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Autore: FeFeRoNzA    24/10/2009    1 recensioni
Due "amici", due occhi, una città troppo piccola per le emozioni di entrambi, una scuola e...l'amore. Un amore però, che non si riesce ad ammettere, che sta lì silenzioso e aspetta di essere scoperto e vissuto alla luce del sole. Sara ed Alessandro, due amici, un amore solo. Spero che questa storia vi piaccia, è la seconda che scrivo... :)
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Questa è la seconda storia che pubblico, questo capitolo l'avevo già scritto ed ero indecisa se postarlo o no. Spero che leggendola vi appassioni. Recensite se vi va, mi renderebbe molto felice sapere cosa ne pensate... quindi vi auguro una buona lettura e al prossimo capitolo!!! Fede :)

1. 

Sara

 La radiosveglia cantava a gran voce “Sara svegliati è primavera! Sara sono le sette e tu devi andare a scuola!” di Antonello Venditti, ma sarebbe stato più corretto dire Sara “svegliati che sta per cominciare la scuola e le sette sono passate già da un po’!” E proprio un certa Sara, che non era la famosa protagonista sfigata della canzone di Venditti, in quella fresca mattina di metà settembre, si stava girando e rigirando nel letto perché si rifiutava categoricamente di ritornare a scuola, il suo incubo peggiore! Le venivano delle forti fitte allo stomaco al solo pensarci.

“Cazzo!” Pensò “non voglio ritornarci in quell’inferno! Voglio l’estate! Voglio i gelati, gli short, le t-shirt colorate, i caffè freddi presi il pomeriggio con gli amici! Come sono volati così velocemente tre mesi?” si domandava, “è impossibile! Sembra ieri, quando scendendo per le scale della scuola, urlavo con gioia l’inizio delle tanto desiderate vacanze! Ormai me ne devo fare una ragione, tanto il tempo passa in fretta! Cosa sono poi 9 lunghissimi mesi? Niente! Passeranno velocemente. Si, come no, magari!” si disse.

 

Sara era una di quelle ragazze a cui piaceva tanto far ridere la gente, divertirsi e parlare, parlare continuamente però, aveva un sacco di cose da dire lei.

Sara che sembrava un piccola francese (glielo dicevano tutti) e che amava scrivere e raccontarsi agli altri. Sara che a volte aveva paura di sbagliare, di non riuscire a farsi amare veramente. Le piaceva tanto leggere, perché in ogni storia poteva immaginarsi diversa, poteva innamorarsi, essere intraprendente, timida, bella, brutta, ogni libro era un mondo da esplorare, per conoscere, per conoscersi, viversi diversamente, estraniarsi e giocare con una realtà diversa da quella vera. Sara era così e non poteva farci niente, non poteva cambiarsi e forse infondo non lo voleva, si piaceva così com’era, con le sue paure e con i suoi silenzi che solo il suo caro amico Alessandro o pochi sapevano ascoltare. Sara infatti pensava, ed era più che convinta, che ogni silenzio aveva qualcosa da raccontare, un proprio dolore da nascondere o una felicità troppo grande per essere spiegata a parole. Sara sapeva che ogni suo silenzio era difficile da comprendere e anche Alessandro ne era a conoscenza però riusciva a capirla al volo, ogni volta, e non sbagliava mai.

Lei e Ale erano amici sin dall’inizio del liceo, frequentavano entrambi il liceo Scientifico V. Fardella di Trapani, una città, che Sara in tutta sincerità, a volte amava ma molte volte, forse troppe, odiava. Le stava stretta, un vestito che non riusciva più ad indossare, troppo vecchio per essere riutilizzato. Pochi però la capivano, lei aveva un’anima troppo grande per le piccole strade della sua città, una mentalità troppo aperta per i pensieri ottusi della gente di quel posto. Aveva una voglia di conoscere il mondo talmente grande che a volte avrebbe preferito scappare lontano, come un’avventuriera senza una reale meta.

Non le importava di avere per forza una famiglia, un matrimonio, dei figli e una bella casa in cui vivere, erano stupide convenzioni a cui lei non riusciva a dare veramente importanza.

