessimo raccontato non pochi si sarebbero stupiti di quella meta, ma per noi aveva un grande significato. Eravamo delle grandi fan di Twilight e avendo saputo - come mezzo mondo- che il seguito avrebbe avuto delle scene girate a Volterra, non avevamo resistito.
Per cui eccoci. Io, Silvia e Anita, in macchina, dirette verso il paesino toscano dove Bella ha salvato Edward, dove si sono ritrovati per non separarsi mai più. Peccato solo per quella notizia che avevo letto pochi giorni prima: sarebbero cominciati i sopralluoghi a Volterra di lì a 10 giorni.Dieci giorni e chissà, magari avremmo incontrato alcune delle persone che rendevano quella magnifica storia visibile non solo nella fantasia, ma anche sul grande schermo. Certo, probabilmente sarebbero state solo tre o quattro persone a scattare foto su foto e girare video dei possibili luoghi di ripresa. Chissà come avrebbero reagito gli abitanti di Volterra trovandosi un gruppetto di persone intente a fotografare tutti i loro vicoli e tombini! Ma dopotutto avevo un'idea molto vaga di come poteva essere. E noi avevamo ufficialmente iniziato il nostro primo viaggio.
La colonna sonora di Twilight risuonava nell'abitacolo della grossa Nissan che stavo guidando, la macchina dei miei genitori. Dovevamo festeggiare il compleanno di Silvia, che aveva da poco compiuto ventun anni, io e Anita ne avevamo ancora venti. Sarei stata l'ultima a compierli, essendo nata a novembre ero sempre la più piccola. E mi sentivo piccola. Mi preoccupavo per il futuro probabilmente molto più di quanto fosse lecito, chiedendomi che cosa avrei fatto e terrorizzata dall'idea di non trovare la mia strada.
“Elisa?” mi chiamò Anita. Mi ero distratta, trasportata dalla musica, nonostante stessi guidando. “Ti fermi al prossimo autogrill?”
“Certo”.

Riprendemmo presto il viaggio. Io guidavo molto piano e volevamo arrivare entro mezzogiorno per poter fare la nostra corsa. In New Moon, Bella attraversava Piazza dei Priori di corsa per raggiungere Edward, prima che si esponesse alla luce del sole. Su Internet avevamo già visto diversi fan imitare quel gesto e noi non volevamo essere da meno.
“Secondo voi ce la faremo?” chiese Silvia.
“Si, non possiamo non farcela!” risposi con un tono che speravo fosse simile a quello di un personaggio di un film che deve salvare il mondo.Le mie amiche risero. Sapevamo che sarebbe stato imbarazzante, ma sarebbe stato anche così liberatorio e divertente – e anche un po' stupido- che non me lo sarei perso per niente al mondo! Ne avevamo già parlato, avremmo ignorato i passanti, dopotutto erano solo sconosciuti che non avremmo rivisto!
Fra canzoni, chiacchiere, pensieri e tentativi di leggere la cartina – era più difficile di quello che credevo- arrivammo al cartello che segnalava pochi chilometri a Volterra. Menomale, cominciavo ad essere stanca! Ma la stanchezza svanì completamente quando vidi lo spettacolo che mi si parava davanti.

Improvvisamente ci zittimmo tutte, solo la Ninna Nanna accompagnava quella vista. In cima al colle, che era appena spuntato dietro la curva, era eretto un piccolo paesino in pietra. Non era una bella giornata quindi il sole non illuminava niente, ma fu lo stesso molto bello. La torre spuntava dal resto degli edifici e una piccola strada ci guidava verso l'ormai famoso paese. Fortunatamente non c'erano molte auto quindi non ebbi problemi anche se la strada era stretta.
Quando parcheggiammo appena fuori dalle mura la nostra eccitazione era ormai alle stelle. Erano le 11.30 ed eravamo arrivate. Decidemmo di lasciare le valige in macchina e fare il primo giro d'esplorazione munite solo delle macchine fotografiche e della mia telecamera. Ci fermammo un attimo per sorriderci, prima di passare attraverso la porta che consentiva l'accesso alla città attraverso le mura. Con le mie amiche non c'erano bisogno di parole, ormai ci capivamo al volo, ma nonostante questo, non potevamo trattenere la nostra gioia e scoppiammo tutte a ridere.



Eccola! Piazza dei Priori si stendeva davanti a me, esattamente come l'avevo immaginata leggendo il romanzo, identica alle foto su internet. Strano! Ero sicura che l'avrei trovata diversa, che sarei rimasta delusa. Invece niente. Mancavano cinque minuti a mezzogiorno e non vedevo l'ora di fare la mia corsa. Cercai di chiudere in un angolino la piccola parte di me che si vergognava di fronte ai passanti e diedi la telecamera a Silvia. Anita aveva già la macchina fotografica. Sapevo che avrei cominciato io, finché non lo avessi fatto probabilmente loro non avrebbero osato. Sarei stata la prima a fare la stupida. Mi tolsi il cappotto e lo mollai vicino a loro, sullo zaino perché non si sporcasse. Mi voltai a guardarle per assicurarmi che fossero pronte ad immortalare la scena. E cominciai a correre. I primi metri furono davvero imbarazzanti, ma quando me ne resi conto ero già passata al divertimento. Probabilmente era anche il mio largo sorriso a far voltare i passanti. Un gruppo di turisti mi guardava particolarmente divertito, ma li ignorai. Era troppo divertente. Liberatorio. Stupido. Eccitante. Quando arrivai alla fine della piazza mi voltai e feci il ritorno ancora di corsa. Sarei andata avanti, il mio corpo avrebbe voluto continuare a correre, ma il mio turno era finito.
