Fandom: Merlin;
Pairing: Artù/Merlino;
Prompt: “So io qual è il rimedio per curare
per ogni male…”
Rating: Pg15;
Genere: Comico, Introspettivo, Romantico;
Warning: Crossdressing,
Slash;
Summary: Merlino perde una scommessa fatta con
Gwen e Morgana, per pagare pegno dovrà vestirsi da
donna e partecipare, così conciato, al ballo in maschera della Vigilia di
Ognissanti…
(Scritta per
Ebbene sì, è una Pg15 ù__ù ... So che vi sembra strano, ma ogni tanto ne scrivo anche io, sapete? XD E va bene, lo ammetto, con un prompt simile ero partita davvero dall’idea di scrivere qualcosa di più sconcio, poi però l’ispirazione s’è fatta sentire per questa fic e con lei non si discute. Volete sapere da cosa è scaturita? No?? Fa niente, ve lo dico lo stesso! XD E’ arrivata mentre osservavo i miei nipotini. Guardando Matteo di tre anni e Federico di due, correre e cadere, per rialzarsi subito dopo, e le loro mamme – le mie cognate – asciugare le loro lacrime con quella che, anche le nostre, ci hanno insegnato essere la cura per ogni male: “Un bacino e passa tutto!”. E l'ispirazione ha definitivamente messo radici, mentre giocavo con Valentina, di quattro anni, che mi obbligava a comporre insieme a lei un enorme puzzle di Cenerentola, pretendendo di spiegarmi, con la sua adorabile vocina saccente, dove andassero messi i pezzi. Questa storia nasce così, dai baci innocenti e dalle fiabe per bambini…ma anche dalla visione della puntata 2.01. Ah, quanto Slash sprecato! XD
Chiuderò la curva dell’arcobaleno
per immaginarlo come la tua corona,
e con la riga dell’orizzonte in cielo
ci farò un bracciale di regina…
ma se solo potessi un giorno
vendere il mondo intero
in cambio del tuo amore vero!
Sai, qualcosa tipo “cielo in una stanza”
è quello che ho provato prima in tua
presenza…
dicono che gli angeli amano in silenzio,
ed io nel tuo mi sono disperatamente perso.*
A corte, gli svaghi sono sempre pochi. I servitori devono lavorare
alacremente ed i nobili guidare il regno. Durante la stagione fredda, poi,
quando è impossibile uscire all’aperto, i divertimenti divengono ancora meno.
Per questo tutti, ricchi e poveri, uomini d’alto rango ed umili cittadini, si
dedicano a quello che è il passatempo preferito nel castello: il pettegolezzo.
Fu così che Merlino si cacciò nei guai per l’ennesima volta.
-Stai scherzando, spero!- esclamò proprio questi, guardando orripilato la veste
blu cobalto che la sua amica teneva tra le mani.
-No, nemmeno un po’- replicò Gwen divertita –Hai
perso la scommessa, caro. Lady Isotta si incontra segretamente con il
figliastro, non con lo stalliere e tu devi pagare pegno: ti vestirai da donna
al prossimo banchetto!- tra qualche giorno sarebbe stata
-Suvvia, Merlino…non vedi come s’intona ai tuoi occhi?- cinguettò Morgana,
sbeffeggiandolo allegramente.
-Non posso servire Artù conciato in quel modo!- protestò il giovane mago.
-Fingi di stare male- replicò la figliastra del Re con tono incurante, ed
entrambe le ragazze gli sventolarono nuovamente davanti l’abito femminile.
Lo Stregone aveva il sentore di starsi per cacciare in un grosso, anzi enorme
guaio!
Ginevra gli prese le misure e, nei giorni seguenti, lo chiamò più volte
per controllare che le modifiche fatte al vestito fossero perfette.
Quando infine arrivò il giorno del banchetto, il servitore era ormai
disperato, ma fu comunque costretto a chiedere al Principe d’essere dispensato
dai propri compiti, per quella sera: -Sire, mi chiedevo se poteste fare a meno
dei miei servigi, per questa cena- chiese il più umilmente che gli riuscì.
