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Autore: Mizar    21/10/2009    1 recensioni
Tutti sappiamo che Sirius non era amato da sua madre,che lo considerava un traditore del suo sangue, ma siamo certi di sapere il vero motivo di tanto odio? Perchè una madre rifiuta il proprio figlio? Cosa si nasconde dietro la facciata della gelida lady Black? Veramente la purezza del sangue è il solo pensiero di questa donna? Secondo me no, e indagando un poco...
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Famiglia Black, Remus Lupin, Sirius Black
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Risposte alle recensioni

Luciana Menditegui: Grazie per i complimenti Luciana, mi hanno fatto molto piacere (oltre che gasata tantissimo). In effetti ho provato a documentarmi un po’ sulla famiglia Black, anche se quello che ho trovato non è proprio completo al 100%. Spero di riuscire, comunque, a portare a termine la storia senza incappare in errori temporali troppo evidenti. Sirius è veramente un bel personaggio e poi, visto che di lui si sa veramente molto poco, adattissimo per scrivere fic…Puoi sguinzagliare la fantasia sul suo passato!!!

emogirl in pink: Ciao Emo, grazie per i complimenti e per la correzione. In effetti il mio francese è un filino orribile, ma come puoi notare ho provveduto subito ad aggiustare il tutto. Quel titolo l’ avevo letto sullo stemma di famiglia dei Black, che compare sull’albero genealogico, e mi era piaciuto moltissimo.Poi, da distratta cronica quale sono, l’ho copiato a rovescio…Chiedo perdono! Spero che anche questo capitolo ti piaccia e aspetto altre recensioni.

vulneraria: Hey….ciao Vul!!!! Che bello trovarti nelle recensioni! Grazie per i complimenti, mi fa piacere che la Wally che ho pensato ti piaccia. Non è malaccio neanche il vecchio Abraxas, ossigenatissimo come il figlio, ma con un passato moooolto più torbido…Dove ho preso questi gossip? Ma dalla carissima Rita Skeeter…e chi se no?

Ora veniamo al nuovo capitolo, che ci farà conoscere meglio Sirius (ti brillano gli occhi Luciana?)Tutto per voi care amiche ma con un pensierino anche a chi mi ha messo nei preferiti/seguiti...

  • DANINO
  • hermione12
  • shyst
  • babypunk90
  • hermione12
  • Luciana Menditegui

*************************************

Sirius

“Devi farlo, Sirius. Tu sei l’erede dei Black e la nostra famiglia non può non sostenere Lord Voldemort”

disse gelida la donna, mentre i suoi occhi grigi si posavano con aperta disapprovazione sul viso del figlio.

Sirius si sentì morire mentre quello sguardo di ghiaccio gli trapassava il cuore.

Per anni aveva desiderato l’approvazione e l’amore di quella donna, ricevendo in cambio solo indifferenza e critiche.

Ormai avrebbe dovuto esserci abituato, ma il dolore continuava a lacerargli il cuore, ogni qual volta la madre lo guardava così.

Nonostante i tumulto interiore, però, la sua voce fu ferma, mentre pronunciava le parole che avrebbero per sempre cambiato il suo destino.

“Non lo farò mai, madre. Io non credo negli ideali del vostro politico”.

La donna sussultò, non si aspettava che il ragazzo arrivasse al punto di contraddire un suo ordine.

Orion alzò il braccio e, questa volta, nessuno fermò la maledizione Cruciatus che si abbattè sul giovane.

Le urla di dolore di Sirius riecheggiarono nell’intera palazzina, mentre si contorceva sul tappeto aubusson del salotto, sotto lo sguardo indifferente dei genitori.

Sirius era cresciuto tra precettori privati e ferree istitutrici, senza mai conoscere un gesto d’amore o una carezza.

Solo regole, etichetta e lunghissime e noiose lezioni.

Storia della magia, pozioni, incantesimi, genealogia della famiglia Black, e poi danza, musica, arte.

A undici anni, quando era partito per Hogwarts, era un vero gentiluomo, conosceva già metà del programma che avrebbe svolto nei tre anni successivi, ma non aveva mai conosciuto il calore di qualcuno che gli volesse un briciolo di bene.