Quando vedeva Alessandro, che ormai definiva il suo migliore amico in quanto meglio di lui non riusciva a comprenderla e a sopportarla nessuno, le si riempiva il cuore di un grande affetto, lo voleva un bene dell’anima quel piccolo e paffutello amico, lui che ogni volta la faceva ridere e amare la vita, lui che con la sua risata contagiosissima avrebbe potuto far ridere la gente anche ad un funerale. Come avrebbe fatto a vivere senza di lui? Ogni volta ringraziava il cielo di averglielo mandato, senza, sapeva che la sua vita sarebbe stata completamente diversa e non riusciva ad immaginarsela  se lui mancava, se non vedeva più quel suo piccolo sorriso accompagnare ogni suo passo o pensiero.

Alessandro non era bellissimo, era un ragazzo normale, ma Sara lo considerava tale perché era bello dentro, dove quasi nessuno cerca la vera bellezza, quella del cuore e dell’anima. E Sara la vedeva, sempre, in ogni suo gesto, in ogni sua insicurezza, bastava uno sguardo e non aveva bisogno neanche di dirgli tante inutile parole.

“L’unica cosa positiva in questo nuovo anno scolastico è che io e Alessandro siamo compagni, se no non riuscirei ad arrivare fino alla fine della giornata senza una crisi depressiva” pensò.

Sara infatti aveva bisogno continuamente di ridere e divertirsi, forse per dimenticarsi quella forte mancanza che sentiva dentro. L’amore. Sì, ne era convintissima, a lei mancava l’amore, l’avere una persona accanto, vicina al cuore e ai pensieri, anche quelli più nascosti. Era convinta anche, che lei non l’avrebbe mai trovato questo tanto ed agognato amore, era una ragazza difficile e forse anche un po’ anonima, nel senso che pochi la notavano, a volte preferiva stare in disparte, si apriva solo con le persone che amava veramente, preferiva darsi a pochi, “l’affetto non si regala al primo che capita” pensava, “è una cosa importante” e se Sara lo donava a qualcuno questo affetto voleva significare solo che per lei questa persona era davvero importante. Così lo ottenevano pochi, con il dispiacere che tanti non la consideravano e non la ritenevano oggetto di attenzioni, “attenzioni” di un certo tipo però.

 

- Sara! Svegliati sono le sette passate, non vorrai fare tardi anche oggi?!-

 

- Che palle!- bofonchiò – Mi sto alzando!- urlò lei di rimando, ma dopo 5 secondi, appoggiò nuovamente la testa sul cuscino e inconsapevolmente si riaddormentò.

Succedeva sempre così, rimandava, rimandava, fino a quando non crollava un’altra volta sul quel maledetto letto.

 

- Sara se non ti alzi subito, ti vengo a buttare giù dal letto a via di bastonate!- urlò sua madre.

Sara si svegliò di soprassalto a causa delle urla della madre, “Cavolo!” pensò “che ore sono ora?”

 

- Sono sveglia, sono sveglia!- corse veloce in bagno per lavarsi e vestirsi in fretta, solo che il vestirsi era un vero e proprio problema, ci pensava solo la mattina e ogni santo giorno non sapeva cosa indossare, ne conseguiva così ulteriori perdite di tempo e ritardo a scuola, quello non mancava mai!

Sara infatti sfortunatamente, era una ritardataria cronica, non riusciva mai ad essere in orario, faceva aspettare continuamente la gente, lottava contro quell’orologio che sembrava avercela con lei. Guardava ogni volta l’ora, mancavano solo dieci minuti all’appuntamento, ma per Sara dieci minuti erano un’eternità, 1 ora e forse anche di più, così perdeva tempo in sciocchezze e si sbrigava sempre all’ultimo minuto.

 

- Mamma scappo che sono in ritardo-

 

- E quando mai!-  le urlò dietro la madre.

Afferrò in fretta il casco e lo zaino, che aveva appena fatto, dato che la sera lo dimenticava sempre o non ne aveva voglia, corse fuori a prendere lo scooter e si diresse verso la tanto odiata scuola.

 

Ritornare tra quei banchi un poco la faceva stare male, ma da un lato le mancava, forse perché era il primo giorno di scuola e rivedere di nuovo tutti i suoi vecchi compagni per lei era una gioia immensa, gioia che al contrario non provava nel rivedere i professori, quelli erano un incubo!