Insospettito da quell’insolito comportamento, l’Erede al trono lo scrutò con
attenzione: -Perché mai?- lo interrogò perplesso.
-E’ da stamani che sono indisposto, temo di aver mangiato qualcosa di stantio-
il Mago ricorse alla scusa più banale del mondo.
Artù inarcò un sopracciglio, evidentemente per nulla convinto. Era pur vero,
però, che da quando Merlino era al suo servizio non aveva mai accampato scuse
per sottrarsi ai propri doveri, che aveva svolto regolarmente, anche se non
sempre nel modo migliore. Perché mai, dunque, e di propria iniziativa per
giunta, avrebbe dovuto rinunciare ad una serata che, una volta tanto, sarebbe
stata divertente anche per lui? –Se ti concedo la serata libera, pretendo che
tu stia a letto e non chissà dove a cacciarti nei
guai…chiaro?-
-Cristallino, mio signore- annuì il moro, incredulo di fronte a tanta,
sfacciata fortuna.
*°*°*°*°*
Le due ragazze si voltarono pudicamente, mentre lui s’infilava il vestito, e
poi gli strinsero i lacci del corsetto, spezzandogli il fiato. Ora comprendeva
perché le donne svenissero con tanta facilità. Gwen e
Morgana continuavano a parlottare divertite ed eccitate, commentando se gli
stesse meglio questo o quel monile, od i capelli acconciati in un modo
piuttosto che in un altro, mentre il Mago desiderava intensamente sprofondare
per l’imbarazzo.
Nel momento in cui le due giovani donne si allontanarono, cercando delle
ciocche e dei nastri da applicare ai suoi capelli per farli apparire più
lunghi, Merlino riuscì a sussurrare un incantesimo che addolcì i suoi tratti e
li rese più femminili. Se proprio doveva interpretare quella recita, avrebbe
fatto in modo di apparire il più irriconoscibile ed il meno ridicolo
possibile.
Una volta che gli ebbero imbellettato il viso, ne celarono la parte superiore
dietro una maschera nera, ornata di piume color
zaffiro e l'ancella esclamò stupita: -Accidenti…non ti offendere, ma stai
davvero bene conciato così-.
-E’ vero. Sei un po’ troppo alto, forse, ma molto affascinante.
Quest’abito esalta le tue forme- convenne la figliastra del Re.
-Quali forme, mia signora?- ribatté lo Stregone. “Gli uomini non
hanno forme!” inveì tra sé. –E’ merito del trucco- borbottò poi.
-Bene, direi che tu sia pronto. Possiamo andare- replicò Morgana
Veramente, lui non si sentiva pronto nemmeno un po’!
Durante il banchetto interpretò ruolo di una nuova dama di compagnia della
Principessa, cercando di rimanere lievemente piegato sulle ginocchia, nel
tentativo di contraffare la propria statura, tenendo il capo basso per farsi
notare il meno possibile ed aprendo bocca solo lo stretto indispensabile.
La Veggente pareva immensamente divertita da tutta quella situazione e lo fu
ancora di più quando il fratellastro le si accostò, per domandarle chi fosse
quella nuova ancella.
-Oh…è la figlia di un nobile di passaggio, rimarrà qui per poco- buttò lì
–Perché non la inviti a ballare? Mi raccomando, però, non essere brusco, sai è
molto timida- gli bisbigliò all'orecchio, pregustando già le conseguenze.
-Qual è il suo nome?- chiese allora il giovane Pendragon.
La sorellastra ebbe un attimo di panico, ma Ginevra
venne prontamente in suo soccorso: -Marion! Lady
Marion de Montreve-.
-Non ho mai sentito il nome di questa Casata- ribatté il Principe perplesso.
-Ecco…è un regno molto piccolo e, disgraziatamente, sono... rimasti in pochi,
solo lei ed il padre- inventò Morgana di sana pianta.
-Capisco. Bene, allora con il tuo permesso…- si congedò da loro, dirigendosi
verso Lady Marion.
Quando Merlino vide il suo signore andargli incontro, divenne pallido come un
lenzuolo e tentò di dileguarsi tra la folla, ma chissà come, questi riuscì
a comparirgli ugualmente d’innanzi.
