CAPITOLO 1
La ragazza alzò lo
sguardo preoccupato sul principe, aveva paura “Io…io non voglio separarmi da
te!” Lui le prese la mano e le sorrise dolcemente “Lo so. Nemmeno io voglio
lasciarti, ma non abbiamo scelta, dobbiamo essere forti” Lei continuava a
guardarlo con attenzione, quasi come a voler catturare ogni particolare del suo
viso per non dimenticarlo mai più. Si sentiva frustrata. Era egoistico da parte
sua pensare che non era giusto? Eppure erano entrambi così giovani…perché
avrebbero dovuto morire? Perché proprio loro? Lui sembrò comprendere cosa
pensava, e per un attimo l’ansia che aveva cercato di nascondere si fece largo
dentro di lui. “No, no che non è giusto. È dannatamente crudele! Non penso
affatto che morire eroicamente per salvare il proprio pianeta sia bello, e non
mi interessa affatto la gloria eterna. A pensarci bene, non sappiamo neanche se
la profezia è vera! Potremmo morire e il pianeta cadrebbe lo stesso nelle
tenebre!” Per la prima volta, la ragazza fu in grado di vedere la fragilità del
suo principe, e capì che non era la sola ad avere paura. Ma non potevano
abbandonare la loro missione proprio a quel punto. Tutto quello che avevano
fatto, ogni sforzo, sarebbe stato totalmente inutile. Lui la guardò,
nell’ultimo disperato tentativo di convincerla “Tu…sei ancora in tempo per andartene,
lo sai? Può darsi che basti io…” La ragazza a quel punto assunse un’espressione
arrabbiata “Quante volte devo dirtelo prima che tu capisca? Non. Ti. Lascerò.
Da. Solo. Capisci?” Il principe la
fissava estasiato, per l’ultima volta prima della fine. Le carezzò la guancia e
sorrise, ora si era calmato “Noi…se rinasceremo…in qualche altro luogo, in
qualche altro tempo…noi siamo destinati a ritrovarci, lo so. Promettimi che mi
aspetterai.” La ragazza ricambiò il sorriso, lieta che il suo principe si fosse
ripreso “Si. Ti aspetterò, anche per sempre se necessario.” Restarono a
guardarsi negli occhi per qualche secondo, sapevano che ora non c’era più
niente da dire; dovevano andare avanti. Si presero per mano, e cominciarono a
camminare, finché la luce bianca che aveva cominciato ad avvolgerli diventò
intensa, coprendo ogni altra cosa.
Rein si svegliò di colpo. Aveva fatto quel sogno, di nuovo. Era la terza volta quella settimana.
Guardò l’ora sul display della sveglia, erano le 3 del mattino; fra poco sarebbe dovuta partire. Si alzò dal letto pigramente, e si diresse in cucina per fare colazione. Mentre prendeva il latte da dentro al frigo, rifletté sul fatto che quello strano sogno era incominciato da quando lei e sua madre avevano cominciato a fare i preparativi per il trasloco. La notizia le era piombata addosso all’improvviso, come un fulmine a ciel sereno. Un giorno sua madre l’era venuta a svegliare a mezzanotte, dicendo che era stanca di quel posto e che era ora di cambiare casa. Rein non aveva detto niente, era abituata alle stranezze di sua madre, e comunque sapeva che la donna non le avrebbe mai dato retta. A dire il vero, non le dispiaceva più di tanto cambiare ambiente; magari sarebbe riuscita a farsi degli amici…La ragazza non aveva molti amici, tutti i ragazzi che conosceva le si avvicinavano solo per provarci con lei, e per questo le ragazze non la volevano fra loro; era sempre stata vista come una minaccia. Rasserenata dal pensiero di una nuova vita, smise di preoccuparsi per quello strano sogno e tornò in camera sua per vestirsi. Si vestì in modo molto semplice; jeans un po’ strappati sul ginocchio, t-shirt azzurra, scarpe da ginnastica. Dopotutto avrebbe passato tutta la giornata in auto, non c’era bisogno che avesse chissà quale look. Guardò l’ora: erano quasi le 4, era ora di svegliare sua madre.
Entrò in camera della donna, le si avvicinò e la scosse leggermente. Niente. Come al solito, neanche un carro armato avrebbe potuto svegliarla. La ragazza allora, sospirò leggermente “Mamma, lo sai che se non partiamo la ditta dei traslochi potrebbe arrivare prima di noi? Guarda che hanno le chiavi. Non vorrai che comincino a mettere la nostra roba alla rinfusa…” La donna allora balzò di scatto sul letto “Cosa ci fai ancora qui? È ora di partire!” disse mentre si vestiva in fretta e furia “Rein! Perché non mi hai svegliata? Hai visto che ore sono?” la ragazza fece un sorrisetto divertito, sua madre era proprio matta.
