Crossover
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Autore: Brixegael    18/10/2009    1 recensioni
Un crossover, nato dalla mia noia più totale, e dal fascino dei videogiochi...
Genere: Demenziale, Sovrannaturale, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Libri, Videogiochi
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Questo è un crossover nato dalla mia noia che mi accompagna sempre nelle ore di lezione ^_^. Crossover tra videogiochi, libri, altre mie Fan Fiction, broswergame...
-Halo
--Halo, The first Spartan (Mia Fan Fiction)
-Genesis rising
-0game






"Ci stanno circondando" dissi controllandomi in giro grazie al mio occhio modificato geneticamente "sono un bel po'"
"Quanti?" chiese il granatiere a terra vicino a me
"Meglio che tu non lo sappia..." risposi
"Dove cazzo è finito Enri?" disse sgranando gli occhi e digrignando i denti
"Ancora non le vedo" dissi sconfortato.
"Che questa sia la nostra fottuta fine? Non possiamo perdere in questo modo... Con le braghe calate..." disse in tono secco e freddo Frank, col suo solito gergo rozzo.
"Non ti preoccupare," risposi "questa non è la fine!"


Viviamo nell'anno 2367, il pianeta Terra è stato attaccato e vetrificato da una razza aliena; "The alleance" la chiamiamo, un impero di vari esseri, dalle forme più bizzarre, dalle lingue incomprensibili ma uniti da una paura comune per gli esseri umani.

L'umanità aveva raggiunto l'apice, eravamo i migliori nell'universo, ogni giorno miglioravamo, ogni giorno più forti: avevamo sconfitto la morte, abbattute tuette le malattie e nessuna guerra molestava il nostro mondo.
Il primo contatto avvenne su di un pianeta così lontano, così distante dalla Terra che il messaggio di aiuto venne captato tre giorni dopo da un mercante di Deuterio, originario di Marte, che commerciava ai confini del nostro universo.
Il mercante viaggiò consumando tutte le sue merci preziose per poter tornare sulla Terra il prima possibile, aveva ormai il volto bianco, quel messaggio, quelle urla, rumori come grugniti si sentivano sullo sfondo, chi parlava sbraitava, mangiava le parole, gridava dal dolore:

"CI STANNO ATTACCANDO! RIPETO! CI STANNO ATTACCANDO!! *...CRR...* RMI AL PLASMA! NON RIUS *...CRR...* RESPINGERLI! *...CRR...* NONI GAUSS! LA FLOTTA! OH MIO DIO! E' ARRIVA *...CRR...* 30 INCROCIATORI, 20 NAVI DA GUERRA! NE STANNO ANCORA ARR *...CRR...*...CRR...*...CRR...*...CCCRRRR...*...CCCRRRRRRRRRRRR...*"

Questa era la parte più comprensibile, dopo solo urla. Quando il presidente sentì il messaggio fu il panico, e fu troppo tardi.

Arrivarono silenziosi, seguendo la scia del mercante, furono individuati quando ormai sganciarono le bombe elettromagnetiche: le strutture erano intatte ma ogni segnale tacque. Il pianeta era buio. Nessun aiuto esterno. Il pianeta Terra, la nostra casa era ormai perduta.

Le nostre difese furono distrutte ancor prima di riattivarsi. Non si presero il disturbo di scendere dalle loro navi.
Tra la flotta si fecero strada una corazzata ed un bombardiere. Cannoni laser, al plasma e gauss fecero fuoco, le bombe caddero come una torrenziale pioggia invernale.

Un inferno.

Il pianeta prese fuoco, ai confini delle placche terrestri uscivano fiamme, fuoco e magma, negli oceani si aprirono voragini infinite, il cielo si oscurò. La Terra morì e i pianeti interni perirono allo stesso modo, nel giro di una settimana.
E nessun sopravvisusuto.

Qualcuno tentò la ribellione, nessuno di loro ritornò. Ci sono voci che dopo averli uccisi se ne siano mangiati le interiora, e le carcasse gettate nei campi, per concimarne i raccolti.

Qui su Silyx III siamo ancora al sicuro, ma non per molto. Non conosciamo ormai posti sicuri. L'unico pianeta che tiene testa a quei mostri è Reach. Le innumerevoli difese di quella colonia, popolosa quanto lo era la Terra, sono la nostra speranza. Su questo pianeta si sta arruolando un esercito. Un grande esercito.

Abbiamo ideato una strategia: le bombe elettromagnetiche distruggeranno il nostro scudo potenziato, quando attaccheranno poi riattiveremo un secondo scudo di energia eliminando così il loro attacco. In seguito attiveremo dei raggi traenti: gli affronteremo sul terreno. Pronti i fucilieri, i granatieri e cannonieri: fucili laser, leggeri e pesanti, granate emp e a frammentazione modificate, cannoni gauss e lanciamissili.

Non si fecero nemmeno attendere, arrivarono due giorni dopo, 30 navi da guerra, 15 incrociatori e una cinquantina di caccia pesanti.

Come previsto sganciarono le bombe e noi attivammo lo scudo: vedendo il cielo, al di sotto della protezione evoluta di cupola energetica, si potevano distinguere delle piccole eruzioni che dilaniavano la nostra difesa aprendo enormi voragini fino a che la protezione si disattivò del tutto. Lanciarono una seconda salva di bombe, all'ultimo momento attivammo il secondo scudo. le bombe scoppiarono a mezz'aria, senza danni rilevanti. Si attivarono dopo un'istante i raggi traenti, riuscimmo a portarli tutti a terra; inspiegabilmente alcuni caccia e incrociatori esplosero: si erano autodistrutti.

Perchè lo avevano fatto? Veramente strano... Quello stesso esercito che distrusse la Terra e le colonie interne... che si autodistrugge per un pianeta insignificante, per quanto ricco di risorse primarie quali metallo o cristallo, come Silyx III?

Gli uomini erano in fremitante attesa: volevano uccidere quei bastardi che avevano distrutto le loro case sulla Terra, su Marte e nei pianeti colonizzati nell'umano impero. Le navi rimanevano ferme, immobili. le osservammo da vicino, sembravano "vive": quella che doveva essere una corazza si muoveva, sembrava che provassero dolore da quel raggio stordente.
Le attaccammo, se le navi si fossero riprese, sarebbe stata la fine. Il laser leggero tagliò la pelle, il laser pesante e le granate modificate distruggevano carne e nervi e ossa, i cannoni gauss e lanciamissili spappolavano gli organi interni. Uscì un mare di sangue da quelle navi, ai piedi gli anfibi di dotazione militare si appesantirono a causa dal sangue fuoriuscito da quelle... cose...

