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Autore: deppartment    21/10/2009    2 recensioni
una breve one shot su cosa potrebbe pensare un ipotetico Raoul Duke mentre sfreccia per le strade del Nevada durante la notte. Basata sul film Paura e Delirio a Las Vegas
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La radio era accesa, e trasmetteva in continuazione su un vecchio canale di musica country, che ormai solo vecchiette e camionisti ubriachi potevano ascoltare, senza stancarsi dopo poco.

Era una delle solite notte fredde in Nevada, ed un auto decapottabile rossa correva veloce su quelle strade.

Il sole era calato da un ora più o meno, e tutto quanto il deserto che circondava quella piccola strada, lunga e asfaltata, era immerso nel silenzio.

Due fari giallici, schiarivano violentemente la strada e schifavano la notte sfidandola.

Le ruote emettevano un rumore sordo, e prendevano in pieni dei sassolini che si incastravano fra i tagli del pneumatico.

I parafanghi era sporchi ed incrostati e la portiera dalla parte del passeggero era un po’ ammaccata, ma solo un occhio esperto e capace l’avrebbe notato all’istante.

Quella era la sua via di fuga. La sua quattro ruote che lo avrebbe portato verso la libertà, o più semplicemente verso la morte.

Al volante un uomo. Mezzo pelato e con radi e pochi capelli da entrambi i lati della testa. Un capellino da contabile un po’ ingiallito e un paio di pantaloncini corti bianchi, si intonavano perfettamente con un’assurda camicia di un colore accesso, quasi rosso, o forse lo era.

Raoul Duke percorreva le strade del Nevada, precisamente di Las Vegas sulla sua decapottabile rossa, che dire sua era dire una follia, presa in prestito, come direbbe lui, ma sicuramente alla polizia risultava più come non restituita all’autonoleggio dal quale l’aveva presa giorni prima.

Raoul Duke non sapeva che altro fare. Quel giorno era stato folle e allo stesso tempo insostenibile, pure per il suo cervello bruciato da continue droghe.

Non stava in piedi, ogni passo sembrava un tormento, eppure nella mano destra, teneva stretta fra le dita una piccola bustina che era sicuro, entro pochi minuti a rimuginare sul giusto e sbagliato, avrebbe preso inevitabilmente.

Quella ormai era la sua compagna, che per quanto banale possa sembrare, lo era. L’unica cosa che gli dava soddisfazione o pazzia proprio quando ne aveva bisogno. C’era sempre, e non l’avrebbe mai tradito.

Avere una donna? era fuori discussione. Le donne facevano soffrire, tradivano e non erano mai coerenti, la sua vera compagna invece lo era. Sempre uguale, polverina bianca fina, o a volte acidi o quant’altro, ma per quanti ne prendesse e di differenti tipi, erano tutti uguali, non nella forma, nel sapore o nell’odore, ma certamente per come lo facevano sentire. Tutti allo stesso modo, ed era questo che Raoul Duke amava. Era questo che lo faceva impazzire e lo invogliava a provare sempre di meglio.

Alcuni lo potrebbero considerare un pazzo squilibrato, ma per lui era tutto normale. Era la sua routine, la sua vita, e a lui andava bene così.

 

In quei giorni Las Vegas era stata la sua minima preoccupazione. Era solamente un posto come un altro, per chiudersi in una stanza d’hotel o quello che sia, e bearsi della sua compagna. Lui e lei, lei e lui, e il matrimonio che celebravano era ogni volta che Raoul Duke posava i suoi occhi su di lei, e come promesse, certo erano le tipiche:

 

“Vuoi tu prendermi nella buona e nella cattiva sorte, in salute e in malattia, finchè morte non ci separi?”

 

Certo, lui lo voleva, fin da quella volta ad Atlantic City dove qualcuno aveva preso il posto della sua compagna, e ancora rimpiangeva quel momento.

Si era maledetto, disperato, e questa ora era la sua punizione, e il prezzo gli sembrava ancor troppo poco.

Non era amore certo. Raoul Duke il suo cuore l’aveva donato solo alla sua compagna, mai a nessun’altro, ma lei, diavolo lei l’aveva fatto uscire pazzo.

Forse era da lì che tutto era iniziato, o forse lo era già da prima.

Dal suo primo servizio, dal suo primo lavoro o dalla prima sbronza.

Raoul Duke c’era sempre stato.

Las Vegas, era un posto come un altro. Si era fatto fino a non riuscire più a camminare, si era liberato dei suoi pensieri, ed aveva annegato tutti i ricordi in grammi di coca.

Tutto era perfetto.

Aveva creato problemi e di questo si compiaceva. Per lui tutto era tranquillo e sereno, ma per gli altri non lo era mai. E di questo ne andava fiero.

Las Vegas era una città come un’altra che lo aveva invidiato.

 

 

 

L’orologio segnava le 02.36 di notte, e da un centinaio di metri, Raoul Duke aveva superato un cartello con su scritto: “You’re now living Vegas”

Dalla decapottabile ad un certo punto un urlo si liberò:

Fuck Vegas”

 

Raoul Duke, c’era sempre stato.

 

  
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