-Lady Marion, mi concedete questo ballo?- le sorrise affascinante, inchinandosi
ed offrendole la mano.
Il Mago arrossì furiosamente...tutto si era aspettato
fuorché quello e, mentre nella sua testa risuonava un coro di “No-no-no-no-no-no-no…!” posò il proprio palmo su quello
dell’altro. D’altronde, come si poteva rifiutare il Delfino del Regno?? Quale sciocca lo avrebbe mai fatto?!
Si trovò però a fronteggiare un altro problema: non aveva la più pallida idea
di come si dovesse danzare! Non lo aveva mai fatto, se non alle sagre di paese,
dove i passi erano più “alla buona” e decisamente più allegri. Aveva
osservato spesso i complicati schemi dei balli di corte e non era affatto certo
di riuscire a replicarli.
Comunque ogni dubbio parve svanire, quando Artù incrociò il suo sguardo e lo
condusse al centro della sala, guidando con pazienza i suoi movimenti. A quel
punto Merlino dimenticò d'impartire degli ordini al proprio corpo e si limitò
unicamente seguire il volere del proprio cavaliere. Fu una sensazione tanto
bella quanto inaspettata, si era messo nelle sue mani e si sentiva al sicuro.
Osservò da sotto le ciglia lunghe e nere, gli occhi familiari e profondi del
giovane Pendragon, e questi si sentì trafiggere il
cuore e rimestare lo stomaco da quelle iridi del colore del mare.
Persero il momento in cui la prima danza terminò e ne cominciò una nuova
e, senza nemmeno accorgersene, ballarono quella, poi un’altra ed un’altra
ancora, concedendosi una risata quando si ritrovarono a
volteggiare seguendo note più veloci e desiderando un contatto più
intenso.
Quando le campane suonarono la mezzanotte, decretando la venuta di Samhain ed il momento in cui le maschere dovevano
cadere, lo Stregone si trovò preso dal panico. Il suo signore gli lasciò le
mani per sfilarsi la maschera rossa e dorata, e lui colse proprio quel momento
per raccogliere le gonne e fuggire via.
Scappò più veloce che poteva, ignorando le persone che esultavano e
festeggiavano, mentre anche l’effetto del suo incantesimo cominciava a sparire
ed Artù chiamava il nome fittizio di quella falsa dama, tentando d’inseguirlo
attraverso la ressa. Corse fino alle stanze di Gayus
e si rifugiò nella propria cameretta, barricandosi la porta alle spalle e
posandosi una mano sul petto, costretto nel bustino. Cercò di sfilarsi la
maschera per respirare meglio, ma questa s’impigliò tra i nastri e le
ciocche finte, tirando i suoi veri capelli. Avvertì un fastidioso nodo
ostruirgli improvvisamente la gola, mentre scrutava il proprio riflesso nel
vetro della finestra, sentendosi misero e ridicolo…vestito dell’ennesima
menzogna.
*°*°*°*°*
La mattina seguente, quando Merlino entrò nella camera del Principe, lo
trovò stranamente già sveglio. Artù scrutava il cielo fuori dalle vetrate e,
quando il servitore gli si accostò, poté notare delle profonde occhiaie
cerchiare i suoi occhi turchesi.
-Vi sentite male, Sire?- domandò preoccupato.
Le belle labbra del suo signore si torsero in una smorfia: -Ho incontrato una
persona ieri sera, una fanciulla…- rivelò dopo qualche attimo di silenzio,
vedendo forse in lui la soluzione al proprio problema.
Il Mago, a quelle parole, sentì un tuffo al cuore: -Oh…Bene- cercò di fingersi
disinvolto ed al contempo interessato, temendo dentro di sé che l’Erede al
trono lo avesse riconosciuto.
-No, non è bene, perché è fuggita- replicò quest’ultimo.
-Fate uno strano effetto alla donne- cercò
d’ironizzare l’altro, vedendosi immediatamente fulminato da un'occhiata
omicida.