Al fine decisero di uscire da quei mostri che erano le loro navi.

Ci aspettammo un enorme impero di esseri sconosciuti, con la bava alla bocca, con occhi rossi ignettati di sangue, aspettando solo il momento di sbranarci vivi. Saranno stati si e no 500 alieni; 500 contro i nostri 3000 uomini. Ridemmo del loro numero, ridemmo del loro debole e fragile fisico, ridemmo delle loro corazze leggere e dei loro armamenti. Piangemmo un istante dopo: il loro corpicino grande quanto un paio di stecchini posti in verticale, su due gambette che parevano delle radici, si ingigantì, da quei piccoli alieni alti poco più di un metro si inalzarono a più di quattro, i loro armamenti vennero inglobati dai loro corpi, delle corazze di formarono sulle spalle, sulla testa, sulle gambe, sulle braccia si formarono enormi scudi e le piccole armi divennero dei cannoni al plasma.

Non potevamo immaginare che cosa fossero; non potevamo nemmeno sognarli nei nostri più neri incubi. L'esercito della morte. Se pur composto di pochi membri, era come immortale.

I nostri uomini che scappavano in preda al panico dal campo di battaglia venivano colpiti da raggi concentrati di particelle accellerate, sparati da sopra la nave madre: un piccolo cecchino che uccideva i nostri uomini ci teneva fermi immobili ai nostri posti, come soldatini di piombo.

Loro avanzavano, con la loro cadenza pesante e lenta, un passo alla volta, ogni piccolo passo rappresentava un secondo in meno alla fine.

Sempre fermi, sempre immobili, sempre più morti.

Un momento dopo si fermarono, quelle che dovevano essere le loro orecchie erano tese al cielo. Tornarono ai loro piccoli corpi e fuggirono nelle loro navi organiche. Si alzarono in volo quelle poche navi ancora in vita. Arrivarono i nostri soccorsi, i nostri elite negli incrociatori da battaglia rapida, gli "Empire Death".
"Tenete pronti i gauss," disse il colonnello Abrham Johnson "Spediamoli all'inferno quei bastardi! FUUOCOOOO!!"

I cannoni fecero fuoco, una tale potenza da far sobbalzare anche la terra e gli stessi incrociatori. I proiettili di parecchie tonnellate di peso accelerati da immense spirali elettromagnetiche colpirono i loro bersagli: un mare di sangue ricroprì il terreno, facendoci cadere tutti al suolo dal contraccolpo alle gambe. Di nuovo in piedi e liberi dalla prigionia della paura esultammo la loro sconfitta. Delle loro navi si salvarono solamente un piccolo gruppo di caccia pesanti, troppo piccoli per essere centrati con precisione.
"Gioite uomini!" sbraitò Johnson dalla nave madre "Abbiamo vinto questa battaglia!" Dopo una piccola pausa continuò
"Preparatevi! Ci sposteremo tutti su Reach, li staremo al sicuro!"

Preparammo le nostre bisaccie con quel poco che possedvamo, i più fortunati potevano ancora vantasrsi di indossare un orologio o un anello intorno all'indice destro, segno di un civile che si è arruolato nell'esercito. Prima di partire alcuni ricercatori catturarono campioni di pelle, carne e sangue di quelle navi: bastava anche una sola piccola debolezza per ribaltare le sorti della guerra.

Perchè alcune navi, sepur la potenza di quei mostri, si autoditrussero prima di toccare terra? che senso aveva un'azione del genere?

Arrivati finalmente su Reach, gli scienziati trovarono la soluzione di quell'enigma che affliggeva i più alti in grado, gli stessi scienziati e i politici-consiglieri militari: le navi sono "allergiche" ad un parassita che, una volta entrato a contatto con la nave, si moltiplicava e mangiva le carne mentre liberava spore nocive per il sangue della nave.

Agli esami risultammo positivi al trasporto e contenimento senza danni del parassita definito "Fortune" sul nostro organismo in tre: un fuciliere, un granatiere ed un cecchino, nativi di Silyx III. Il fuciliere Enri "Charge" Battista, il granatiere Frank "El bomba" Drainer e il cecchino Gabriel "Goodbye" Smith, ovvero io.
Eravamo la speranza dell'umanità.
Crearono delle armi apposta per noi, così da utilizzare il Fortune a nostro vantaggio, un fucile modificato "Enri2ndFort", dilatava le mani di Charge, facendole sanguinare, raccoglieva il sangue, prelevava il parassita e lo univa, secondo un complicato processo che avveniva nel giro di un nanosecondo, al laser che sparava, mentre faceva rientrare in circolo il sangue nel corpo mediante un tubo innestato nelle mani di Battista;
Frank invece divenne una sorta di "deposito granate modificate", gli vennero innestati nelle mani dei chip di controllo neurale, riusciva così a controllare il parassita, unirlo alla granata e lanciarlo con successo;
io invece fui il più sfortunato: dovetti subire un operazione all'occhio e al braccio destro. Una tortura che non era per niente paragonabile a ciò che gli alieni avevano fatto ai miei compagni. Alla fine potevo mirare col mio occhio, col quale potevo vedere emissioni elettromagnetiche, fonti di calore, visuale nottura, un bel gioiellino, mentre col braccio potevo tendere il fucile, sparare e caricare senza sballare un colpo, il fucile da cecchino "SecondFortune" aveva un tubo, che doveva entrare nella mia spalla, facendovi così scorrere al suo interno il mio sangue, nel fucile avvevina la stessa reazione di quello di Enri, il mio però sparava proiettili di Tungsteno accellerati elettromagneticamente, un po' come avviene in un cannone gauss.

Da quei campioni viventi si trovarono delle sostanze rare, prodotte solamente da una nebulosa nel settore 725, area 51, secondo sistema solare. Le sonde inviate alla ricognizione trovarono un pianeta gassoso, il quinto dal sole blu di quel sistema ai confini dell'universo.

Partì così il contrattacco dei sopravvissuti.