Video Corsa
Raggiunsi le mie amiche e facemmo un cambio veloce. Sporsi a Silvia la mia giacca marrone, simile a quella che indossava Bella in una foto e presi la telecamera. Anche lei e Anita fecero la piazza di corsa, avanti e indietro e io non smettevo di ridere. Il gruppo di turisti che mi aveva vista cominciare ormai ci guardava incuriosito, sperai che non ci venissero a chiedere perché lo facevamo. Quello si che sarebbe stato imbarazzante! E non avrebbero capito. A quel pensiero risi di nuovo e mi lanciai nell'ennesima corsa, lasciando l'ornamentario tecnologico nello zaino. Anche se non era il mio turno, anche se la corsa l'avevo già fatta, anche se ormai i carabinieri della vicina caserma si stavano affacciando a guardare. Solo per il gusto di farlo.

“E poi quando hai rifatto la corsa? Pensavo che i carabinieri sarebbero usciti per dirci di smetterla!” disse Anita ridendo.
“Guarda come sono venute bene le riprese!”. Silvia mi sporse la telecamera e così ebbi la curiosa opportunità di vedermi dall'esterno.
Sembrava davvero un film, peccato che invece che disperata e con la paura di non arrivare in tempo apparissi tanto divertita! Poi vidi le mie amiche e cominciammo a fermare l'immagine ogni volta che una di noi incrociava un passante, per ridere delle sue espressioni. Era davvero un gran viaggio, per come era cominciato non sarebbe potuto andare meglio.
“Che ne dite, andiamo a recuperare le valige e cerchiamo l'albergo? Poi possiamo fare un giro anche se abbiamo tutto domani” proposi.
Lasciai la macchina dov'era, non c'era bisogno di spostarla e avvicinarla. La raggiungevo comodamente in cinque minuti e il giorno dopo non avevamo intenzione di spostarci.

Arrivare in albergo con valigie e borse fu abbastanza ridicolo, soprattutto perché ci saremmo fermate solo due notti. Nella mia sacca avevo delle bottigliette di Coca-Cola, una torta e delle patatine. Anita si era occupata di biscotti e snack vari, probabilmente per questo eravamo le più cariche. Avremmo fatto una sorpresa a Silvia, tirando fuori tutto la sera seguente per festeggiare il suo compleanno. Posammo tutte le nostre cose nella hall e salutammo l'uomo che venne a darci il benvenuto.
Diedi il mio nome alla reception e consegnammo i documenti per essere registrate. Mentre aspettavamo che l'impiegato tornasse con le fotocopie dei nostri documenti vidi entrare il gruppo di turisti che ci aveva osservate in piazza. Erano in quattro, un uomo di mezza età, una ragazza di circa trent'anni e due ragazzi più giovani, probabilmente fratelli vista la somiglianza. Quando si accorsero di noi ricominciarono a fissarci. Forse si aspettavano che facessimo qualcos'altro di stupido e divertente. Cercai di ignorarli. Ero imbarazzata, ma ogni tanto gli lanciavo un'occhiata per vedere se avessero smesso di parlottare piano, senza staccare gli occhi da noi. Capii che erano inglesi o americani – non ero in grado di distinguerli- ma non capii le loro parole. L'uomo più anziano mi era famigliare, ma non ci feci troppo caso. Guardando le persone trovavo sempre che avessero qualcosa che mi ricordava conoscenti e attori del cinema.
Quando si avvicinò leggermente però lo riconobbi e non potei fare a meno di spalancare la bocca. Non poteva essere.
Anita mi riportò alla realtà: “Elisa si può sapere che cos'hai?”. Mi voltai verso di lei mentre Silvia, più discreta, mi sussurrò: “Perché continui a fissarli? C'è qualcosa che non va?”.
Sembrava preoccupata per cui cercai di tranquillizzarla in fretta.
“No, niente. E' che quell'uomo mi sembra uguale al regista di New Moon. Hai presente? Chris qualcosa...”
“Dici? Io non ho mai visto la foto” mi rispose Anita squadrandolo dalla testa ai piedi. Fui sollevata dal fatto che non si mise immediatamente a ridere. Era il bello di avere delle amiche.
“Guarda si sta avvicinando!”. Mi voltai da quella parte e vidi che effettivamente camminavano verso di noi. Quando si accostarono a noi in silenzio, mi venne voglia di rivolgermi direttamente a lui.
