Storie originali > Introspettivo
Ricorda la storia  |      
Autore: tonks17    19/10/2009    1 recensioni
Mmmm.. questa storia l'ho scritta un po' di tempo fa per un concorso. L'unica cosa che posso dire di leggere il titolo. Quello basta per tutto. Spiegazione alla fine ;)
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Volere…volare

Credo che le persone negli aeroporti diano il meglio di sé stessi.
Pensano di essere in un luogo in cui nessuno fa caso a loro. Invece c’è qualcuno che li osserva…l’unico che passa inosservato qui sono io.
Vengo qua ormai da quasi un mese, e ho capito molte cose sulla gente. Ma partiamo da capo…
Sono stato licenziato il 20 Novembre. Il motivo? Non l’ho ancora capito… credo che riguardi il fatto che non ho svolto alcuni compiti che mi aveva assegnato il capo… ma quello era solo un pretesto. La causa profonda non la conosco, per questo, ho deciso di imparare a capire le persone. Da quel giorno sono venuto qui, nell’aeroporto “John F. Kennedy” di New York. Rimango seduto su una poltrona circa dodici ore al giorno, mi alzo solo per mangiare. A casa mia non c’è mai niente da fare. Vivo solo in un orrendo palazzo di periferia, perciò quest’aeroporto tutto vetri è indubbiamente meglio del mio minuscolo appartamento.
Stando qui ho imparato che in un aeroporto ci sono tre tipi di persone. Molte volte mi sono chiesto a quale categoria appartengo io, e sono arrivato alla conclusione che sono “l’eccezione che conferma la regola”… insomma, un misto tra tutte e tre.

In questo esatto momento “la voce” dice che tra mezz’ora partirà il volo diretto a Washington. Davanti a me scorrono fiumi di persone, tutte hanno qualcosa di particolare, qualcosa che nessun’altra ha. Magari non se ne rendono nemmeno conto.
Un uomo sulla quarantina, lungo cappotto nero, sciarpa scura e una valigetta da inconfondibile impiegato, qual ero io circa un mese fa, mi passa di fianco, sbattendomi la 24ore sul ginocchio destro. Oramai sono abituato a questo tipo di cose, non ci faccio nemmeno più caso… L’uomo non si scusa, magari non si è neanche accorto di quel che ha fatto. Ha lo sguardo perso nel vuoto, quasi annoiato da tutto ciò che lo circonda. Si muove bene nell’aeroporto, è disinvolto e menefreghista. Sicuramente quel che deve fare è un viaggio di lavoro, e altrettanto sicuramente ne ha già fatti altri mille. Secondo il mio parere, non ha nessuna voglia di prendere quell’aereo. Vorrebbe andare a casa sua, stendersi sul suo divano e stare lì tutto il giorno, non su un sedile, per giunta scomodo, di un aereo. Ma non può. Deve prendere quel volo… magari rischia il licenziamento anche lui…
Ecco, questo è il primo tipo di persona: quella indifferente.
L’uomo indifferente e tutta la comitiva destinata a salire su quell’aereo sparisce dietro il metal detector e il silenzio comincia a tornare, poco a poco.
Dopo circa un’ora sento che di lì a mezz’ora partirà un altro volo, questa volta diretto a Los Angeles. Mi piacciono molto le persone che si dirigono a Los Angeles. La maggior parte delle volte sono sorridenti e felici. O almeno lo sembrano.
E anche questa volta non si smentiscono. Nonostante qui a New York faccia freddo e continui a piovere da giorni, questa gente è molto colorata e allegra. Mi piace osservarli.
Noto subito una ragazza sui vent’anni. Ha un maglioncino fucsia e sotto si intravede il collo di una camicia bianca. Un paio di Jeans e delle semplici scarpe da tennis. Cammina mano nella mano con un ragazzo; non vanno eccessivamente veloci e fanno lo slalom tra le persone e le valigie sparse un po’ ovunque. Sembra stiano chiacchierando, lei gesticola ridendo. Ad un certo punto, forse sentendosi il mio sguardo addosso, si gira e mi guarda negli occhi per pochi secondi, giusto il tempo di sorriderci a vicenda, poi si rigira, passando sotto l’archetto e sparisce. Si vede che è contentissima di dover partire, aspettava questo momento da tanto tempo. Sembra quasi che sia felice, davvero felice di tutto quel che ha. Non vorrebbe nient’altro. Non ha bisogno di volare con la fantasia per arrivare a ciò che vuole. Un po’ come vorrei sentirmi io…
Questo è il secondo tipo di persona: quella contenta. La mia preferita.
Dopo pochi minuti ritorna il parziale silenzio, almeno per quanto possa essere silenzioso l’aeroporto di New York. I posti di fianco a me si riempiono e si svuotano in continuazione. Le persone camminano, corrono, passeggiano. Entrano ed escono dai piccoli negozi, parlano, urlano, scherzano, giocano, piangono… punto il mio sguardo sulle immense vetrate e vedo la città al crepuscolo. E’ il momento più bello della giornata. L’intermediare tra il giorno e la notte… è come il caldo e il freddo, il liquido e il solido…
Mi accorgo solo ora che di fianco a me si è seduto un ragazzino dai capelli neri, leggermente lunghi. Mi sta puntando addosso due enormi occhi tristi. Non mi è mai capitato di essere osservato. Vorrei che smettesse.
«Si?» gli chiedo, molto gentilmente.
Lui mi guarda ancora per qualche secondo, poi si mette a fissare la vetrata. Io lo imito, solo che poco dopo vedo che delle lacrime cominciano a farsi strada sul suo volto. Non resisto e mi avvicino un po’ di più, mettendogli una mano sulla spalla, piano, temendo una reazione esagerata, ma fortunatamente il ragazzino non fa una piega al mio gesto.
«Che c’è?» mi sfugge. Non riesco a trattenermi. Dovrei imparare anche questo…
«Non voglio che parta… io voglio che resti qui con noi… però ha detto che vuole volare via da questa città … io non so cosa volesse dire…» mi fa questa confessione tra un singhiozzo e l’altro.
«Chi vuole volare via?» gli domando, incuriosito dalle sue parole.
«Mia sorella… è quella là…» mi dice, indicando una ragazza impegnata ad abbracciare due signori in lacrime.
«La rivedrai…» gli dico, per rassicurarlo.
So osservare, è vero, ma una delle cose che mi esce peggio è proprio consolare le persone.
«Tom! Che cosa fai? Vieni a salutare tua sorella!» la madre del ragazzino si avvicina e mi porta via l’unica persona che aveva osato rivolgermi la parola in questo lungo mese.
Et voilà, il terzo tipo di persona: quella triste.