Vennero preparate tre capsule di trasporto speciale modificate con motori iperspaziale, per saltare nell'iperspazio, una tecnologia nuova e ancora in stato sperimentale, e camuffate da meteoriti. Partimmo tre giorni dopo la nostra riammissione in servizio e addestrati a sparare con quelle armi.

Due settimane, sette giorni e cinque ore dopo la partenza, io ed "El bomba" ci ritrovammo su quello che, secondo i dati, doveva essere il continente su cui si trovavano i loro laboratori e i loro cantieri navali.
La domanda ora era: dove diavolo era finito Enri? Era lui che doveva andare in avascoperta, mentre Frank si occupava delle retrovie aliene e io paravo il culo a tutti e tre da una posizione sicura. Io sono un cecchino, sono bravo a nascondermi non a caricare frontalmente, e Drainer non aveva fucili o pistole modificate. "Charge" seppur un grandissimo figlio di puttana e scontroso come la morte senza la sua falce, era maledettamente bravo nel suo lavoro.

Partimmo subito dopo, se avremmo incontrato il fuciliere sarebbe stata come la manna dal cielo, ma il nostro lavoro andava fatto. Il primo laboratorio si avvistò dopo un ora di ricognizione.

"Jesus Christ!" esclamò Frank "Quanto cazzo è grande?!"
"Tineiti sull'obbiettivo Bomba!" esclamai nel ripetitore "vuoi farti sentire?"
"E' l'ultima cosa che voglio fare cazzo, non voglio lasciarci il culo" rispose "non in questa fottuta guerra!"
"Tranquillo..." rassicurai "Te lo curo io il tuo culo. ATTENTO! esploratori a ore 9!"
Frank, se pur un contadinotto rozzo, era bravo a nascondersi, piazzare mine e lanciare grandate in modo preciso ed accurato.
"Mi allenavo con la merda delle vacche, hanno lo stesso perso. Le prime ti ammazzano dalla puzza, le seconde ti fanno saltare in aria! ahahahahahahh" Una volta rispose così al superiore che ci allenava, il quale non apprezzò molto la sua battuta: nessuno conosce la punizione che il sottotenente gli diede, si sa solo che da quel giorno se ne stava sempre zitto e rispettoso verso i comandanti, forse per non ucciderli dall'alito che si ritrovò dopo la sanzione.

Gli esploratori passarono veloci e silenziosi, senza accorgersi di noi. Fuori dal laboratorio non si trovavano guardie, telecamere o qualsiasi cosa che potesse assomigliare ad una protezione
"Campo libero?!" sussurrai, facendomi però sentire da Frank
"Ma non dovrei dirla io 'sta frase?" disse divertito
"Guarda, vieni qui" dissi indicando tra i cespugli quello che doveva essere un alieno morto.
"Dio! Che puzza di merda!" al suo solito Frank non riusciva nel trattenersi a parlare in modo rozzo e nemmeno senza quella sua fastidiosa pronuncia pettorale di contadino delle alte montagne di Silyx III.
"Ha un buco in testa, credo" dissi fissando l'alieno a cui mancava tutta la testa e la spalla sinistra.
"Cosa te lo farebbe credere?" disse sempre più divertito "possibile che sia stato Enri? Magari quella puttana è ancora viva da qualche parte..."
"Non ci sono segni di laser su questo corpo" affermai "Sembra che sia stata tranciata via... oppure mangiata..."
"Cazzo!" affermò puntualmente El bomba "L'hanno mangiato? Chissà se sanno di pollo..."
"Lo vuoi assaggiare?" dissi divertito
"Col cazzo! Scommetto che sa di merda. Io di merda non ne mangio più" disse silenziandosi sempre più.

Dei compagni di quell'alieno ne trovammo due plotoni, tutti in quello stato, con la testa o il corpo mangiato. Dove entrammo, in quella grande porta di metallo rinforzato, si trovava un enorme buco, sembrava quasi scavato con le mani, segni di sangue, profondi graffi e segni di denti: qualunque cosa avesse fatto quell'orrore era dentro il laboratorio di ricerca.

Sulle pareti, sul pavimento e persino sul soffitto si trovava sangue alieno, brandelli di carne e organi spappolati.
"Dio che macello. Goodbye dobbiamo per forza?" mi chiese con insistenza.
"E' il nostro secondo obbiettivo... direi che è abbastanza urgente" risposi "prima o dopo va comunque fatto"
"Rinfrescami la memoria good" tutti conoscevano la memoria di Frank, non ricordava mai gli obbiettivi o gli ordini, in special modo gli ordini.
"Obbiettivo primario: distruzione della base politico-amministrativa
Obbiettivo secondario: distruzione di un laboratorio di ricerca e impossessarsi delle loro più importanti scoperte
Obbiettivo terziario: distruzione della nave madre, se presente sul pianeta;
e ritrovare Enri non sarebbe male" dissi col mio solito modo freddo e distaccato
"Cristo santo! Che cosa è questa cosa?!" commentò indicando quella che doveva essere pelle
"Sembra una muta..." risposi
"Quindi?" chiese spingendomi il braccio avanti e indietro per farmi rispondere più in fretta
"Quindi, quella cosa è un rettile... però... gaurda la forma della pelle" dicevo mentre tentavo di aprirla accuratamente, senza danneggiarla.
"Dio! E'... E'... E'... E' uno scherzo!" era spaventato a morte "Goodbye, dimmi che ce l'hai messa tu per farmi spaventare! Cazzo non è divertente"
"Ok, ce l'ho messa io" dissi "Scherzone!"
"Vaffanculo! Vaffanculo Gabriel! Ti ammazzerò un giorno!"
"Ti farei secco prima io Drainer" dissi accarezzando il mio SecondFortune