Rivide le sue adorate compagne, il suo fantastico trio: Isabella, Alice e Silvia. Le erano mancate tanto d’estate, non erano riuscire mai a stare insieme per le compagnie d’amici che purtroppo erano diverse.

Non mancarono gli abbracci e le urla di chi rivedeva dopo tre mesi i proprio amici cambiati, diversi.” Un estate sembra passare in un attimo, eppure riesce a trasformarti, in tutti i sensi, sia nel bene che nel male ” pensò Sara riabbracciando le sue care amiche.

Subito dopo arrivò il nuovo professore di Religione, materia che Sara odiava, colpa della precedente professoressa, una lezione di Religione infatti, l’anno precedente, era una vera e propria lagna. Ora questo nuovo e strano professore inquietava non poco la classe. Era alto, barbuto e molto intraprendente, dava del lei a tutta la classe ed aveva preso subito a tiro Alessandro che non mancava mai di farsi notare subito dai professori.

Sara e Ale erano lontani, non erano compagni di banco, Sara era consapevole che, se si sarebbero seduti insieme, non sarebbe stata un attimo attenta e quindi preferiva evitare. Così si sedette con Edoardo, che adorava e stimava molto, purtroppo neanche con lui riusciva a stare attenta, in ogni lezione non facevano altro che ridere, anche per stupidaggini, ma a lei non disturbava, preferiva divertirsi piuttosto che rompersi tutto il giorno ascoltando lezioni pallose. Accettò, quindi, di buon grado il suo nuovo compagno di banco.

La giornata fortunatamente passò velocemente e senza spiacevoli intoppi, se non per gli incoraggiamenti, si fa per dire, della prof. Di chimica, non faceva altro che ciarlare inutilmente riguardo allo studio costante, alle interrogazioni, Sara odiava profondamente quella racchia e befana della sua prof., aveva si e no 35 anni ma ne dimostrava 80 e passa circa grazie a quel suo modo di vestire antiquato e ridicolo.

Si diresse verso l’uscita, salutò Ale che non le risparmiò un sorriso pieno di tutto l’affetto che le serviva. Il loro rapporto, in verità, era un po’ strano, si capivano a gesti o con un solo sguardo, Ale era uno che manifestava di rado il suo affetto agli altri, e le volte che lo faceva erano veramente poche, ma a Sara non servivano inutili smancerie, abbracci o baci, le bastava sapere che le voleva bene e che gli poteva raccontare qualsiasi cosa perché si fidava ciecamente di lui e Alessandro non avrebbe mai fatto niente di brutto per ferirla.

Alcuni sguardi però la stranivano, a volte Ale la guardava triste e lei non sapeva darsi una spiegazione al riguardo, ogni volta pensava che fosse per colpa sua, era solita infatti addossarsi le colpe degli altri e pensare sempre di aver sbagliato, magari aveva fatto o detto involontariamente qualcosa che lo aveva  ferito. Non aveva mai avuto il coraggio di chiederglielo, aveva paura di sapere il vero motivo e cioè che la persona che gli procura tanta tristezza era lei, al solo pensarci si sentiva male.

Sara in un’amicizia dava tutta se stessa, era come un donarsi agli altri per lei, donarsi senza pretendere nulla in cambio. Purtroppo a volte questo darsi totalmente le provocava tanto dolore, quando lo fai non tutti ti apprezzano e non tutti ritengono importante l’affetto che gli dimostri ogni giorno, anche con un semplice abbraccio. E Sara a volte era molto ingenua, troppo espansiva, avida d’amore e gioia, per questo le faceva tanto male non avere qualcuno che l’amasse e l’apprezzasse per quello che era, senza stupidi pregiudizi o tentennamenti.

 

Attraversando lentamente le strade della sua città pensò che infondo il suo momento sarebbe arrivato prima o poi, avrebbe amato e sarebbe stata amata.“Non tutto è perduto, diamo tempo al tempo, sicuramente le cose cambieranno in fretta, senza che io abbai neanche  il tempo di accorgermene! Più si vuole una cosa, più il tempo sembra non volertela dare, ed io non ci penserò, forse.” si disse ridendo delle sue stupide elucubrazioni post-scuola.

  
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