Alla stazione di King Cross, in mezzo a tutta la confusione del primo giorno di scuola, si era trovato ad osservare una scena che lo aveva molto turbato.

Un bambino pallido ed esile, sedeva su una delle panchine, poco distante da lui.

Si vedeva che era malato e la giovane donna che lo accompagnava, cercava d’infondergli coraggio, accarezzandogli con amore i capelli.

Il piccolo le stava rannicchiato contro, come a cercare protezione da tutta quella confusione che gli faceva sgranare spaurito gli occhi allagati di lacrime.

Sirius, approfittando della distrazione dei suoi genitori, impegnati a parlare con altre famiglie purosangue, anche loro venute ad accompagnare i figlioli, si avvicinò alla panchina, tendendo l’orecchio per cogliere la fitta conversazione sussurrata dei due.

“ Remus, piccolo mio, questa è una grande opportunità per te”

stava dicendo la madre, continuando ad accarezzare la testolina bionda del figlio

“ dopo la disgrazia, avevo perso ogni speranza che tu potessi frequentare la scuola di magia alla quale sei iscritto dalla nascita. Il preside Silente ci ha fatto un immenso favore ad accettarti lo stesso, nonostante la tua malattia, e tu devi essergliene grato."

“ Ma io ho paura, mamma…Come farò a rimanere tra tutte quelle persone? Potrebbero scoprire il mio segreto, o peggio potrei far loro del male…Ho tanta paura mammina…Non voglio andare…Ti prego…tienimi con te…"

La donna aveva sospirato, stringendo un poco più a se il piccolo corpo tremante.

Gli aveva posato un dolce bacio sulla fronte, mentre con un fazzoletto detergeva le lacrime che scendevano sul viso del figlio.

“ Remus, amore, non vuoi neppure provare? Papà sarebbe così orgoglioso di saperti nella sua scuola…Solo così, piccolo amore mio, potrai avere una possibilità nella vita…Solo così potrai riscattarti dalla tua malattia… Ti prego, Remi, non buttare al vento quest’occasione…Provaci. Io sarò a casa ad aspettarti e, se ci saranno problemi, verrò immediatamente a prenderti e ti riporterò a casa con me."

“ Davvero mammina? “

chiese il ragazzino, tirando su con il naso, mentre i suoi grandi occhi dorati, allagati di lacrime, la guardavano apprensivi .

“ Certo amore mio…Lo sai che tu sei il mio tesoro più grande.Non permetterò mai che tu affronti la tua malattia da solo. Ad Hogwarts, il preside, gli insegnanti ed anche la medimaga, ti saranno vicini e tu non dovrai temere nulla, ma se, nonostante tutto, ci fosse qualche problema, io verrò da te e ti porterò via."

I due si strinsero in un abbraccio e la donna cominciò a cullare il ragazzino canticchiandogli una dolce canzone all’orecchio.

Sirius era incantato da quella scena.

Non aveva mai visto una madre comportarsi in quel modo.

Nemmeno Regulus, che era il cocco di Walburga, aveva mai ricevuto tante tenere attenzioni.

Lady Black lo accarezzava, qualche volta, mentre credeva che nessuno li stesse osservando, ma erano tocchi veloci, quasi furtivi, come se fosse una cosa di cui vergognarsi e mai e poi mai, l’aveva sorpresa a baciarlo.

Si vergognava un po’ di essersi ridotto a spiare la madre e il fratello, ma si sentiva sempre così solo in quella grande casa, al numero 12 di Grimmault Place.

La sera, poco dopo essere stato mandato a letto, si avvicinava alla porta che rendeva la sua camera e quella di Regulus comunicanti e spiava dal buco della serratura cosa accadeva nell’altra stanza.

Walburga andava a trovare suo fratello e rimaneva un poco con lui tutte le sere.

Lo aiutava ad indossare il pigiama e poi a coricarsi.

Gli rincalzava le coperte e gli leggeva una fiaba, poi, prima di augurargli la buona notte, gli posava una carezza sui capelli.