Un rumore provenne dalla sala più avanti, si accese una luce e scattammo con le armi puntate verso quella porta
"Sbrigatevi poltroni!" disse qualcuno da dentro il salone "Devo sempre fare tutto io?"
"Enri!" disse correndo Frank "Cazzo! sei una puttana fortunata!"
"Fermati Drainer!" dissi inseguendolo "Diamine fermati!"
El bomba aveva già raggiunto la porta e la stava per aprire, quando questa esplose, facendo cadere Frank ai miei piedi, pieno di ferite leggere. Una nuvola di polvere ci investì, in modo da non farci distinguere quello che doveva essere Enri Battista. La sua corporatura era raddoppiata, le mani appuntite, le sue unghie nere uncinate gocciolanti di sangue alieno. Quando la nebbia si dissolse riuscì a distinguere la sua pelle, diventata squamosa di un colore verde molto scuro, il viso era squadrato, gli occhi socchiusi, l'iride romboidale e denti affilati sporchi anch'essi di sangue.
"Ben trovati" disse sghignazzando "sempre in ritardo"
Noi restammo in silenzio a fissare quel poco di Enri che rimaneva, le spalle, le ginocchia, i gomiti e le caviglie. "Sorpresi?" allargò le braccia "Non vi preoccupate... Sono ancora quel figlio di puttana, scontroso, stronzo e bastardo di sempre" disse mentre si avvicinava sempre di più sgranando gli occhi e facendo apparire un enorme sorriso sul suo volto.
"S-stai lontano, mostro!" disse Frank cercando di strisciare via
"Mostro?" si mise a ridere rumorosamente "Io non sono un mostro, sono come voi due. Questo è il VERO fortune!"

Ad un tratto entrò dalla porta principale un gruppo di alieni armato fino ai denti di cannoni al plasma, si sistemarono in tre file. Spararono tutti nello stesso istante, un muro di plasma avanzava a velocità impressionante verso di noi. Battista si mise di fronte a noi, facendoci da scudo. Il plasma lo centrò in pieno: caddero un braccio e una gamba dal suo corpo, colpendo la spalla sinistra e il fianco destro. Enri sorrise, dei "tentacoli" uscirono dalle ferite, formando gli arti persi. Dopo nemmeno 5 secondi poteva muoverli perfettamente, e andò all'attacco; trucidò in meno di mezzo minuto quella squadra di 15 cannonieri. Una scena da incubo, il sangue schizzò dai corpi alieni mutilati, ricoprendo le pareti.
"Visto?" disse quando finì il massacro "Il vostro è un fortune non ancora sviluppato, col tempo diverrete come me"
"Cazzo! Come diavolo sei diventato così?" chiese Drainer
"SIF" rispose
"SIF?" chiese di nuovo Frank
"Salto Iperspaziale Fallito, difatti ora gli alieni Sono Iper-Fottuti" disse ridendo.

"Dove eri finito?" chiesi "Una fortuna che tu sia sano e salvo"
"Il nome del parassita mica è stato preso a casaccio!" affermò "Senza di lui sarei morto"
Iniziò così un discorso su come la sua navicella sbucò prima delle nostre direttamente nell'atmosfera gassosa del pianeta, schiantandosi ad una velocità impressionante sulla superficie. La sua navetta si distrusse completamente lanciando Enri lontanissimo dalla zona d'impatto atterrando nel sottobosco della foresta, pieno di sangue con gli organi interni spappolati. Venne trovato da un gruppo di esploratori, lo portarono in un laboratorio, dove venne sistemato su di un lettino metallico. Uno degli scienziati toccava il suo corpo, alla ricerca degli organi distrutti, dalle ferite sgorgava sangue nero, che l'alieno cercava a tutti i modi di evitare. Gli scienziati presenti nella stanza uscirono tutti, lasciando la luce accecante puntata su Enri. Il sangue che ricopriva tutto il corpo, sembrava muoversi, raggruppandosi sulle ferite, rimarginandole. All'interno del corpo, gli organi si ricomponevano, come se non fossero mai stati spappolati. Sulla pelle dilaniata si formarono delle squame, la corporatura aumentò progressivamente, riunendo e potenziando le ossa rotte. Quando tornarono gli alieni, si scatenò un inferno.
"Così ho distrutto il primo laboratorio..." fece una pausa "ho scoperto che avevano inviato le mie informazioni a questo laboratorio, così sono passato a fare una visita..."
"Così il Fortune... In caso di pericolo... si difende da solo... e cura il corpo ospitante... interessante" commentai.
"Guardatemi!" urlò Frank "Cazzo guardatemi!"
El bomba, dapprima ferito a Terra, era in piedi, le ferite rimarginate, anche lui con le gambe squamate di verde scuro.
"Diavolo sto benissimo!" esclamò felice "Cazzo non sto più male!"
Enri sorrise "Non sarà molto estetico, non ti farà scopare delle belle troie, ma è molto utile, Smith, manchi solo tu ora..." dissi avvicinandosi
"Grazie ma passo." risposi "Ora non ne ho bisogno"
"Fa come vuoi" disse Enri fermandosi "Ci muoviamo! Goodbye sali sulle spalle di Frank: non sei veloce come noi due. Ho già le loro scoperte importanti prese dal laboratorio. Facciamo i saluti alla popolazione mondiale" risero Enri e Frank.
Salì sulle spalle di El bomba per dirigerci verso la base politico-amministrativa planetaria.

Un viaggio di quel genere avrebbe impiegato quasi due mesi di marcia incessante, ma grazie al Fortune impiegammo solo tre settimane abbontanti, riempite dalle colorite espressioni di Frank che si lamentava del suo dolore ai piedi. Frasi del tipo "Cazzo! Santa merda ho male ai piedi, ehi Enri fermiamoci cazzo, non riesco più a tenerlo a Gabriel, non pesa come una fottuta piuma" oppure "Cristo che dolore! Gabriel giuro che ti lascio qua! Vaffanculo!" ormai erano rientrate nei saluti mattutini o notturmi prima di addormentarci.

