12
Il regalo più grande
A
malincuore chiusi il libro, sospirando. Una strana sensazione mi stringeva lo
stomaco, senza ch’io potessi fare alcunché per placarla. Era da tantissimo
tempo che non rileggevo i Promessi Sposi, ed ora, alla luce della mia nuova
storia d’amore, mi sembrava di non averli mai capiti veramente. In realtà il
romanzo non mi aveva mai preso completamente, perché alcuni dei personaggi mi
sembravano idealizzati fino all’eccesso. Tuttavia, questa volta ero stata
travolta da un’emozione che non avevo mai provato attraverso quelle parole. Mi
sentivo in qualche modo partecipe della sofferenza dei due promessi, che,
lontani l’uno dall’altra, erano avvolti dal dolore per l’enorme distanza che li
separava. E temevo –nessuna affermazione di Matt o di Charlie avrebbe potuto
farmi cambiare idea- che quello fosse il destino che mi attendeva. Così, quasi
nostalgica, rileggevo le avventurose peripezie di Renzo e Lucia, chiedendomi se
io e Matt, un giorno, ci saremmo uniti in eterno, come i due fidanzati, o se
fossimo condannati a stare per sempre disgiunti, separati dall’enorme distanza
indefinita del cielo.
Sospirai.
I miei
pensieri, come guidati da una forza invisibile ed incontrollata, si rivolsero
poi a Charlie. Le rivelazioni che avevo ricevuto mi avevano profondamente
sconvolta ed il mio cuore era riverso nella più terribile tristezza, per come
doveva sentirsi. Io stessa, sebbene sostenessi convinta che lui non dovesse
farlo, sarei stata divorata dai sensi di colpa più profondi. Non potevo credere che avesse potuto reggere
a tutto quello, per di più se la causa di ogni cosa era suo padre. Mi risultava
sconcertante e troppo angosciante da sopportare. Eppure, invece di essere in
grado di confortarlo, dopo le sue rivelazioni mi ero messa a piangere come una
bambina e, alla fine, era stato lui a consolare me. Le mie riflessioni si
rivolsero, a questo punto, al suo gesto così dolce. Percependo di nuovo le
sensazioni che avevo provato, racchiusa tra le sue braccia, seppi che saremmo
stati legati per sempre, da un rapporto di cui ancora non conoscevo la natura.
Respirai
a fondo, cercando di dare un ordine al turbine di ricordi e di confusione, che,
molteplici, galleggiavano nell’oceano della mia mente.
La mia
vita era così tanto cambiata ed in così poco tempo, che a malapena riuscivo a
muovermi tra tutte le cose nuove che l’avevano invasa. Da sciocca ragazzina,
infatuata di un ragazzo che probabilmente non mi aveva e non mi avrebbe mai
amato, ero passata a provare la più intensa emozione che potesse esistere, a
vivere letteralmente per Matt, ad essere avvolta da un vortice di scintillanti
stelle, a condurre un’esistenza con un solo scopo. Ecco, sostanzialmente, ad
essere mutata era la certezza di avere un’ottima ragione per attraversare la Terra.
Ero felice, come non mi ero mai sentita, contenta di poter stare con un ragazzo
a dir poco fantastico, appagata dall’essere amata a quel modo.
M’imposi
di concedere la mia attenzione solo al mio presente, che era degno di essere
ammirato in ogni suo particolare, e sentii il mio spirito rasserenarsi
profondamente.
Ma fui
riscossa dalle mie, finalmente più gioiose, riflessioni, dall’arrivo di un
messaggio sul cellulare. Dopo aver letto il mittente, m’illuminai. Premetti il
tasto di lettura e mi concentrai sulle sue parole, immaginando di sentire la
sua voce.
“Ciao, amore. Come
stai? Ascolta, ce la fai a prepararti in dieci minuti?
Ho una sorpresa per te! Ti amo!
P.S. Indossa
qualcosa di sportivo e comodo, per favore!”
Perplessa,
rilessi il messaggio. Pigiai l’opzione di risposta, poi scrissi rapida:
“Quale sorpresa?
Matt …? Perché devo vestirmi sportiva?”
Inviai il
messaggio e rimasi in attesa, impaziente. Cosa poteva avere in mente il mio
carissimo ragazzo? Dovevo preoccuparmi? La risposta arrivò immediata, ma i miei
interrogativi rimasero tali.
“Fidati!”
Restai
per un istante a contemplare quella parola, incuriosita da quello che poteva
aver architettato, poi, però, mi alzai e corsi a vestirmi. Appena ebbi finito
di prepararmi, sentii suonare la porta. Mi precipitai ad aprire.
Come al
solito la sua visione risultò sconcertante, mentre le sue iridi scure
avvolgevano di dolcezza il mio corpo e la mia anima. Rimasi impalata a
fissarlo, senza riuscire a dire nulla. Era così seducente con quella maglietta
a maniche corte, che ci mancò poco per farmi venire un infarto. Sbattei le
palpebre, abbagliata da tanta bellezza.