Sirius aveva sgranato gli occhi la prima volta che li aveva visti.

Era piccolo, allora, e aveva scoperto da poco quella porta mimetizzata dalla tappezzeria di seta ad arabeschi verdi.

Aveva aspettato invano che la madre venisse anche da lui, quella sera, ma Walburga non aveva mai bussato alla sua porta.

Con gli anni si era rassegnato all’indifferenza della donna, ma ogni sera ritornava a spiarla sussurrando “ buonanotte” anche lui, mentre lo faceva Regulus.

“ Sirius ! quante volte devo dirti di non allontanarti da noi!”

La voce burbera di suo padre lo aveva riscosso dai suoi pensieri

“ Scusi padre” aveva sussurrato rosso di vergogna, mentre l’uomo lo strattonava, con malagrazia, verso la banchina del treno.

“ Muoviti a salire, Kreacher ha già sistemato i tuoi bagagli sul treno. Io e tua madre non abbiamo tutta la mattina libera…”

Il bambino aveva annuito, cercando di ricomporsi.

Aveva poi salutato educatamente, come si conveniva ad un vero Black, la madre e il padre, porgendo loro la mano.

I genitori l’avevano stretta distrattamente, ansiosi di lasciarlo al suo destino per tornare alle loro occupazioni.

Regulus gli aveva sorriso timidamente, subito raggelato da un’ochiataccia di Walburga, che aveva serrato ancora più strettamente la sua manina.

A quel punto, a Sirius, non era rimasto altro da fare che salire sul treno e cercare lo scompartimento dove l’elfo aveva portato i suoi bagagli.

Lo trovò poco distante, esattamente tre carrozze dopo quella in cui era salito.

Si accomodò su uno dei sedili vuoti e, con sorpresa, poco dopo la partenza del convoglio, vide il ragazzino che aveva osservato in stazione trascinare con fatica il suo baule per il corridoio.

In un attimo fu al suo fianco e lo invitò ad entrare, aiutandolo a sistemare i bagagli.

Il piccolo gli sorrise, grato, e si presentò.

Sirius gli strinse la mano e lui gli sorrise ancora.

Durante il viaggio altri ragazzini presero posto nella carrozza e Sirius conobbe così alcuni dei suoi futuri compagni di scuola.

Peter Minus, un bimbo grassoccio e biondino che stava sempre attaccato a James Potter, un monello simpaticissimo con una gran testa di capelli indomabili e buffi occhiali tondi sul naso.

Severus Piton, un ragazzino saccente con cui lui e James litigarono immediatamente, attirandosi le ire di Lily Evans, la ragazzina carina dai capelli rossi sua amica.

La persona che intrigava di più Sirius, comunque, rimaneva Remus Lupin, il bambino della stazione.

Sirius aveva cercato di coinvolgerlo nella conversazione, ricevendo in cambio un dolcissimo e timido sorriso, ma, durante tutto il viaggio, aveva spiccicato si e no tre parole, arrossendo paurosamente.

Quando la strega che vendeva la merenda era apparsa in corridoio Sirius, per dimostrarsi un perfetto gentleman, come gli avevano insegnato, aveva acquistato dolci in grande quantità e ne aveva offerto agli altri.

Anche James e Peter, avevano fatto come lui, segno che erano purosangue ben educati, mentre, Severus e Lupin erano rimasti a rimirarli , vedendo con quanta nonchalance spendevano quattrini.

Che quei due non se la passassero molto bene, lo si notava dalle loro divise di seconda mano e dai loro vecchi bauli.

Sirius, sentendo i loro cognomi, aveva capito che non erano purosangue.

Nel mondo Magico le famiglie che contavano si conoscevano tutte e spesso erano imparentate da matrimoni di convenienza.

I cognomi Lupin e Piton non avevano fatto scattare nessun ricordo in lui, segno che non erano nei vari alberi genealogici che aveva dovuto imparare a memoria.

Il nome Potter, invece, lo aveva fatto sobbalzare, perché faceva parte di una cerchia di nobili famiglie di rinnegati, poiché filobabbani.

