Come
leggerete nella dedica introduttiva, questo testo che vi apprestate a leggere
parlerà di quel legame affettivo speciale che si genera tra un individuo e il
suo passato mediante il tramite di un qualsiasi oggetto, anche il più banale
(da un pupazzo a una vecchia coperta, da una foto a un foglio sgualcito), che
agli occhi degli altri apparirà normale, obsoleto, sciocco, ma che sull’anima di
costui provocherà sempre un sussulto più o meno dolce e più o meno malinconico.
Mi è stata ispirata da un evento tanto comune eppure tanto tragico come il
cambio di stagione all’arrivo dei primi freddi.
Dedicata a coloro che si lamentano
perché non voglio buttare via nulla e a sentimentaloni come me che vorrebbero
conservare tutto in eterno.
Resta
Non te ne andare mai
Possa io sempre toccarti
Stringerti
Ascoltarti
Carillon a forma di pinguino
Ormai Perduto
Ma dalla melodia
Indimenticata
Nella mia mente
Macchina del tempo
Che mi conduci là
Quando la vita non era così
complicata
Ed ogni giorno era nuovo e non uguale
agli altri
Sfera di cristallo
Che mi fai sbirciare là
Dove realmente mi bastava poco per
essere felice
Ed ero ancora un benedetto ignorante
Resisti
A chi ti dice che sei vecchio
Che sei inutile
Che di te non me ne faccio più nulla
Non credergli
Sono un eterno bambino
Perché ti tengo per me
Sarò un eterno bambino
Finché ti tengo con me
Smarrirò quel bambino
Senza più te
E a chi ti vuol buttare
E mi chiede un perché
Tenace e capriccioso
Risponderò non c’è
ANGOLO DELL’AUTORE
Il
ricordo è il tema centrale di questa “poesia”. La definizione come tale è, come
ho detto nella precedente un po’ forzata: la mia è una lirica senza lirica,
senza rima e senza ritmo, una prosa in versi (il finale di questa fa un po’ eccezione).
Del resto a me non interessano troppo gli abbellimenti: ammetto di non essere
un artista, e che questa poesia pressoché senza regole e stile sia l’unica che
posso fare, ma se è il modo a me più congeniale con cui per il momento posso
esprimere i miei pensieri e le mie sensazioni sarò fiero di usarla, ed invito
chiunque non si ritenga “scrittore” o “poeta” di fare lo stesso. Esprimersi
scrivendo non necessita abilità se non si teme il giudizio o se non si mira
solo a far soldi.
Ultimamente
le mie creazioni sono tutte velate di una certa tristezza; significherà che sto
attraversando un nuovo periodo di riflessioni e malinconia passeggera. Il che
però mi ha permesso di scoprire che posso cimentarmi liberamente anche nella “poetica”:
un altro pregiudizio vinto.
Concludo
con un invito: occhio al vostro passato. Non si sa mai quando inizierete a
smarrire anche i ricordi più belli con l’avanzare degli anni, o quando vostra
madre, riordinando la casa, butterà qualcosa a cui scoprirete di tenere più di
quanto possiate immaginare. Per inciso, non è che ciò che è successo durante il
cambio di stagione che ha ispirato questo mio piccolo scritto: ho avuto il
tempo di salutare il mio ricordo, prima che si separasse da me per sempre. Che
fortuna che i ricordi abbiano una doppia vita, una fuori, e una dentro.
NaruXHina