“Mi scusi...ehm...” mi ripresi subito e ricominciai, parlando quel poco di inglese che sapevo.
“Sorry, are you the New Moon's director?”.
Ci strinse la mano, sorridendo. Lo presi come un sì. Stava ancora zitto, gli altri ancor più silenziosi dietro di lui.
Parlai ancora: “We are Twilight's fans.” Lo dissi come per spiegare il perché lo avessi riconosciuto. Probabilmente aveva fatto film ben più importanti per cui era famoso, ma io non li conoscevo... A quel punto uno dei due ragazzi sorrise e si rivolse a noi in italiano, anche se l'accento straniero era evidente.
“Ciao! Mi chiamo Andrea e questi sono mio fratello Filippo e Jules. Lui è Chris, il regista.”
Ero ancora allibita, ma riuscii a rispondere abbastanza velocemente. “Piacere. Io sono Elisa e loro sono Anita e Silvia”. Ci furono strette di mano collettive e di nuovo calò il silenzio.
“Avevo letto che sareste venuti a marzo” dissi, tanto per rompere il silenzio. L'inglese, grazie al cielo, non era più necessario.
Questa volta a rispondere fu l'altro ragazzo, Filippo: “Noi preferiamo venire prima. E' tutto più tranquillo”.
Nei suoi occhi leggevo un chiaro riferimento alla nostra corsa. Guardò Silvia e lo feci anche io, era diventata rossa. Se la conoscevo bene, come me, aveva appena pensato la stessa cosa.
Stavo ancora cercando una risposta quando parlò Chris – proprio non ricordavo il cognome, c'era una W e poi- ... Accennò alle valigie e ci chiese qualcosa, ma troppo velocemente. Avevo solo capito il tono interrogativo. Una veloce occhiata alle mie amiche svelò la mia stessa difficoltà.
Ricominciò più lentamente: “ Where are you come from? Aren't you of Volterra?”.
“No, we come from Liguria, Genova and Imperia. We are here for two days. We wanted visit Volterra and see by ouselves Piazza dei Priori, the...”. Prime difficoltà con l'inglese, doveva succedere. Sarei mai riuscita a sostenere un'intera conversazione? Guardai I due ragazzi e proseguii in italiano.
“...il vicolo e il tombino. Eravamo curiose di vedere quello che abbiamo letto nel libro e che metterete nel film. Facciamo parte delle fan impazzite...”aggiunsi scherzando. Un fondo di verità c'era, ma non potevano saperlo.
Quello che si chiamava Andrea sorrise e tradusse velocemente al regista. Parlarono un po' fra loro, ma non riuscii a capire niente. In quel momento arrivò l'albergatore con le nostre carte d'identità.
“Scusate, ho avuto problemi con la macchina” ci disse con marcato accento toscano. Ci restituì tutto e riprendemmo I trolley e le sacche.
Mi voltai per salutare il gruppo, ma prima che potessi farlo Andrea cominciò: “Se non avete programmi vi andrebbe di aiutarci?”
Non sapevo che cosa rispondere, ma Anita fu più veloce. Non per niente era la più estroversa di noi tre.
“Si! Per che cosa?”

Stavo ancora sognando quando partì la sveglia che Anita aveva messo sul cellulare. Usava come suoneria “Girlfriend” di Avril Lavigne e non era la prima volta che rischiavo l'infarto sentendola partire a tutto volume.
Mi guardai intorno cercando di rallentare il battito cardiaco e ripromettendomi di scegliere personalmente la sveglia la prossima volta. Ricordai tutto in un lampo e l'eccitazione mi fece alzare e schizzare in bagno per vestirmi il prima possibile. Il giorno prima avevamo incontrato Chris Weitz che ci aveva chiesto di aiutarlo. Ci aspettavano per colazione e poi lo avremmo seguito in giro per Volterra aiutandoli a cercare le prospettive e gli angolini migliori.
Volevano fare foto e video usandoci come modelli, per capire quali sarebbero state le inquadrature migliori. Quando uscii dal bagno, mentre le altre si vestivano, riempii lo zaino, che usavo al posto della borsetta, e chiusi in valigia tutti gli oggetti che avevo seminato in giro. Scendemmo a fare colazione in perfetto orario e ci avvicinammo al bancone.
Avevo fame e mi tranquillizzai vedendo la quantità di cibo disponibile. Diventavo sempre nervosa all'idea di non poter mangiare abbastanza, cosa che in fondo non era comunque mai successa. Non c'era ancora nessuno per cui chiesi un cappuccino e cominciai a servirmi. Presi una tazza di cereali e vi versai il latte dal bricchetto lì vicino, presi un cucchiaino e appoggiai al tavolo. Poi tornai a prendere una fetta di torta paradiso, che sembrava così buona, e misi in un piattino due fette di pane con le mini confezioni di burro.