Matt mi
sorrise e mi salutò, dandomi un bacio.
Assaporai
quel momento e lo annoverai fra quelli da non dimenticare per alcun motivo,
mentre godevo di ogni prezioso secondo in cui restavo unita al suo corpo.
Si staccò
da me ed io m’illuminai.
Mi
scostai per lasciarlo passare, ammirando il suo passo morbido e sinuoso.
“Posso
sapere cosa hai progettato?”, domandai, con una punta, forse troppo evidente,
di curiosità.
Lui
sogghignò, beffardo.
“Assolutamente
no!”, esclamò, deciso, gli occhi scintillanti di una strana gioia maliziosa.
Sospirai,
chiedendomi, ancor più fremente di venirne a conoscenza, cosa mai dovessimo
fare quella mattina.
“I tuoi
sono in casa?”, mi chiese, guardandosi intorno.
Scossi il
capo, perplessa. Cosa c’entravano i miei?
Lui
sorrise, evidentemente soddisfatto. Si volse verso di me e mi travolse con uno
sguardo ricolmo di contentezza evidente. Sentii il mio cuore galoppare ad una
velocità impressionante, mentre le onde dei suoi sentimenti mi sommergevano,
con i loro piacevoli flutti, facendomi dondolare in un’altalena di colori e
sfumature, che assaporavo piacevolmente.
“Puoi
lasciargli un biglietto e dirgli che fai una sorta di pigiama party a casa mia,
con mia sorella?”, disse, guardandomi con un’espressione indecifrabile.
Spalancai
gli occhi, stupita.
“Un
pigiama party?”, ripetei, confusa.
Lui
sollevò le sopracciglia, evidentemente contrariato.
“Be’,
visto che non vuoi dire a tuoi che stiamo insieme, dovrai pur spiegare come mai
stasera dormirai fuori.”, spiegò, osservando la mia reazione.
Non potei
che essere ancor più stupita e guardarlo, preoccupata.
“Trascorro
la notte fuori?”, balbettai, aggrottando la fronte.
Annuì,
senza fornirmi alcun chiarimento. Capii che non mi avrebbe detto che cosa aveva
in mente, quindi, sollevando le spalle, scrissi un biglietto ai miei, sperando
che non se la prendessero per il fatto che stavo via l’intera giornata. Mentre
tracciavo le parole sul foglio, lui si muoveva ad una velocità sovrannaturale,
prendendo una mia giacca ed la mia borsa.
Sempre
più perplessa, completai il messaggio, poi presi a studiarlo, interrogativa.
Lui
incurvò le labbra, divertito.
“Vieni.”,
disse solo.
Lo
seguii, senza fiatare, in attesa.
Mano
nella mano –e quel piacevole contatto mi distrasse dalla mia crescente
confusione- scendemmo le scale, arrivando al portone.
Le nuvole
erano addensate nel cielo, coprendolo d’una spessa coltre grigia, che
minacciava pioggia in abbondanza. L’intero paesaggio esprimeva una sorta di
grande malinconia, velato d’un colore così cupo e triste, che pareva fosse
stato dipinto, coperto da un mantello di nebbia fitta. Tuttavia, il piacevole
fresco che si diffondeva nell’aria, l’assenza del sole cocente e del suo troppo
intenso calore, mi ricordarono che io adoravo il cielo d’autunno. E adoravo la
pioggia. E la nebbia.
Solamente,
era ben strano che ci fosse una giornata così
mogia, considerando che eravamo nel pieno della stagione estiva, in una
località di mare, generalmente non molto fresca neanche d’inverno.
Corrugai
la fronte, perplessa.
“Hai
cambiato il clima?”, chiesi, come colta da un’improvvisa illuminazione.
Parve
sorpreso dalla mia affermazione, ma la sua unica risposta fu un sorriso
enigmatico, che accrebbe ancor di più l’ansia che mi si addensava attorno.
Non
potevo considerare il nostro tempo passato insieme sufficientemente bastevole
per conoscerlo in modo adeguato, tuttavia credevo di essermi assuefatta alle
sue doti paranormali. Ma, a quanto pareva, non era così. Controllare fino a
questo punto gli elementi naturali mi sembrava davvero inverosimile, persino
per lui, che non aveva nulla di umano. La cosa non mi piaceva granché. Era
piacevole sapere che ci fosse qualcosa di superiore a tutti quanti, persino al
più perfetto delle persone.
Sul suo
viso affiorò una smorfia divertita.
“Il
tempo.”, affermò, senza incrociare il
mio sguardo.
Stavamo
camminando verso il bosco, anche se io non avevo la più pallida idea di dove
fossimo diretti.
Mi fermai
a fissarlo, perplessa.
“Il
tempo?”, domandai, confusa.
Si voltò,
incrociando il mio sguardo e contemplandolo attentamente.