Ho imparato che ci sono tre tipi di persone, non solo negli aeroporti, ma in generale. Quelle che se ne fregano della vita, che prendono tutto alla leggera e che pensano che ogni cosa sia solo un inutile perdita di tempo; quelli invece che se la godono fino in fondo, che fanno tutto ciò che possono per divertirsi, essere felici e amare e infine, quelli a cui purtroppo la vita ha giocato un brutto scherzo, quello che cambia tutto e che li rende tristi, non per un po’, ma per sempre.  Ciò che accomuna queste persone negli aeroporti, non è la voglia di volare concretamente, ma la voglia di…fare qualcosa che proprio non si può fare, banale o importante che sia, qualcosa di impossibile… qualcosa, come volare…

ANGOLO DELL'AUTRICE
Ehm... quanto tempo ragazzi miei ^^"
Questa storia, come ho scritto nel riassuntino, è la storia che ho scritto per un concorso che, vorrei specificare, non ho vinto XD eh  va bè, capita XD
Volevo spiegarvi un attimo la storia. Ho voluto introdurre l'aeroporto per tranne un po' in inganno chi decretava il vincitore: sono stupida o no eh? XD Insomma, per fargli credere che la mia storia parlasse di un aeroporto, del volare nel vero senso della parola. E invece no. Io credo che questa storia mi sia venuta abbastanza bene... ha un senso almeno, senso che molte altre mie storie non hanno XD Parla delle persone, dei modi di vivere e di farsi vivere. E dico che tutti vogliono fare qualcosa di impossibile. Questo è un mio punto di vista. Se volete ditemi il vostro... e già che ci siete ditemi che ne pensate!

PS: mi scuso con tutti quelli che seguono la mia storia e le mie storie (se di voi sta leggendo qualcuno...) Non sono per niente presente in questo periodo. Spero di potervi spiegare perchè nel prossimo capiolo di "E se la Cooman non fosse mai nata?" ... lo spero perchè spero che ci sarà un prossimo capitolo ;)
Vi voglio bene!

Grazie in anticipo a tutti quelli che recensiranno!

Un grande Bacio!
Vale ^^

  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Introspettivo / Vai alla pagina dell'autore: tonks17