Arrivati davanti al complesso principale del pianeta, ci si parò davanti una vista terrificante: la base era formata come un castello, dalle sue alte mura si andava via via ad aumentare di altezza, finendo alla torre principale che spiccava in cielo come un obelisco. Scesi dalle spalle di Frank per poi riscomparire tra i rami di un albero li vicino
"Da qui vedo solo due possibili entrate" dissi nel ripetitore a Frank e Enri
"o voliamo o scaviamo un tunnel" continuai "l'esercito mi ha dato un fucile non le ali"
"Cazzo nemmeno a me!" commentò Frank "che esercito di merda..."
"Ti scavo io il tunnel" disse Enri "se te lo scavo nella parete è uguale?" mi chiese
"Se ti piace fare così... Fai pure... Sta solo attento ai cecchini e hai capo libero" risposi
"Su quello conto su di te Smith" replicò "è il tuo lavoro, fallo bene mi raccomando"

Enri si diresse a tutta velocità verso le alte mura rinforzate di metallo della base, venne avvistato da diverse guardie, puntai il mio fucile: in un secondo un rumore secco riempì la zona, e l'odore di tungsteno surriscaldato riempì i nostri polmoni
"Fortuna contavi sull'elemento sorpresa" commentò Enri nella trasmittente
"L'avresti comunque fatta saltare tu" replicai
"Hai ragione, scusa la mia poca lucidità tattica" rispose in tono sarcastico
"Lucidità tattica?" chiese Frank
"A proposito Frank vieni a darmi una mano" ordinò Enri "Un paio di bombe farebbero comodo con questo muro"
"Arrivo puttana!" rise El bomba
"Ricordati che questa puttana è maledettamente più forte di te" ribattè Charge
Nell'esercito ormai tutti conoscevano la rivalità di Battista e Drainer, erano sempre in competizione, in tutto quello che facevano; dalla corsa, alla tattica e persino a chi stava in bagno il minor tempo possibile. Erano pazzi, però si divertivano, e si fidavano l'uno dell'altro, si coprivano le spalle a vicenda, nelle esercitazioni, sul campo di battaglia e anche verso i loro superiori che ammiravano il loro "legame".

Frank raggiunse Enri vicino alle mure della fortezza, Charge aprì un piccolo foro nel muro ed El bomba vi piazzò una mina, anche dalla mia posizione ho potuto vedere il muro piegarsi alla forza della mina e scoppiare rumorosamente in mille pezzetti di frammenti metallici, che andarono conficcandosi nel pieno petto di Drainer, il quale non potè non gridare. Ovviamente il Fortune rimediò in fretta al danno subito, rimarginando le ferite e attenuando il dolore di Frank, e ricoprendo le ferite di quelle stesse scaglie verdi protettive. Vidi delle guardie avvicinarsi dai fianchi, alle quali riservai un caloroso trattamento, simile a quello delle prime due vedette. I miei compagni entrarono nel complesso, mettendo letteralmente a ferro e fuoco le prime tre serie di mura dell'edificio. Arrivati nella quarta sezione Enri aprì un collegamento col mio microfono:
"Gabriel vieni qui" ordinò Enri "Ci serve una mano"
"Cazzo!" commentò Frank "Quando servi non ci sei mai"
"C'erano ancora qualche guardia di fuori" risposi "Mi sono dovuto occupare di loro"
"Non fa nulla Smith, ora vieni qui però"

Giunto finalmente nella loro posizione mi si parò davanti una vista incredibile: nascosto tra i vari edifici che componevano la struttura si trovava un'ascensore gravitazionale inutilizzato che irradiava l'area circostante di un colore bluastro, quasi violaceo, che ci investiva quasi completamente
"Sai farlo funzionare?" mi chiese Enri
"Certo, io sono originario di qui!" risposi
"Mi sembravi un po' piccolo sotto le doccie" rise Frank
"Piantatela!" concluse Charge "Gabriel, provaci comunque"

Vicino all'ascensore si trovavano dei pannelli olografici, che danzavano a ritmo del mie dita, muovendosi attorno ad un semicerchio azzurro posto in mezzo alla "tastiera", come se fossero dei petali di pesco mossi dal venticello fresco primaverile. Ogni pulsante aveva una funzione, dal muovere su e giù il cargo, dall'azionare un sensore di rilevamento, al richiedere assistenza e ovviamente ad accendere il tutto. Premetti un pulsate dalla forma esagonale, di un colore rosaceo e l'ascensore si azionò, causando un piccolo ronzio, che subito dopo divenne molto forte, infastidentoci tutti e tre.
"Fai sempre troppo casino" disse irritato Frank "neanche una puttana fa questo casino"
"Eppure tu urli sempre" replicai
"Sempre il solito romp..." venne improvvisamente fermato da Enri, che lo guardava arrabbiato
"Saliamo" disse "Smith portaci su"
Stavolta dovetti spostare un piccolo cerchio che si era appena formato nella parte inferiore della schermata, lo portai verso l'alto e nello stesso istante i miei compagni vennero trascinati verso, quella che doveva essere, la piattaforma di arrivo del piano superiore. Il pavimento dell'ascensore, che si formò sotto ai piedi dei commilitoni, aveva una forma che ricordava quella di un ghiacciolo, che però andava via via sciogliersi piano piano saliva verso l'alto. La piattaforma invece ricordava una pizza, non era perfettamente tonda, e sembrava che del liquido cadesse dai suoi lati, cadendo verso il suolo.

Salii anche io con lo stesso procedimento, automatizzato però dal computer, arrivando giusto in tempo per una fragorosa esplosione che dirompava dal muro della torre principale, facendo avvampare un'enorme nuovla di fumo e polvere grigia
"BOOM!" esclamava Frank "E' sempre più divertente!"
"Contieniti El bomba" lo riprese Enri "Ci sarà una bella festa dopo, tratteni il tuo entusiasmo"
"Mi riservi sempre un benvenuto fiammeggiante eh Frank" commentai "Mai una volta che mi saluti normalmente"
"Oh mi scusi" disse Drainer "Non mi ero accorto che sua grazia Smith fosse arrivato"
Tutti e tre scoppiammo in una risata, servì anche a scaricare la nostra tensione, quella poca insicurezza ora era svanita.