-Perché diavolo te ne sto parlando?! Cosa potrai mai saperne, tu, di donne!-
sbottò il giovane Pendragon, passandosi una mano tra
i capelli dorati –Renditi utile ed aiutami a vestirmi- aggiunse, ignorando lo
sguardo indignato del valletto.
Merlino si stupì di non sentirsi affatto sollevato, era chiaro che Artù non lo
avesse riconosciuto, ma quella consapevolezza lo fece sentire tutt’altro
che sereno. La sera prima avevano condiviso un momento speciale, ma il
biondo non aveva ballato con lui, bensì con Lady Marion. Per l’ennesima
volta non aveva visto chi era davvero, l’aveva scambiato per qualcun altro.
Durante il resto della giornata il Principe chiese notizie della dama, ma
pareva che questa fosse scomparsa nel nulla o, peggio, che non fosse mai
esistita! Nessuno, infatti, si ricordava di lei prima di quella sera e la
stessa Morgana non seppe dargli che vaghe risposte.
Nei dì a venire la situazione si fece ben strana, agli occhi dello Stregone.
L’Erede al trono pareva sempre più stanco, distratto, triste, svogliato ed il
servitore cominciò a preoccuparsi seriamente, al punto di parlare a Gaius della faccenda.
L’anziano cerusico, però, si mise a ridacchiare: -Il Principe
Artù soffre della malattia più vecchia al mondo: il mal d’amore.
Non vi è nulla di cui preoccuparsi- lo rassicurò.
E di nuovo Merlino non si sentì affatto sollevato, anzi, qualcosa andò ad
aggiungersi alla sua inquietudine.
Quella sera, quando servì la cena al giovane Pendragon
nelle stanze di quest’ultimo, si ritrovò a suggerire, senza sapere bene perché:
-Forse non è una nobildonna, ci avete riflettuto?- mentre versava altro
vino nel suo bicchiere. L’altro alzò lo sguardo, guardandolo interessato ed il
Mago pensò, per l’ennesima volta, che fosse davvero un asino. –Era
Il volto del suo signore parve illuminarsi di nuova speranza ed il valletto
pensò con dolorosa chiarezza: “Oh, se solo tu sapessi!” abbassando il capo e
sentendosi sconfitto una volta di più.
La mattina seguente Artù radunò tutte le donne che lavoravano al castello e le
osservò attentamente, ma nessuna pareva essere quella giusta. Troppo bassa,
troppo formosa, troppo scura di carnagione, troppo chiara di capelli…ma
soprattutto gli occhi, non vi era traccia di quelle iridi che
l’avevano tanto colpito.
Nuovamente i giorni passarono e nuovamente lo spirito del Principe sembrò
avvilirsi.
-Gaius,
esiste una cura per il mal d’amore?- chiese Merlino alcune sere dopo.
-Certo che c’è: l’amore ricambiato. Oppure... il trascorrere del tempo- rispose
questi, con un sorriso sghembo e paterno, battendo una mano nodosa sulla sua
spalla ossuta.
Il Mago si prese la testa fra le mani. L’Erede al trono si era innamorato di
una persona fittizia e, dunque, l’unica soluzione pareva metterlo davanti alla
realtà dei fatti. Ma come fare? Era certo che se si fosse presentato al
cospetto del suo signore, dichiarando semplicemente “Lady Marion non
esiste, non era altri che me in abito da donna” questi
non gli avrebbe mai creduto, anzi di sicuro avrebbe sorriso credendola una
burla. Sentendosi stringere il cuore in una morsa, lo Stregone prese una
decisione.
-Sire, ho trovato la vostra dama- gli annunciò la mattina seguente, mentre
lo aiutava a vestirsi. Lo sguardo stupito e speranzoso che Artù gli rivolse,
quando si voltò, bruciò come uno schiaffo –Chiede d’incontrarvi stanotte, al
limitare del bosco- trovò, chissà come, il coraggio di aggiungere.
-Che aspettavi a dirmelo?!- esclamò l’altro –Come hai fatto?- domandò gioioso.
-Cercavate nel posto sbagliato, tutto qui- rispose, senza riuscire a guardarlo
ancora in viso.
