Un essere ripugnante. Un mostro di perfidia e di terrore.
Questa era l’immagine che volevo riflettere di me e, per questo, impedivo a chiunque di avvicinarmi più di quanto non fosse necessario. Del resto, perché avrei dovuto permettere ad anime pure, o comunque meno nere della mia, di sfiorarmi?
Il mio aspetto mi facilitava il lavoro, con le mie catene e le mie vesti insanguinate. Ma non vi era niente di più orribile di ciò che si celava nella mia essenza.
E proprio mentre riflettevo su quanto mi odiassi, la vidi, me la trovai dinnanzi in tutto il suo splendore. La creatura che mi aveva reso schiavo, che aveva preso con sé tutto me stesso.
Veleggiava tra i corridoio del castello e pareva triste.
Come biasimarla? Io le avevo tolto quanto di più caro avesse: le avevo tolto la vita. Ed ella mia odiava, mi detestava, com’era giusto che fosse.
Oh, ma se lei avesse potuto avere pietà di me. Se avesse potuto affondare lame di ferro nel mio corpo con una mano, ma stringermi a sé con l‘altra.
Ma ciò non sarebbe mai accaduto e l’ombra di ciò che le avevo fatto avrebbe perseguitato entrambi per tutta l'eternità.
Eppure, dopo tutti gli anni che erano passati, ancora non mi capacitavo di averle fatto del male. Anche se mi aveva respinto con parole dure e crudeli, come avevo osato sfiorarla?
E l’unica decisione che non ho mai rimpianto è quella di essermi tolto la vita subito dopo.
Non speravo di andare in pace ed infatti sono finito all’inferno. Un inferno non di fuoco e fiamme, ma di sguardi di terrore e di disprezzo da parte della creatura più bella che il cielo abbia mai concesso alla Terra.
La mia Helena che mi squadrava, che mi odiava per tutta l’esistenza. Ma almeno era lì, potevo vederla, potevo contemplarla. Era una prigione dove riuscivo a scorgere la luce.
Cercai di attirare la sua attenzione, con il rumore delle catene che mi portavo dietro. E la mia fanciulla sollevò lo sguardo e i suoi occhi si persero nei miei. E, prima che potesse spuntare la cattiveria all’interno di questi, dei ragazzini rumorosi arrivarono e lei scomparve.
“Oh Dio, c'è il Barone Sanguinario, mi fa tremendamente paura.
Andiamo via!”, sussurrò uno ad un suo amico.
Ero anche riuscito a crearmi un soprannome che incuteva terrore, ero stato bravo.
Vedi, Amore mio, non ti ostacolerò mai nell’odiarmi, potrai farlo sempre e a ragione, se questo può, almeno in piccola parte, renderti giustizia. Il mio dolore è smorzato dal tuo stupendo aspetto e dalla tua compagnia, mentre il tuo dall’avversione nei miei riguardi.
Vorrei averti dato di più di questo, avrei adorato renderti davvero felice.
Ma ora, dal Barone Sanguinario, è tutto ciò che posso permettermi di donarti, oltre al mio, e ti giuro, eterno amore.