Anche Minus apparteneva a quel gruppo, anche se il suo era un cognome secondario rispetto alla purezza ed alla nobiltà dei Potter.

A casa sua non si poteva nemmeno parlare di quella famiglia senza storcere il naso e terminare la frase con “ vergogna del mondo magico” oppure “ feccia immonda" .

Aveva avuto la certezza della sua intuizione quando Severus aveva cominciato a decantare la casata di Serpeverde con Lily e lui era intervenuto per difendere Grifondoro.

“ Mio padre era un grifone ed io sarò come lui…Puro di cuore e coraggioso!”

“ Peccato” aveva pensato tra se e se Sirius, perché James era proprio un ragazzino simpatico.

Quando gli aveva confessato che tutta la sua famiglia era stata smistata in Serpeverde anche James aveva fatto la faccia dispiaciuta.

A quel punto Sirius si era reso conto che la simpatia era reciproca, e, nonostante tutto, lo aveva difeso contro Piton.

Era cominciata così la loro amicizia, coalizzandosi contro Severus che, per i sette anni a venire sarebbe stato il loro nemico numero uno, assieme a Malfoy e il resto dei Serpeverde, che dopo il suo sorprendente smistamento in Grifondoro, anziché in Serpeverde, lo avevano messo al bando, come traditore del proprio sangue.

Anche a casa i suoi lo avevano trattato alla stregua di un rinnegato, quando era rientrato per festeggiare il Natale, smettendo completamente di parlargli e ignorandolo, come se non esistesse, dimenticando che la scelta di essere Grifondoro non era stata di Sirius, ma del Cappello Parlante.

Quelle vacanze erano state per il giovane Black un vero tormento.

Tutti in casa lo disprezzavano.

Persino gli elfi domestici evitavano di rivolgergli la parola, se non per riferire messaggi da parte dei suoi genitori, e si astenevano di eseguire ogni sua richiesta.

Lui non era più il signorino, ma un paria da isolare e compatire, come una disgrazia.

Sirius aveva sofferto come non mai nella sua vita, ma alla fine si era abituato anche a quello.

Grazie ai suoi amici Grifondoro, almeno a scuola, aveva conosciuto il calore e l’affetto che a casa gli erano sempre mancati.

James era diventato un fratello per lui, qualcuno a cui confidare i suoi segreti certo di essere amato ed accettato per quello che era, non per il suo altisonante cognome o per i suoi soldi; Peter era il compagno allegro e un po’ imbranato che lo faceva ridere fino alle lacrime, con le sue uscite a sproposito e la sua goffaggine, mentre Remus, il suo piccolo dolce Remus, era il focolare di casa, la tenerezza, la dolcezza.

Con lui aveva provato sensazioni che lo rimescolavano dentro, dalla prima volta che lo aveva visto alla stazione, in lacrime.

La loro amicizia era sempre stata un po’ speciale.

Ricordava la notte dello smistamento, mentre nel letto non riusciva a prendere sonno, terrorizzato dalla reazione dei genitori, quando avessero appreso della casata in cui era finito.

Uno strano suono aveva raggiunto le sue orecchie.

Leggerissimo, ovattato, a malapena udibile, sembrava provenire dal letto di fronte al suo Sirius capì che erano singhiozzi.

Silenziosamente si alzò e attraversò la stanza, alla sola luce della mezza luna, che illuminava la finestra vicina ai due letti.

Sbirciando dalle tende semiaperte del baldacchino vide che il ragazzino che occupava il letto era tutto rannicchiato.

Le lenzuola coprivano appena il piccolo corpo tremante aggrappato al cuscino.

Si sentì molto triste per lui.

Ricordava quando era piccolo e la notte aveva paura.

Si sentiva solo e abbandonato e spesso aveva pianto.

Rimase un po’ indeciso sul da farsi, ma poi pensò che a lui avrebbe fatto piacere avere qualcuno vicino, in quei momenti, così si sedette sul letto e gentilmente scosse il bambino.

“ Remus…Remus…c’è qualcosa che non va?”