Dal buco provocato dell'esplosione ne era fuoriuscito un nuovo plotone di alieni, anche questo armato di plasma verde, che pulsava nelle loro grandi armi innestate nel braccio. Partì un'ondata di quella sostanza che, svolazzando come una nuvoletta di gas, ci colpì in pieno: Enri rimase impassibile e partì al contrattacco, mentre il busto di Frank cadeva a terra, in una pozza di sangue scuro, potei distinguere un piccolo schizzo di plasma avvicinarsi pericolosamente e colpirmi nell'occhio sinistro. Sentii un dolore propagarsi per tutto il volto, espandersi dall'occhio sinistro, penetrare nella carne e nelle ossa, finchè Battista non ci cacciò dentro una mano, per togliere la sostanza che stava poco a poco distruggendo la mia struttura fisica. In quel momento ripensai alla mia infanzia, passata felicemente in una famiglia normale, per quanto si poteva considerare tipico una madre massaia e il padre militare. Ogni sera mia madre pregava per il ritorno di suo marito, potevo sentirla la notte piangere nella sua stanza, di fronte alla mia, in quel piccolo corridoio azzurro cielo. I giorni li passavo con Frank e Enri, giocavamo a farci la guerra, eravamo già come ora, un fuciliere, un granatiere ed un cecchino. Ricordo anche il dolore che Drainer mi causò un giorno quando mi colpì nell'occhio con un sasso appuntito, ci stavo per rimettere l'occhio se non fosse stato per Battista che mi portò da Michael, il medico di quel piccolo villaggio nascosto tra le montagne.
"Cazzo Gabriel!" urlò Enri "Mi senti? dimmi di si cazzo!"
"Si ti sento Enri" risposi con un filo di voce "Ma non ti vedo bene"
"Tranquillo" continuò "tra poco vedrai anche meglio di prima"
Sentii come dei fili che tiravano verso l'esterno dal quella ferita, i quali si muovevano su e giù come se fossero impazziti, mentre ricoprivano totalmente il buco e ripristinavano le mie precarie funzioni vitali. Ovviamente non poterono mancare le squame verdastre che ricoprirono tutta la zona. Aprii lentamente l'occhio sinistro, il mondo ora sembrava più chiaro, riuscivo a distinguere dei tentacoli che uscirono dalla parte inferiore di Frank e riformarlo piano piano, senza nemmeno tralasciare un piccolo particolare, la sua statura rozza e tozza, i suoi lineamenti facciali, e la sua solita espressione visiva, segno che avrebbe commentato ancora con un'espressione molto colorita, e ovviamente disse:
"Cazzo! Sono ancora vivo!" intanto si tastava tutto il busto e la faccia ancora incredulo
"Cazzo! Sono ancora bello come prima!" rise El bomba
"Fidati" lo interruppe Enri "Non lo sei mai stato"
"E non lo sarai mai" aggiunsi
"Belli amici che siete!" replicò "Io non ho mai detto che vuoi eravate brutti come la fame!"

Questo nuovo occhio sembrava come quello modificato dall'esercito, ovviamente non poteva distinguere le emissioni elettromagnetiche ma di certo non mi potevo lamentare, in fondo era anche corazzato. Il buco causato da El bomba era immenso, quella che doveva essere una porta d'ingresso era stata completamente disintregata, ancora qualche piccolo frammento di pietra e rivestimento violaceo cadevano dal soffitto, schiandandosi al suolo con un piccolo rumorino metallico
"E' abbastanza grande per voi maestà?" chiese Frank fissandomi "Se volete gliela allargo"
"Si, siete stato bravo" dissi imitando la voce di un ricco aristocratico "Meritate una ricompensa" dissi mentre gli infilai nel suo didietro il mio pesante stivale con punta rinforzata di metallo battuto, sentendo un forte schiocco e una piccola insinuazione su mia madre da parte di Frank; se non fosse per Enri, El bomba avrebbe già infilato una delle sue granate modificate nella mia bocca e sventrato
"Calmati Drainer!" ululò Charge "E' stato divertente"
Ci mettemmo tutti e tre a ridere molto rumorosamente, come un branco di lupi su di una collina, pronti alla loro caccia notturna, eravamo folli, ma ci andava bene.

Passammo finalmente la breccia causata dal granatiere, e ci si aprì una vista tanto magnifica quanto spaventosa, eravamo sospesi nel vuoto più assoluto, sopra di un lungo ponte magnetico di colore azzurro elettrizzante, che faceva apparire delle ondicelle ad ogni nostro passo, simulando il comportamento dell'acqua, sotto di noi si estendeva il vuoto più assoluto, si riuscivano a sentire dei grugniti ed un odore pungente di gas bruciava nei nostri polmoni. Un panorama, però, ci tolse letteralmente il fiato, le alte montagne facevano da sfondo ad una lunga vallata, costellata di qualche verde pinura e il cielo azzurro-verde completava il tutto. Dopo una lunga camminata sospesi su quel ponte marino, giungemmo ad una grande porta, come quella del laboratorio, di ferro lucciante, pulsante di un colore perlaceo, cui Enri non fece però tanti complimenti, la sventrò, letteralmente. Sembrava un leone alla festa del Ringraziamento, i canini tralasciavano una specie di liquido verde che fondeva il metallo, con le unghie poi lo graffiava in profondità e alla fine con un calcio ben assestato nella metà precisa della porta la sfondò. Non mancò nemmeno l'entusiasmo di Frank:
"Oh Fallen God" prese un lungo respiro prima di continuare "Come... Cazzo... Hai.. Fatto?!"
"Magia" disse Enri muovendo le braccia imitando una nuovletta "Pura e semplice magia!"
"Ma fottiti!" esclamò al fine El bomba, perdendo la pazienza.

Quando finalmente entrammo nella torre principale, notammo un altro pannello, come quello che azionai poco tempo prima per attivare l'ascensore gravitazionale. Il procedimento alla fine era semplice, automatizzare il computer, salire sul piedistallo e aspettare di essere arrivari all'ultimo piano di questa immensa torre. Fortunatamente il viaggio non durò molto, solo qualche minuto prima di sentire lo stomaco di Frank parlare, si scusò dicendo che ancora non aveva mangiato ed Enri gli passò una specie di barretta azzurra, la quale venne divorata, insieme alla mano di Battista, da El bomba, che si leccò le dita e disse divertito che il cibo fosse molto buono, al pari di un "degno pasto reale". Quando seppe che quella barretta erano organi degli alieni, compressi e riscaldati, in chissà quale modo da Charge, gli si impietrì la faccia in una espressione schifata, credo che volesse vomitare, ma si accorse che non sarebbe stata una buona idea, e che comunque, eravamo arrivati alla nostra destinazione. Stavolta la porta era aperta, e nessun segno di attività ostili nelle vicinanze, nella sala entrò Enri che, senza nemmeno badare a troppi convenevoli, uccise un alieno, non lo vidi bene, ma potei giurare che fosse diverso da quelli già incontrati. Non potemmo nemmeno avvicinarci alla sala che un piccolo esercito si formò alle nostre spalle, erano in schiacciante superiorità numerica, determinata a far finire la nostra esistenza in quell'istante. Frank non ebbe nemmeno il tempo di essere contrariato alla cosa che ogni singolo alieno ci sparò contro più raffiche di plasma viola concentrato. Supposi che quella differenza delle armi, fosse solo una distionzione nel grado dell'esercito, che fossero l'elite di quei bastardi. Non potevo certo sospettare chi fossero realmente.