“I tuoi
occhi brillano come due smeraldi, quando le nuvole coprono la luce del sole.”,
commentò, ammirato, prima d’illuminarsi e rispondere: “Hai detto che ti piace
sapere che c’è qualche forza superiore a me. Non posso cambiare lo scorrere dei
minuti, delle ore, degli anni …”
Rimasi di
sasso.
“Basta,
mi sono ufficialmente offesa. E se non fosse per il bel complimento che mi hai
fatto, mi girerei indietro e me ne andrei.”, replicai, severa.
Parve
leggermente sorpreso dalla mia reazione e me ne chiese il motivo.
“La vuoi
smettere di leggermi nel pensiero?!”, esclamai, arrabbiata.
Scoppiò a
ridere fragorosamente, mentre io mi mostravo ancora più offesa. A dire la
verità la cosa era stata abbastanza comica, lo riconoscevo anch’io, ma non
volevo assolutamente ammetterlo.
“Se tu
esprimessi quello che pensi ad alta voce, io non dovrei farlo.”, obbiettò,
cercando di riprendersi dal suo accesso di risa.
Corrugai
la fronte, contrariata.
“E se non
volessi farlo?”, chiesi, seria.
“Allora
io non smetterei di sbirciare nei tuoi pensieri.”, replicò,beffardo.
Lo
osservai, furiosa, poi mi voltai, sorridendo.
“Ah,
sì?”, domandai, divertita.
Lui
annuì, con un’espressione perplessa.
Mi girai
di nuovo verso di lui, sogghignando.
“Bene!”,
dissi, poi, velocemente gli versai sulla testa una bottiglietta d’acqua che
conservavo nello zaino.
Lui, con
i capelli gocciolanti, mi guardò, per un istante stupito.
“A volte
i pensieri fulminei possono essere celati, amore.”, dichiarai, ridendo.
Lui, dopo
un attimo di esitazione, ricambiò, mentre l’acqua si andava rapidamente
asciugando.
“Touché”,
assentì, con un rapido sorriso, prendendomi di nuovo per mano.
Iniziai a
camminare di nuovo con lui, sorpresa.
“Ti
arrendi così facilmente?”, chiesi, aggrottando le sopracciglia.
Sollevò
le spalle, con noncuranza.
“A quanto
pare …”, ribatté, impeccabile.
Scettica,
seguitai a camminare con lui, chiedendomi cosa avesse in mente. Chissà dove
stavamo andando! Ormai la mia curiosità era alle stelle e non riuscivo più a
contenerla, ma sapevo che non avrei saputo mai nulla da lui. Quanto mi sarebbe
piaciuto poter leggere nel pensiero. Uffa! Non mi rimaneva che sperare che
fossimo quasi arrivati.
Lo sentii
sghignazzare. Non mi parve necessario chiedergliene il motivo. L’innaffiata, a
quanto pare, non doveva essergli bastata. Avrei dovuto provare con la coca
cola. Appena trovata una bottiglia …, progettai, vendicativa.
Lui non
sembrò aver l’intenzione di dire nulla. Immaginavo che, qualunque fosse, la sua
sorpresa mi sarebbe piaciuta tantissimo. Sarebbe stata splendida, come solo una
persona che aveva scritto nel cielo un frase come quella che aveva dedicato ad
Anne avrebbe potuto fare. Di nuovo, mi stupii di stringere la mano di un
ragazzo come lui. Anche solo quel gesto mi provocava emozioni incommensurabili,
tant’è che temevo di non reggerle. Ecco, per quello ero certa che lui fosse
l’unica persona che avrei mai potuto amare davvero. Ogni singola sfumatura del
dipinto che, uniti, formavamo, era irrinunciabile e splendida. Ed ogni singolo
elemento della realtà che io vivevo con lui era indispensabile.
Possibile
che potessi amare fino a quel punto?
“Ci
siamo!”, esclamò, fermandosi all’improvviso.
Mi
riscossi dai miei pensieri, presa alla sprovvista. Mi guardai intorno, senza
scorgere nulla di particolare.
Lo
fissai, interrogativa.
M’indicò
il cielo.
Ancora
più perplessa, feci come mi diceva: all’inizio non mi accorsi di nulla di
strano, ma poi, sbalordita, osservai una nuvola, bianca e vaporosa, che si
avvicinava sempre di più alla radura dove eravamo. Sbattei le palpebre,
incredula. No, non poteva essere vero. Una nuvola non poteva …
Stavo
sognando. Decisamente! Ecco, sognavo di essere lì, con gli occhi rivolti
all’insù, a vedere uno spettacolo splendido e sovrannaturale.
“Non stai
sognando, Emily.”, dichiarò Matt, stringendomi a sé. “Non avevi detto che il
tuo sogno più grande era quello di fare un giro su una nuvola??”
Mi voltai
verso di lui, sconvolta.
“Ma, ma
…”, balbettai, poi sorrisi. “Sei il sogno più bello che io abbia mai fatto.”