Due enormi occhi allagati di lacrime si posarono sul suo viso, mentre il ragazzino si rannicchiava ancora più su se stesso.

“ Non avere paura” disse Sirius dolcemente, “ io voglio solo aiutarti…Non stai bene?”

“ No…No…Va tutto ok…” rispose debolmente il piccolo.

“ Sei triste vero? Lo so, la notte, quando sei da solo, fa un po’ paura, ma poi vedrai che passa…Tra poco ti sarai abituato e andrà molto meglio…E’ successo anche a me, quando ero piccolo”

“ Davvero?”,chiese il bimbo tirando su con il naso.

“ Certo, soprattutto quando c’era il temporale…Avevo così tanta paura”

“ Ma…la tua mamma non veniva da te, quando sentiva i tuoni?…”

“ Mia madre mi avrebbe cruciato se avesse saputo che io avevo paura del temporale…Sono l’erede dei Black, sarebbe stata una vergogna…”

Il ragazzino sgranò gli occhi.

“ Cosa dici?”,chiese inorridito, “ una mamma non lancia maledizioni al suo bambino.”

“ La mia si…Frustino e cruciatus sono le armi dei miei cari genitori e, prima che me lo chieda, né ho prese un bel po’…ma stai tranquillo, ho la pellaccia dura io…” aggiunse subito Sirius, vedendo il visetto atterrito dell’altro.

“ Ma perché la tua mamma e il tuo papà ti fanno quelle cose tremende?” chiese Remus con un filo di voce.

“ Tutti noi figli di famiglie purosangue dobbiamo imparare ad essere dei veri Lord. Soprattutto i primogeniti, perché saranno gli eredi. Abbiamo i migliori precettori e impariamo sin da piccolissimi le regole del bel mondo, ma dobbiamo saper dominare le nostre emozioni in qualsiasi situazione. Anche mio padre è stato cresciuto così, ed è freddo e austero”,disse Sirius, sdraiandosi accanto a lui.

“ Invece tuo padre com’è?” chiese poi curioso.

“ Il mio papà era buono e mi voleva tanto bene, ma è morto quando ero piccolo” , sospirò il ragazzino, mentre gli occhi gli si riempivano ancora di lacrime.

“ Mi dispiace” sussurrò Sirius, vedendo la sua reazione,“ Gli volevi molto bene vero?”

Il piccolo annuì, mentre con il dorso della mano si asciugava una lacrima che era sfuggita ai suoi occhi.

“ Mi manca tanto sai...”,disse piano

“ e adesso anche la mia mamma è lontana da me…” ,mormorò ricominciando a piangere silenziosamente.

Sirius non sapeva cosa fare.

Piano piano si avvicinò a lui e gli passò un braccio attorno alle spalle, come aveva visto fare alla donna della stazione.

Il bambino gli si rannicchio sul petto, aggrappandosi alla sua maglietta.

Sirius gli accarezzò i capelli, cercando di consolarlo come poteva.

Quando finalmente i singhiozzi cominciarono a quietarsi un poco Sirius, con movimenti dolci, cercò di liberarsi dalla stretta, ma il piccolo ricominciò a piangere.

“ Non andare via”,lo implorò, “ per favore…”

“ Tranquillo, non mi muovo da qui. Lasciami solo stendere a modo, perchè così mi fanno male le gambe”.

Il giovane Black si sistemò un po’ meglio nel letto e il ragazzino gli si riaccoccolò addosso, sempre tenendogli stretta la maglietta del pigiama.

“ Per favore mi accarezzi i capelli come facevi prima” ,gli sussurrò all’orecchio, “ la mia mamma lo fa sempre quando sono triste…”

Sirius, meravigliato da quella richiesta, a dir poco sconveniente, ricominciò ad accarezzare la testolina bionda e prese a canticchiare piano la canzone che aveva sentito in stazione dalla mamma del ragazzino.

Il piccolo smise di piangere e sgranò gli occhi, guardandolo intensamente.

“ La canzone della mia mamma… Come fai a saperla? Anche la tua te la canta, quando sei triste?”