Quando finimmo di radunare la colazione e ci sedemmo al tavolino arrivò anche il gruppo che aspettavamo. Si servirono molto più velocemente di noi e vennero a sedersi. Andrea e Filippo si sedettero accanto a noi e cominciarono subito a parlare.
Dopo la seconda fetta di torta ormai avevamo abbandonato qualunque imbarazzo da prima conoscenza. Filippo stava parlando di pallavolo con Silvia- avevano trovato un interesse comune- Jules raccontava l'America ad Anita che l'ascoltava rapita e Andrea mi raccontava del film. Mi aveva spiegato che normalmente il regista non andava a fare i sopralluoghi, ma che in quel caso aveva fatto un'eccezione. Quella di Volterra era una delle scene più attese e doveva essere girata al meglio. Era anche per quel motivo che era venuto anche lui. Era un montatore e il suo lavoro sarebbe iniziato solo a fine riprese, ma aveva accompagnato suo fratello che invece era il supervisore delle locations. Alla fine il suo aiuto sarebbe stato utile. Mi spiegò come riuscisse a vedere come montare le scene nella sua testa, perfino durante le riprese. E che sarebbe stata una delle scene del trailer quindi una delle prime su cui avrebbe dovuto lavorare.
“Come mai avete bisogno di noi oggi?”gli chiesi. Non ne sapevo molto, ma non mi risultava che gli addetti alle location reclutassero aiutanti sul posto.
Mi rispose con il suo italiano un po' stentato: “Solitamente non lo fanno, ma ieri quando Chris vi ha viste correre ha detto che è riuscito a visualizzare più chiaramente Bella. Credo voglia riprendervi per provare le angolazioni migliori. Una volta che arriverà tutto il cast non c'è tempo per molte prove, bisogna girare il più possibile in breve tempo. Portare qui la troupe ha dei costi enormi.”
“Come mai tu e Filippo sapete l'italiano così bene? I vostri nomi poi sono italiani”
“Abbiamo vissuto in Italia fino a sei anni, poi I nostri genitori sono morti e noi siamo stati affidati alla famiglia di mia zia a Los Angeles. Abbiamo fatto dei corsi di lingua, non volevamo dimenticarlo.”
“Mi dispiace”
“Tranquilla, è passato tanto tempo”. Non ci soffriva più, glie lo leggevo negli occhi.
Smisi di preoccuparmi e cominciai a chiedergli tutto quello che mi incuriosiva. Era bello parlare con lui. Era una di quelle persone che mettevano completamente a proprio agio e mi ritrovai a ridere, ascoltare e raccontare come se fosse mio amico da anni. Mi divertiva con I suoi modi allegri e scherzosi.
“E' normale che tu e tuo fratello siate già così avanti nel mondo del cinema? Non so quanti anni avete, ma per un film di questa fama credevo che avrebbero preso qualcuno con anni di esperienza” Si mise a ridere. Mi disse che lui aveva ventiquattro anni e suo fratello venticinque. Avevano fatto diversi lavori per potersi mantenere, poi avevano deciso di fare un corso di montaggio e si erano appassionati al mondo del cinema. Avevano lavorato a qualche cortometraggio finché non era arrivata la grande occasione e ora erano piuttosto conosciuti.
“E così...ora siamo qui. Non abbiamo mai lavorato insieme, se non I primi tempi, per noi questo è un bel progetto anche per questo.” Mi ero persa nel suo racconto e pensai che avrebbe potuto avere un futuro anche come sceneggiatore visto il suo talento nel raccontare. Quando Chris si alzò capii che stavamo per cominciare e io, Andrea, Anita e Jules lo seguimmo. Silvia e Filippo non si accorsero di noi finché non arrivammo alla porta e li chiamammo. Anche la loro conversazione doveva essere piuttosto interessante.

Fu la giornata più incredibile che potessi immaginare. Fu quasi come recitare in un film ,solo che dovevamo limitarci a fare i gesti senza preoccuparci di espressioni, battute o simili.
Anche se l'atleta del gruppo era Silvia, fui io a dover ripetere la corsa in piazza decine di volte. Lei e Filippo erano andati a cercare il vicolo e il tombino. La immaginavo correre fino a metà vicolo e misurare il tombino per vedere se ci sarebbe entrata facilmente.