Lui rise
ed i suoi lineamenti si distesero.
Fu come
se fossi uscita da una stanza buia e fossi stata abbagliata dal sole di
mezzogiorno. I suoi occhi erano meravigliosi, rilucevano come le lucciole, fra
la fitta trame di foglie e di rami di un bosco, come la polvere d’oro in
un’enorme miniera. Il cuore mi balzò dal petto, mentre lui mi abbracciava.
La
nuvola, nel frattempo, era scesa fino a pochi metri da terra. Matt mi prese la vita e la strinse al suo
corpo, dopo di che spiccò un balzo,facendoci atterrare, in piedi, sulla nube.
Mi
sentivo strana. Difficile descrivere la sensazione di librarsi, poggiando i
piedi su una superficie che avevo sempre creduto intangibile. Vi consiglio di
provare …
“Ti
piacerebbe vedere le cascate delle Marmore?”, mi domandò, con un sorriso smagliante.
Spalancai
gli occhi, sconvolta.
“Andiamo
in Umbria??”, chiesi, guardandolo incredula.
Sogghignò,
poi annuì, divertito.
Non
sapevo cosa dire. Rimasi a fissarlo, inebetita, senza parole.
“Distenditi.”,
ordinò, prendendomi dolcemente la mano.
Obbedii,
cercando di ritrovare il controllo di me stessa.
La
superficie della nuvola assomigliava alla consistenza dello zucchero filato,
senza essere appiccicosa. Mi lasciai andare su di essa, agitata da un’emozione
che mi risulta particolarmente difficile descrivere. Mi sentii di nuovo la
bimba che ero stata. Rividi me stessa, gli occhi verdi carichi di fiducia,
rivolti verso il cielo, mentre esprimevo il mio desiderio, quando credevo che
anche le cose impossibili potessero avverarsi. Lo dicevo io che i bambini erano
più intelligenti degli adulti nella loro ingenuità.
Matt si
sistemò accanto a me, passandomi un braccio attorno alle spalle.
“Non
guardare in basso, amore. Tra poco sorvoleremo la coltre di nubi, quindi saremo
ad un’altezza notevole.”, mi suggerì, stringendomi a sé.
In
effetti il cielo, sopra di noi si avvicinava sempre di più. Sorrisi. Volare.
Chi non aveva mai desiderato di farlo? Possibile che fosse reale? Possibile che
io meritassi di vedere tutti i miei sogni realizzati?
“Matt”,
sussurrai, cauta. “te l’ho mai detto che sono completamente, ineccepibilmente,
indissolubilmente innamorata di te?”
Lui
s’illuminò, incrociando i miei occhi.
“Ah,
sì?”, mi domandò, studiandomi. “Ma non bastano le parole, Emily cara. Come
faccio a crederti se non me lo dimostri?”
Le mie
labbra s’incurvarono in una smorfia di finto disaccordo.
“Ora
pretendi troppo, tesoro.”, obbiettai, ma il suo sguardo non mi permise di
perdurare nella mia scenetta.
Mi
strinse la vita, avvicinandomi al suo corpo ed io ricambiai, passando una mano
attorno alla sua schiena. Eravamo così vicini, che le mie facoltà intellettive
decaddero completamente. Il suo profumo m’inebriava totalmente, i suoi occhi mi
carpivano completamente dalla realtà. Lo baciai, cercando d’incanalare tutte
quelle sensazioni in un gesto come quello. E lui ricambiò, facendomi sentire
che nella sua anima vivevano gli stessi sentimenti.
Era
veramente assurdo. Ero lì, distesa su una nuvola, morbida e delicata, stretta
nelle braccia di Matt, il ragazzo che amavo, che avrei sempre amato, a cui mai
più sarei riuscita a rinunciare.
Ma io non
ero razionale. E non colsi l’illogicità di quegli avvenimenti.
Ci fu una sola cosa che percepii, prima di abbandonarmi al nostro amore.
Che, sebbene probabilmente non avrei mai visto il mondo di Matt , io ero già …
al di là del cielo.
“Non
vorrai fare una cosa del genere, mi auguro!”, esclami, mentre guardavo, dalla
nostra nuvola, che avevamo, dopo un’arguta disputa, soprannominato Valentina,
l’acqua della cascata scrosciare verso il basso, ad una velocità che mi parve
davvero impressionante.
“Assolutamente
sì. Perché credi che non mi sia vendicato del tuo scherzo con la bottiglia
dell’acqua?”, mi chiese, divertito.
“Non ti
permettere, Matt! Guarda che ti picchio, il che è tutto dire. Non sono mai
stata una persona violenta!”, ribattei, assolutamente contrariata alle sue
intenzioni.
Lui
sorrise, beffardo.
“Ah,
sì?”, chiese, ridendo.
