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Autore: Sundy    23/09/2003    3 recensioni
Dagli occhi rossi di Scott Summers, storia di una bambina di luce portata via da un raggio di luna, morte di una Fenice...
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non mi hai lasciato il tempo..
All’incrinarsi di un vetro, di uno specchio, il disperdersi di una nuvola .. tempo di una catastrofe annunciata, si disintegra come quei petali rossi sollevati dal vento della tua mente, sotto questa fiamma che incenerisce i giorni del nostro tempo, avendo cura di non lasciarne intatto nessuno…. Ti parlo, e il vento copre la mia voce, con le sue grida, e le grida nella mia testa e la mia testa si stacca, e la guardo cadere verso il basso- non c’è pozzo verso il quale cadere…. È fiamma rossa, e la fiamma brucia, e tu sei sua figlia, bella e terribile come il sole abbracciato da troppo vicino… ma sul tuo viso la bellezza si incrina, lasciando spazio alla paura, si sbriciola il velo di luce….non serve a nulla ricordarti mentre mi bruci davanti, mi bruci dentro, sfuggendo dalle mie mani come sabbia tenuta stretta nel pugno, una corsa affannosa, inseguiti dal vento che come una catastrofe annunciata ti circonda da ogni lato, e con ognuna delle sue carezze ti strappa la sabbia dal pugno, granello, dopo granello.. apri la mano, e non c’è serpente dorato che tu possa liberare, nel sole… sabbia fredda d’acqua, saltellavi a piedi nudi su quel gelo umido, ti guardavo da lontano, col vento che sollevava la sabbia colpendomi in faccia, ma quelle frustate non facevano male, e potevo vedere la tua sagoma di bambina danzare davanti al respiro profondo del mare.. sabbia sui vestiti, sabbia attaccata alle scarpe che reggevi in mano, sabbia attaccata alle gambe… a volte anche il mare è coperto di un torpore squallido, di un gelo offuscato, eppure tra quei brividi di freddo eri bellissima…
… sono rossi, i tuoi capelli…?
Glielo chiesi spinto da una forza che non capivo, mai domande, mai a nessuno, la risposta arrivava stampata sulla pelle da un pugno, ero cresciuto così, eppure, con lei sentivo l’urgenza di… parlare… riempire lo spazio vuoto che divideva i nostri corpi con le parole, parole sbriciolate tra le ceneri di questa luna senza polvere e senza respiro, che non si scuote e non sa tossire neanche quando i fumi di un’esplosione grande come l’universo gli scoppiano in faccia….. stride come ghiaccio tagliato col coltello, con la sega da ossa…sbriciola le ossa…Non mi resta il tempo di uccidere mentre muori… uccidere una parola, un silenzio, un respiro, o qualunque cosa sia sospesa accanto a me, su di me in questo vuoto… dentro di me, questo vuoto. Sbriciola fili di rame che un tempo erano i capelli di una donna – sono rossi i tuoi capelli?- dimmi ora cosa resta di quella donna, che amo….
Polvere sale dentro i polmoni, un alibi per chiudere gli occhi, stringere le palpebre, spingere fuori le lacrime quando sai che non ti chiederanno un perché, ma a cosa serve, le mie lacrime non le vedo più da molti anni, si asciugano al fuoco dei miei occhi prima che possa versarle…
Solo lei mi ha chiesto dove le nascondessi…c’era del vento ad increspare le onde del lago, ed un vago stormire di alberi, non troppo lontano. Mi tenevi la mano e io forse mi sentivo bene per la prima volta… mi tenevi la testa tra le mani e il mio dolore spariva, tu eri la sola a potermi guarire….schegge di una morte rapida e dolorosa mi attraversano le tempie, forse non capisco del tutto che è la cronaca frammentata della tua agonia… c’era un sole caldo, torrido, sulla riva del lago, ma noi, nascosti dall’ombra, stavamo bene… il nostro tempo va in fumo… e mi dicesti che una volta la tua anima era morta insieme ad un’altra bambina, bambina di luce che bruci come una stella accesa, una girandola di polvere da sparo….. si frammenta, si scompone, ma qui la luce resta, è la vita a svanire, lasciandosi dietro brandelli di quel tempo nostro che da adesso in poi sarà dimenticato.. o diventerà la mia ossessione. Soffoco nello sbalordimento di una tragedia troppo annunciata per poterle credere davvero, e che adesso coglie uno dopo l’altro tutti i nostri giorni, passati e futuri, e bambina dispettosa, li getta nel pozzo, adesso lo vedo, il pozzo che si apre, nero nel nero del vuoto che il fuoco lascia spegnendosi, che la vita lascia.. sbriciolandosi… come polvere di stelle, come un meteorite che si incendia nell’atmosfera…per non colpire la terra…
È fiamma che incendia un cielo che non c’è, e tu sei sua figlia…come sono rossi, i tuoi capelli..