*°*°*°*°*
Quella sera, quando il Principe si recò nel luogo convenuto, si aspettava di
trovarvi una fanciulla, accompagnata probabilmente da qualcuno che le facesse
da scorta. Invece trovò solamente il proprio servitore seduto su un tronco
tagliato, su cui stavano posati anche un vestito blu ed una maschera dall’aria
molto familiare.
Notevolmente confuso, Artù gli si accostò e domandò brusco:
-Che significa?-
Ripiegando per bene il vestito, Merlino esordì: -Alcuni giorni prima della
Vigilia di Ognissanti, ho fatto una scommessa con Gwen
e Lady Morgana…e l’ho persa- si alzò lentamente in piedi e mise tra le sue mani
l’abito e la maschera –Non esiste nessuna Lady Marion, è un’invenzione
della vostra sorellastra e della sua ancella- aggiunse, sperando che così
capisse.
Il giovane Pendragon, però, scosse il capo confuso:
-Questo già lo sapevamo, avevamo già ipotizzato non si trattasse di una
nobildonna! Dove vuoi andare a parare?- chiese allora.
Frustrato, lo Stregone lo afferrò per le spalle: -Artù,
guardami negli occhi!- esclamò ad un palmo dal suo viso.
Questi trattenne improvvisamente il fiato, incontrando quelle iridi blu come il
mare, che subito gli rimestarono lo stomaco ed accelerarono il suo battito
cardiaco.
-Era
L’Erede al trono si districò dalla sua presa, soffiando un incredulo: -Eri
tu…e, per tutto questo tempo, ti sei preso gioco di me- lasciò cadere a terra
il vestito e gli voltò le spalle, allontanandosi a grandi passi.
-No!- esclamò Merlino orripilato, sentendo il proprio cuore spaccarsi. Come
poteva anche solo pensare una cosa simile?! Oh,
dea madre, faceva così male guardare quella schiena allontanarsi.
*°*°*°*°*
Quando la mattina dopo, come d'abitudine, il Mago si presentò nelle stanze
del Principe, era cosciente che non sarebbe stato ben accolto, ma non era
preparato a ciò che sarebbe accaduto.
-Cosa fai qui?- domandò freddamente un Artù già vestito di tutto punto, non
appena il moro varcò la soglia.
-Non mi avevate detto che non volevate vedermi...- replicò il servitore, con
più coraggio di quanto se ne sentisse addosso.
-Te lo dico adesso- ribatté il giovane Pendragon.
-Le cose non stanno come credi…- obiettò Merlino, ma venne prontamente
interrotto.
-Chi ti ha dato il permesso di darmi del tu?!- lo zittì gelido l’Erede al
trono.
Una frustata avrebbe fatto meno male. Lo Stregone alzò il capo e strinse i
pugni, mordendosi ferocemente un labbro per reprimere un grido di rabbia e
dolore: -Come desiderate, Sire- riuscì a mormorare, dopo svariati
minuti.
-Ci sono le stalle da pulire, la mia armatura da lucidare e le mie vesti da
lavare. Non prenderti il disturbo di servirmi i pasti, ci penserà qualcun
altro- ordinò atono il biondo, senza nemmeno guardarlo, ascoltando con sollievo
la porta aprirsi e richiudersi di colpo.
Quel comportamento si protrasse anche nei giorni a venire, tanto che il servo
pensò che le cose non sarebbero mai tornate come prima. Non c’era più traccia
dell’uomo che ammirava in Artù, sembrava tornato ad essere il Principe
arrogante e borioso che tanto detestava quando lo aveva conosciuto. In breve,
tutti a corte si resero conto dell’astio che regnava tra i due, al punto che si
cominciò a mormorare che fosse successo chissà cosa. E non si trattava solo di
Merlino, il giovane Pendragon sembrava
particolarmente scontroso anche con la propria sorellastra, tanto che questa un
pomeriggio fu costretta a trascinarlo con sé in un luogo appartato per discutere.
-Che accidenti ti prende?!- domandò inviperita
Morgana.
-Davvero una bella trovata la tua Lady Marion, molto divertente- sibilò
l’altro con ferocia.