Non ebbi
il tempo di replicare. Praticamente le mie gambe si erano mosse da sole,
saltando giù dalla mia affezionata Valentina. Non mi aveva fatto gettare con la
tradizionale spinta, ma aveva manovrato le mie facoltà. La mia mente! Quel
ragazzo senza speranza! Ma se giungevo alle fine della cascata in vita, glielo
avrei fatto rimpiangere!
Sentii
l’acqua sfiorarmi i piedi e mi preparai ad esserne travolta. Prima che i getti
violenti mi sommergessero, avvertii il balzo di Matt.
Mi parve
di non avere via di scampo. Mi sarei schiantata con le rocce che dominavano
l’acqua, in basso. Ma che cosa era venuto in mente al mio ragazzo?
All’improvviso
mi sentii afferrare per la vita e stringere. Erano passati solo pochi istanti.
Cominciai
a respirare di nuovo, assaporando la piacevole sensazione dell’aria che
m’invadeva i polmoni, dopo averla trattenuta per quello che mi era parso un
tempo lunghissimo.
Lui,
asciutto, sorridente, protetto da una sorta di bolla d’aria, fendeva lo
scrosciare rapido della cascata, senza che una sola goccia si posasse sul suo
corpo.
Sollevai
le sopracciglia, arrabbiata.
“In che
modo preferisci morire, amore?”, chiesi, severa.
Lui rise
fragorosamente.
“Non
credo che tu voglia togliermi la vita, Emily.”, obbiettò, con una falsa aria
compunta.
“E per
quale motivo, se è lecito saperlo?”, replicai, seria.
Lui,
senza batter ciglio, mi lanciò uno sguardo ardente. Sentii la mia
determinazione disgregarsi.
“Per due
motivi.”, annunciò, divertito. “Uno perché non ci riusciresti mai, soprattutto
se mi guardassi negli occhi”
Arrossii.
Aveva colto nel segno. Ogni volta che mi guardava, perdevo la cognizione delle
cose.
“E due …
se mi assassini, cadrai nel vuoto.”, concluse, fissandomi con aria di sfida.
Ok, anche
questo era assolutamente sensato. Possibile che avesse sempre la risposta
pronta? Lo osservai. Il mio cuore schizzò a mille. Non l’avevo mai visto così.
Il dolore, il rimpianto, le preoccupazioni, o qualsiasi altra sensazione,
sembrava essere sparita dal suo cuore e dalle sue iridi, per lasciar posto
solamente ad un’insopprimibile, intramontabile serenità.
Il sole,
con i suoi ardenti raggi biondi, con le sue molteplici sfumature dorate, era
penetrato nelle nostre vite, nei nostri volti, e tutti i sogni che mi erano
sempre sembrati distanti, irraggiungibili ora erano realtà. Mi sentivo come
un’estranea, che studia la felicità di un’altra persona dal vetro di una
finestra. Era troppo per me. Avevo accettato l’esistenza di una realtà diversa
dalla mia, di Eraia, avevo accolto la strana facoltà di vedere il presente, ma
mi sembrava totalmente assurdo che potessi essere stata così fortunata da
ricevere amore da lui.
Adesso
comprendevo appieno quel sentimento d’infinita bellezza.
Ogni
dubbio si era, per magia, dipanato, ed una fiducia incondizionata, un’immensa,
dolce, aspettativa si era creata attorno a me.
Fu quel
giorno che capii che lui era la persona giusta per me. E non lo compresi perché
lui mi aveva fatto quella splendida sorpresa. Non divenne in me una solida
consapevolezza, perché lui era il ragazzo migliore che avessi mai conosciuto.
Lo capii, perché, da allora in poi, io non avrei mai più sognato. Non avrei più
fantasticato sul mio ragazzo ideale, compensando con la mia immaginazione ciò
che mi mancava. Lui era tutto ciò che desideravo, che avevo desiderato in
passato e avrei sempre desiderato.
Posai la
mia testa sul suo petto, senza che nemmeno la diffusa gioia sul mio volto,
potesse esprimere in modo completo la mia nuova, splendida certezza.
Lui parve
abbastanza sorpreso dal mio atteggiamento così prontamente arrendevole,
tuttavia la cosa pareva non infastidirlo più di tanto.
Scendevamo,
abbracciati, avvolti da una strana sfera vitrea, fino ai piedi della cascata,
in una sorta di lento e dolce incantesimo. Era la sensazione più bella che
avesse mai invaso il mio cuore.
Quando
sfiorammo le acque vicino alla riva, la bolla si dissolse, lasciandoci immersi
fino alle ginocchia nella spuma scrosciante della cascata.
Sorrisi.
“Splendido.”,
commentai, fissando, rapita, l’orizzonte.
In
effetti, non c’erano parole migliori per descrivere il panorama sconfinato e
limpido che si stagliava davanti ai miei occhi. Per un’appassionata amante
della natura come me, non poteva esserci qualcosa di migliore.
