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Autore: Ghen    18/10/2009    1 recensioni
Cercava la sua Stella perduta lei, che pareva un angelo.
.Storia ispirata a questa frase: “Nessuno l’ha vista sparire, la stella che un giorno ritroverò…” (Stella preziosa, Mermaid Melody)
[Partecipante a "Il Contest delle Sigle" di Hotaru]
Genere: Romantico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nessuno l’ha vista sparire,
la stella che un giorno ritroverò…
[Stella preziosa, Mermaid Melody]

 
 
 
 
Il mito della Stella
 
 
 
Una stella, eh? Questa mi fa venire alla mente una storia che risale a tanti anni fa, quando ancora ero un giovinetto.
Perché era una sera tarda mentre mi affrettavo a tornare a casa stringendomi alla mia sciarpa, dopo il lavoro, che vidi a terra una bambina. Inchinata infilava, tutta  intenta, le mani nelle griglie sull’asfalto in ciottoli, alla ricerca di qualcosa. «Cosa fa?», le chiesi io, un po’ preoccupato.
«La Stella…», mi rispose invece lei. «Cerco la mia Stella, non la trovo più!».
Stranito sul significato di “Stella”, mi faceva una gran tenerezza e decisi d’inchinarmi anch’io alla sua ricerca. Ovviamente non trovai nulla che potesse assomigliare ad una Stella là dentro, e le mie mani tirarono fuori solo vecchie punte di tabacco marcio, tappi di bottiglie e marciume d’altro tipo.
Quando la bambina decise di lasciar perdere con la griglia, scoprii con gran stupore che quella che avevo dinanzi era una creatura bellissima: “un angioletto”, pensai subito. Con le guancette rosate, il nasino a patata, gli occhi luminosi e limpidi come il fondo di un lago dall’acqua cristallina. I capelli lisci e chiari che le ricadevano sul viso rotondo.
Non avevo mai visto tale splendore in tutta la mia vita. E quella bambina mai l’avevo vista in paese, e di forestieri ne giungevano davvero pochi.
«Ho perso la mia Stella qui da qualche parte…», mi disse ancora con quella sua voce melodiosa. «L’ho persa e nessuno l’ha vista…».
«Guardi su in cielo!», le risposi in un sorriso, che tentavo di consolarla. «Ce ne sono parecchie di Stelle lassù… Scelga quella che più le piace: tutte sono bellissime e tutte aspettano un padrone che possa adottarle!».
«Dici che l’ho persa lassù la mia Stella…?».
Le feci compagnia seduti su di una vecchia panchina, con lo sguardo rivolto al cielo cercando un segno che potesse rivelarci quale fosse la sua Stella, quella che aveva perduto. Fin quando i nostri occhi non furono affascinati da una luce calda e un poco abbagliante, perché per quanto luminosa non dava alcun fastidio a poterla osservare. “La sua Stella”, pensai subito. Doveva essere quella: la più splendente e bella che c’era in tutto il cielo.
La bambina scese dalla panchina e sorridendomi m’indicò proprio quella luce.
Mi fermai in piedi dinanzi a lei, che m’arrivava al petto, e senza dire niente, che non trovavo le giuste parole, vidi la luce, la Stella, cadere dal cielo lentamente, per posarsi sulle sue mani infreddolite dall’inverno. Il profumo dolce m’involse come il calore del momento. E quella sensazione viva e delicata mi fece arrossire più del sole cocente d’agosto.
«Mi hai aiutata a ritrovare la mia Stella!», mi sorrise in modo più divino che umano.
Fui felice. Mai ero stato più felice che in quel momento il cielo avrebbe potuto prendere la mia vita, che oramai era completa.
La bambina avvicinò la sua Stella al petto, che entrando in lei la fece risplendere. E quella bambina dal viso delicato, che più era una fanciulla a dir la verità, mi diede l’impressione di esser morto davvero, nel veder un angelo sceso in terra coi miei occhi.
Lo sentii battere in quel momento il suo cuore, forte e lieve, che mi fece innamorare.
Quella sua Stella, finalmente capii, era il suo Cuore.
 
