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Autore: Pudentilla Mc Moany    22/10/2009    8 recensioni
Era colpa del suo amore assurdo per quell’uomo inarrivabile, se adesso, al solo pavido accennarsi delle note di Mamma Mia, era scosso da risatine isteriche e un’inesauribile voglia di cantare. Ancora gli Abba. Fanfiction sui Deathstars. Pairing: Candy; Eric/Bjorn.
Genere: Commedia, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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WhipCatII
Note introduttive blablabla: I cari ragazzi non sono miei. E questo non è mai successo.
Anche perchè non è che succeda granchè, in questo capitolo.
E-sì, è bene che vi spieghi. Perchè è capitato che, incoraggiata dai vostri commenti positivi, e dai Preferiti... Mi sono montata la testa, e il risultato è un trilogia degli Abba. In realtà le fanfiction si possono benissimo leggere separatamente, ed è per questo che le pubblico come one-shot; ma la storia è una sola, e questo è, a rigor di logica, il seguito di Does your mother know.
Sì, è una mossa azzardata. Ma la colpa è vostra, che recensite così bene e-mi manca l'aria, addirittura preferite!
Volendo tralasciare questi sproloqui puramente protagonistici, è bene avvertirvi dell'entrata in scena di un nuovo personaggio, l'amabile Greven, che nella foto gentilmente concessavi dalla mia magnanima persona è in compagnia del sempre splendido Cat. Aw.
Nel caso non lo conosceste, ritengo opportuna un minimo di pubblicità: Bjorn è il magico bassista degli Alter Egon, che meritano di essere ascoltati anche solo perchè sono la band di Peter London. Aw.
E' anche il migliore amico di Cat, davvero!





Gimme gimme gimme
a man after midnight






Half past twelve
And I'm watching the late show in my flat all alone
How I hate to spend the evening on my own



Eric detestava gli Abba.
Li detestava da sempre, a memoria d’uomo. Dapprima li aveva odiati con la tenacia innocente dell’infanzia,  provocando l’ilarità generale dei parenti; poi il sentimento gli si era radicato dentro avvantaggiandosi delle scuse tratte dall’esperienza.  Li detestava perché erano gli Abba, e gli ricordavano i suoi genitori e l’odore penetrante della sigaretta di suo padre in macchina, quando andavano a trovare i nonni a Uppsala.
I vent’anni avrebbero dovuto rappresentare il culmine di quell’odio, sublimato e raffinato da un fastidio sedimentato a lungo sin nelle più recondite viscide del suo animo.
Il problema era che erano almeno tre anni, che Eric non riusciva più a odiarli con la stessa forza: si erano insorabilmente legati, nella sua testa e altrove, nascosti in qualche andito profondo del suo cuore, alla memoria di un uomo che una sera qualsiasi di ebbrezza ordinaria aveva scopato nel suo appartamento a Stoccolma.
Un uomo che la settimana dopo, per un caso assurdo e grazie a un’altra sbornia, era diventato il leader della sua band.
Whiplasher Bernadotte –perché nella sua testa Eric non riusciva a pronunciare il nome Andreas Bergh, sillabe morbide infuse di un veleno pericoloso, senza avvertire uno spiacevole nodo alle budella, era La Causa.
Era colpa del suo amore assurdo per quell’uomo inarrivabile, se adesso, al solo pavido accennarsi delle note di Mamma Mia, era scosso da risatine isteriche e un’inesauribile voglia di cantare. Era un amore così, il suo. Malgrado fosse tutto nella sua testa, non riusciva a liberarsene, e lo covava dentro come un cancro doloroso eppure indispensabile.
Non che non ci fosse stato del sesso, dopo quella prima notte.
Ma la violenza del dopo-concerto, la sigaretta fumata rapidamente nel post-coito e gli innumerevoli cocktails prenuziali davano a quegli incontri veloci e casuali l’aria clandestina di una relazione facile e indolore, senza risvolti emotivi e con il massimo guadagno per entrambi.
Eric non aveva dubbi che per Andreas –Whiplasher, si ripeteva- fosse quella la natura del loro rapporto-non rapporto; un’amicizia dagli innumerevoli benefici, da cui trarre vantaggio nei momenti di sconforto, o di penuria. E lo odiava con tutta la forza del suo cuore devastato; solo, non poteva che ricaderci.