-E allora? Era
Il fratellastro la guardò stralunato, prima di riuscire a replicare: -Peccato
che il vostro simpatico giochetto non abbia coinvolto solo lui- con
quello che era quasi un ringhio.
-Come potevamo immaginare che ti saresti infatuato di Lady Marion?- ribatté la
ragazza.
- Beh, avresti potuto dirmi chiaro e tondo come stavano le cose, quando ti ho
chiesto notizie, la mattina dopo!- insistette lui indignato.
-E quindi smascherare Merlino? Non siamo cattive sino a quel punto! Un conto è
prenderlo in giro, ma renderlo tanto ridicolo agli occhi del suo signore? Di un
Principe come te, per di più! Avrebbe preferito sotterrarsi, piuttosto che
farsi scoprire da te e, nonostante ciò, ti ha consegnato di sua spontanea
volontà il suo travestimento, pur di dissuaderti dalla tua ossessione. Dovresti
essere onorato di avere un uomo simile al tuo servizio- rispose a tono
-Vi
-Se così fosse, ora staremmo ridendo, non credi? Vedi qualcuno di allegro,
invece?- sbottò la ragazza, esasperata dalla sua ottusità.
Artù scosse il capo, non precisamente per rispondere alla sua domanda, ma forse
solo per schiarirsi le idee: -Ho creduto…che lei fosse…quella
giusta- bisbigliò in tono a malapena udibile, senza guardare un punto preciso.
-Ma cosa ti ha colpito di lei? Insomma, era più alta di te, goffa, coi
fianchi stretti e... senza seno!- esclamò la sorellastra.
-Ma che ne so! La sua figura esile, forse…la sua pelle bianca, il suo profumo…i
suoi occhi- cercò di ricordare.
Morgana non poté fare a meno di ridacchiare compiaciuta, un suono argentino che
alleggerì l’aria, dolce e carico di malizia: -Tu non hai visto Lady Marion…tu
stavi guardando... Merlino, soltanto Merlino- concluse in un tono tenero
che fece sussultare il giovane Pendragon.
*°*°*°*°*
Quando si affacciò sulla soglia della stalla, Artù era certo che lo avrebbe
trovato lì ed infatti eccolo, con la schiena
curva, intento a spalare il fieno. Si fermò poggiando la spalla contro lo
stipite della porticciola d’ingresso, scrutandolo
assorto, mentre Merlino lavorava alacremente, silenzioso ed instancabile.
Sembrava più pallido del solito e più magro…o era una sua impressione? Il Mago
si fermò per asciugarsi la fronte imperlata di sudore con il fazzoletto che
portava sempre al collo e solo allora si accorse della presenza del Principe.
-Devo andare a caccia ed intendo portarti con me- esordì quest’ultimo in modo
conciso.
-Come desiderate, Sire- replicò l’altro atono.
Il giovane Pendragon corrugò la fronte. Quanta
formalità, quanta freddezza…era stato davvero lui ad imporla?
Mentre s’inoltravano nella foresta, lo osservò di sottecchi, sentendo una
strana ansia invadere il proprio petto. Scorgendo un movimento nella boscaglia,
Artù si bloccò ed allungò un braccio per frenare anche i suoi movimenti, ma Merlino non andò a sbattergli contro come
accadeva i primi tempi che era al suo servizio e si fermò a pochi passi da lui,
in attesa. Quando, poi, gli fece cenno di spostarsi alla sua destra ed il moro
eseguì alla perfezione le sue indicazioni, si rese conto, forse per la prima
volta, di quanto avesse imparato da allora.
Quella distrazione, tuttavia, gli fu fatale: un enorme cinghiale spuntò
dalla selva, caricando nella sua direzione.Il
giovane Pendragon scagliò la picca, ma quella gli
rimbalzò addosso e si ritrovò lì, immobile... era troppo tardi per fuggire e
sarebbe stato impossibile affrontarlo con la spada o con le frecce, vista la
stazza dell'animale. D’un tratto, però, vide la lancia che aveva
precedentemente scagliato, volare e trafiggere il cinghiale, che crollò
pesantemente al suolo.
-State bene?!- esclamò il suo valletto, spuntando da chissà dove.