Chris mi diceva esattamente come correre, a che velocità e dove passare perché Andrea e Jules potessero riprendermi da varie angolazioni. All'inizio fu difficile, non pensavo che ci fossero così tanti modi di correre. Io correvo e basta. Anzi non correvo neanche molto spesso... Recuperai anni di inattività fisica con loro. Mi divertivo moltissimo e pensavo a quanto tutto quello fosse inaspettato. Mai avrei immaginato di arrivare a Volterra e trovarci il regista del film che adoravo, né che sarei stata reclutata per le prove. Peccato che il tempo passasse così velocemente! Pranzammo al bar della piazza. Ascoltavo rapita le loro analisi delle scene, per quel poco che capivo, visto che fra loro si parlavano in inglese. Andrea però sembrava sapere quanto mi interessavo e ogni volta che non era troppo maleducato a fermare la conversazione, mi faceva la traduzione. Finora avevo visto Chris molto professionale, ma durante il pranzo si trasformò. Sarà stato perché ora ci conosceva meglio o perché era soddisfatto delle scene, ma cominciò a ridere e a scherzare con noi. Dovetti più volte aspettare a bere un sorso d'acqua per non rischiare di soffocare. Parlammo del primo film e dissi che cosa mi aveva colpito e mi era piaciuto maggiormente, quali scene non avrei cancellato e quali avrei fatto diversamente. Parlando di Twilight io e le mie amiche ci scaldammo e cominciammo a spiegare perché ci piaceva così tanto. Descrivemmo tutte le sensazioni che ci trasmetteva e come leggendo I libri ci trovassimo a trattenere il respiro con Bella. Sembravano vagamente stupiti dalla nostra passione, come se per la prima volta avessero chiesto il perché a qualcuno. Pensai a tutte le ragazzine urlanti dei video di Youtube e mi chiesi se mai qualcuno avesse avuto la possibilità di dire il perché. Quando arrivammo a parlare del cast ormai eravamo tutti lanciati nella conversazione.
Ascoltavamo e raccontavamo tutti, alla pari. Loro ci parlavano degli attori e di come era girare un film, noi spiegavamo perché ci piaceva così tanto, come vedevamo quel mondo dall'esterno e di come un film avesse la capacità di far sognare.
Poi parlammo dell'università. Jules e Chris ci descrivevano I college americani e Silvia, Anita ed io tentavamo di spiegare il perché di un'istruzione italiana così carente. Raccontammo della nostra università e di che corsi seguissimo, spiegando che la nostra facoltà era una di quelle un po' più fuori dal comune e per questo vista come una sciocchezza. Io spiegai ad Andrea il perché di quel viaggio, che quella sera volevamo festeggiare Silvia, facendole una sorpresa, e di come tutto fosse tutto così incredibile. Toccammo altri mille argomenti, parlando tutti insieme o a gruppetti, a seconda di quello che ci interessava. Quando riprendemmo a lavorare – non potevo ancora credere a quella definizione, un lavoro non poteva essere così divertente e interessante – eravamo grandi amici.

Il pomeriggio era volato, divertente come la mattina. Ero così allegra e felice che chissà come avevo contagiato tutti. Probabilmente ridevano del mio entusiasmo. Ci eravamo lasciati solo per andare a cambiarci per la cena e ci ritrovammo in pizzeria. Prima che ci portassero da mangiare Chris ci sporse dei documenti che avremmo dovuto firmare. Erano delle liberatorie per il fatto che ci avevano riprese. Poi attraverso Andrea e Filippo si scusò del fatto che non poteva pagarci. Gli garantii che non era un problema e che anzi, per quell'esperienza, saremmo dovute essere noi a pagare loro. Risero tutti del nostro entusiasmo. Silvia e Anita stavano discutendo di quale fosse stato il miglior momento della vacanza e raccontavano agli altri il nostro programma del giorno dopo. Ci saremmo alzate al mattino presto per poter visitare Firenze prima di tornare a casa. Mentre parlavano io stavo già immaginando la sorpresa per Silvia. A casa avevo passato ore intere a decidere che cosa portare e come fargli trovare tutto in modo inaspettato. Mi venne da ridere a pensare a come tenessi a quella sorpresa alla mia migliore amica mentre stavamo vivendo un' avventura così eccitante. Era una cosa così piccola in confronto al resto! Era come fare un sogno incredibile e in mezzo all'azione ricordarsi che nella realtà devi comprare il latte. Ero un po' triste all'idea che di lì a pochi minuti ci saremmo salutati. Sapevo che l'avventura cinematografica sarebbe finita, ma mi dispiaceva non vedere più Andrea, proprio ora che avevamo fatto conoscenza. Era bello conoscersi in così poco tempo e costruire un rapporto così rilassato, un'amicizia semplice e senza problemi. Chissà come facevano loro, girando per il mondo e incontrando sempre persone nuove. Si tenevano in contatto o, ripartiti, se ne dimenticavano?
“Ho pensato una cosa” ci disse Chris, quando arrivò il dolce. Con un'occhiata chiese a Filippo di tradurre.
“Per ripagarvi del vostro impegno e del vostro entusiasmo...”. Fece una pausa ad effetto. Filippo attendeva e Chris si stava chiaramente godendo il momento. Non aveva ancora detto niente di incredibile e già sentivo l'eccitazione salire, sentivo che sarebbe stato qualcosa di bello. Cercai di non pensarci per non rimanere delusa, se mi fossi sbagliata.
“Vi andrebbe di fare le comparse? Avrei già pensato a dove mettervi, se accettate. Potete tornare a Volterra durante le riprese e vedere quello che facciamo. Potete conoscere gli attori, gironzolare sul set. Far parte del tutto insomma. E' un modo per ripagarvi dell'aiuto di oggi.”