Autumn winds
Blowing outside my window as I look around the room
And it makes me so depressed to see the gloom




Un’ altra cosa che Eric detestava era restare a casa da solo la sera, specialmente il venerdì.
Malgrado facesse parte di una delle band più celebri di tutta la Svezia –e una band Metal, mica quelle checche degli Ark- lo faceva sentire un fallito assoluto sapere che l’ottanta per cento della popolazione svedese ballava e beveva e diosacosa mentre lui se ne stava stravaccato sul divano, a fumare innumerevoli sigarette e a fissare le figurette analogiche della televisione, un vento autunnale e gelato che si insinuava dalla finestra socchiusa, espediente senza il quale sarebbe morto soffocato dalle sue stesse emissioni di tabagista forsennato.
Era una cosa che lo faceva pensare, e se c’era un’altra cosa che detestava era pensare, come sapevano bene i membri della sua band, e i suoi ex e l’universo mondo.
Gli dava il mal di testa, e aveva il brutto vizio di ricordargli il sorriso di Whiplasher, la sua brutta faccia di vecchio, e la sua pelle liscia sotto le dita, quando lo scopava.




There's not a soul out there
no one to hear my prayer





Cambiò posizione sul divano, sistemandosi con la testa sul bracciolo e le gambe stese. Indossava pantaloni fetidi di felpa grigia e una melanconica maglietta bianco-rosella, risultato di tentativi di lavaggio a macchina poco consoni. Aveva i capelli disordinati ed era struccato, e il suo alito doveva essere mortifero, a giudicare dalla qauntità di latine vuote di birra sul tavolino.
Fuori, per strada, nessun rumore se non quello di una macchina sporadica, con la radio alta, sfrecciante per Stoccolma gravida di potenziali clienti di pub e discoteche. E dentro l’attico nel cuore di Stoccolma, Cat Casino che mugolava voltandosi sulla pancia, estraendo un telefono cellulare da sotto l’involto di plaid e pelle di divano e ginocchia ossute.
Pensò di chiamare Emil per farsi una birra, o Samantha per farsi un Cosmopolitan e due risate.
Si prese del tempo e cambiò canale, e proprio quando aveva optato per Samantha, delle note familiari riempirono l’appartamento e la sua testa, con il loro inesorabile potenziale omicida.




Gimme gimme gimme a man after midnight
Won't somebody help me chase the shadows away
Gimme gimme gimme a man after midnight
Take me through the darkness to the break of the day




I giovani Abba sorridevano spensierati e cotonati, ballando in un programma televisivo degli anni ottanta.
Eric dovette chiudere gli occhi e riaprirli diverse volte per assicurarsi che quella non fosse un’allucinazione etilica, il primo stadio per il manicomio; invano, però. Ogni volta che tornava a posare gli occhi sul teleschermo, Björn gli ammiccava pericolosamente balbettando stralci di canzone in playback.
La canzone in questione, penetrante e ripetitiva e banale al punto di dare il voltastomaco, o di infondere una voglia sfrenata di zompare per la stanza ballando, era piuttosto eloquente.
Ora, Eric non credeva ai segni del destino, ma era fermamente convinto che certe coincidenze fossero in qualche modo utili, ecco, per dibattersi nel marasma di circostanze che una vita piuttosto sregolata gli imponeva. Così, quando gli giunse alle orecchie il ben noto ritornello della ben nota canzone, decise che la serata aveva bisogno di una nuova direzione, una direzione più allettante.
Giocherellò col cellulare canticchiando svagatamente la parte di Agnetha, e senza quasi pensarci compose un numero.