Il cielo
sfumava in leggere tonalità d’azzurro, mentre la bionda stella lo velava di
luce dorata, come una coltre sottile di nebbia luminosa, incorniciando
d’un’incantata aureola di bagliori, il padrone incontrastato della nostra vita.
Gli
alberi, tutt’attorno, sembravano innalzarsi e contemplare, ondeggiando le
accese e grandi chiome alla brezza silenziosa e piacevole, mentre i loro rami
protendevano, cercando di scorgere, tra la matassa di foglie multiformi, uno
scorcio della splendida distesa di sfumature cerulee e sfavillii biondi e
luminosi.
Il
riflesso sulle acque increspate era raddolcito dal tenero ondeggiare e
zampillare del fiume, mentre lo scrosciare dei gocce, rapide imponenti,
risvegliava il paesaggio, ridonando una sorta di vita alla quieta naturale,
altrimenti rotta solo dal pigolio di uccelli affaccendati.
Il
profumo di stelle variopinte tingeva l’atmosfera d’una piacevole sensazione di
allegria e varietà, aggiungendo ai molteplici toni luminosi nuove parole e
nuove sensazioni, in una catena che non poteva avere fine.
Sbattei
le palpebre ripetutamente, accecata dalla tanta maestria del pittore che
l’aveva disegnato.
Sospirai.
“Peccato
che sia solo una cascata artificiale.”, dichiarai, volgendomi verso qualcuno di
altrettanto meraviglioso.
Lui
incurvò le labbra.
“Appena
ne avrò l’occasione, ti porterò alle cascate del Niagara.”, ribatté lui, con
un’alzata di spalle.
“Niagara?
Matt, vuoi farmi vagare per tutto il mondo?”, domandai, perplessa.
Lui rise,
divertito.
“Be’,
avendo poteri magici, posso realizzare quasi tutti i tuoi desideri, quindi, se
lo desideri, gireremo anche tutto l’universo.”, rispose, guardandomi con
attenzione.
“I miei
sogni sono già tutti esauditi.”, replicai, sincera.
Di nuovo,
sollevò le spalle con noncuranza.
“Be’, se
ti accontenti di questa cascata …”, obbiettò, incrociando il mio sguardo.
Lo
fulminai con lo sguardo.
“Parlavo
di te!”, esclamai, severa.
Lui sgranò
gli occhi, fingendosi stupito.
“Ti
sembro un paesaggio naturale??”
Lo
osservai, incredula.
Poi,
senza preavviso, lo schizzai, ridendo
fragorosamente.
Lui
ricambiò, inseguendomi, mentre io correvo in acqua.
Ci
tuffammo, vestiti, rotolandoci felici in acqua. Mi sembrava tanto di essere
tornata bambina, quando giocavo serena e spontanea, senza preoccupazioni,
contenta di ogni istante che mi era concesso, ricolma di speranze e sogni,
dolci ed infantili. Era bellissimo provare di nuovo quel sentimento di totale
appagamento, senza dolori, dubbi, preoccupazioni. Solo io, lui, ed un’immensa,
incontrastata, felicità.
Non so
per quanto tempo rimanemmo lì, a divertirci e a ridere, ma a me sembrò che non
fossero passati che pochi attimi. Tuttavia, quando ci sedemmo sulle rocce, in
riva, il sole era già sulla via del tramonto, mentre il cielo si colorava di un
arancio, sempre più acceso.
Scossi i
miei capelli ramati, che mi ricadevano fradici sulle spalle, mentre, distesa su
uno scoglio, osservavo rapita Matt, che sembrava una divinità, seduto su un
masso, con i piedi nell’acqua ed il sole che creava attorno a lui una splendida
aura di luce. Sorrisi.
Lui
ricambiò, poi parve ricordare qualcosa.
“Ho
qualcosa da farti sentire.”, dichiarò, volgendosi, affinché potessi ammirarlo
completamente.
All’improvviso,
cogliendomi decisamente di sorpresa, apparve una chitarra nelle sue mani.
Sgranai gli occhi.
Stavo per
chiedergli se sapesse anche suonare, ma lui mi zittì e prese a far vibrare le
corde dello strumento, diffondendo una melodia dolce e coinvolgente nell’aria,
ed io rimasi in silenzio, ad ascoltarlo …
Le sue
mani si muovevano così velocemente, che mi lasciarono interdetta. I toni e le
note si susseguivano lenti e sereni, mentre la canzone prendeva avvio, pian
piano, nascendo dalla sua ineccepibile bravura.
Poi,
quasi senza preavviso, iniziò a cantare …
Voglio
farti un regalo
Qualcosa di dolce
Qualcosa di raro
Non un comune regalo
Di quelli che hai perso
O mai aperto
O lasciato in treno
O mai accettato
Ascoltavo,
affascinata quella canzone. Un regalo. Ma nulla, nulla sarebbe stato come lui,
nulla eguagliabile in qualche modo, nulla mi avrebbe colorato la vita,
tingendola di sfumature degne del più grande dei pittori. Nulla.