Ok. Non voleva regalarci una copia del Dvd o un biglietto per andare a vedere New Moon al cinema. Ci stava offrendo l' opportunità di farne parte. Trattenevo il respiro e lo guardavo, incantata dal fatto che non stesse scherzando. Silvia o Anita dissero qualcosa, ma non le sentii. Non mi sembrava vero. Sarei tornata a Volterra. Durante le riprese di New Moon. Ne avrei fatto parte. L'Elisa che era in me stava saltando di gioia, come una pazza, mentre io ancora assorbivo la notizia. Scattai in piedi non riuscendo a resistere e mi strinsi in un abbraccio-balletto intorno al tavolo con le mie amiche. L'Elisa che era in me aveva vinto. Scoppiarono risate fragorose dagli altri tavoli. Silvia divenne tutta rossa e si sedette, seguita a ruota da Anita e da me. Assunsi la faccia più seria che potevo, guardai Chris e dissi: “Accettiamo con piacere la sua offerta, grazie”. Ancora una volta scoppiammo tutti a ridere.

Ci eravamo salutati e scambiati indirizzi email e numeri di telefono. Ci eravamo promessi, con mio sollievo, che saremo rimasti in contatto. Fu molto facile dirsi “Arrivederci”, sapendo che ci saremmo rivisti di lì a due mesi. Chiesi ad Anita di distrarre Silvia mentre io correvo in camera e tiravo fuori tutti I dolci per la festa. Misi la torta al centro del grosso letto matrimoniale, accesi la candelina e disposi tutte le confezioni di cibo lì intorno. Spostai la sedia, su cui avevamo appoggiato il portatile, davanti al letto. Avremmo guardato Twilight quella sera. Anita attraverso la porta mi chiese se potevano entrare e aprendo dissi: “Sorpresa!”. Silvia non si aspettava niente del genere, spalancò la bocca, arrossì e ci abbracciò.
Sicuramente la sorpresa era riuscita e dopo aver spento le candeline e aver mangiato una fetta di torta, cominciammo a parlare della vacanza. Niente era andato come ci eravamo aspettate. Anita era stata invitata da Jules in America per una vacanza e l'invito era stato allargato al suo ragazzo così faceva già progetti per quell'estate. Silvia continuava a raccontare cose a proposito di Filippo. Ero quasi sicura che cominciasse a provare qualcosa di speciale per lui, ma forse non se ne era ancora accorta. Era incredibile pensare che solo due giorni prima eravamo nella nostra città. Io ero ancora frastornata dalla quantità di belle notizie, di tutte le cose di cui ero venuta a conoscenza e felice di aver incontrato Andrea. Mi era simpatico e sentivo che saremmo diventati amici. Non ne avevo molti. Di solito facevo fatica a fare conoscenza. I miei genitori dicevano che ero troppo selettiva, ma era più forte di me. Faceva parte del mio essere. Con Andrea era stato tutto sorprendentemente facile. Mi faceva ridere di continuo, ma senza esagerare. Sapeva giocare ed essere serio e conosceva moltissime cose.
Eravamo già tutte in pigiama e a un quarto del film, più o meno al momento dell'incidente, quando bussarono alla porta. Effettivamente erano appena le 10...
Aprii la porta, dopo aver visto che erano Andrea e Filippo. Mi trovai davanti la telecamera digitale e sentii Andrea dire: “Ed ecco che nel nostro viaggio abbiamo incontrato le famose italiane. Queste tre ragazze non si sono smentite divorando la famosa pizza e ...”. Ci fu un momento di imbarazzo quando si accorsero che eravamo tutte in pigiama e con un quintale di cibo sul letto.
“Oh oh. Scusate” disse immediatamente abbassando la macchina digitale.
“Pigiama party” spiegai con un cenno al cibo.
Silvia si alzò e venne dalla porta: “Vi va una fetta di torta?”.
Filippo spinse di lato suo fratello e le andò incontro. “Ti ho portato un regalo” le disse sporgendole un sacchettino.
Andrea chiuse la porta e mi disse: “Quando gli ho detto che era stato il suo compleanno e che avevate organizzato la sorpresa è voluto venire a tutti I costi. E' scappato in cerca di un regalo e mi ha portato qui.” Si rabbuiò e aggiunse: “Se volete stare fra di voi, basta che me lo dici e lo trascino via.”
A me sarebbe piaciuto che rimanessero, sarebbe stato più divertente, ma alle altre? Guardai Silvia per capire cosa preferisse, ma era già seduta sul letto. Filippo aveva tolto il computer dalla sedia e l'aveva avvicinata a lei per vederla scartare il suo regalo. Anita stava andando in bagno, probabilmente per rispondere alla chiamata del suo ragazzo.
Sorrisi ad Andrea. “Torta, patatine o biscotti al cioccolato?” dissi andando a sedermi sul letto.
“Non male l'ospitalità italiana” rispose. Appoggiò la telecamera sul comodino vicino a me e si accomodò ai piedi del letto, prendendo una manciata di biscotti.