«Nonno… La Stella era il cuore di un angelo?», domandò il bimbo accucciato nel grande tappeto sui cuscini colorati.
«Davvero?», esclamò la bimba poco più piccola al suo fianco, entusiasta della storia che il loro vecchio nonno stava raccontando.
«Sì…», sorrise fra le righe del suo viso. «Il suo Cuore era in realtà quella Stella perduta.».
«Ti ha ringraziato, nonno?», fece la piccolina.
Il vecchietto rise. «Il più grande ringraziamento era già poterla osservare coi miei occhi impuri. E poterle parlare. E poter sentire ancora la sensazione di quella sua Stella nel mio petto, nel mio cuore…», aggiunse, avvicinandosi la mano raggrinzita al petto, per sentirlo battere.
Non era più quello di una volta, ma batteva per lei sempre con lo stesso ritmo, anzi, avrebbe giurato di averlo sentito aumentare negli anni che passavano.
«Bambini!», si avvicinò un’anziana signora, interrompendo il racconto del marito. «E’ ora di andare a nanna, si è fatto tardi. Andate a lavarvi i denti, su!».
«No!», protestarono i due. «Dobbiamo sapere come finisce la storia!», rispose il maschietto.
«Oh, non importa.», sorrise loro il nonno. «Fate quello che ha detto la nonna, oramai non c’è più molto da raccontare!».
«Ma cos’è successo? L’angelo è tornato a casa sua?», domandò sempre il bambino.
«L’hai baciata, nonno?», fece invece la sorellina.
L’anziano rise ancora, intenerito da quell’innata curiosità. «Bambini…», si alzò dalla poltrona con una leggera fatica. «La risposta è nel vostro cuoricino… C’è un po’ di quella Stella in ognuno di voi!».
Si alzarono dal tappeto ricorrendosi verso il bagno. La risposta del nonno non era quella che si aspettavano, ma forse avrebbero sognato di cercare anche loro la Stella quella notte, trovando così la risposta più giusta.
 
«Sempre con quella vecchia storia…», sorrise la signora, mentre suo marito si avvicinava lentamente.
«E’ la storia più bella!», diede per tutta risposta.
Il petto dell’anziana signora cominciò a risplendere forte, avvolgendolo ancora una volta in quella sensazione che da anni accompagnava le sue giornate, prima dell’atteso bacio.
 
 
 
«Tu… sei un angelo?», chiese il giovane, affascinato.
Non lo rispose, offrendogli un altro dei suoi sorrisi si accostò ancora e in punta di piedi lo baciò lentamente sulla guancia.
Fu in verità quello il momento in cui il ragazzo capì di essere venuto al mondo. E il mondo… era ancora più bello di come se lo ricordava.

 

 
 
 
 
 
 


 
 
 
 
 
 
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Salve! =D
“Non so come mi sia venuta e l'idea che avevo avuto per questa storia si è leggermente trasformata nella stesura, ma va bene.
Io sono solitamente allergica al rosa e al dolce, le mielosità non fanno parte della mia natura e riesco a sopportare le romanticherie solo c'è una lotta/guerra/cattivi che vogliono ucciderli in mezzo, tuttavia è nata questa, ogni tanto capita anche a me ù___ù 
La frase del contest a cui ha partecipato è stata alla fine una delle poche che mi abbia ispirata davvero, perché molte mi davano solo long, ed altre non riuscivo a vederle come frasi in sé ma mi mettevo a cantare le canzoni xDDD Essendo un contest di sigle.
La fortuna con questa frase proprio perché non conosco la canzone e quindi non potevo cantarla xD Mah, comunque ne è uscita questa.
E' molto corta, spero sia almeno un po' carina lo stesso ^^'
Ah, una cosa molto strana! Non ho usato nemmeno un nome. In questa piccola storia non compare il nome di nessun personaggio. Ammetto che mi stava scappando quello per i nipoti, ma ho evitato, mi piace di più così o rischiavo di dare più importanza ai bambini che a loro due, i veri protagonisti.”  
 
Questo il giudizio della giudicia Hotaru, del contest delle sigle:
5° CLASSIFICATA

“Il mito della Stella” di Ghen

“Nessuno l’ha vista sparire la stella che un giorno ritroverò...”

Grammatica e lessico: 8.5
Stile: 8.5
Originalità: 8
Trattazione dei personaggi: 8.5
Trattazione della frase: 9
Giudizio personale: 4
Totale: 46.5

Ci sono cose un po’ strane sparse qua e là: ad esempio la bambina si “china” a cercare qualcosa, non si “inchina”; poi il nonno ha delle “rughe” e non delle “righe”… e qualche svista grammaticale.
Non è male, come storia: molto dolce e delicata. Non è molto originale, in quanto di storie col nonno che racconta ai nipotini un episodio della propria giovinezza se ne trovano a bizzeffe, e anche il finale è una cosa che si ritrova spesso.
Comunque l’interpretazione della frase mi è piaciuta, e anche il modo di intendere la parola “stella”, che lascia un senso di speranza.

 
Solo poi ho spiegato che “inchina” e “righe” non sono errori, ma mie scelte.
 
 
Per il resto, vi lascio.
Grazie in anticipo a chi leggerà e vorrà recensire =)
Alla prossima!
Ciao, ciao da Ghen =^______^=
 
 
 
   
 
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