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Autore: Beatrix    19/10/2009    7 recensioni
SPOILER! Salve a tutti! Ho scritto questa one-shot senza pretese, in un momento di pausa, nell'attesa di finire la mia seconda fanfiction a capitoli, con l'ausilio della mia socia Yuki689. Sono i pensieri di Ace prima di essere condotto all'esecuzione capitale, volti in particolare al suo amato fratellino. Spero vi piaccia. :)
Genere: Triste, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Portuguese D. Ace
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Perchè ti voglio bene, fratellino.

(Dedicata a Yuki689 - che sicuramente mi ucciderà perchè è triste e infelice questa shot! :D Un abbraccio tesora, senza di te non so come farei! ^_^).



Ho freddo.

Ormai ho perso il conto dei giorni che sono seduto sul gelido e sozzo pavimento di pietra scalcinata, con un flebile raggio di luce che irrompe timidamente in questa cella che sa di marcio, di cadavere. E la cosa che più mi sconvolge è che contribuisco personalmente allo stesso odore che in questo momento mi sta riempiendo i polmoni e producendo un conato di vomito.

Ho freddo, tremendamente freddo.

La sensazione più sgradevole in questo momento è sentire quelle manette e quelle catene di agalmatolite, atte a stringermi sia i polsi, che le braccia, che le caviglie: sono obbligato a rimanere immobile se non voglio che le ferite procurate da questi arnesi infernali, si riaprano e s’infettino.

Effettivamente, potrei crepare tranquillamente anche prima dell’esecuzione capitale: in questa topaia, tappezzato di tagli come sono, ci metterei un nanosecondo a prendermi il tetano o cos’altro.

Ma scommetto che ci hanno pensato a tale evenienza: non si priveranno del tanto agognato privilegio di trafiggermi in pubblica piazza. Già me li vedo mentre prendono i posti in prima fila, mentre che si lisciano le mani e si preparano a godere alla vista del mio corpo penetrato da quelle lance appuntite, nella piazza principale.

Ma non ho paura di morire.

Dopo le infinite torture cui sono stato sottoposto qui dentro, inizializzate dal macabro “battesimo” – come lo chiamano loro- atto a purificare ogni detenuto in entrata in questa prigione sottomarina, l’unica cosa che desidero in questo momento è cessare di sentire le urla strazianti che provengono dagli altri piani.

Nessuna guardia ha mai fatto caso al terribile e inquietante eco che questa struttura riesce a creare. O meglio, ormai ci avranno fatto l’abitudine: per contro, quella gente è costretta a stare qui sotto molto più tempo di qualsiasi detenuto condannato a morte.

Non so cosa sia meglio o peggio: se starsene qui, immobile, ad aspettare la propria ora, oppure essere costretti ad udire gli urli disumani o vedere il limite fisiologico di un corpo umano posto sotto tortura.

Io ho sempre sostenuto che chi fa questo tipo di lavoro non sia del tutto finito: lo trovo più ripugnante e terribile dell’azione piratesca estrema del più bieco e abbietto corsaro che terrorizza i mari.

Loro invece mi dicono che da soddisfazione.

Non mi meraviglio di ciò: sono talmente abituati a vedere violenza e morte che oramai non sanno più collegare sotto lo stesso comune denominatore un uomo e un criminale. Secondo loro, noi siamo una forma astratta o una roba del genere.


Non ho paura di morire.

La mia vera paura è di ritrovarmi di fronte alla sofferenza di chi si prodiga per salvarmi la vita.

So bene che là fuori il babbo sarà lì ad aspettare la mia uscita in piazza, per poi scatenare l’inferno. Ed è questo che mi fa male. Sapere che lui e i miei compagni, i miei fratelli, rischieranno la vita per tirarmi fuori dai casini.

Casini in cui mi sono cacciato da solo, come l’ultimo dei pivelli. Manco fossi un novellino, accidenti. Mi sono fatto giocare come un moccioso, ho sottovalutato quel bastardo. E ha vinto lui.