-Sei stato tu?- chiese il Principe incredulo e l’altro non poté che annuire,
dato che erano soli.
-Un colpo di fortuna- borbottò, sperando che Artù non si fosse accorto di come,
in realtà, avesse usato la magia.
-Mi hai salvato di nuovo la vita- riconobbe invece questi, fissandolo con
sincera gratitudine.
Lo Stregone non replicò niente, anzi, distolse lo sguardo. Era vero,
l’aveva fatto, e non per le profezie di un Drago o per il futuro di Camelot…ma semplicemente perché aveva avuto paura di
perderlo. Buffo, dopo il modo in cui era stato trattato ultimamente. –Credo sia
il caso di occuparci di lui- cambiò discorso, indicando l'animale
abbandonato sul terreno.
Era decisamente troppo grosso per caricarlo sul cavallo, così lavorarono con i
coltelli, tagliandone le parti migliori ed avvolgendole in panni puliti. Mentre
si dirigevano verso la cavalcatura del Principe, portando i preziosi fagotti,
il terreno sotto cui Merlino camminava cedette
improvvisamente, e questi si ritrovò lungo disteso per terra. Una radice si era
rotta e la terra attorno era smottata, facendolo scivolare. Arrossì
d’imbarazzo, tentando di rimettersi in piedi, però una fitta lancinante alla
caviglia lo fece barcollare: -Ahia!- si lasciò sfuggire, accucciandosi e
stringendosi la gamba tra le mani.
-Merlino, sei il solito idiota- sospirò l’Erede al trono, levando gli occhi al
cielo e questi alzò repentinamente il capo. Era la prima volta, dopo la notte
in cui aveva svelato l’identità di Lady Marion, che Artù lo chiamava per
nome.
Il giovane Pendragon si chinò su di lui, si passò un
suo braccio attorno alle spalle e lo afferrò saldamente alla vita sottile,
aiutandolo a rialzarsi: -Avanti, solo pochi passi e poi ti faccio montare a
cavallo- lo incitò, senza rendersi conto di come gli stesse
soffiando quelle parole all’orecchio e dei brividi che gli stava facendo
correre lungo la schiena. Si stupì della straordinaria magrezza di quel corpo e
del suo peso sin troppo leggero, quando lo aiutò a mettersi in sella: -Ma
tu mangi, ogni tanto?- domandò quasi tra sé, mentre lo sistemava meglio sulla bardatura
e saliva dietro di lui, circondandolo con le braccia per raggiungere le redini.
Il Mago si voltò all’improvviso ed incrociò il suo suo sguardo, sentendo le ginocchia divenire molli,
mentre il biondo tratteneva il fiato, ritrovandosi di colpo investito dal suo
profumo e dal colore incredibile di quelle iridi penetranti e profonde.
-Ogni tanto...- mormorò il moro, sorridendo appena e poi, semplicemente...
successe. Le labbra di entrambi s’incontrarono di loro iniziativa e non fu
ben chiaro chi avesse cominciato, perché in fondo non aveva alcuna
importanza.
Artù si chiese se fosse possibile sentire caldo e freddo, paura e gioia, tutto
insieme, mentre anche l’ultima maschera cadeva e Merlino si aggrappava
saldamente a lui. Quando riuscì ad intrufolare la lingua in quella bocca
impertinente, fu come venire illuminati dalla luce del sole dopo interi giorni
di pioggia...Fu come aver trovato la cura per tutti i
mali.
-Gaius, esiste cura per il mal d’amore?- chiese
Merlino alcune sere dopo.
-Certo che c’è: è l’amore ricambiato. Oppure... il
trascorrere del tempo- rispose questi, con un sorriso sghembo e paterno,
battendo una mano nodosa sulla sua spalla ossuta.
Le labbra dello Stregone si arcuarono contro quelle
del suo Principe.
Il tempo poteva aspettare.
FINE.
*La frase d’introduzione è tratta da una bellissima canzone di Max Gazzè, “Il solito sesso”.
La scena di caccia nell’ultimo paragrafo è ispirata a quella della puntata
2.01, “The Curse of Cornelius
Sigan”.