In nostro soccorso venne Enri che, al suo solito, ci impiegò qualche istante per eliminare questi nuovi alieni, mentre io e Frank rimanevamo in silenzio a rimarginare le nostre ferite, riparati dal muro della sala. Ora però potevo esaminare meglio il corpo di questo nuovo alieno. Ovviamente Charge non si trattenne nemmeno questa volta, ma riuscii comunque a notare delle differenze nel loro aspetto, il corpo era di un poco più grande, la testa era più ovale, e il colorito era più sul verde scuro che sul grigio-azzurro. Teneva in mano un foglio, c'era scritto qualcosa di incomprensibile, intuì però che era un messaggio urgente e di vitale importanza, distinsi chiaramente delle sbavature nei caratteri utilizzati dall'alieno e nell'espressione di terrore che aveva ancora sul volto.
"Che ne pensi?" mi chiese Frank
"Non è come gli altri" risposi in modo freddo "Sembra un diplomatico di qualche altra specie"
"E se con la sua uccisione avessimo firmato la nostra fottuta condanna a morte?" ora El bomba era impaurito, e aveva un'espressione vuota sul volto
"Se lo fosse, non ci sarebbe molto di aiuto," continuai "ma possiamo sperare che ce l'abbiamo a morte solo con quei bastardi della Alliance"
"Perchè non ci è d'aiuto?" insistette
"Come lasciamo il pianeta se lo vetrificano?"
"MERDA BOIA!" ora Frank capiva perfettamente il rischio che corravamo stando su quel pianeta e con questa nuova razza che si apprestava a giungere, ce ne dovevamo andare, e più in fretta di prima.

Quando Enri ebbe finalmente ucciso quegli alieni, rientrò nella sala giusto in tempo per vedere Frank che si rannicchiava in un angolino sotto una delle tastiere che scorrevano su di pannello volatile. Alle domande di Charge, Drainer non riusciva a rispondere continuava sempre a balbettare, riuscendo a scandire bene solo due parole "Siamo, fottuti. Siamo, fottuti."
"Siamo nella merda Enri" dissi "Siamo arrivati giusto in tempo per finire come un moscerino spiaccicato contro un paraurti"
"Che cosa?" chiese spazientito
"Guarda questo alieno" indicai l'alieno che Battista aveva trucidato pochi minuti prima "E' un tuo amico?"
"Gli ho già stretto la mano Gabriel" continuò molto irritato
"Lo sai che non è come gli altri questo tipo? E anche i suoi amici che hai fatto fuori" continuai
Dopo un momento di silenzio anche Enri capì la situazione, commentando anche lui con "Siamo fottuti".

Mentre stavamo pensando ad un modo per fuggire alla vetrificazione del pianeta, apparve tra le grasse nuvole viola un'enorme astronave, anch'essa vivente, ma molto diversa da quelle già incontrate, questa sembrava avesse dei glifi sulla pelle, un enorme corno che spuntava sotto la cabina di comando, e le armi stavano letteralmente crescendo su di essa. Si sentì uno stridio metallico, che ci tappò le orecchie, e subito dopo una voce nelle nostre teste, la cosa straordinaria era che capivamo ciò che dicevano:

"... ABITANTI DI DIALGOFF! AVETE INFRANTO IL PATTO! L'EMISSARIO E LA SUA SQUADRA SONO MORTI, I LORO SEGNALI VITALI SONO CESSATI! PREPARATEVI! PERCHE' ORA NOI VI STERMINEREMO E PRENDEREMO IL VOSTRO PIANETA!..."

"Una buona notizia" pensammo "Almeno non vetrificheranno il pianeta". Purtroppo però il concetto di di quella specie era ben diverso dalla nostra. Sterminare il parassita non vuol dire liberare l'ospite dall'influenza della malattia, quindi, per liberare l'ospite, è necessario ucciderlo. Uccidere un pianeta, ovvero vetrificarlo. La nave ammiraglia uscì dall'atmosfera, facendo spazio a un'immensa flotta di bombardieri classe Imperial, la cosa sempre più strana era il linguaggio di quegli alieni, ma anche le loro navi, assomigliavano in tutto e per tutto a quelle umane.
"Se così fosse" disse Frank "perchè voglio ammazzare pure noi?"
"Forse non sanno che siamo qui" ipotizzai
"Oppure rilevano i nostri segnali vitali, diversi dai loro" continuò Enri "Oppure ci segnalano come minaccia da sterminare con quei bastardi"
"Perchè non mandiamo un messaggio?" chiese Frank
Tutti scattammo a quelle parole, sperando che El bomba ne avesse detta una giusta, almeno per una volta. Su quelle tastiere ci doveva per forza essere un pulsante per azionare un ripetitore, e mandare un messaggio globale. Alfine Enri trovò un grosso pulsante rosso, di forma conica, non ci pensò due volte a premerlo e a urlare:

"...ALIENI! ASPETTATE! NOI NON SIAMO COME QUEI BASTARDI DELLA ALLIANCE! ANCHE NOI GLI VOGLIAMO MORTI, PER FAVORE VENITECI A PRENDERE!..."