Ed ora, per colpa mia, sarà facile che la mia ciurma e gli altri verranno ammazzati come bestie, i loro corpi gettati in pasto agli squali, barracuda o ai mostri marini: là fuori c’è tutta la Marina Militare e per quanto Newgate sia potente… Ho timore che venga sconfitto.

Come dice il nonno, ormai è inevitabile che la guerra scoppi: tutti ci sono dentro fino al collo, i miei compagni, mio fratello, lui stesso, tutti i pirati e i Marines di questo fottuto mondo.

Mio fratello…

Forse la cosa che più mi rattrista è il fatto che non rivedrò il suo sorriso. Perché mi ha fatto una solenne promessa e spero la mantenga. Non glielo perdonerei mai, mai e poi mai.

Ecco. Ora che mi rendo conto che la mia vita, fra poco meno un’ora, sarà destinata a troncarsi definitivamente, rimpiango di non aver passato l’adolescenza accanto al mio adorato fratellino. Me ne sono andato per la mia strada, troppo ottimista per pensare di essere catturato, un giorno, e messo alla gogna.

Avessi avuto la maturità necessaria per capire che la vita è così sfuggevole, sarei rimasto accanto a lui, l’avrei visto crescere, avrei diviso il pranzo con lui, l’avrei accompagnato a scuola, gli avrei rimboccato le coperte la sera… Ma queste cose le ho fatte solo per un brevissimo tempo, che ora non mi basta.

Ma è facile parlare col senno di poi.

Per assurdo, oltre a mancarmi lo scorrazzare libero per i mari, mi mancano le scaramucce e le battaglie con i Marines. Ho sempre cercato di andarci piano, ma solamente perché mi sentivo superiore a loro, in quel momento.

Sì, l’unica volta in cui mi sono sentito un po’ insicuro contro uno di loro, fu ad Alabasta… Con quel fumoso dallo sguardo accigliato e l’espressione scazzata, tipica del lunedì mattina.

Non so perché, ma mi ha colpito: ho dovuto coprire le spalle a mio fratello e poi scappare a gambe levate perché non avevo proprio voglia di piantare un macello, ma mi ricordo di aver rischiato l’embolia quando il Commodoro si era ritrovato faccia nella polvere, travolto da quell’uragano di Rufy che, spinto dall’appetito, aveva distrutto il muro della locanda.

Aveva fatto una faccia impagabile.

Sono queste cose che mi mancano. E ci sono altri piccoli rimpianti che mi s’insinuano nella coscienza, che si muovono lenti ma precisi nella mia mente e che non mi danno scampo.

Anche perché, diversamente, non ho altro a cui pensare in questo momento.

Rimpiango di non essermi cercato una ragazza: ho sempre declinato l’invito, anche se molte volte ero stato ad un passo dal ripensamento, perché la bandiera nera era più importante di qualsiasi cosa, per me.

O almeno lo era fino a qualche tempo fa.

Non potrò sapere cosa vuol dire innamorarsi, avere una famiglia, essere padre: e dire che io adoro i bambini…
Sì, questo senza dubbio mi fa male. Io che non ho mai avuto un padre, quando ero piccolo e che l’ho trovato in Barbabianca… Sì, mi sarebbe piaciuto. Come mi sarebbe piaciuto godere delle carezze della propria amata, la sera, prima di abbandonarsi tra le braccia di Morfeo.

Le si giudicano forse delle piccolezze, ma finché non sbatti il naso contro la realtà non capirai mai quanto siano importanti per un uomo.

Mi viene da ridere se provo immaginarmi una tarda età adulta, in una casa in riva al mare, bifamiliare, io e la mia signora da una parte, mio fratello e quella deliziosa ragazza dai capelli arancioni dall’altra.
L’ho notato subito che c’era uno strano feeling tra i due… Spero vivano felici insieme.

Quanto a me…

Vorrei solo terminare in maniera orgogliosa la mia esistenza. Vorrei solo che tutto finisse in fretta, senza decine o centinaia di morti, senza che tante care persone si prodighino per me e sacrifichino la vita per tirarmi fuori dai guai.
Non me lo merito questo riguardo.