Di
quelli che apri e poi piangi
Che sei contenta e non fingi
In questo giorno di metà settembre
Ti dedicherò
Il regalo mio più grande
Commossa.
Mi vuoi commossa, amore mio?, pensai. Il regalo più grande. Avrei tanto voluto
sapere cosa pensava. E, poi, come all’improvviso, le porte della sua mente si
spalancarono alle mie.
I suoi pensieri fluivano, come un
dolce ruscello, nella mia testa.
Vorrei donare il tuo sorriso alla
luna perché
Di notte chi la guarda possa pensare a te
Per ricordarti che il mio amore è importante
Che non importa ciò che dice la gente perchè
La luna.
Perché il tuo sorriso, Emily, risplenda agli occhi di tutti, perché sei lo
smeraldo del mio paradiso. Perché tutti possano ammirarti, perché tutti possano
apprezzare la tua passione ed il tuo amore. Perché, Emily, la luna ci leghi in
qualcosa di eterno ed indissolubile ed il nostro amore arda nel cielo, per
sempre.
Tu
mi hai protetto con la tua gelosia che anche
Che molto stanco il tuo sorriso non andava via
Devo partire però se ho nel cuore
La tua presenza è sempre arrivo
E mai partenza
Regalo mio più grande
Regalo mio più grande
Ci sei.
Vivi in me. Ora più che mai. Ho scelto di amarti, ma non credevo che potesse
essere così intenso ciò provo. Sei il mio regalo più grande. Onnipresente nei
miei passi, viva nei miei ricordi, fiorisci nel mio cuore, donando al mio
animo, un tempo spento, qualcosa per cui continuare a lottare. Non sento più la
sofferenza, non sono più nel treno dei dolorosi frammenti del passato. Sono
accanto a te, sono arrivato. Ho raggiunto il mio vero, unico scopo.
Vorrei mi facessi un regalo
Un sogno inespresso
Donarmelo adesso
Di quelli che non so aprire
Di fronte ad altra gente
Perché il regalo più grande
È solo nostro per sempre
Lo so,
non dovrei farlo. E forse tu meriti
ancora qualcosa in più. Ma non posso più rinunciare a te. Ti sto chiedendo il
tuo cuore. Vorrei che condividessimo lo stesso sogno, la stessa speranza, una
vita insieme, in un amore che non ha confini, che è aldilà di ogni cosa. Vorrei
che fosse nostro, né tuo né mio, ma solo nostro, perché io sento che ci
apparteniamo, come un figlio alla propria madre, come la vita ad ogni persona,
come l’anima ad ogni essere vivente.
Vorrei donare il tuo sorriso alla luna perché
Di notte chi la guarda possa pensare a te
Per ricordarti che il mio amore è importante
Che non importa ciò che dice la gente perchè
Vorrei
che il tuo sorriso fosse nel cielo. Non mi importa cosa dicono gli altri. Il
nostro amore, lo sento in me, arde, e sarà vivo per sempre, se lo attizziamo
con la forza che abbiamo entrambi, con tutto il coraggio che possiamo
dimostrare. Manteniamo i nostri sentimenti alti, levati come il falco, che
vola, fiero, il piumaggio luminoso sotto il sole d’estate.
Tu
mi hai protetto con la tua gelosia che anche
Che molto stanco il tuo sorriso non andava via
Devo partire però se ho nel cuore
La tua presenza è sempre arrivo
E mai...
La tua
presenza. La sento, in me, sento il tuo respiro, a mille miglia di distanza, e
sono rassicurato. Non sento dolore, non sento tristezza, mi rendi impermeabile
ad ogni impervio pericolo, il mio passaggio è limpido e sereno. Perché ci sei
tu. Sei in me. Il mio cielo, la mia terra, il mio sentiero, la mia unica
percezione.
E se arrivasse ora la fine
Che sia in un burrone
Non per volermi odiare
Solo per voler volare
Volare
insieme a te. Non sarebbe una fine. In un burrone. Ma il burrone si riempirebbe
di te. E rigogliosa crescerebbe l’erba, i fiori sboccerebbero e atterreremmo su
un tappeto di morbidi petali. Ed anche la fine, con te, avrebbe un nuovo
significato.
E se ti nega tutto quest’estrema
agonia
E se ti nega anche la vita respira la mia
E stavo attento a non amare prima di incontrarti
E confondevo la mia vita con quella degli altri
Non voglio farmi più del male adesso
Amore..
Amore..
Ti
donerei la mia vita, perché solo se ci sei, la mia esistenza avrebbe un senso.
Non ti cercavo. Non volevo trovarti. Non volevo più amare. Perché pensavo che
ci fosse solo dolore. Perché avevo paura di perderti ancor prima di averti stretta
tra le braccia. Ma tu mi hai afferrato. E nulla è più oscurità. Perché, sì,
adesso lo so, sei il mio amore. Il mio amore. Ti amo, lo so che sembra banale,
lo so che tanti, prima d’ora, lo hanno ripetuto, ma non posso farne a meno. Ti
amo. Ti amo. Ti amo.