Movie stars
Find the end of the rainbow, with a fortune to win
It's so different from the world I'm living in




A beneficio di inventario, bisogna precisare che l’idea suicida di chiamare Andreas gli era passata per la testa.  Era sicuro che avrebbe risposto con la voce sfatta, un po’ impastata dall’alcol; si sarebbe preoccupato un po’, perché il giorno dopo avevano un concerto che sarebbe andato a puttane se Cat si fosse sentito male. Avrebbe intuito il motivo della chiamata solo dopo un po’, e allora Eric sarebbe riuscito a sentire il sorriso dell’altro come una vibrazione interiore. Sarebbe venuto e l’avrebbe scopato, e lui si sarebbe svegliato col cerchio alla testa e una voglia pressante di vomitare, ma almeno per una notte l’avrebbe avuto con lui, e Andreas non sarebbe stato con una di quelle puttane, e magari sarebbe stato tutto diverso.



Tired of T.V.
I open the window and I gaze into the night
But there's nothing there to see, no one in sight




Eric era uno così. Aveva fantasia, e la fantasia coadiuvata dall’alcol lo aiutava a sedare i demoni nella sua testa, almeno per un po’. Si alzò controvoglia dal divano e spense la televisione, e si mosse a tentoni nella stanza buia mentre il cellulare dava il segnale di libero. Aprì la finestra e si sporse sulla strada umida, illuminata da qualche lampione e dalla luna piena, e dall’insegna lontana di un night club. Poi si accese una sigaretta, una di quelle lunghe sigarette al mentolo che fumava ogni tanto in autunno perché gli ricordavano una sua ex dei tempi del liceo.
Il cellulare dava ancora il segnale di libero.
Batteva la calma quieta del suo cuore, quel sentore fosco e però tranquillo di quando si è fatta una rinuncia, ma si sa che è per il proprio bene.
Pensò che in definitiva è abbastanza comune non vedere i propri sogni realizzati, a meno che non si viva in un telefilm, e che bisognava che fosse grato di suonare in una band, che poi era quello il suo sogno, e Andreas Bergh non c’entrava in nessun modo.
Stava appunto rimproverandosi di quell’indulgere all’attivita demodé del pensiero, quando all’altro capo della cornetta qualcuno rispose.
- Eric?  Aveva una sfumatura quasi preoccupata, quella voce familiare.




There's not a soul out there
no one to hear my prayer




Allo stato attuale delle cose, non restava che spaparanzarsi sul divano e riaccendere la televisione, in attesa che il suo personale servizio a domicilio di sesso sfrenato gli si materializzasse fra le braccia.
Sorrise fra sé, e sè, baldanzosamente. Non aveva chiamato Andreas, il che dimostrava che aveva fatto notevoli passi avanti nelle modalità di accettazione-superazione di quella cotta adolescenziale. Era adulto e consapevole, e per quanto gliene importava, poteva anche guardare quel live degli Abba senza dover  affrontare quella sensazione di benessere galleggiante e malcelato e detestabile.
Sì, era adulto e consapevole.
Per questo aveva chiamato Björn, e non Andreas.
Björn era assolutamente il tipo di amico di cui aveva bisogno in una sera come quella. Lo conosceva dai tempi dell’asilo nido, il che lo salvava dal tragico destino di doversi rendere presentabile, era bello e aveva mani meravigliose. Inoltre era suo amico, suo amico e basta.
Il sesso fra loro aveva tutte le carte in regola: era asettico e divertente, e non lasciava col cuore spezzato. E il fatto che Björn fosse generalmente eterosessuale non mancava di lusingarlo ogni giorno, perché gli solleticava l’autostima il fatto che fosse l’unico maschio che Greven si scopava.



