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Autore: Tabitha    18/10/2009    4 recensioni
Voldemort è stato sconfitto e tutto lascia pensare che finalmente Harry e i suoi amici avranno una vita facile e tranquilla e potranno provare l'ebrezza della routine quotidiana. Non posso proprio permetterlo! Perciò diamo una sbirciatina a ciò che capita ai più famosi protagonisti della letteratura contemporanea "per ragazzi" prima dei molto discussi "19 anni dopo"!...
Genere: Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tabitha's 1stbbb
Ciao a tutti!!!
Questa è la mia prima fanfiction, mi sono divertita molto a scrivere il primo capitolo e spero abbia divertito anche voi lettori! Voglio davvero sapere che cosa ne pensate e sono disposta a ricevere quanti più consigli potrete!… poi sarò io a decidere se seguirli o meno. ^^
Credo che la storia che ho in mente sia piuttosto avvincente e non vedo l’ora di raccontarvela per intero!… Ecco, a dire il vero non so ancora come andrà a finire e credo che questa sia la cosa migliore perché sarà davvero una bella avventura scoprire la trama insieme a voi!  
Grazie per la vostra pazienza e a presto.
PS: buona lettura.

       la vostra
Tabitha

CAPITOLO I

...I belive in “Yesterday”...

[…] “E sinceramente” aggiunse, “ho passato abbastanza guai per una vita intera”.
Una vita intera. Harry non ricordava più come ci si sentiva a pensare alla propria vita come a un qualcosa di certo, di completo e di dilatato nel tempo.
Era finita. La battaglia che combatteva da sedici anni era finita e lo lasciava vittorioso, come un  bambino che, dopo aver osservato con meraviglia ciò che gli appariva indefinito e appena a  un palmo dal naso, si accorge spaesato di avere un'altra opportunità e finalmente volta il binocolo.
Con un sorriso pieno d'affetto si congedò dal ritratto di Silente, che lo ricambiò riducendo a fessure commosse i suoi occhi celesti da sopra gli occhiali a mezzaluna, poi Harry seguì Ron e Hermione giù dalle scale a chiocciola, fuori dall'ufficio del preside.
Hermione aprì le labbra più volte senza emettere alcun suono: le parole non sembravano volersi assemblare a dovere perciò vi rinunciò ed imitò la quiete dei due maghi, che dopotutto le era meno odiosa del solito.
I loro pensieri erano velocissimi, persino quelli di Ron, e la loro traduzione sarebbe stata inutile e limitante.
Camminarono insieme in silenzio.
Come sotto la maledizione Imperio, lasciarono che le loro gambe percorressero lente ogni noto, amato centimetro di Hogwarts, scambiandosi sguardi complici a vicenda alla vista di qualunque oggetto ricordasse loro le uscite notturne, le avventure, le lezioni, i litigi e gli amori delle loro magica adolescenza.
La loro ostinata resistenza al sonno che li opprimeva li portò fino al campo di Quidditch.
Hagrid stava guarendo le ferite di Grop, che gliene infieriva altrettante nel tentativo di frenare il proprio dolore, così che madama Chips dovette intervenire. Ma lui e tutti gli altri, che festeggiavano la sconfitta del Signore Oscuro o piangevano i caduti, erano lontani.
I tre stettero per un po' sugli spalti del Grifondoro al sole di mezzogiorno.
“Forse dovremmo tornare...” sospirò Hermione in risposta al brontolio dello stomaco affamato di Ron, che lui aveva cercato di soffocare imbarazzato; i suoi occhi spalancati fissi su qualcosa indegno di tanta attenzione.
“Immagino sia ora di pranzo ormai... Magari le cucine non sono messe troppo male e gli elfi sono riusciti a racimolare qualcosa da cucinare”. Hermione allora si rese conto di non ricordare l'ultima volta in cui avevano mangiato; doveva esser stato il giorno precedente o forse ancora prima.
“E io che morivo dalla voglia di una delle tue specialità ai funghi!” fece Ron, fingendo seria convinzione.
Hermione si fece scura in volto e prima che il suo interlocutore potesse reagire gli piantò una gomitata fra le costole.
“Ahi! Stavo scherzando”. Ron esitò senza capire la sua reazione; qualche istante dopo la strega alzò lo sguardo verso di lui e, nonostante si fosse morsa un labbro per rimanere impassibile, quando incontrò quei due specchi azzurri che la guardavano perplessi, la sua espressione si schiarì e i suoi occhi intelligenti si riempirono di dolcezza.
“Ma che ti prende?”; Ron le teneva ferme le mani, stringendole nelle sue, per impedire che lo colpisse di nuovo, come aveva fatto la sera del suo ritorno alla tenda. Non si sa mai.
“Iniziavo a preoccuparmi...”
“Pensavo che dopo quello che abbiamo passato, la parola preoccupazione avrebbe perso ogni significato per noi” borbottò Harry, che ancora non riusciva ad abituarsi alla relazione dei suoi migliori amici, venuta fuori solo adesso, nonostante i palesi sentimenti reciproci celati con infantile cocciutaggine negli ultimi quattro anni.
“Già...”, qualcosa si era spento nella voce di Ron.
Fino a quel momento c'erano state mille distrazioni e la gioia della vittoria e del bacio lo avevano distratto abbastanza da non pensare alla morte di suo fratello.
Ma ora lo scudo invisibile che lo proteggeva - chissà se non fosse stato un incantesimo di Hermione - andava rarefacendosi e  si sentì indebolire da questa consapevolezza.