Vorrei donare il tuo sorriso alla luna perché
Di notte chi la guarda possa pensare a te
Per ricordarti che il mio amore è importante
Che non importa ciò che dice la gente
E poi..
Sei lì. Risplendi. Sei lì. Nel cielo,
come nel mio cuore. Vorrei donare il tuo sorriso alla luna, per ricordarti che
il mio amore è importante. Per ricordarti, che sono qui. Solo per te. In
eterno.
Amore dato, amore preso, amore mai reso
Amore grande come il tempo che non si è arreso
Amore che mi parla coi tuoi occhi qui di fronte
Sei tu, sei tu, sei tu, sei tu, sei tu, sei tu, sei tu, sei tu
Il regalo mio più grande
Il nostro
amore non si spegne,né si spegnerà mai. Ha la durata del tempo e non possiamo
dare un definizione o un limite a questa entità.
Il nostro
amore è condiviso, siamo legati da qualcosa che non può svanire, un nodo non
solvibile, stretti in una corda, uniti per l’eternità.
Tu, nei
tuoi occhi, nel tuo ineguagliabile sorriso, nella tua espressione, nei tuoi
modi, nel tuo corpo, nel tuo cuore, io scorgo il mio amore.
Il mio
incontro con te è stato il giorno più strano e perfetto della mia vita. Ed ho
ricevuto un regalo, un regalo così grande, che mi sembra impossibile averlo
meritato.
Sorrise.
La chitarra svanì.
M’illuminai,
gli occhi lucidi e commossi.
Mi si
avvicinò, prendendomi per mano e mi diede un bacio, muovendo le sue labbra
sulle mie, con dolcezza, con forza, con ardore e passione, mentre io
rispondevo, unendo al mio amore la mia immensa gratitudine.
Avvolse
un braccio attorno alla mia vita, mi strinse a lui ed io avvolsi il mio attorno
al suo collo.
Il suo
profumo era inebriante, il mio amore immenso.
Sentii
che l’altra sua mano si muoveva sulla mia camicia ed i bottoni venivano pian
piano aperti.
Il mio
cuore cominciò a zampillare di eccitazione.
Mi mossi
verso di lui, infilai le mani sul suo petto, muovendola lentamente, per
assaporare il suo calore.
La sua
camicia cadde sulla sabbia, accompagnata ben presto dalla mia.
Continuavamo
a baciarci, muovendoci verso l’acqua.
I nostri
corpi sembravano modellati l’uno sull’altra, una realtà perfetta ed
indissolubile.
Sapevo
cosa stava succedendo.
Mi
sentivo leggiadra e felice.
Non
sapevo come sarebbe stato dopo, cosa avrei provato in seguito, ma ero felice.
Felice di
essere lì, felice di averlo fra le braccia, felice di poterlo amare.
Tutto il
resto non contava.
Perché
anche lui era stato ed era … il mio regalo più grande.
Le
distese di sabbia s’imporporavano lentamente, seguendo il ritmo del sole, che
calava dietro le acque. Le onde, sfumate di un rosato delicato, travolgevano
gli scogli, scuri ed impenetrabili, e giungevano in riva, con il consueto suono
continuo. Sembrava una melodia incessante, che si ripeteva simile, ma mai
uguale, che avvolgeva il silenzio con la sua armonia. L’aria salmastra che si
respirava era avvolgente, poeticamente coesa con ogni cosa, dolce ed intensa,
volava tra le ali del vento, inondando i miei polmoni. Il sole calava alle mie
spalle, con i suoi petali dorati, mentre le nuvole ed il cielo, che lo
circondavano, sfumavano dal biondo più accecante, ad un pallido arancio, fino
ad un porpora acceso ed un rosato soffuso. Ogni essere vivente cedeva ad un
rispettoso silenzio, s’inchinava all’immensità della natura ed una perfetta
quiete dominava la distesa d’acqua e di sabbia, di sabbia e di acqua …
E tra il
cielo e la superficie rosata del mare, tra l’universo reale e quello parallelo,
io ero lì, a saggiare la consistenza di una nuvole, ad ammirare, da indegna
spettatrice quale ero, l’insormontabile leggiadria, che sicuramente sconfinava
in una verità onirica, di quel luogo, avvolta dal suo abbraccio, di cui
avvertivo la vera natura, di cui sentivo l’idillio, a cui il mio cuore si era
totalmente piegato.
Immobili,
nell’immenso panorama, immobili, in una grazia che non aveva limiti, immobili,
nel nostro sogno eterno, immobili.
Ed ogni
cosa scomparve dalla mia mente, in quel giorno indimenticabile, senza che io
potessi mai più scordare quelle emozioni, senza ch’io potessi mai più provarne
di così intense.