Fortunatamente l'attacco iniziato da poco cessò immediatamente, dopo che gli alieni captarono il messaggio. La flotta però non scomparì rimase immobile, ad aspettare. Alle nostre spalle sentimmo uno strano rumore e una luce accecante di color azzurro. Nemmeno io riuscivo a vederlo, fino alla completa sparizione della luce. Sussultammo alla vista dell'alieno, fortunatamente non dal terrore. L'alieno in realtà era un essere umano, completamente ricoperto da scaglie verdi scuro, un volto squadrato, una grande corporatura, con in volto un'espressione felice e dubbiosa allo stesso momento.
"Identificatevi" ordinò "Siamo Gabriel Smith, Enri Battista e Frank Drainer" dissi indicando ognuno di noi "Eravamo venuti a distruggere questa razza che ci ha attaccato e vetrificato i nostri pianeti più importanti" continuai descrivendo la nostra storia, di come il Fortune ci avesse salvato il culo più e più volte, di come scoprimmo la sua vera natura finendo per arrivare a quel punto.
"Io sono Mark Golgovd Schosisah" disse infine "Credo di capire voi chi siate... La nostra razza aveva conquistato quella galassia, un pianeta in particolare, la chiamammo Terra. La terra finalmente conquistata dopo una lunga guerra contro questa razza, mi dispiace e mi irrita il fatto che pur di non lasciarla in nostro possesso, l'abbiano vetrificata"
A quelle parole ci gelò il sangue nelle vene, eravamo difronte ai nostri Precursori, coloro che ci in un certo senso.
"Ma perchè ve ne siete andati dalla Terra?" chiese impaurito Frank
"Avevano attaccato i nostri pianeti centrali, ci serviva tutta la forza necessaria" rispose in tono calmo e seccato "Loro conoscono il modo di fermare quello che voi definite Fortune"
"Esiste un modo per bloccarlo?!" esclamai sbalordito
"Si, in effetti è una cosa così banale che non si pensa di proteggerci da essa" disse Golgvod "da quando siete stati completati, avete mai mangiato una mela rossa?"
"Da quando siamo su questo pianeta l'unica cosa che abbiamo mangiato, se lo avessimo fatto, sono state le viscere di quei bastardi" commentò Frank. Lo fulminammo con lo sguardo, non poteva parlare in quel modo davanti ad un Precursore, il quale capì i nostri pensieri.
"Non fa nulla" disse Mark "Non siamo così importanti, siete come noi, solo meno evoluti" continuò "Davvero avete mangiato quelle cose?! Siete davvero in gamba per essere un po' inferiori a noi" rise
"Ma che c'entra la mela con il Fortune" chiesi perplesso
"In essa ci sono delle sostanze che riescono a combattere e distruggere le cellule del Fortune" ormai anche lui si era abituato a definirlo come noi "Ora però dobbiamo andare, non vorrete far aspettare la morte di quei bastardi troppo a lungo no?"

Golgovd disse qualcosa nel suo ripetitore, innestato nel polso e una luce azzurra, come quella di prima ci avvolse per ritrovarci ancora tutti nell'hangar della nave ammiraglia, circondati da altri uomini, anche loro tutti mutati dal Fortune. Ovviamente mi guardarono con un po' di scetticismo, in quanto non ero ancora del tutto avvolto da scaglie verdi, ma dopo le parole di Mark, anche loro capirono chi eravamo. Guardammo fuori dal vetro, o per meglio dire, guardammo attraverso gli occhi della nave, anche da questa distanza si potevano notare le esplosioni causate dalle bombe devastanti sganciate dai bombardieri. Eravamo felici a quella vista, finalmente avevano pagato a caro prezzo il loro affronto.

Ora che la missione era finalmente conclusa, chiedemmo a Mark se ci poteva riportare su Reach, per confermare la distruzione della Alliance e la scoperta dei Precursori. Ovviamente fu felicissimo di farlo, chiedendo ancora scusa per la loro mancanza di attenzione verso i loro simili di evoluzione inferiore.

Arrivati nei pressi di Reach, pensammo fosse meglio inviare un messaggio di identificazione, prima che scoppiasse il panico:

"REACH! SIAMO TORNATI! ABBIAMO FATTO UNA SCOPERTA INCREDIBILE! I PRECURSORI! ABBIAMO TROVATI I PRECURSORI! NON ATTACCATE, RIPETO NON ATTACCATE! LA ALLIANCE E' STATA COMPLETAMENTE DISTRUTTA! RIPETO NON ATTACCATE! E' LA NAVE DEI PRECURSORI!"

Ci furono enormi tumulti tra i politici e i militari di Reach, trovare i precursori, sarebbe come trovare il tanto desidrato ago, rappresentato dai precursori, in un enome pagliaio, quale l'universo. Ovviamente il primo contatto avvenne in orbita, con le difese tutte puntate sul luogo di incontro. Ci fu un grande spavento quando videro Enri o Frank, completamente verdi e ricoperti di scaglie. Riuscii però a farmi riconoscere, in quanto non ero ancora come loro. Le navi vennero portate al suolo, in uno spazio riservato, nascosto dagli occhi di qualche civile troppo curioso.
"Così voi siete i Precursori..." disse il Presidente porgendo una mano di gratitudine "Vorremmo dirvi grazie, per tutto. L'Alliance, la Terra, e tal proposito vorremmo chiedervi scusa, per averla lasciata morire"
"Non si preoccupi presidente" disse Mark, in qualità di ambasciatore, nonchè capo della nave ammiraglia "Non è vostra la colpa, è solo nostra per non avervi lasciato qualche aiuto"
"Invece, siamo stati molto bene." continuò Johnson, anch'egli presente "Ce la siamo cavata abbastanza bene"
"Vorremmo di nuovo porgere le nostre scuse, offrendovi l'Evoluzione" disse Golgvod
A quella parola sussultarono tutti i presenti "Evoluzione?" chiesero attratti e affascinati da quella parola
"Voi siete dannatamente indietro col programma di evoluzione e scala sociale" disse abbastanza divertito "Noi vi offriamo di unirci a noi, e riunirci di nuovo come un tempo"

Ovviamente tutti pensarono che fosse una cosa bella poterci riunire con i Precursori, ma il risultato di una votazione decise di non progredire in quel modo, in fondo, dopo aver combattuto e conosciuto gli Antichi si poteva crescere anche con più rapidità
"Grazie, ma rifiutiamo l'offerta" disse al fine il presidente "Preferiamo rimanere come siamo, nella nostra..." scelse la parola che più poteva rappresentare la specie umana in confronto ai Precurosri "Imperfezione"
"Siete delle creature molto sagge" commentò Mark "rispetto la vostra decisione, ma vorremmo comunque che accettiate un piccolo regalo" disse indicando la nave ammiraglia "Così ci raggiungerete al nostro mondo, alla nostra Terra, così se servisse mai una mano...".
Alla fine Mark salì su di un dispositivo di teletrasporto e salì su una nave da trasporto per far ritorno a casa.

L'umanità aveva finalmente cominciato a esistere nella consapevolezza di non essere la specie migliore e di pensare prima quali conseguenze poteva portare una nuova scoperta e il nuovo contatto con una nuova specie, ora, sarebbe stato solo una grande alleanza.
   
 
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