La vita è un sogno…. Un sogno ritagliato sulle pagine dei quaderni dove disegnavo con un’ostinazione un po’ idiota, un po’ patetica e in fondo in fondo anche da ammirare, negato com’ero, migliaia e migliaia di fatine, fatine coi lunghi capelli rossi della mia compagna più bella…come sono rossi i tuoi capelli, nel riverbero di questo fuoco d’artificio nel quale la tua vita si consuma…che senso può avere mentre ogni tempo rimasto si incenerisce, che senso può avere …amarsi per sempre?
Non illudere un sogno interrotto dall’urlo di una sirena, non illudere un uomo che muore, il sempre si sbriciola nelle lacrime di fuoco dei tuoi occhi, mentre sprofondi, bambina di luce, nel buio….
...carried away, by a moonlight shadow....
Mi sveglio, come mille altre volte, come mille altre notti … forse meno, forse di più, che importanza ha….mi sveglio, e torno a perderti…ti ho persa all’infinito. Silenzio, nella stanza. Ombra di luna, nel silenzio. La voce che parlava nella mia testa tace per sempre. L’ultimo eco di lei nella mia mente, un grido, un gomitolo di parole ….
Parole accartocciate come carta e foglie secche su una strada di città, abbandonate dal caso, come le margherite nel pozzo del nostro futuro che non c’è….
“.. ti amerò per sempre…”
Una barca, una casa, un albergo, un aeroplano, in nessun luogo, neanche sulla riva del mare, neanche sulla sponda del lago.. neanche sulle rive del mare luminoso e dei crateri d’argento che fanno capolino, tra plastica e ragnatele, dall’angolo della finestra, potrò mai ritrovare qualcosa di quello che è perso. Ti amo ancora. Continuo a sognarti perché la vita è un sogno al quale non devo pagar prezzi per la mia follia, un sogno di laghi, di spiagge e di case grandi come castelli, sogno di una bambina che mi prendeva per mano e cancellava ogni male dal corpo e dal cuore, una bambina che non esplode in una girandola di fiamme ma stringe la mia mano e sorride, e il riflesso del sole trai suoi capelli rossi è l’unico fuoco d’artificio che l’abbia mai sfiorata… un sogno di fatine disegnate dalla mano incerta di un ragazzino daltonico sull’orlo dei suoi quaderni di scuola, che ballano tra numeri e quadretti, senza sapere che fuori esiste il freddo del dolore e il vuoto della morte, che corrono sulla spiaggia di un equazione con le scarpe in mano e i tulipani infilati di nascosto nella borsa, che pattinano sul lago ghiacciato mentre noi le stiamo a guardare, mano nella mano, sciogliere i loro capelli rossi al vento….erano rossi i tuoi capelli, bambina di luce…
Luce che sbiadisce i sogni, mentre si fa giorno, e la luna continua a fissare il niente che hai lasciato, col suo unico stupido occhio bianco, polvere che non si alza a darti una alibi per lacrimare, per sanguinare, adesso. Eppure il morso resta, colpo di tosse inutile che non sconfigge l’avanzata delle fiamme dentro… le dita lunghe del sole che si infilano tra me e la notte, strappandomi a quei sogni che distruggere non mi farà sentire meglio. Voci nella mente. Non sono voci, sono gemiti. Gemiti del dolore col quale convivo ormai ogni giorno, che mi strappa il senno dalle tempie e me lo restituisce dagli occhi sottoforma di mille aghi sottili. Penetrano nella carne, senza distruggerla mai abbastanza. Gli incantesimi della regina sono stati sciolti, e adesso è il loro regno. Dimentico il dolore e guardo fuori.. ancora luna, ottusa sfera di pietra incapace di morire, ancora luna, di spiagge e di laghi aridi, lontani dal mio sogno sbiadito… se guardi meglio vedrai il pozzo ancora aperto, e le margherite in fondo al pozzo, congelate come la storia dei nostri giorni che non sono mai stati…
fremono sotto il respiro di mille fatine addormentate, fatine dai capelli rossi…
….erano rossi i tuoi capelli, Jean, amore mio...
i una bambina di luce portata via da un raggio di luna, morte di una Fenice...
  
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