Mezz’ora dopo erano in macchina, con la madre di Rein che
guidava a
Quando arrivarono nella nuova casa, era tardo pomeriggio, quasi sera. Con sommo dispiacere della madre di Rein, il camion dei traslochi era arrivato molto prima di loro, aveva scaricato la loro roba e se ne era andato. Le due rovistarono fra le cataste di oggetti che avevano davanti, cercando di trovare il necessario per cenare e farsi un bagno. Una volta fatte entrambe le cose, Rein e sua madre andarono a dormire, esauste.
Rein si ritrovò di
nuovo davanti alla scena con i due ragazzi…anzi, la scena era cambiata, ma i
protagonisti erano sempre quei due. Guardandola, Rein non poteva fare a meno di
sorprendersi di quanto assomigliasse alla principessa del suo sogno, sembravano
quasi…la stessa persona. E il ragazzo era così…così…familiare…nella scena, i
due erano in piedi davanti a una piccola luce bluastra, si tenevano le mani con
aria triste e incredula. Dalla luce, all’improvviso, era emersa una voce
profonda e calda “L’eclissi è vicina, la sento. Stavolta il suo avvento è
imminente” Il ragazzo aveva perso subito la pazienza “Allora dicci cosa vuole!”
La luce si era leggermente schiarita “È infuriata, non si accontenterà di
ricchezza e di promesse come la volta precedente. La ragazza sembrava
intimorita, e si strinse al ragazzo “Diccelo…dicci cosa vuole.” La luce svanì,
mentre parole spente e tristi riecheggiavano nell’aria “Stavolta Lei vuole il
sangue” la ragazza cercò gli occhi del ragazzo, che erano improvvisamente
diventati ghiaccio puro “Non pensarci neanche” disse la ragazza intuendo cosa
stava pensando “Io vengo con te” lei lo guardò negli occhi “Per favore Shade…ti
prego…” l’immagine cominciò ad allontanarsi, e Rein aprì gli occhi.
Si alzò dal letto, le girava la testa. Pensò al suo sogno, era la prima volta che la scena cambiava. Perché proprio ora…ora che si era trasferita? Rein di fermò a riflettere anche su un’altra cosa; era la prima volta che sentiva un nome…era…Shade, se non ricordava male… La ragazza scrollò violentemente la testa, doveva distrarsi da quei pensieri. Guardò l’ora, erano le 6 del mattino, decise di uscire a fare una passeggiata. Indossò le prime cose che trovò dentro alla valigia non ancora disfatta; una magliettina bianca, i jeans del giorno precedente e legò i capelli in una coda di cavallo. Lasciò un biglietto per sua madre sul tavolo della cucina, sempre che la donna si fosse svegliata prima del rientro di Rein, cosa molto improbabile.
Appena uscì l’aria fresca di quella mattina di fine estate la fece rabbrividire, e cominciò a passeggiare e guardarsi attorno. Si, era proprio un bel posto. Cercò di ricordarsi qual’era l’indirizzo di quella che sarebbe stata la sua nuova scuola, e si diresse in quella direzione. Nonostante fosse uscita per dimenticarsi di quello strano sogno, non riusciva a non pensarci. Arrivata davanti alla sua scuola, ebbe addirittura l’impressione che un ragazzo esattamente identico a quello del sogno le stesse venendo addosso in bicicletta! Mentre il ragazzo – visione si avvicinava, cominciò a urlarle qualcosa. Rein pensò che il sogno l’aveva proprio turbata; il ragazzo sembrava proprio vero, aveva anche la stessa voce! Il ragazzo continuava a urlare qualcosa, e finalmente la ragazza capì cosa stava dicendo “SPOSTATI!! HO PERSO IL CONTROLLO DELLA BICI!” Rein fece appena in tempo a rendersi conto che la visione era troppo vera per essersela immaginata che il ragazzo le finì addosso.
Quando si rialzò da terra, vide il ragazzo che la guardava con aria seccata “Perché non ti sei spostata? Potevamo farci entrambi molto male,sai?” La ragazza non riuscì a concentrarsi abbastanza da capire che lui l’aveva appena criticata e che in una situazione normale avrebbe risposto. L’unica cosa che aveva in mente era “È…è proprio identico a lui…è come…” Rein si concentrò per ricordarsi il nome “Shade…” l’ ultima parola, non sapeva come, l’aveva detta ad alta voce.
Il ragazzo allora le lanciò uno sguardo fra il sorpreso e il diffidente “Eh? E tu come fai a conoscere il mio nome?”
spero vi piaccia ^^ commentate, sn ben accetti sia commenti positivi che critiche ^^