Guardammo un altro pezzo di Twilight finché non cominciammo a chiacchierare e dopo un po' ci rendemmo conto che era finito. In un'altra occasione lo avei considerato un sacrilegio, ma non stasera.
“Non capisco che cosa ci trovino tutti di così speciale nei protagonisti. In fondo sono attori, come in tutti I film” disse Andrea.
Lo guardai scettica. Come si poteva non capire? Si accorse del mio sguardo e si spiegò meglio: “Capisco che la coppia Edward e Bella possa appassionare. E' qualcosa di speciale e unico, ma è la coppia letteraria. Gli attori sono solo attori. Recitano quella parte. E allora perché centinaia di ragazzine impazzite ti assordano quando vedono Robert Pattinson e Kristen Stewart?”
Prima che potessi rispondere alla domanda Anita sbottò: “Ma l'hai visto Robert Pattinson?”. Stavamo ancora ridendo quando tornò in bagno per rispondere alla chiamata del suo ragazzo.
“E' tutto qui? Perché sono belli?”
“Da certi commenti su Internet direi di si” risposi ricordandone alcuni. “Ma dietro c'è di più! Twilight ha davvero sconvolto il mondo!” Si misero a ridere e cercai di spiegarmi meglio.
“Non sono solo le ragazzine ad essersi appassionate, insomma noi ci siamo vicine, ma non siamo esattamente adolescenti! Ci sono anche mamme cinquantenni! Perfino mia nonna a 82 anni ha visto il film - Però forse non contava perché aveva paura e continuava a dire a Bella di andarsene e mollare lì Edward. E nella battaglia si teneva il cuore.- Twilight cambia la visione delle cose e ti fa sognare. Io prima ero depressa con il brutto tempo, adesso mi infastidisce un po', ma sono felice perché i Cullen possono uscire!”
“Ma I Cullen non esistono davvero!” ribatté Andrea. Aveva il tono di chi dice un'ovvietà.
Mi stupii del mio tono sicuro: “Nella mia testa si!”
“E poi leggere libri è vivere molte vite,stare in un sacco di posti, innamorarsi di qualcuno, odiare qualcun altro. E' piangere, ridere, sorridere, riflettere, pensare. E tutto questo è qualcosa che poi ti porti dietro per sempre.
E se I libri e le storie sono come quelli di Twilight si verifica tutto all'ennesima potenza e inevitabilmente un po' ti cambiano.
Ti immedesimi completamente tanto che arrivi a respirare con Bella, ad essere felice e soffrire con lei, la tensione è altissima per ogni frase e atteggiamento dei protagonisti. E poi tutta l'attenzione per come reagiscono le persone, impari a prestarla anche nella vita. Ti trovi a rivivere le scene nella testa, convinta che Edward sia il tuo ragazzo, Alice la tua migliore amica, Emmet il fratello acquisito e Jacob il tuo amico licantropo! Se ti fai male non puoi che pensare a Carlisle prima di chiamare il tuo medico e quando qualcuno usa la parole “vampiro” molli quello che stai facendo per origliare la conversazione.
La storia ti incanta perché la protagonista non è perfetta. E' normale, un po' goffa, ma molto sensibile. Lui è così bello, colto, protettivo e di una gentilezza ottocentesca che non puoi non innamorarti! Arriva a cambiare la sua natura, a dominare I suoi istinti, per amore di lei e lei non può sopravvivere senza di lui. Si rendono conto che la vita senza l'altro è impossibile.
E' una storia banale di per sé, ma è resa speciale dalla caratterizzazione dei personaggi così precisa; da colpi di scena continui che ti portano a dubitare di come andrà la storia e poi a dubitare di aver dubitato; da piccoli particolari tutti collegati; dalla realtà abbastanza vicina da essere immaginata,ma abbastanza lontana da farti sognare; dalle frasi che possono sembrare melense e stupide, ma che sono scritte così bene che diventano le tue preferite; dalla speranza che ti lascia che l'amore vero possa sempre arrivare sotto qualunque forma. In ogni libro trovi un grande autore, da Romeo e Giulietta di Shakespeare a Orgoglio e Pregiudizio di Jane Austen!
Saranno anche libri o film adolescenziali, ma quando Edward fa scendere Bella dalla macchina e l'accompagna a scuola, tutto orgoglioso sotto lo sguardo di tutti, passandole un braccio sulle spalle e dicendo:<> non ti importa in che categoria si trovi Twilight.
Dimentichi completamente e senza riserve qualunque principe sul cavallo bianco e ti innamori di un bellissimo vampiro su una Volvo argentata. Non sogni più di incontrare il principe Azzurro al castello, ma che Edward bussi alla tua finestra.
Insomma.... c'è bisogno di parole?”
Mi fermai per respirare. Mi ero infervorata parecchio e leggevo lo stupore nei volti dei miei nuovi amici. Non mi avevano mai sentita fare un discorso così lungo. Silvia aveva lo sguardo sognante e di approvazione. Lo stesso che avevamo tutte ogni volta che parlavamo di Twilight.