Sento che una lacrima mi sta rigando la guancia e mi rendo conto di quanto sia diventato ridicolo.

Eppure ero il secondo ufficiale del Re dei Mari, temuto e rispettato da tutti: ora mi sono ridotto ad un moccioso frignante, senza più sogni né speranze.

Quando ho visto gli occhi di mio nonno illuminati dal luccichio delle lacrime di dolore, avrei voluto mandarlo al diavolo: lo so, diamine, che stai soffrendo. E lo so anche non tradirai comunque la Marina. Lo so che hai paura che chiedano a te di darmi la mazzata finale, per testare il tuo nerbo.

Ma ti prego, non mostrarti debole di fronte a me. Sono già esausto di mio, non provocarmi questo dolore.


Odo un rumore di passi in lontananza e rabbrividisco.

E’ giunta l’ora, dunque.

Amici miei… Se già io, in questo mondo ormai corrotto e privo di virtù, non mi merito un destino simile, voialtri lo meritate men che meno. Per cui, perdonatemi se sono stato così sciocco e fuggite, perché siete ancora in tempo.

Non vi biasimerò.

L’unica cosa che voglio è che risparmiate le vostre giovani vite, in virtù di qualcosa di più grande.

E tu, fratellino… Non avere paura di vivere. Brucia la tua vita, fai ardere il tuo cuore, condividi l’amore con le persone a cui vuoi bene e stai con loro il più possibile. Condividi le gioie, i dolori, le giornate di sole e quelle di pioggia, le primavere mitigate dalle prima brezze tiepide e gli autunni battuti dai primi venti freddi.

Non abbandonarli mai e non permettergli di abbandonarti.

Vorrei stringerti tra le mie braccia, almeno un’ultima volta, prima di conciliarmi nel sonno eterno e raggiungere il mio vero padre.

Ma non posso.

Forse da lassù rideremo di tutto ciò, ma ora come ora sto tremando di paura. E non perché so che devo morire, non ho paura del dolore! Ho paura di incamminarmi e di varcare quella porta perché so che non potrò mai più riabbracciarti e vedere risplendere il sorriso sul tuo viso.

Provo terrore perché non potrò più sentire l’affetto dei miei compagni e i rimproveri del babbo.

Anche se sei lontano, trasmettimi un po’ del tuo coraggio. E’ l’unica cosa che posso chiederti da qua sotto.

E quando la notte scruterai il cielo, poni attenzione sulla stella più luminosa e calda del cielo: vedrò di trovarmi lì, per seguirti, consigliarti, ascoltarti.
Non potrò più abbracciarti, ma ci sarò sempre per te, per il futuro Re dei Pirati.

Perché ti voglio bene, fratellino.


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Salve a tutti! Ricompaio dopo la fic a capitoli "La Storia di Beatrix", giusto per pubblicare qualcosina nel mentre che sono impegnata nella stesura di una fantastica avventura con la mia socia Yuki689 (Ambizione e Fuoco - se non l'avete ancora letta, rimediate che merita ^^). Stiamo lavorando per voi e tra un paio di mesetti contiamo di averla finita: sarà una storia lunga e intricata! ^_^

Quanto a questa, è una one shot senza pretese sul momento più delicato - almeno fin ora - del manga. A me si stringe il cuore a vedere Ace in quelle condizioni e sto sfiorando il cardiopalma nell'aspettare le scan giapponesi... Ho il terrore ragazze, ho davvero il terrore di sapere! O_O
Lo so che è tristissima, ma l'argomento non può che essere tale: spero solo che vi piaccia. L'ho scritta di getto, proprio oggi che inaspettatamente ho finito prima di lavorare e mi sono sentita di buttare giù qualche riga su uno dei nostri personaggi preferiti di One Piece, per non dire dei più amati, e che sta passando un bruttissimo periodo... u_u

Incrociamo le dita, tutte insieme, forza! Coraggio Ace!

Un abbraccio a tutti e buona serata! ^_^ Recensite se vi va: mi fa sempre - ovviamente - piacere.
Baci e alla prossima! ^_^ Stay Tuned!

Beatrix
   
 
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