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Autore: blackout    21/10/2009    3 recensioni
La sincerità è pericolosa se non la si sa gestire: unisce e allontana, continuamente.
"Vorrei dirle tante cose.
Vorrei dirle che le voglio bene, perché tanto lo sappiamo entrambe: siamo talmente diverse da essere complementari, indispensabili l’una all’altra.
E vorrei dirle che la odio, perché è tutto ciò che io non sono e che vorrei essere."
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Empatia 

E’ successo ancora.
Già.

Ancora.
Ma tanto ormai ci sono abituata, no?
Respiro a fondo e mi mordo il labbro inferiore.
Sento gli occhi pizzicarmi pericolosamente, mentre faccio di tutto per sfuggire al suo sguardo.
Sbatto le palpebre, nel tentativo ricacciare indietro le lacrime, come ho fatto tutte le altre volte.
Non voglio che mi veda piangere, ma in fondo lo so benissimo che si è accorta che i miei occhi sono lucidi.

Lei mi conosce troppo bene.
Lei sa perfettamente cosa sto provando.
Lei sa che la odio, in questo momento.
E si sta odiando anche lei, si sta odiando con tutta se stessa.
- Vale? – mi dice. – Dì qualcosa, ti prego…
La sua voce, alle mie spalle, è incrinata.
Non voglio voltarmi, non voglio guardarla, ma sono sicura che anche i suoi occhi verdi si sono rapidamente riempiti di lacrime.
- Vale?- ripete, stavolta la voce è flebile, un sussurro.
Non mi va di rispondere.
Non saprei cosa dire.
Sento che ha iniziato a piangere sommessamente.

“Ma sì, piangi” vorrei dirle.
Con odio e con affetto.
Piangi, è giusto così. Piangi perché mi stai facendo soffrire. E piangi perché lo so che stai soffrendo anche tu. Sfoga il tuo senso di colpa. Urla, singhiozza, stringi i pugni. Piangi via tutto  il nostro dolore… ma sì: piangi un po’anche per me.”
Già, perché io non lo farò.
Io non piangerò.
Continuo a fissare fuori dalla finestra: pioggia, pioggia ovunque, che scivola sulle strade lucide, schizza sui parafanghi delle auto e inzuppa i passanti.
Pioggia che avvolge e intride ogni cosa.
E’ come un velo.
Mi piace la pioggia quando è così fitta.
E in un secondo realizzo che vorrei solo essere lì in questo momento; lì per strada, sotto alla pioggia.
Mi alzo in piedi, come un automa, stringendo le dita attorno alla mia giacca.
- Vale, ti prego, non andartene così. - mi dice, alzandosi a sua volta, e mi afferra il polso.
Io mi fermo, mi volto, la guardo.
Ed eccoci qui, una di fronte all’altra: eterne alleate, eterne rivali.
Unite da un’amicizia unica, morbosa, strana.
Ed estremamente forte.

Siamo sempre state o troppo vicine o troppo distanti, il nostro rapporto non ha mai avuto mezze misure.
Solo emozioni estreme ed autentiche.
… se non altro non abbiamo mai rischiato di cadere nella banalità.
E’ tutta colpa dell’empatia.
Il maledetto impulso che ci ha sempre portate ad immedesimarci l’una nei pensieri dell’altra fino al punto di confonderne confini.
In un rapporto del genere è impossibile non essere oneste.
E noi lo siamo state sempre, e lo siamo anche ora.
Siamo sincere, lo siamo fin in fondo: io so cosa prova lei, lei sa cosa provo io… certe volte non servono neanche le parole.
Ma è maledettamente difficile.
Perché la nostra amicizia è incostante e indomabile come solo i sentimenti più veri sanno essere.

La sincerità è pericolosa se non la si sa gestire: unisce e allontana, continuamente.
Ci fissiamo per qualche secondo.
Vorrei dirle tante cose.
Vorrei dirle che le voglio bene, perché tanto lo sappiamo entrambe: siamo talmente diverse da essere complementari, indispensabili l’una all’altra.
E vorrei dirle che la odio, perché è tutto ciò che io non sono e che vorrei essere.
- Mi dispiace.- mi dice, per l’ennesima volta, con le labbra tremanti. – Io… io non lo faccio apposta. Io non vorrei essere così.
"Sì, lo so che non lo fai apposta, lo so che ti viene naturale e che non fingi mai.
Ne’ con me, ne’ con nessun’altro.
Ed è proprio questa tua spontaneità a renderti così speciale, così eterea.
Lo so che non hai deciso tu di avere questo dono, questo fascino che eserciti sugli altri senza neanche accorgertene."

- Vale, se tu vuoi io… io non… io e lui non…
Scuoto la testa: a questo punto che senso avrebbe infrangere il tacito accordo che vige da sempre tra noi?
Già, il patto tra due ragazze talmente immerse l’una nei sentimenti dell’altra da innamorarsi sempre della stessa persona.
Così abbiamo optato per la soluzione più semplice: ognuna gioca le sue carte, con passione e senza barare.
Io interpreto la parte della giocatrice non troppo esperta, ma attenta ai dettagli, che riflette [troppo] su ogni singola azione, e lei… lei invece è la giocatrice fortunata un po’ ingenua che sembra non conoscere bene le regole del gioco. Lei sorride, segue l’istinto, rischia tutto e tira sempre fuori una scala reale.
- … ma così non è giusto. – mormora lei, singhiozzando più forte. – P-perché devo vincere sempre io?

"Ma dai. Che domande stupide.
Sei irresistibile... questo è  evidente. Le persone si ritrovano ad essere innamorate di te senza neanche rendersene conto."

-  Non te ne andare.- mormora un’ultima volta, con sguardo implorante.
Mi dispiace.
- Tanto lo sai che tornerò.- le dico, semplicemente, ed esco dalla stanza.
Senza un sorriso, senza una lacrima. 


Ma è vero, e lei lo sa.
Lei lo sa bene che tornerò.

 

 

 

  
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