“Insomma dai, sono...carini” cercai di riprendermi, ma stavano già ridendo tutti.

Non riuscivo a credere a quanto parlavo quella sera. Mi era capitato di parlare tanto perché ero nervosa, ma quella sera era diverso. Parlavo con Andrea come se ci conoscessimo da anni. Avevo capito molto di lui da quello che mi aveva raccontato della sua infanzia. Era una persona determinata e molto matura. Pensavo a come si era dovuto trasferire per la morte dei genitori, a come tutto il suo mondo fosse cambiato, a come si fosse subito dovuto dare da fare, a come fosse cresciuto in fretta. Non aveva molti anni più di me, eppure lo vedevo grande, maturo. Molto più di tanti suoi coetanei. Quando parlava trasudava esperienza, ma cominciai ad accorgermi di qualcos'altro. Quando parlava con il fratello, con I colleghi, era sempre serio, anche se sorrideva e scherzava. Quella sera invece sembrava che un Andrea bambino stesse riaffiorando. Nei suoi occhi vedevo una luce di spensieratezza, come se per quell'attimo avesse potuto abbandonare ogni preoccupazione e responsabilità per essere solo se stesso.
“A cosa pensi?” mi chiese, in uno dei pochi minuti di silenzio.
“A come la vita può essere diversa per ogni persona. Ci sono esperienze, eventi, possibilità diverse per ognuno di noi e a seconda di queste affrontiamo il nostro destino. Mi chiedevo... se certe cose capitassero a qualcun altro... come cambierebbe la sua vita?”
Mi chiese di spiegarmi meglio, anche se il suo volto indicava che aveva capito perfettamente.
Pensavo alla mia vita, se mi era capitata un'occasione e non me ne fossi accorta. Non riuscivo a trovare nulla di particolare negli ultimi anni. Forse a qualcuno semplicemente non capitava niente. Svicolai. “Ad esempio, se ieri non ci fossimo incontrati, non ci aveste mai visto fare quella corsa, magari non saremmo qui a parlare e non sarebbe nata un'amicizia. Forse sarebbe rimasto tutto uguale, o forse no.”
“Uguale no” mi rispose, mentre lanciava un'occhiata a Silvia e Filippo. “Magari non avremmo notato la differenza semplicemente perché non avremmo saputo che cosa stavamo perdendo.”
“E come fai a sapere se ti sei perso qualcosa durante la strada? Se magari arrivando due minuti dopo in un posto la tua vita avrebbe preso una piega diversa?”
“Me lo sono chiesto spesso” disse abbassando il volto. “A volte bastano pochi secondi per cambiare la vita di tutti.”
Mi raggelai. Avevo capito a cosa si riferiva. I suoi genitori. Non sapevo se quello che avrei detto avrebbe rispettato le convenzioni, se avessi dovuto stare zitta o...
“Mi dispiace, davvero. Io parlavo a livello generale. Non so se conta qualcosa” e mi sporsi a sfiorargli la mano “ma sono sicura che non avresti potuto cavartela meglio. Penso che siano felici di vedere come tu e tuo fratello siete andati avanti e quello che avete fatto per aiutare vostra zia.”
Cambiai discorso abbastanza abilmente e tornammo allegri e spensierati come prima. Andrea e Filippo ridevano della nostra follia per Twilight.
“Cime tempestose?” chiese Filippo, prendendo il libro dal comodino di Anita.
“Si!L'ho iniziato da poco”
Lui la guardò stupito. “Ti piacciono I classici?”
“Non lo so ancora, ma lo citano in Twilight!”
“E ti pareva! Di questo passo vi ritroveremo a Forks appena inizieranno le riprese!”
“Magari!” rispondemmo sospirando tutte in coro. Perfettamente sincronizzate.
Non arrossì – forse non era nel suo genere – ma fu come se lo avesse fatto.

Rimasero più di due ore, durante le quali si protrassero conversazioni animate e silenziose. Nessuno venne a protestare nonostante l'ora.
Ad un certo punto, guardai distrattamente l'orologio e mi accorsi, stupefatta, che era mezzanotte passata da un pezzo.
Andrea e Filippo si alzarono immediatamente e dopo saluti, baci e abbracci se ne andarono.
Mettemmo un po' a posto la stanza e crollammo sul letto.
“Solo l'idea di alzarmi così presto domattina mi stanca!” disse Anita, in un sussurro contro il cuscino.
“Forse saremmo dovute andare a letto prima” risposi velocemente. Mi era sembrato che farli entrare facesse piacere a tutte, ma forse era solo gentilezza.
“No! Questa serata non me la sarei persa per nulla al mondo” ribatté Silvia, direttamente dal mondo dei sogni. Al polso il ciondolo che le aveva regalato Filippo.

Allora? Piaciuto? Lasciatemi una recensione e.. vi avviso che il prossimo capitolo sarà scritto da un personaggio molto particolare! Vi dice niente la sigla R.P.?
  
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