Gimme gimme gimme a man after midnight
Won't somebody help me chase the shadows away
Gimme gimme gimme a man after midnight
Take me through the darkness to the break of the day




La serata, insomma, era all’insegna della massima dignità.
Sistemò il tavolino, estrasse un paio di birre dal frigorifero e si accese un’altra sigaretta. Poi si diresse con molta eleganza in camera da letto, ed estrasse un paio di preservativi dal pacchetto che teneva sul comodino, sistemandoli sul mobile della televisione nel caso di improvvisi scoppi di passione sul pavimento del salotto.
Seduto sul divano, un braccio a reggerlo dietro la nuca, era certo che nulla, nulla potesse ledere la sua immagine di uomo forte e coraggioso, un uomo di cui potersi fidare. E orgoglioso di sé com’era, non si rese conto di ondeggiare la testa a ritmo di musica.




Gimme gimme gimme a man after midnight
Won't somebody help me chase the shadows away
Gimme gimme gimme a man after midnight
Take me through the darkness to the break of the day




Bjrn aprì la porta senza bussare.
Aveva le chiavi di casa da quando Cat l’aveva comprata, due anni prima, con il ricavato del primo tour, e se avesse avvertito tutte le volte che si intrufolava in casa dell’amico per rubargli birra o vestiti, probabilmente gli avrebbe provocato svariati esaurimenti nervosi. Inoltre, data la conoscenza di vecchia data, era alquanto improbabile che l’altro potesse riservargli sorprese.
Quando lo trovò sculettante e canticchiante in piedi sul divano, e quel ch’è peggio con gli Abba come musica di sottofondo, però, ebbe a convincersi definitivamente che c’era qualcosa che non andava, in quel ragazzo.
- Greven! Oh, Greven, facciamo che tu-facciamo che tu sei Bjrn e io Agnetha?
Decisamente qualcosa che non andava.












Note di fine capitolo: Non credevate di scamparla, vero?
Bene, è opportuno fare delle precisazioni. Bjorn e Greven sono la stessa persona, tranne nei casi in cui si parla di un altro Bjorn, quello degli Abba. La cui foto non allego per pigrizia e benevolenza nei vostri confronti. Ad ogni modo non è in nessun modo cool come i nostri ragazzi, quindi va da sè che non è così importante che voi lo vediate.
Quanto a Samantha.. Non ho proprio idea di chi sia. E' una deliziosa donnina bionda e popputa e cotonata che vive nella mia mente, e che in questa fanfiction ha assunto le vesti di amica-confidente di Cat. E' simpatica, vi piacerà. Dubito che la riincontrerete, ma.. Insomma.
Credo di avere esaurito l'argomento ambiguità.
Vi ho già ringraziate per i preferiti e i commenti? Probabilmente sì, ma non fa male elencarvi una per una:

Fuyu: Ti succhia anche l'anima. Oh, dai. E' bellissima, come fai a non ripeterla? Senti come scivola in bocca: ti succhia anche l'anima. E ugh, è disgustoso!
Grazie per essere sempre sollecita nel commentarmi, soprattutto senza coercizioni. E il mio senso dell'umorismo IMPERA.
Hellfire: Ecco, mi sa che sei stata tu la colpevole inconsapevole del tutto. Mi hai incoraggiata! Non si incoraggiano le catlasher compulsive! E no, non sei la sola, evidentemente! °O° Che gioia scoprirlo!
SweetPandemonium: Intanto già ti amo perchè quel nick viene dagli H.I.M., lo sento. E poi-aw. Ti capisco, come ti capisco. Io sono come drogata; ho avuto la malaugurata idea di vedere questo video di un'esecuzione live di  Semi Automatic, e adesso sono perduta. Comunque, eccoti servito un nuovo capitolo dell'epica catlasher. E non vedo l'ora che anche tu mantenga la tua promessa e scriva una fanfiction.
irisviola:
Beh... Sono contenta che ti sia piaciuta °O° E sono contenta che condividi le impressioni di Andreas sulle labbra di Eric; insomma. Quelle labbra. o__ò






E secondo me l'aggiunta di quel video ha alzato il rating di almeno sei punti, portandolo inesorabilmente a rossoscarlattohardcore.
























  
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