La sua mente non doveva dare forma a quell'idea, non doveva. Non poteva fare altro che escludere ogni pensiero così da evitare di incappare nel più temuto.
In quel nulla, però affiorò un qualcosa di gentile, che gli si accostò e lo scaldò più del sole.
Ron conosceva bene quel qualcosa, ma strizzò gli occhi nel tentativo di respingerne la sua decodificazione. Non doveva pensare il suo nome.
Troppo tardi.
Hermione.
Hermione - Harry - è tutto finito - Hermione.
Per quanto lei fosse il più bello dei pensieri, come tale innescò la bomba e lo catapultò in un vortice di immagini che lo scaraventò dritto a Fred.
Lo rivedeva ridere e scherzare insieme a George, il suo gemello; ne sentiva la voce allegra che lo scherniva: privilegio fraterno. E tutti i ricordi più felici si alternavano ripetutamente all'ultimo che lo riguardava: Fred Weasley disteso a terra, immobile.
All'istante rabbrividì. Strinse Hermione forte a sé e nascose la faccia bagnata da lacrime bollenti fra i suoi capelli bruni, che alla luce solare risplendevano come bronzo prezioso.
Si sentiva la testa puntellata da spilli e lo stomaco mutato in un trampolino per il cuore in naufragio che vi affondava come in un abisso per poi riemergere in un attimo fino a soffocarlo.
Anche Hermione aveva gli occhi lucidi e gonfi; lasciò cadere poche gocce silenti, reprimendo la tristezza infinita che provava e risparmiando un ulteriore sforzo al suo apparato lacrimale, esausto  per i pianti perpetrati per mesi quasi senza sosta. Doveva essere forte per Ron.
Guardò Harry implorante, sperando in un suo suggerimento, ma il suo sguardo duro e dolente diceva di tacere: deve sfogarsi. Ne ha bisogno. È giusto.
E lei, un po' indispettita, convenne con lui.
Il sole splendeva insensibile e giusto piccole, sporadiche nuvole lontane levitavano nel cielo a ricordare che dopotutto quella era la Gran Bretagna, e la sera non accennava neanche a prendere in considerazione la possibilità di giungere.
Troppo o troppo poco tempo dopo una minuscola sagoma dai capelli rossi spuntò in mezzo al campo di Quidditch e li raggiunse dove i colori degli spalti erano caldi e fieri.
Gli occhi di Harry si illuminarono e le andò incontro.
“Ginny!”
“Eccovi finalmente! Siete stati qui tutto questo tempo? Vi cercano tutti” disse in un solo fiato, affannata dalla ricerca che sembrava essere durata a lungo.
“Be', avevamo tutti voglia di un po' di tranquillità...”
“Ah-ah, lo vedo” e rivolse a Harry uno sguardo di rimprovero per aver visto Hermione e il fratello abbracciati così stretti, mentre Harry non l'aveva nemmeno chiamata a defilarsi con loro.
Harry notò il suo tono indispettito e si affrettò ad aggiungere: “...E volevamo rivedere quella che è stata la nostra  casa per tutti questi anni... Un ultima volta”.
Ginny ripiegò e mise da parte con cura la sua moderata stizza in un cassetto speciale del suo cuore con su scritto da non dimenticare, poi sfoderò un sorriso e rispose: “Tempo sprecato! La McGranitt ha radunato tutti gli studenti nella Sala Grande circa due ore e mezza fa per congratularsi con tutti del nostro coraggio, della nostra lealtà e tutto il resto... E per comunicarci che... Ah, ma dovevi vedere la faccia di Lumacorno quando si è accorto che il suo tavolo era completamente vuoto e che in fondo alla sala c'era un unico piccolo gruppo di Serpeverde, Mangiamorte oltretutto! È diventato tutto rosso e ha cominciato a muoversi sul posto agitato e in un tremendo imbarazzo!Ah!”
“Gli sta bene! Quel pallone gonfiato!” intervenne Ron con la voce alterata dai residui singhiozzanti del suo pianto.
“Andiamo, Ron! Non ce l'avrai ancora con lui? Nonostante tutto ha combattuto con noi valorosamente ieri notte” lo rimbeccò Ginny allegra.
“Un momento” fece Hermione, “Mangiamorte ancora a Hogwarts? Ad ascoltare come se niente fosse le chiacchiere di una vecchia strega, insegnante del castello che hanno contribuito a ridurre in macerie?” gridò, quasi, Hermione.
“Be', non proprio come se niente fosse... la preside, benché se la volessero svignare, ha chiesto espressamente ai Malfoy di rimanere ad ascoltare gli annunci che aveva da fare...” riferì Ginny.
“I Malfoy?”
Harry era sbalordito.
Il più codardo Mangiamorte che Voldemort avesse mai avuto la folle idea di arruolare, eccettuato Peter Minus forse, non se l'era data a gambe di corsa dopo la sconfitta?
“Che cosa? La nuova preside non si è preoccupata della nostra assenza e ha insistito perché il nemico stesse seduto comodo al suo fianco e prestasse attenzione alle sue amichevoli parole accompagnato da dolce musica ed un boccale di Burrobirra magari?”
“Intanto, Ron, noi vi abbiamo aspettati. E cercati dappertutto, se proprio vuoi saperlo, ma poi, pensando di disturbare il meritato riposo dei nostri eroi, dopo quarantacinque minuti di attesa la McGranitt ha deciso di proseguire senza di voi. Che ne dici?
Quanto ai Malfoy: non li ha certo accolti a braccia aperte! Ha trattato Draco con molta severità e non gli ha risparmiato ben educati commenti sprezzanti, ma aveva il diritto di ascoltare...”
  
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