La pioggia cade e ascolta silenziosa il battito del mio cuore,lento.
Mi parla di cieli infiniti,mi parla di nuvole grigie e pesanti e mi
parla del sole. Un bellissimo sole,così luminoso e
prepotente che riesce a farsi spazio anche sotto il fitto tappeto di
nubi.
La guardo mentre scivola sui tetti,sulle strade,corre veloce sui
marciapiedi,bagna bambini,uomini adulti,anziani,ragazze,donne in
carriera,casalinghe,operai,avvocati e dirigenti.
Lei cade. E cade. E cade. Ascolta il suo ritmo,così
preciso,così armonioso. La vita è fatta di
tempeste e giornate splendide,impara a danzare nella pioggia,impara a
correre anche senza ombrello,impara a guardare i passeri che si fermano
sui balconi in cerca di qualche briciola. Impara a farti baciare dalla
bocca di rame liquido del sole,impara ad essere come il mare:prendi
tutto il calore che puoi e conservalo per quando non ne avrai. Ce ne
sarà sempre bisogno.
Immagini e pensieri,questo è tutto quello che ho.
Te ne sei andato circa un anno fa. Ti posso ancora vedere,ma vederti mi
fa stare male. Steso su quel letto di ospedale,ecco cosa mi rimane di
te. Vedo il tuo corpo muoversi debole e silenzioso ad ogni tuo respiro.
Ed ogni tuo respiro mi fa male. Sento dentro di me i sensi di colpa e
poi tanta rabbia,che non riesce a scivolarmi addosso. Tanta rabbia che
entra come un proiettile,dritta in mezzo al petto. Non riesce ad uscire
dall’altro lato,è rimasto conficcato dentro. Solo
tu potrai toglierlo,se vorrai e se potrai.
Vedo un fiume,è la pioggia che continua a cadere e con lei
anche le mie lacrime. È colpa mia se ti trovi in questo
stato,ho avuto la forza di ridurti cosi,ma non ho la chiave per tirarti
fuori. Purtroppo non si ha sempre una chiave per tutto. Non ci
è dato di poter aprire tutte le serrature.
Se potessi aprire tutte le serrature capirei perché hai
tentato il suicidio,dopo aver sentito da chissà chi che ero
in fin di vita a causa di uno stupido incidente stradale. Capirei
perché non mi hai cercato per vedere come stavo,ma hai
preferito saltare da un palazzo. Capirei cosa pensavi in quel momento.
Perché non hai aspettato? Anche pochi minuti.
E invece sei andato in basso,insieme a tutte le mie speranze,insieme ai
miei sogni,sogni d’amore per te.
E i sensi di colpa mi divorano mentre ti vedo steso,inerme su quel
triste letto d’ospedale.
Io credo nei miracoli,è tutto quello in cui posso
credere,tutto quello che mi è rimasto. È un anno
che vivo con questa convinzione,perché non può
essere una probabilità,deve essere una certezza. Tu tornerai
a vivere. Vivere per me,per noi. Questa volta non sarà la
morte a separarci,ma sarà la vita a unirci.
Persa nei miei pensieri,vedo le tue mani muoversi,tremano leggermente.
Silenzio.
I tuoi occhi sembrano aprirsi deboli ad una nuova luce ormai
dimenticata. Un’ombra,una luce,una fiacca presenza accanto al
tuo letto. Sogno,realtà?
Stai lentamente,inesorabilmente tornando da me… Forse un
angelo,forse è lui che devo ringraziare,o forse mi ostino a
credere di aver visto qualcosa,quel qualcosa mi sta riportando alla
vita.