“ No, la mia non la sa” disse Sirius , “ ma io l’ho sentita dalla tua. Ero proprio dietro di voi, in stazione, e vi ho visti seduti sulla panchina mentre lei ti cullava e ti coccolava.”

“ Adesso chissà cosa penserai di me…” sussurrò mesto Remus

“ Penso che sei un bambino fortunato e che hai una mamma che ti ama molto.”

Sirius…La mamma fa anche un’altra cosa quando sono triste….”

“ Cosa?” Sirius era curioso.

“ …Mi da anche... i baci…”

Gli occhi del rampollo dei Black si allargarono come due piattini da the.

“ Ti da…cosa?”

“ …Si…i bacini… Sul viso e sui capelli…La tua non lo fa quando piangi?”

“ Hemm…io non piango mai…”,disse precipitosamente Sirius “ ma forse se lo facessi…” cercò poi di aggiustare la faccenda.

Si era sempre vergognato molto dell’indifferenza dei genitori nei suoi confronti e aveva sempre cercato di nasconderla, come se fosse una sua colpa.

Avrebbe dato qualsiasi cosa per avere una mamma che lo accarezzava.

Gli bastava quello, faceva anche senza baci.

Il ragazzino alzò il visetto verso di lui, in attesa e Sirius, un po’ goffamente, gli posò un piccolo bacio sulla fronte.

“ Grazie” mormorò Remus, poi gli restituì il bacino su una guancia.

Sirius rimase annichilito, mentre il bimbo si accomodava meglio tra le sue braccia e chiudendo gli occhi mormorava “ Buona notte Sirius”

“ Buona notte Remus e non aver paura io sono qui con te…”

Poco dopo Remus dormiva sereno, sempre tenendolo stretto per la maglietta.

A Sirius ricordava un po’ i cuccioli della cagnolina da caccia di suo padre.

Stavano attaccati al petto della mamma per succhiare il suo latte e se la mamma si spostava uggiolavano disperati.

“ Sembra proprio un cucciolo…” pensò tra se e se

Sorrise mentre una nuova sensazione di calore lo invadeva

“ Non avere paura, io ti proteggerò da tutti” gli mormorò all’orecchio.

Remus sorrise nel sonno.

Sirius sbadigliò, si stiracchiò un poco e poi si abbandonò pure lui al riposo.

Quella era stata la prima notte che i due bambini avevano dormito insieme e, per Sirius, rimaneva un ricordo dolcissimo, capace di scaldargli il cuore nei momenti più tristi.

Era incredibile, come Remus con lui fosse così spontaneo e dolce, mentre con tutti gli altri era schivo e riservato.

Nessuno che non fosse Sirius poteva avvicinarlo troppo o addirittura toccarlo, altrimenti lui si ritraeva a disagio.

Anche con Peter e James, nonostante fosse molto in confidenza, rifiutava il contatto fisico.

Non parliamo poi di dormire insieme.

Non lo avrebbe mai permesso a nessun’altro, eppure con Sirius era diventata quasi un’abitudine.

Erano frequenti le notti in cui uno dei due raggiungeva l’altro nel letto, non appena gli altri si erano addormentati.

Chiacchieravano un poco e poi si accoccolavano vicini, felici di lasciarsi andare al mondo dei sogni accompagnati dal respiro e dal calore dell’altro.

Peter e James li prendevano spesso in giro, per quel loro piccolo rituale, ma alla fine lo avevano accettato.

Per Remus aveva sempre provato una tenerezza speciale e neppure la scoperta della sua malattia glielo aveva reso meno caro.

Anzi, venire a conoscenza della sua triste storia glielo aveva fatto amare ancora di più.

Anche lui era un paria, respinto da tutti per una colpa che non aveva.

Remi, il suo piccolo angelo biondo; il Malandrino assennato; l'amico dolcissimo che lo faceva sentire sempre amato ed accettato, anche quando sbagliava.

Da un po' di tempo, però, si stava facendo largo nel suo cuore un sentimento che glielo mostrava in una maniera del tutto nuova ed inaspettata, e questo lo disorientava tantissimo.

   
 
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